Speranza Elena Sakvatore mamma di Dominik
Mi è toccato
Camminare nel tramonto
Con la spada nel petto
Ma l’urlo incontenibile
Che allora varcò
La soglia del cielo
Rotolò poi nell’anima
In fulgida nota che immensa
Schiude al canto
D’altra vita promessa.
Non poserò più
I miei sogni
sui raggi cadenti
Se luce d’alba
già sfiora
Meraviglie d’aurora.
Molte mamme, come Maria, hanno una spada confitta nella loro carne. E’ una lancia che duole e fa urlare il proprio dolore, che varca il cielo, e non può non arrivare là dove si raccolgono le lacrime di tutti i viventi e si trasformano in perle, che poi renderanno preziosa la loro corona per l’eternità. Là tutte le lacrime saranno asciugate, tutti gli affetti saranno ritrovati e più nessuno potrà strapparceli dal cuore. Questa è la speranza della nostra fede.
C’è un posto Elena Sakvatore mamma di Dominik
C’è un posto nel tuo profondo immenso
Che solo tu puoi scoprire
Quando il dolore più grande
t’inabissa sempre più
Nel vortice che scortica dentro,
Quando ti senti appeso al
singhiozzo dell’ultimo rantolo
C’è un posto in te
Che solo tu puoi vedere
Dove riflesso,
come su magico specchio
Ritrovi tutto te stesso.
C’è un posto, oltre i tuoi sensi
dove i venti avversi
son sussurri di miele
su labbra di pace
e promesse di cielo
C’è un posto
Dove Solo tu puoi andare
E con mani d’edera
Scolpire su roccia
Tenace…mente
.
Tutto il coraggio
Della tua forza vincente.
E’ l’esperienza profonda delle beatitudini evangeliche. “Beati i poveri…, beati gli afflitti…, beati i perseguitati…”. Ma come può affermare questo Gesù?
Gesù sa che il dolore è lo scalpello più efficace per modellare i santi. Forse la santità ci sembrava appannaggio di anime giganti e invece no: il distacco ci lacera dentro, in quel posto, oltre i sensi, dove si radica il dolore ma anche la fede. Da lì nasce la certezza che gli affetti perduti saranno recuperati, ma è necessario distaccarsi da tutte le fragili certezze umane e accogliere la mano protesa del Signore della vita, fidandosi ciecamente di Lui.
10/01/06
Caro Dominick
Oggi nel Santo Rosario si contemplano i misteri dolorosi.
Come sempre mi succede da quando te ne sei andato, nei miei momenti di preghiera confondo la mia fede col mio dolore. Ti ho pensato a lungo durante la passione di Gesù; la sua salita al Calvario con il carico della croce, la sua corona di spine, le ferite sanguinanti. Tutto questo grande Mistero di immenso Dono, non può non lasciare tracce sulla nostra esistenza. Il momento più struggente in assoluto è sicuramente quello in cui Gesù, ormai agonizzante, trova la forza di rivolgersi al PADRE e, in un atto di amore sovraumano, offre SE STESSO, per la nostra salvezza eterna. Sono sicura che anche tu, figlio mio per grazia di Dio e mia cara creatura, sei presente nella Sua invocazione e offerta al Padre. L’hai visto scendere dalla croce, abbracciarti e portarti con Sé alla casa del Padre, nell’eternità. Io indegnamente vorrei, con pienezza di fede abbracciare questa croce e tutta questa sofferenza ma mi sento ancora troppo “nana” per questo ardito progetto d’amore. Mio grande orgoglio nascosto, spero che ti giunga questo mio messaggio e questa mia richiesta d’aiuto.
Ti bacio come sempre la mamma.
27/01/06
Caro Dominick
Con sentimenti come sassi, ogni giorno cerco di indovinare i tuoi pensieri. Non è facile inventarsi indifferenti e frugare tra le tue cose, quelle più segrete e più sincere, per ritrovarti caldo,vitale, presente.
Spesso, specie quando non riesco a comprendere ciò che vuoi comunicare in questa o quella poesia, mi ritrovo a pensare di chiedertelo quando sarai tornato a casa. Dopo, quando mi ravvedo e “ricordo”, brividi di angoscia mi lacerano. Allora ripenso, ma a che serve ormai? al tempo perso in stupide liti, silenzi senza senso. E la lacerazione si fa più profonda. Mi manchi ogni giorno di più, mio grande orgoglio nascosto, mi manchi tutti i giorni e a tutte le ore del giorno. Al risveglio, l’illusione in cui spesso mi rifugio, dura un attimo per poi svanire in una presa di coscienza che si materializza in piombo che schiaccia. Il tuo letto sempre vuoto, la tua stanza troppo ordinata… la “puntata caffè” non più condivisa, e l’ora del tuo rientro che si colma di un’attesa struggente, senza tempo. Cosi cado in uno stato d’animo come quello che si vive in certi sogni da incubo in cui si precipita sempre senza mai raggiungere il fondo… .finché il pendolo della coscienza o meglio della speranza non mi risveglia con rintocchi che fugano il buio degli anfratti più profondi.
Cosi alla luce della speranza che mi dà la fede “io guardo lontano e tu vedi me. Il tuo sguardo specchiato nel mio, riflesso del tuo, certezza di noi” Tu non più materia soggetta a scomporsi in brutte rughe prima, e in” amorfo” poi, ma spirito , luce che penetra, riscalda e illumina; profumo che trasporta in mondi lontani senza confini di tempo o spazio, dove tu ora vivi come l’ultimo sorriso che ricordo di te.
Ti amo tanto e come sempre ti abbraccio forte forte. La tua mamma.
31/01/06—ore15,10
Sogno
Attimo di sospensione… dei sensi.
Picchio ad una porta sospesa nello spazio, senza contorni .Si apre e vedo te, il tuo meraviglioso sorriso mi trapassa tutta come anche il tuo sguardo che sprizza scintille che penetrano e scuotono. Dura un istante! Al risveglio, una lacrima scivola sulla gota e la passione dentro… Oh! Quella c’è ancora!
Voglio fermare l’istante!
Ti amo figlio mio.