Le mani e il fiume della vita
Raccoglievo lungo il fiume corolle di fiori per far ghirlande d’amore
Il mormorio di acque tranquille dava ai miei sensi una gioiosa serenità sotto un cielo che inondava di sole l’attesa che ritma ogni sentiero di pace.
All’improvviso, dal nulla, arrivò l’uragano e mi travolse nella piena del fiume. Persi così il sentiero ed ogni bene e con i sensi imbibiti di fiumana, straripai, in un giorno del tempo dell’uomo, in mille rivoli amari per poi finire in un campo di grano. Così sembrava a prima vista, ma presto mi accorsi che quelle che credevo spighe, erano mani.
Mani, infinite mani, di ogni sorta e colore, di ogni misura, di ogni fattura.
Mani bianche, nere, rosse, gialle. Mani di sguardi piccini. Mani di cuori bambini. Mani di volti sconvolti. Mani di pugni ribelli. Mani assetati di pace e giustizia. Mani ferite e insanguinate. Mani verdi di bile, d’invidia bavosa, d’inganno vischiose. Mani dai pugni d’acciaio, mani incatenate a ricatti mascherati, mani di lupi su agnelli, mani dal verso di iene, mani d’avvoltoi alate su innocenze abbandonate, stuprate, incenerite, ignorate. Mani di sciacalli, mani sottili e gentili, luccicanti d’anelli, di gioielli, d’inutili fardelli. Mani indolenti, incompetenti. Mani accavallate, rotte, staccate. Mani dai diversi sudori, mani senza confini. Mani di nero carbone, mani bianche di pace e candore. Mani congiunte in preghiera, mani di lumi su fosse comuni: di oggi, di ieri. Mani su macerie, su ceneri spente come foglie d’edera avvinte.
Mani, mani, ma l’uomo Signore dov’è? Dov’è Signore il tuo Adamo e il suo “bello” nascosto che Tu hai creato? Qui ci sono solo mani, messe alla rinfusa; con dita confuse, indecise, fra mille e poi mille ancora divise, rabbiose, pietose.
Ho letto di Torri e Babele, di intrecci di lingue confuse. Babele, Babele non confonderci ancora con torri agli dei!
Dalla Torre Suprema, l’orologio scandisce il confine.
- L’ “identità”- nell’armonia dell’insieme; per riconoscersi, confrontarsi, servire e servirsi nella complementarietà che dà l’interezza. Pollici, indici, medi. anulari, mignoli ricomposti in mani dell’uomo, per agire e interagire in una operosità che racconta la fatica dignitosa della buona volontà, in serena fraternità lungo il cammino che conduce al Padre.
Il fiume della vita scorre sotto i cieli del tempo dell’uomo; mormorio dolce e tranquillo o fiumana straripante, fiumiciattolo o rio o rivoli confusi. Con l’opera di tante mani si tesse la storia umana . Storie infinite di cuori, di spighe di vita, tutte dello stesso campo di infinito amore che è il Creatore.
È tempo di intreccio solidale!
Raccogliamo col serio impegno di tante mani, spighe di grano per farina di cuore, e pane spezzato da fraterno amore.
Unico scettro vincente per un mondo migliore.
Babele, Babele, non confonderci ancora, con torri agli dei!.
Elena Salvatore Ferrante
E’ sempre lo stesso dolore che si riaffaccia in versioni diverse a seconda delle sensazioni che si rivivono. Il cuore è sempre lì, a quel figlio che in un batter d’occhio ha cambiato dimensione, si è immerso nell’eternità. No, non è scomparso nel nulla, vive la sua vita, la vera vita e non vive solo nel ricordo dei suoi cari. Vive. Questa è la fede e questo sente il cuore della mamma, creato da Dio per donare la vita e vorrebbe che mai fosse tolta. Ma le mamme sanno soffrire e offrire, sanno sostenere i figli anche oltre le barriere del tempo. Grazie, Elena, per l’esempio che ci dai.
Mani, dolci mani
Mani,dolci mani
dove siete?
Non vi sento più
da tanto tempo.
Quel calore,
quella stretta appena avvertita
di promessa velata.
Tenero solletico
di parole bisbigliate
Profumo discreto
di fiore nascosto.
Mani, le tue mani,
tralci di sogni sulla mia pelle.
Labbra d’inchiostro
per pensieri segreti
Palmi aperti
come deserti sconfinati
a denudare coscienze.
Le tue mani,
soffici nuvole sul mio viso
a disegnare silenzi
cancellare distanze
scolpire istanti di brividi intensi.
Mani, dolci, calde dove siete?
Ancora lì aggrappate
a quel raggio di sole che si spezza?
A stringere nei pugni
verità soffiate sulla sabbia? ‘
Potervi stringere ancora!
Solo per una volta.
Per dare senso al tempo passato,
per riscattarmi dalla colpa
di essere rimasta qui. Ad aspettare
Aspettare il disgelo. La carezza sepolta.
Coglierla nel bacio di una preghiera
Nel silenzio che mi trapassa
In un alito che sveli una presenza.
Aspetto. Con i polpastrelli affondati
nel seno della memoria,
nel ricordo che dilaga in sofferenza,
nell’ansia affannosa
del desiderio represso.
Mani, dolci, care mani.
Pagine di emozioni da sfogliare.
Promesse da rapire, per viverle ancora.
Ora, nelle pagine vuote dell’assenza.
Mani, dolci, calde dove siete?
Non vi sento più da tanto tempo.
la mamma di Dominick