A Leila e Peppino, nuovi compagni sulla via del dolore, per il trigesimo dalla morte del figlio.
Suona ancora la campana
In una gelida giornata di dicembre, Giovanni ha smesso di lottare col respiratore, i farmaci, le siringhe e i tubicini, per migrare tra le tante stelle che illuminano il firmamento del cuore di tanti genitori.
Suona campana ... suona ancora...
le note amare di questa lugubre danza del dolore.
Racconta al tempo che striscia pungente,
il ricordo dei giorni contati
la storia sconosciuta dei giorni strappati
il silenzio del vuoto
la notte del dolore
gli strappi del cuore.
Noi, eletti del dolore estremo, siamo qui, in balia di pensieri deliranti che vagano senza meta in una dimensione senza tempo, perché è come vivere fuori del tempo, quando si sopravvive alla propria creatura.
Ma il tempo scorre inesorabile ed indifferente e, come acqua che scorre cristallina, deterge ogni lacrima e, prima o poi, quasi inconsciamente, sfiorando il mistero, si va alla ricerca di squarci di luce per uscire dal tunnel dello smarrimento, per non precipitare nel baratro senza fondo.
Così,
è il viaggio del dolore grande, dal passo pesante e dai pensieri cupi.
E' un percorso scabroso e barcollante, sui ciottoli aguzzi della sofferenza, nella profondità dell'animo e nel silenzio interiore che, in lotta con la ribellione dei sensi e dei sentimenti che spesso si rifugiano in emozioni paranormali che soddisfino desideri reconditi, cerca grazia di serenità e di speranze luminose.
Lentamente, colpo dopo colpo, lo struggimento si forgia in virtù, il silenzio s'illumina, l'angoscia si trasforma in "altre" certezze, gli occhi, stanchi di drenare sofferenza, cercano chiarori d'alba.
Così,
da uno stato profondo di sospensione crepuscolare, lì da dove i singhiozzi del cuore hanno accarezzato l'ultimo rantolo del figlio, prorompe la luce della fede e affiora la forza della preghiera che dona certezza di vita nella dimensione dell'Oltre, dove ritroveremo i nostri cari, nell'abbraccio dell'Amore Universale.
Così,
ogni lacerazione sarà spalmata da balsamo di Grazia divina ed ogni evento luttuoso avrà un suo senso e il dolore, quello più grande, sarà insegna luminosa per un cammino di speranza per una continuità di vita nell'armonia dell'Eterno.
Vertigine d'amore
Dedicata a tutte le mamme orfane del figlio
L'avevo visto tante volte
quel viso
asciutto di pianto
bagnato di dolore.
Spina che mi aveva punto
fino alla sofferenza.
China esangue
sul mistero,
pietra in precipizio,
carezza d'amore
sul gelido silenzio
di migrazioni astrali.
Vidi poi me stessa
riflessa
e toccai l'orrore dello schianto,
raccolsi incredula
il petalo da terra
per seminarlo in grembo,
germoglio ora
di vertigine d'amore.
E' la creatura cupa e sublime, icona della pietas materna, unica nel mondo del dolore estremo, dai tanti volti e dalle infinite espressioni che si compendiano tutte, nello sguardo carezzevole e mistico che abbraccia il figlio in una contemplazione che s' illumina d’eterno.
E' l'amplesso d'amore di una estasi struggente che culmina ai piedi della Croce, dove la STABAT MATER, in simbiotico sguardo col FIGLIO, abbraccia la fragilità del dolore umano, per sublimarlo di celestiale bellezza.
La mamma di Dominick
Elena Salvatore Ferrante