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GENNAIO 2012

     

Caro Dominick,

Quando il cuore trema, le emozioni sbandano e svelte scivolano a sfilacciare pensieri che storditi sfuggono...

così trascorro i miei giorni tra le note dei ricordi, ma è la luce della fede che illumina le mie speranze e, nella imperscrutabilità del mistero, viaggio libera sulla scia dei pensieri che ogni giorno traccia la voce del mio cuore.

Scorre il tempo. Implacabile. Scorre tra fili di capelli che si vestono di bianco e occhi smarriti su  gote impietrite. Muto il suo fluire e, come  polvere invisibile, si adagia indifferente a coprire se stessa, come pagina copre pagina.

Presente già sfocato che evolve in passato e ricordi a contorni spezzati si fondono a confondere.

Stati d'animo crepuscolare, artefatti di luci che pulsano nel turbinio delle emozioni dove l'occhio del cuore vaga a cercare suoni di passi vicini, immagini impalpabili, lontane.

Scivola il tempo tra trame di vissuti preziosi e fragili fili di sogni, nell'afa di un pomeriggio ozioso, dall'urlo dell'onda, affogati.

Ma io leggo la tua poesia “ L'insignificante “ e riscopro il mio piccolo grande uomo che sapeva vestire i pensieri con la bellezza della poesia e scoprire nella nudità delle cose “ insignificanti “ il senso sublime della vita. E ritrovo la tua anima, la sua luminosità e la tua umiltà.

L'umiltà, quella virtù che il Verbo fattosi carne in un Bambino nudo e povero ci ha voluto insegnare per amare ed amarci in un intreccio di solidarietà che ci porta a ripercorrere il cammino dei re Magi alla ricerca del Gran Re, Salvatore del mondo.

Loro, spogliatisi di ogni regalità, colmi di sapienza del cuore, con  doni, s'inchinano dinanzi al “Piccolo”per bere alla fonte dell'Amore universale che redime e conduce alla salvezza e alla vita eterna.

 

L’insignificante

 

Sto leggendo “ La cognizione “ *

la luce stanca, gialla mi colora

ma il mio entusiasmo illumina la pagina

leggo, più leggo e mi rendo conto che è invece lei,

la pagina, che illumina davvero.

Ma non è questo di cui voglio parlare, e invece lui,

l ’ INSIGNIFICANTE,

niente, insomma solo per la vista riesco a scorgere

il micromoscerino sottile e spavaldo

danzare incerto sul mio palmo e

io non so ch’è successo ma dentro ho trasalito

ho pensato all’elefante, 1 elefante che cammina

verso dove non so, cammina, va, viene e sulla groppa

il suo centauro micro spavaldo alato che sta

semplicemente sta, sulla scorza dura e lascia

una traccia necessaria e insignificante per lui e l’elefante

e io dicevo ho trasalito perché la vita, la vita

qualcosa in cammino insignificante mi ha svegliato

e mi sono reso conto d’essere uomo.

Sul pollice fermo sulla pagina danzava

insignificante una vita che mi rappresentava uomo.

Ora certo del suo ruolo necessario, insignificante

perché siamo accomunati, sedotti,

da un insignificante attimo di vita.

                                                            Dominick Ferrante 

 

 * “ La cognizione del dolore ” di Carlo Emilio Gadda

 

            Poesia toccante, non tanto per il tessuto verbale, di semplice scorrevolezza, ma per il significato intrinseco che coinvolge emotivamente alla ricerca-scoperta della propria dimensione esistenziale.

            La lirica nel suo insieme appare come un bel quadro pieno di immagini e di luce.

            All'inizio una luce stanca, gialla, colora il lettore che a sua volta la riflette in toni di entusiasmo, sulla pagina il cui contenuto alla fine si rivela la vera luce che penetra e illumina il pensiero.

            Ma il lettore – poeta non si sofferma qui.

            La comparsa di un essere alato, appena visibile che si muove sulla sua pelle, lo distoglie dalla lettura illuminante, che perde così il suo protagonismo e si fa cornice di un viaggio introspettivo che s'approfonda nello stupore della scoperta di un nesso tra realtà insignificante e necessità di presa di coscienza esistenziale.

            E' proprio il binomio “ Insignificante – Necessario “ così fortemente stridente che fa da traccia anzi definisce la sua identità di uomo in pienezza di pensiero – corpo – anima.

            E' come se l'armonia dell'universo, qui fosse introiettata e vissuta in pienezza che sebbene in un rapporto fugace e insignificante induce a scoprirsi uomo in una luce che sottende l' Essere Superiore che tutto regge e tutto governa.

            Così anche oggi, tu sei, bacio della mia lacrima sul sorriso del tuo verso, che racconta di te.

 

Il ritratto

 


Cercavi,

come chi non può far altro

cose che già possedevi.

Cercavi,

nella fretta del tuo tempo

i tuoi pensieri

e nel ventre della natura

la palpabilità di un'emozione.

Come quando,

la solitudine compagna,

t'introiettavi negli specchi

di te riflessi e

nell'aria che inspiravi

ti sentivi

pioggia o vento o

chioma d'albero o

nuvola vagante o

ebbro t'infilavi nella nebbia

per sentirtela danzare addosso

e, manto scivoloso,

spogliarti e rivestirti

di altri di te specchi riflessi .

Cercavi amore

quando lo donavi.

Tanto.

Da riempire vuoti.

Sguardi senza diritto d'orma.

Figure senza dignità d'ombra.

Sulle coscienze.

Cercavi te stesso.

Rincorrendo suoni muti

che gridano dentro e

dal seno di quel frastuono

coglievi impercettibili lumi

che plasmavi in cuori d'inchiostro

con le note – corde della vita.

Cercavi,

svelto, svelto cercavi,

come chi in preda a frenetico smarrimento,

la vita nel mondo e

il suo senso.

E il cielo un giorno,

in un raggio di sole

caduto su un'onda

ti ha ricordato

che già la possiedi

            Quella vera.

                                      La mamma


 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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