Caro Dominick,
Quando il cuore trema, le emozioni sbandano e svelte scivolano a sfilacciare pensieri che storditi sfuggono...
così trascorro i miei giorni tra le note dei ricordi, ma è la luce della fede che illumina le mie speranze e, nella imperscrutabilità del mistero, viaggio libera sulla scia dei pensieri che ogni giorno traccia la voce del mio cuore.
Scorre il tempo. Implacabile. Scorre tra fili di capelli che si vestono di bianco e occhi smarriti su gote impietrite. Muto il suo fluire e, come polvere invisibile, si adagia indifferente a coprire se stessa, come pagina copre pagina.
Presente già sfocato che evolve in passato e ricordi a contorni spezzati si fondono a confondere.
Stati d'animo crepuscolare, artefatti di luci che pulsano nel turbinio delle emozioni dove l'occhio del cuore vaga a cercare suoni di passi vicini, immagini impalpabili, lontane.
Scivola il tempo tra trame di vissuti preziosi e fragili fili di sogni, nell'afa di un pomeriggio ozioso, dall'urlo dell'onda, affogati.
Ma io leggo la tua poesia “ L'insignificante “ e riscopro il mio piccolo grande uomo che sapeva vestire i pensieri con la bellezza della poesia e scoprire nella nudità delle cose “ insignificanti “ il senso sublime della vita. E ritrovo la tua anima, la sua luminosità e la tua umiltà.
L'umiltà, quella virtù che il Verbo fattosi carne in un Bambino nudo e povero ci ha voluto insegnare per amare ed amarci in un intreccio di solidarietà che ci porta a ripercorrere il cammino dei re Magi alla ricerca del Gran Re, Salvatore del mondo.
Loro, spogliatisi di ogni regalità, colmi di sapienza del cuore, con doni, s'inchinano dinanzi al “Piccolo”per bere alla fonte dell'Amore universale che redime e conduce alla salvezza e alla vita eterna.
L’insignificante
Sto leggendo “ La cognizione “ *
la luce stanca, gialla mi colora
ma il mio entusiasmo illumina la pagina
leggo, più leggo e mi rendo conto che è invece lei,
la pagina, che illumina davvero.
Ma non è questo di cui voglio parlare, e invece lui,
l ’ INSIGNIFICANTE,
niente, insomma solo per la vista riesco a scorgere
il micromoscerino sottile e spavaldo
danzare incerto sul mio palmo e
io non so ch’è successo ma dentro ho trasalito
ho pensato all’elefante, 1 elefante che cammina
verso dove non so, cammina, va, viene e sulla groppa
il suo centauro micro spavaldo alato che sta
semplicemente sta, sulla scorza dura e lascia
una traccia necessaria e insignificante per lui e l’elefante
e io dicevo ho trasalito perché la vita, la vita
qualcosa in cammino insignificante mi ha svegliato
e mi sono reso conto d’essere uomo.
Sul pollice fermo sulla pagina danzava
insignificante una vita che mi rappresentava uomo.
Ora certo del suo ruolo necessario, insignificante
perché siamo accomunati, sedotti,
da un insignificante attimo di vita.
Dominick Ferrante
* “ La cognizione del dolore ” di Carlo Emilio Gadda
Poesia toccante, non tanto per il tessuto verbale, di semplice scorrevolezza, ma per il significato intrinseco che coinvolge emotivamente alla ricerca-scoperta della propria dimensione esistenziale.
La lirica nel suo insieme appare come un bel quadro pieno di immagini e di luce.
All'inizio una luce stanca, gialla, colora il lettore che a sua volta la riflette in toni di entusiasmo, sulla pagina il cui contenuto alla fine si rivela la vera luce che penetra e illumina il pensiero.
Ma il lettore – poeta non si sofferma qui.
La comparsa di un essere alato, appena visibile che si muove sulla sua pelle, lo distoglie dalla lettura illuminante, che perde così il suo protagonismo e si fa cornice di un viaggio introspettivo che s'approfonda nello stupore della scoperta di un nesso tra realtà insignificante e necessità di presa di coscienza esistenziale.
E' proprio il binomio “ Insignificante – Necessario “ così fortemente stridente che fa da traccia anzi definisce la sua identità di uomo in pienezza di pensiero – corpo – anima.
E' come se l'armonia dell'universo, qui fosse introiettata e vissuta in pienezza che sebbene in un rapporto fugace e insignificante induce a scoprirsi uomo in una luce che sottende l' Essere Superiore che tutto regge e tutto governa.
Così anche oggi, tu sei, bacio della mia lacrima sul sorriso del tuo verso, che racconta di te.
Il ritratto
Cercavi,
come chi non può far altro
cose che già possedevi.
Cercavi,
nella fretta del tuo tempo
i tuoi pensieri
e nel ventre della natura
la palpabilità di un'emozione.
Come quando,
la solitudine compagna,
t'introiettavi negli specchi
di te riflessi e
nell'aria che inspiravi
ti sentivi
pioggia o vento o
chioma d'albero o
nuvola vagante o
ebbro t'infilavi nella nebbia
per sentirtela danzare addosso
e, manto scivoloso,
spogliarti e rivestirti
di altri di te specchi riflessi .
Cercavi amore
quando lo donavi.
Tanto.
Da riempire vuoti.
Sguardi senza diritto d'orma.
Figure senza dignità d'ombra.
Sulle coscienze.
Cercavi te stesso.
Rincorrendo suoni muti
che gridano dentro e
dal seno di quel frastuono
coglievi impercettibili lumi
che plasmavi in cuori d'inchiostro
con le note – corde della vita.
Cercavi,
svelto, svelto cercavi,
come chi in preda a frenetico smarrimento,
la vita nel mondo e
il suo senso.
E il cielo un giorno,
in un raggio di sole
caduto su un'onda
ti ha ricordato
che già la possiedi
Quella vera.
La mamma