II FALSIFICAZIONE DELLA SANTITÀ
Canto eucaristico: Pane del cielo
ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’
- Gesù, donami la fede che sa accogliere le Tue Parole con assoluta certezza. Tu hai detto: “Dove due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Credo, Gesù, che Tu sei qui per illuminare la mia mente, scaldare il mio cuore, rendermi creatura nuova.
- Credo che sei presente nella Parola contenuta nella Bibbia, credo che sei presente nell’Eucari-stia in corpo, sangue, anima e divinità. Ti credo presente in ogni fratello in cui c’è alito di vita.
- Credo che sei presente in me e vuoi vivere in me, vuoi portare la tua luce attraverso me, vuoi portare il tuo amore attraverso me.
- Signore, rendimi attento alla Tua presenza e a non mortificarla con la mia superficialità.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dalla lettera ai Romani (Rm 3,19-31)
Ora, noi sappiamo che quanto la Legge dice, lo dice per quelli che sono sotto la Legge, di modo che ogni bocca sia chiusa e il mondo intero sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio. Infatti in base alle opere della Legge nessun vivente sarà giustificato davanti a Dio, perché per mezzo della Legge si ha conoscenza del peccato.
Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c'è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù.
Dove dunque sta il vanto? È stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede. Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge. Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo, anche delle genti! Poiché unico è il Dio che giustificherà i circoncisi in virtù della fede e gli incirconcisi per mezzo della fede. Togliamo dunque ogni valore alla Legge mediante la fede? Nient'affatto, anzi confermiamo la Legge.
RIFLETTIAMO INSIEME
La legge è data da Dio perché l’uomo viva da creatura razionale e liberamente si orienti al bene. Gesù non elimina la legge, la perfeziona. Egli sa che nessun uomo potrebbe riparare l’offesa fatta a Dio rifiutando l’orientamento che Lui ci ha dato e allora si è offerto per riparare al posto nostro: “Cristo, entrando nel mondo, disse: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo; non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo"per fare, o Dio, la tua volontà"». (Ebr 10,5-8)
Gesù non è venuto a cancellare la legge ma a perfezionarla. E’ venuto a rinnovarla con l’amore: non il timore del castigo deve spingerci all’osservanza ma l’amore grato deve farci seguire con gioia la via che Dio ci ha tracciato.
Compiere le opere della legge davanti agli uomini e poi trasgredirle in privato, non giova alla salvezza perché Dio vede sempre il nostro cuore e non può essere tratto in inganno.
La legge ci fa conoscere il peccato: è peccato tutto ciò che trasgredisce il comando di Dio, ma solo la grazia, cioè la riparazione operata da Gesù e offerta a noi gratuitamente, ci purifica dal peccato e ci rimette nel circuito dell’amore di Dio.
Gesù ha espiato per noi e ci ha salvati per mezzo del suo sacrificio. Noi, peccatori, possiamo accogliere la salvezza, confessando il nostro peccato con il pentimento sincero.
Prima della Redenzione la riparazione era affidata al sacrificio di animali, ma Dio non li ha graditi come espiazione dei peccati, per questo Gesù ha offerto il Suo sacrificio di agnello immacolato, di vittima gradita. Ora la salvezza è a nostra disposizione in Gesù, che la offre a quanti l’accolgono. Ora si perde solo chi rifiuta la salvezza operata da Gesù e questo rifiuto è la sofferenza di Dio.
ASCOLTIAMO PAPA FRANCESCO
Lo gnosticismo ha dato luogo ad un’altra vecchia eresia, anch’essa oggi presente. Col passare del tempo, molti iniziarono a riconoscere che non è la conoscenza a renderci migliori o santi, ma la vita che conduciamo. Il problema è che questo degenerò sottilmente, in maniera tale che il medesimo errore degli gnostici semplicemente si trasformò, ma non venne superato.
Infatti, il potere che gli gnostici attribuivano all’intelligenza, alcuni cominciarono ad attribuirlo alla volontà umana, allo sforzo personale. Così sorsero i pelagiani e i semipelagiani. Non era più l’intelligenza ad occupare il posto del mistero e della grazia, ma la volontà. Si dimenticava che tutto «dipende [non] dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia» (Rm 9,16) e che Egli «ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19).
Quelli che rispondono a questa mentalità pelagiana o semipelagiana, benché parlino della grazia di Dio con discorsi edulcorati, «in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico». Quando alcuni di loro si rivolgono ai deboli dicendo che con la grazia di Dio tutto è possibile, in fondo sono soliti trasmettere l’idea che tutto si può fare con la volontà umana, come se essa fosse qualcosa di puro, perfetto, onnipotente, a cui si aggiunge la grazia.
Quando Dio si rivolge ad Abramo gli dice: «Io sono Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1). Per poter essere perfetti, come a Lui piace, abbiamo bisogno di vivere umilmente alla sua presenza, avvolti nella sua gloria; abbiamo bisogno di camminare in unione con Lui riconoscendo il suo amore costante nella nostra vita. Occorre abbandonare la paura di questa presenza che ci può fare solo bene. E’ il Padre che ci ha dato la vita e ci ama tanto. Una volta che lo accettiamo e smettiamo di pensare la nostra esistenza senza di Lui, scompare l’angoscia della solitudine (cfr Sal 139,7). E se non poniamo più distanze tra noi e Dio e viviamo alla sua presenza, potremo permettergli di esaminare i nostri cuori per vedere se vanno per la retta via (cfr Sal 139,23- . Così conosceremo la volontà amabile e perfetta del Signore (cfr Rm 12,1-2) e lasceremo che Lui ci plasmi come un vasaio (cfr Is 29,16). Abbiamo detto tante volte che Dio abita in noi, ma è meglio dire che noi abitiamo in Lui, che Egli ci permette di vivere nella sua luce e nel suo amore. Egli è il nostro tempio: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita» (Sal 27,4). «E’ meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa» (Sal 84,11). In Lui veniamo santificati.
…e’ bene ricordare spesso che esiste una gerarchia delle virtù, che ci invita a cercare l’essenziale. Il primato appartiene alle virtù teologali, che hanno Dio come oggetto e motivo. E al centro c’è la carità. San Paolo dice che ciò che conta veramente è «la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6). Siamo chiamati a curare attentamente la carità: «Chi ama l’altro ha adempiuto la Legge [...] pienezza della Legge infatti è la carità» (Rm 13,8.10). Perché «tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14).
Detto in altre parole: in mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni, Gesù apre una breccia che permette di distinguere due volti, quello del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti in più. Ci consegna due volti, o meglio, uno solo, quello di Dio che si riflette in molti. Perché in ogni fratello, specialmente nel più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio. Infatti, con gli scarti di questa umanità vulnerabile, alla fine del tempo, il Signore plasmerà la sua ultima opera d’arte. Poiché «che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono!».[65]
Canto: Alabaré
PREGHIERA LITANICA
- Signore, ci sono persone che di fronte alle difficoltà si affannano, si disperano, si sentono sopraffatti dalle difficoltà, impotenti di fronte alle sventure e pensano che nessuno li può aiutare, non ricorrono a Dio, pensano di doversela cavare da soli.
- Signore, concedi a questi fratelli e sorelle il dono della fede e della presenza amorosa di Gesù accanto a loro, per aiutarli e sostenerli nella prova, manda i tuoi angeli ad aprire davanti ai loro occhi orizzonti nuovi di fiducia e serenità.
- Signore, altri fratelli, illusi dal modernismo, pensano di potersi salvare senza merito, senza impegno, senza disciplinare se stessi e non pensano di dover collaborare con l’Amore Misericordioso per non incorrere nella giustizia divina, altrettanto grande come la misericordia.
- Signore, sveglia la loro coscienza, perché si rendano responsabili della loro salvezza con la buona volontà e la fuga dal peccato.
- Signore, ci sono persone superficiali, che vivono come bruti, senza pensare alla loro anima che anela alla vita eterna nella gioia del Tuo abbraccio misericordioso.
- Fatti conoscere, da questa creature, forse nessuno ha aperto davanti ai loro occhi la pro-spettiva dell’immortalità nella gloria e trascurano la parte più bella della loro esistenza, Gesù, mostrati a loro come ti mostrasti ai discepoli di Emmaus e fa’ vibrare i loro cuori al suono della tua Parola che orienta e conforta.
- Gesù, ci sono figli tuoi incattiviti da esperienze di disamore e di indifferenza anche da parte di chi si dice cristiano, induriti nell’odio perché si erano fidati degli uomini e gli uomini deludono.
- Gesù, penetra nei loro cuori, risanali, insegna loro l’arte difficile del perdono che dimentica, perché possano riaprirsi alla speranza e confidare solo in Te.
LA PAROLA A MADRE SPERANZA
Il desiderio della perfezione si può così definire: un atto della nostra volontà che, sotto l'impulso della grazia, aspira incessantemente alla nostra crescita spirituale. Sovente questo atto è accompagnato da emozioni ed affetti che aumentano notevolmente il desiderio, ma che non sono in alcun modo necessari.
L'origine principale di questo desiderio è Dio che ci ama fortemente, vuole essere unito a noi e ci cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di noi. D'altra parte, quando la nostra povera anima, illuminata dalla luce della fede, si volge a se stessa, là nel proprio intimo sente un vuoto talmente grande, che comprende non poter essere colmato che da Dio. Così anela ardentemente a Lui, all'Amore divino, alla perfezione e, come cervo assetato, alla fonte dell'acqua viva. Siccome qui sulla terra mai potrà essere saziato questo desiderio, perché sempre rimane del cammino da percorrere per arrivare alla pienezza dell'unione con Dio, avviene che, se noi non lo ostacoliamo, questo amoroso desiderio della nostra perfezione per la gloria di Dio, crescerà continuamente.
È certo che sono tanti gli ingombri che tentano di soffocare questo desiderio: la concupiscenza, il timore della sofferenza e delle lotte per vincere le difficoltà, la preoccupazione di ciò che diranno, l'amore al proprio giudizio, lo sforzo prolungato richiesto per corrispondere alla grazia e andare avanti. Tutto ci riuscirà facilissimo se arriveremo a convincerci che mai lavoriamo soli. Il buon Gesù lavora con noi instancabilmente come buon Padre, senza tenere in considerazione i dispiaceri che gli procuriamo. Persuasi di questa verità, sforziamoci di compiere sempre la sua divina volontà. Dimenticando noi stessi, pensiamo solo ad aiutarlo; lavoriamo per la santificazione delle anime mediante l'esercizio della carità, della mortificazione, dell'abnegazione, e facciamo sì che in Lui abbiano fine tutti i nostri pensieri, desideri e opere. El Pan 15,148-150
La grazia è un aiuto soprannaturale transitorio che Dio ci dona per illuminare l' intelletto e dare alla volontà la forza per compiere atti soprannaturali. Essa opera direttamente sulle nostre facoltà spirituali, intelligenza e volontà, non solo per elevarle allo stato soprannaturale ma anche per tenerle in esercizio e far loro produrre atti di virtù.
Inoltre, con la grazia attuale, persevereremo nel bene per tutta la vita fino alla morte. Per questo è necessario vincere le tentazioni che assalgono anche le anime giuste e che spesso sono così forti da non poterle vincere senza l'aiuto di Dio. Per questo motivo il buon Gesù, nell'ultima Cena, raccomandò con tanta insistenza ai suoi Apostoli di vigilare e pregare per non cedere alle tentazioni, e di non confidare in se stessi, ma nella sua grazia. El Pan 9,36.38
SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE
Ad ogni invocazione diciamo: Medico divino, risana le nostre ferite.
*************************************
- Signore Gesù, tu sei venuto a guarire i cuori feriti e tribolati: ti prego di guarire i traumi che provocano turbamenti nel mio cuore.
- Ti prego, in particolar modo, di guarire quelli che sono causa di peccato. Ti chiedo di entrare nella mia vita, di guarirmi dai traumi psichici che mi hanno colpito in tenera età e da quelle ferite che me li hanno provocati lungo tutta la vita.
- Signore Gesù, tu conosci i miei problemi, li pongo tutti nel tuo cuore di buon Pastore. Ti prego, in virtù di quella grande piaga aperta nel tuo cuore, di guarire le piccole ferite che sono nel mio.
- Guarisci le ferite dei miei ricordi, affinché nulla di quanto mi è accaduto mi faccia rimanere nel dolore, nell'angustia, nella preoccupazione.
- Guarisci, Signore, tutte quelle ferite che, nella mia vita, sono state causa di radici di peccato. Io voglio perdonare tutte le persone che mi hanno offeso; guarda a quelle ferite interiori che mi rendono incapace di perdonare.
- Tu sei venuto a guarire i cuori afflitti, guarisci il mio cuore. Guarisci, Signore, quelle mie intime ferite che sono causa di malattie fisiche. Io ti offro il mio cuore: accettalo, Signore, purificalo e dammi i sentimenti del tuo cuore divino. Aiutami ad essere umile e mite.
- Concedimi, Signore, la guarigione dal dolore che mi opprime per la morte delle persone care. Fa' che possa riacquistare pace e gioia per la certezza che tu sei la risurrezione e la vita.
- Fammi testimone autentico della Tua Risurrezione, della Tua vittoria sul peccato e sulla morte, della Tua presenza di vivente in mezzo a noi. Amen.
Canto eucaristico: Adoro te
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
- Sia benedetto Dio Padre Creatore e Signore, Giudice supremo delle nostre anime.
- Benedetto Gesù, nostro Redentore e nostro avvocato presso il Padre.
- Benedetto lo Spirito, che fonde in un solo amore e in un solo volere il Padre e il Figlio.
- Benedetta Maria, donna dell’equilibrio, sempre in sintonia perfetta con Dio.
- Benedetti gli angeli, nostri custodi e guide silenziose, che pregano per la nostra salvezza.
- Benedetta la nostra Madre Speranza, che ci ha guidati sulla via del “Tutto per amore”.
- Benedetti noi, se seguiremo i suoi passi che sicuramente ci portano a Dio.
Canto finale: Magnificat