DA UNA FINESTRA DEL TEMPO . Elena Salvatore Ferrante
Un Occhio invisibile osserva i passi del tempo dell'uomo
Una sveglia cammina segnando le ore.
Da un angolo buio, un'anonima voce elenca i dispersi tra i moti di terra e i flutti di mare, i tormenti dei morsi di fame, i cieli infocati, le strade impazzite, le cosche segrete.
L'arrogante potere del tutto.
L'immane sconforto del niente.
Nell'aria assolata di amaro livore, una lucertola fugge tra crepe di muri e una cicala canta arrochita, insistente, la sua sola stagione, fatta di niente.
Una lacrima sola, di cuore di mamma, scorrendo senza tempo, affida alla luna la nenia di un ricordo presente e lontano, mentre tra nuvole dense, le stelle occhieggian tremolanti, speranze di ”ALTRA ALBA” nascente
L'erba pietosa di un prato nascosto da cupi silenzi, diventa sacrificio d'altare e in preghiera raccoglie i singhiozzi macchiati di stupro e, vestendo lo sguardo di sole, lo offre al Signore.
Una siringa tra rovi infestati, in una solitudine che parla d'abissi, gocciola sangue; le spine lì intorno si fanno parola e chiedon perdono per l'antico e sempre presente OLTRAGGIO a CORONA.
_ Siam nate, dicono al vento, a custodia del bello, a ornare le rose e i profumi del bosco e far mente alla mano insolente, di trattare la natura con cura per evitare dolore e sconvolgere un mondo d'amore
_ Ora... che il FIOTTO di sangue, dell'ORA TERZA, si è espanso a tutto l'universo, l'uomo morto, riflesso all'orizzonte, si è visto redento; ma il suo sguardo sbilenco non riconosce “l'altro”o “l'altrove” e le vie del martirio si fanno vialoni , le cime innevate di bianco candore, lungo i pendii si macchian di fangoso fetore.
Dai cieli azzurrini tacciono le colombe di pace e un silenzio sempre più tetro irrompe violento sul chiassar di catene, di odio, di urla, di armi. di schianti.
Il canto dell' ”OSANNA” che ha esaltato le folle, si è consumato nel tempo, strisciando su pietre incallite, le ginocchia consunte dagli abissi ribelli, il petto scarnito da ingiurie lebbrose. L'ulivo dell'orto, grondante di sangue, sommesso, si cinge ancora di PACE!
IL suono insistente dell'orologio del tempo ticchetta le ore e, forte e tenace la mano della speranza sfoglia la storia dell'uomo.
Un turbamento sottile, prepotente s'infila nella mente.
É la storia di oggi, di ieri, o di sempre?
Sul tronco infestato da ortiche e detriti di soprusi consumati in laghi di miseria e di bava ,per arroganti troni di effimeri regni, l'edera, eterna fedele, s'arrampica ancora e rammenta, al fico dell'orto e al vecchio custode, l'antica novella dell'albero secco, o le porte chiuse per spose distratte con lampade spente.
Tre volte il gallo cantò e Pietro piangendo si ricordò. Ma il respiro dell'uomo, da sempre senza memoria, soffocato com'è da asma arrogante, non cambia spartito e sempre più spesso abbraccia insistente, le velenose punte di frecce definendole, di verità, nobili vette.
Ma ecco...
In una notte d'incanto
su labbra di un placido vento
l'orologio FERMA le ore
con le lancette incagliate nel cuore dell'uomo.
In un firmamento trapunto di soffi celesti
una cometa d'amore scandisce ora il tempo
con parole di luce, guida i passi di Magi e pastori verso un'ALBA di angelici cori.
Una LUCE POSSENTE perfora la roccia del tempo .
Il VERBO s'incarna
in un nudo vagito, eco di pace nel mondo,
di un SOLE NASCENTE
La lacrima dolce - amara di cuore di mamma che rotola nel vento per illuminare il sonno di una notte profonda, si posa tremante sull'erba brillante, per ascoltare voci di cielo nell'aria pregna di sacre promesse e, tra le pieghe di un Vergine Manto di Mamma, ingemma il suo pianto d'attesa, in un canto di gioia e di gloria..
Il cuore di mamma orfano del figlio, è troppo piccolo per contenere un dolore troppo grande: solo se lo ”illumina” con la fede “d'altra vita promessa” che ci dona il BAMBINO GESU’, lo può abbracciare e forse anche contemplarlo formando tutte insieme, noi mamme elette nel dolore, un candelabro d'incenso, davanti alla Sua Grotta, per un Santo Natale.
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Nota: Che grande bel candelabro quello di Elena! E quanta gloria dà al Signore il “Fiat” della fede nel pianto del cuore.
Il cuore di Elena è tutto una piaga, il tempo passa, ma tutto la riporta a quella normalità di vita in cui si condividevano emozioni, sensazioni, climi, atmosfere, immagini evanescenti, che nell’immediato non avevano il potere di rendere la giornata eccezionale, ma acquistano valore non appena rimani solo e quelle sensazioni, quelle immagini ti riportano alla mente e al cuore la persona che avevi a fianco le tante volte che il piccolo evento si verificava.
Voi sciocche
Elena Salvatori (la mamma di Dominick)
Voi sciocche, copiose e petulanti
perché continuate a rotolare
tra aride crepe di sole
se mute son l’albe
al sordo concerto?
Né la notte pietosa
consola il lamento
con veli d’arcano o
magie di presenze.
Solchi più profondi
sono stati tracciati nell’anima
da urli repressi e
nuvola gonfia vaga
nostalgica a cercare
luci che brillano lontane
calde sussurrano vicine.
Voi rumorose, salate, amare
non fuoco che brucia
spegnete né
pace o sollievo
sapete donare.
Silenziose,
tremule fiammelle
celate tra i sospiri
del cuore, infilate in rosari
perle luminose
offrite al Signore.
La tua voce
Elena Salvatori (la mamma di Dominick)
Soffio caldo che sfuma
coi colori dell'estate
in tocco arcano
d'arpa lontana.
Lungo il viale verso casa,
non più suoni di ritorno, solo
fragranza di angeli in coro e,
tappeti di gelsomini appesi
come seni nudi di madri
in trepida attesa.
Vagan come ombre al crepuscolo
sagome di sogni svaniti,
inghiottiti.
Dal silenzio della sera
Dalla notte del mistero
Dolcemente,
al soffio del tempo,
si schiudono
echi di pensieri
per altri suoni
di eterne canzoni.
Guizzi di luce tonante
Elena Salvatori (la mamma di Dominick)
Guizzi di luce tonante
irrompono
nel buio del profondo
a rincorrere, oh cielo,
l'azzurro che tu
mi hai donato,
dal ghigno sinistro rapito,
di un tuo specchio impazzito.
Occhieggia la luce del cuore
nella tempesta fumosa
di grigio dolore,
a scoprire
quell’azzurro infinito
nel sorriso innocente,
di uno sguardo smarrito,
nel pianto di un bimbo,
di tutto svestito
che è canto di gioia,
e dono alla vita.
Parlo
Elena Salvatori (la mamma di Dominick)
Parlo,
parlo, parlo
al mondo che m'è intorno
per illudermi bambina
di soffiare bollicine,
queste bolle di dolore
che scandiscon le mie ore,
i miei giorni, il mio tempo,
che non scoppiano col vento,
che fan tanti torrenti
che finiscon quasi ignari,
nel ventre di quel fiume
che sciabordando su quel masso,
scorre amaro a raccontare
per infine, levigando
ad arrivare li,
dove il tuo sonno
non ha più sogni per sognare
Luce intensa
il mare grande
che si lascia accarezzare
dal velluto del tuo sguardo
che una mano spumeggiante,
il silenzio ha reso canto