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DICEMBRE 2010

     

DA UNA FINESTRA DEL TEMPO . Elena Salvatore Ferrante

 

            Un Occhio invisibile osserva i passi del tempo dell'uomo

            Una sveglia cammina segnando le ore.

Da un angolo buio, un'anonima voce elenca i dispersi tra i moti di terra e i flutti di mare, i tormenti dei morsi di fame, i cieli infocati, le strade impazzite, le cosche segrete.

L'arrogante potere del tutto.

L'immane sconforto del niente.

Nell'aria assolata di amaro livore, una lucertola fugge tra crepe di muri e una cicala canta arrochita, insistente, la sua sola stagione, fatta di niente.

Una lacrima sola, di cuore di mamma, scorrendo senza tempo, affida alla luna la nenia di un ricordo presente e lontano, mentre tra nuvole dense, le stelle occhieggian tremolanti, speranze di ”ALTRA ALBA” nascente

            L'erba pietosa di un prato nascosto da cupi silenzi, diventa sacrificio d'altare e in preghiera raccoglie i singhiozzi macchiati di stupro e, vestendo lo sguardo di sole, lo offre al Signore.

            Una siringa tra rovi infestati, in una solitudine che parla d'abissi, gocciola sangue; le spine lì intorno si fanno parola e chiedon perdono per l'antico e sempre presente OLTRAGGIO a CORONA.

_ Siam nate, dicono al vento, a custodia del bello, a ornare le rose e i profumi del bosco e far mente alla mano insolente, di trattare la natura con cura per evitare dolore e sconvolgere un mondo d'amore

_ Ora... che il FIOTTO di sangue, dell'ORA TERZA, si è espanso a tutto l'universo, l'uomo morto, riflesso all'orizzonte, si è visto redento; ma il suo sguardo sbilenco non riconosce “l'altro”o “l'altrove” e le vie del martirio si fanno vialoni , le cime innevate di bianco candore, lungo i pendii si macchian di fangoso fetore.

Dai cieli azzurrini tacciono le colombe di pace e un silenzio sempre più tetro irrompe violento sul chiassar di catene, di odio, di urla, di armi. di schianti.

            Il canto dell' ”OSANNA” che ha esaltato le folle, si è consumato nel tempo, strisciando su pietre incallite, le ginocchia consunte dagli abissi ribelli, il petto scarnito da ingiurie lebbrose.  L'ulivo dell'orto, grondante di sangue, sommesso, si cinge ancora di PACE!

            IL suono insistente dell'orologio del tempo ticchetta le ore e, forte e tenace la mano della speranza sfoglia la storia dell'uomo.

Un turbamento sottile, prepotente s'infila nella mente.

É la storia di oggi, di ieri, o di sempre?

            Sul tronco infestato da ortiche e detriti di soprusi consumati in laghi di miseria e di bava ,per arroganti troni di effimeri regni, l'edera, eterna fedele, s'arrampica ancora e rammenta, al fico dell'orto e al vecchio custode, l'antica novella dell'albero secco, o le porte chiuse per spose distratte con lampade spente.

            Tre volte il gallo cantò e Pietro piangendo si ricordò. Ma il respiro dell'uomo, da sempre senza memoria, soffocato com'è da asma arrogante, non cambia spartito e sempre più spesso abbraccia insistente, le velenose punte di frecce definendole, di verità, nobili vette.

            Ma ecco...

In una notte d'incanto

su labbra di un placido vento

l'orologio FERMA le ore

con le lancette incagliate nel cuore dell'uomo.

            In un firmamento trapunto di soffi celesti

            una cometa d'amore scandisce ora il tempo

con parole di luce, guida i passi di Magi e pastori verso un'ALBA di angelici cori.

            Una LUCE POSSENTE perfora la roccia del tempo .

Il VERBO s'incarna

in un nudo vagito, eco di pace nel mondo,

di un SOLE NASCENTE

            La lacrima dolce - amara di cuore di mamma che rotola nel vento per illuminare il sonno di una notte profonda, si posa tremante sull'erba brillante, per ascoltare voci di cielo nell'aria pregna  di sacre promesse e, tra le pieghe di un Vergine Manto di Mamma, ingemma il suo pianto d'attesa, in un canto di gioia e di gloria..

            Il cuore di mamma orfano del figlio, è troppo piccolo per contenere un dolore troppo grande: solo se lo ”illumina” con la fede “d'altra vita promessa” che ci dona il BAMBINO GESU’, lo può abbracciare e forse anche contemplarlo formando tutte insieme, noi mamme elette nel dolore, un candelabro d'incenso, davanti alla Sua Grotta,  per un Santo Natale.

*********************************

Nota: Che grande bel candelabro quello di Elena! E quanta gloria dà al Signore il “Fiat” della fede nel pianto del cuore.

 

            Il cuore di Elena è tutto una piaga, il tempo passa, ma tutto la riporta a quella normalità di vita in cui si condividevano emozioni, sensazioni, climi, atmosfere, immagini evanescenti, che nell’immediato non avevano il potere di rendere la giornata eccezionale, ma acquistano valore non appena rimani solo e quelle sensazioni, quelle immagini ti riportano alla mente e al cuore la persona che avevi a fianco le tante volte che il piccolo evento si verificava.

 


Voi sciocche

            Elena Salvatori (la mamma di Dominick)

Voi sciocche, copiose e petulanti

perché continuate a rotolare

tra aride crepe di sole

se mute son l’albe

al sordo concerto?

Né la notte pietosa

consola il lamento

con veli d’arcano o

magie di presenze.

Solchi più profondi

sono stati tracciati nell’anima

da urli repressi e

nuvola gonfia vaga

nostalgica a cercare

luci che brillano lontane

calde sussurrano vicine.

Voi rumorose, salate, amare

non fuoco che brucia

spegnete né

pace o sollievo

sapete donare.

Silenziose,

tremule fiammelle

celate tra i sospiri

del cuore, infilate in rosari

perle luminose

offrite al Signore.

 

La tua voce

            Elena Salvatori (la mamma di Dominick)

Soffio caldo che sfuma

coi colori dell'estate

in tocco arcano

d'arpa lontana.

Lungo il viale verso casa,

non più suoni di ritorno, solo

fragranza di angeli in coro e,

tappeti di gelsomini appesi

come seni nudi di madri

in trepida attesa.

Vagan come ombre al crepuscolo

sagome di sogni svaniti,

inghiottiti.

Dal silenzio della sera

Dalla notte del mistero

Dolcemente,

al soffio del tempo,

si schiudono

echi di pensieri

per altri suoni

di eterne canzoni.

 

Guizzi di luce tonante

            Elena Salvatori (la mamma di Dominick)

Guizzi di luce tonante

irrompono

nel buio del profondo

a rincorrere, oh cielo,

l'azzurro che tu

mi hai donato,

dal ghigno sinistro rapito,

di un tuo specchio impazzito.

Occhieggia la luce del cuore

nella tempesta fumosa

di grigio dolore,

a scoprire

quell’azzurro infinito

nel sorriso innocente,

di uno sguardo smarrito,

nel pianto di un bimbo,

di tutto svestito

che è canto di gioia,

e dono alla vita.

 

Parlo

            Elena Salvatori (la mamma di Dominick)

Parlo,

parlo, parlo

al mondo che m'è intorno

per illudermi bambina

di soffiare bollicine,

queste bolle di dolore

che scandiscon le mie ore,

i miei giorni, il mio tempo,

che non scoppiano col vento,

che fan tanti torrenti

che finiscon quasi ignari,

nel ventre di quel fiume

che sciabordando su quel masso,

scorre amaro a raccontare

per infine, levigando

ad arrivare li,

dove il tuo sonno

non ha più sogni per sognare

Luce intensa

il mare grande

che si lascia accarezzare

dal velluto del tuo sguardo

che una mano spumeggiante,

il silenzio ha reso canto

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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