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FEBBRAIO 2015

     

A Leila e Peppino, nuovi compagni sulla via del dolore, per il trigesimo dalla morte del figlio. 

 

                                Suona ancora la campana

In una gelida giornata di dicembre, Giovanni ha smesso di lottare col respiratore, i farmaci, le siringhe e i tubicini, per migrare tra le tante stelle che illuminano il firmamento  del cuore di tanti genitori.

 

Suona campana ... suona ancora... 

le note amare di questa lugubre danza del dolore.

Racconta al  tempo che striscia pungente,

 il ricordo dei giorni contati 

la storia sconosciuta dei giorni strappati

il silenzio del vuoto

la notte del dolore 

gli strappi del cuore.

 

Noi, eletti del dolore estremo, siamo qui, in balia di pensieri deliranti che vagano senza meta in una dimensione senza tempo, perché è come vivere fuori del tempo, quando si sopravvive alla propria creatura. 

Ma il tempo scorre inesorabile ed indifferente e, come acqua che scorre cristallina, deterge ogni lacrima e, prima o poi, quasi inconsciamente, sfiorando il mistero, si va alla ricerca di squarci di luce per uscire  dal tunnel dello smarrimento,  per non precipitare nel baratro senza fondo.

Così,

è il viaggio del dolore grande, dal passo pesante e dai pensieri cupi.

E' un percorso scabroso e barcollante, sui ciottoli aguzzi della sofferenza, nella profondità dell'animo e nel silenzio interiore che, in lotta con la ribellione dei sensi e dei sentimenti che spesso si rifugiano in emozioni paranormali che soddisfino desideri reconditi, cerca  grazia di serenità e di speranze luminose.   

Lentamente, colpo dopo colpo, lo struggimento si forgia  in virtù, il silenzio s'illumina, l'angoscia si trasforma in "altre" certezze, gli occhi, stanchi di drenare sofferenza, cercano chiarori d'alba.  

 Così,

da uno stato profondo  di sospensione crepuscolare, lì da dove i singhiozzi del cuore hanno accarezzato l'ultimo rantolo del figlio,  prorompe la luce della fede e affiora la forza della preghiera che dona  certezza di vita nella dimensione dell'Oltre, dove  ritroveremo i nostri cari, nell'abbraccio dell'Amore Universale.

Così,

ogni lacerazione sarà spalmata da balsamo di Grazia divina ed ogni evento luttuoso avrà un suo senso e il dolore, quello più grande, sarà insegna luminosa per un cammino di speranza per una continuità  di vita nell'armonia dell'Eterno.  

  

Vertigine d'amore                    

Dedicata a tutte le mamme orfane del figlio

 

L'avevo visto tante volte 

quel viso

asciutto di pianto

bagnato di dolore.

 

Spina che mi aveva punto

fino alla sofferenza.

 

China esangue

sul mistero,

pietra in precipizio,

carezza d'amore 

sul gelido silenzio

di migrazioni astrali.

 

Vidi poi me stessa

       riflessa

e toccai l'orrore dello schianto,

raccolsi incredula

il petalo da terra

per seminarlo in grembo,

germoglio ora

di vertigine d'amore. 

                       

E' la creatura cupa e sublime, icona della pietas materna, unica nel mondo del dolore estremo, dai tanti volti e dalle infinite espressioni che  si compendiano tutte,  nello sguardo carezzevole e mistico che abbraccia il figlio in una contemplazione che s' illumina d’eterno. 

E' l'amplesso d'amore di una estasi struggente che culmina ai piedi della Croce, dove la STABAT MATER, in simbiotico sguardo col FIGLIO, abbraccia la fragilità del dolore umano, per sublimarlo di celestiale bellezza.

 

                                                                   La mamma di Dominick   

                                                                   Elena Salvatore Ferrante     

        

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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