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NOVEMBRE 2011

     

 

“E COMINCIARONO A FAR FESTA”

 

Canto: Abbà, Padre

 

ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’ NELL’OSTIA DIVINA

 

  • Gesù, sei presente mite ed umile nell’Eucaristia e ascolti le nostre preghiere e i nostri canti. Solo la tua tenerezza materna può renderci graditi al tuo udito, li ascolti e godi anche se imperfetti, stonati, non pienamente consapevoli.
  • Ma l’inno più gradito al tuo Cuore è quello che cantiamo con la vita; le note più belle sono quelle della misericordia, della bontà, dell’umiltà, della mansuetudine, della pazienza, del perdono vicendevole.
  • Gesù, sei proprio una tenera Madre che tesse col suo sacrificio l’armonia familiare e gode quando vede che i figli si vogliono bene.
  • Gesù, sappiamo che ogni nostra mancanza d’amore è una spina al tuo Cuore. Perdonaci, Gesù, e con il tuo sguardo divino risana le nostre ferite, conquistaci con il tuo fascino, perché sedotti dalla tua bellezza, impariamo a purificare il cuore, per poterti dare una lode perfetta.
  • Rendici capaci di far festa con Te per ogni fratello che torna al Tuo Cuore. Anche se questo fratello ci ha procurato sofferenze. Ricordaci le tante volte che noi abbiamo offeso e fatto soffrire il tuo Cuore, eppure Tu ci hai perdonato e ci hai ridato fiducia piena! Gesù, come siamo lontani dal Tuo Cuore, come Ti assomigliamo poco, come è sfigurata la Tua immagine in noi!

 

(Momento di adorazione silenziosa)

 

ASCOLTIAMO LA PAROLA

 

Dal Vangelo secondo Luca

            Insegnando alle folle Gesù disse: «Un uomo aveva due figli.

            Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

            Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». (Lc 15:11-32)

 

RIFLETTIAMO INSIEME

 

  • Signore, il figlio minore sono io. Io ho preteso da Te ogni bene per me e mi sono ribellato se nella mia vita c’era qualcosa che mi faceva soffrire. Ma ho voluto usare questi doni arbitrariamente. Ed ho sciupato tutto! Che avvilimento!
  • Avevo preferito amici disinibiti, esperti della vita... Ma quando fui ridotto in miseria si dileguarono. Che delusione!
  • Dentro di me ero dilaniato dalla fame: mi mancava tutto, neanche il sole riusciva più ad illuminare le mie tenebre, le cose rivelavano la loro insufficienza a saziare il bisogno del cuore... Ero all’orlo della disperazione!
  • Questa fame mi spingeva a fare nuovi errori. Era una fame che non riuscivo a saziare. Che schiavitù!
  • Mi ridussi a badare ai porci. Ero schiavo del maligno, non ero più signore della mia vita. Che umiliazione!
  • Ma quel giorno una luce brillò in fondo al tunnel senza uscita in cui mi ero cacciato. Cosa successe? Ripensai... Mi rividi in casa di mio Padre, figlio amato e rispettato, sazio del suo amore e decisi di tornare a Dio.
  • Il Padre mi abbracciò. Mi sentii teneramente amato. L’incubo era passato, era stato un sogno brutto o una triste realtà? Era stata una realtà, ma ora ero di nuovo a casa, ed ero felice.
  • E fu festa anche per me! Ed io mi strinsi al Padre e decisi di non lasciare mai più la casa paterna.

 

CAMMINO DI CONVERSIONE

 

Il figlio prodigo fece le 5 cose necessarie per fare una buona confessione.

  • Rientrò in se stesso... Fece l’esame di coscienza, analizzò la sua situazione. Riprese in esame il piano di Dio sulla sua vita.

Rit: Il tuo Amore Misericordioso ridonaci ancora, Signor!

 

  • Mi leverò, andrò da mio Padre: Fece il proposito di cambiare vita. Egli non camminava più, decise di riprendere il cammino in senso inverso, il ritorno sulla strada dei comandamenti e del Vangelo.

Rit: Il tuo Amore Misericordioso ridonaci ancora, Signor!

 

  • Gli dirò: “Ho peccato contro il cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio!”: Preparò un’autoaccusa umile, sincera, senza attenuanti.  Aveva capito che il peccato è offesa a Dio, a se stesso e al prossimo. Il peccato ci consegna a Satana e ci fa perdere la vita divina. Ma la contrizione perfetta purifica la nostra anima.

Rit: Il tuo Amore Misericordioso ridonaci ancora, Signor!

 

  • Trattami come un tuo garzone: E’ preferibile essere servo di Dio piuttosto che figlio del diavolo. Accettò il declassamento come giusta riparazione.

Rit: Il tuo Amore Misericordioso ridonaci ancora, Signor!

 

  • Partì e s’incamminò verso suo padre: Mette in atto il proposito, perché “non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.

Rit: Il tuo Amore Misericordioso ridonaci ancora, Signor!

 

  • Il Padre lo accolse e gli perdonò tutto

Rit: Il tuo Amore Misericordioso ridonaci ancora, Signor!

 

Canto: Purificami, o Signore

RIFLETTIAMO CON MADRE SPERANZA

 

            Cari figli, riflettiamo oggi sulla parabola del figlio prodigo e ricaviamo da questa riflessione il pentimento, la convinzione che è necessario cambiare vita e far penitenza.

            Nella prevaricazione del figlio prodigo si allude alla prevaricazione del peccatore.

            Un uomo, il nostro Dio e Padre, ebbe due figli che sono i giusti e i peccatori. Il giusto era il figlio maggiore e il più giovane era il peccatore; questi dice al Padre: "Dammi la parte di eredità che mi spetta". Questa parte di eredità sono i talenti di natura e di grazia, che Dio dà ai buoni e ai cattivi. Il Padre gli diede la parte di eredità, perché Dio, come Padre buono, ci dà i Suoi doni con il fine che li usiamo in ordine alla vita eterna.

            Dopo pochi giorni, perché il peccatore non si astiene per molti giorni dal peccare, il figlio minore partì per terre lontane; cioè, figlie mie, si allontanò da Dio suo Padre e dalla Patria celeste, e andò verso una regione lontana per vivere più liberamente lontano dal Padre. Lì sciupò il capitale che aveva, vivendo nel peccato, ossia, sciupò i doni naturali di intelligenza e volontà, e perse i doni soprannaturali della grazia, vivendo secondo l'impeto della concupiscenza; e dopo aver consumato tutto, gli amici del peccato non lo poterono aiutare, perché stavano come lui, pieni di miseria e di fame, perché chi vive secondo la concupiscenza, soffre sempre miseria, essendo questa un fuoco che non si sazia mai.

            Si rivolse ad un signore del luogo (che sono i demoni e le cattive compagnie), il quale lo mandò nel suo recinto perché pascolasse i maiali, cioè lo mandò nel recinto del vizio perché assecondasse i suoi appetiti e piaceri. Lui desiderava saziare la sua fame con le ghiande che mangiavano i maiali, ma nessuno gliele dava; cioè, desiderava soddisfare i suoi desideri con i peccati, che sono il cibo dei maiali infernali, ma non c'era chi saziasse la sua brama, perché più peccava, più voglia di peccare aveva.

            Il figlio prodigo si decise a far penitenza, e tornando in sé disse: "Quanti servi, in casa di mio padre, hanno pane in abbondanza, mentre qui io muoio di fame!". Proprio così, figlie mie, la prima cosa necessaria per far penitenza, per tornare dal Padre nostro, per cambiare vita e uscire dal peccato è riconoscere in sé l'infelice stato di peccato, confrontandolo con quello più felice del giusto. "Mi alzerò e andrò da mio Padre". Questa, figlie mie, è la seconda condizione per la vera penitenza e imparare la via del bene: fare un proposito fermo di allontanasi dal peccato e lasciare i maiali, ossia il diavolo, le cattive compagnie, le amicizie particolari e andare al Padre celeste, fiduciosi che Lui ci perdonerà.

            "Gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di Te" Questa è la terza condizione, indispensabile per convertirsi: una confessione umile, chiara e semplice, non piena di superbia, di scuse, di lamentele verso tutti "perché mi hanno fatto questo o quest'altro, perché mi trattano male, non mi amano e l'odio che hanno verso di me fa vedere male tutto quello che faccio".

            "Non sono più degno di essere chiamato Tuo figlio: trattami come uno dei Tuoi servi". Il figlio prodigo si priva del bene di cui poteva vantarsi, per penitenza e s'impone la sofferenza e mortificazione di chiamarsi servo.

            "Ed alzatosi, andò da suo Padre". Cioè, figlie mie, mise in azione il proposito che è ciò che deve fare ogni anima che ha peccato: alzarsi dal vizio del peccato, e andare verso il suo Padre buono.

            Il Padre ricevette il figlio prodigo con gioia; quando era ancora lontano il Padre vide il figlio e mosso a misericordia gli andò incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Dio, figlie mie, va sempre incontro all'anima peccatrice, pentita, abbracciandola con amore, appena ella si dirige verso di Lui, e senza rinfacciarle le sue mancanze, la copre di grazia e di doni.

            Disse il Padre ai servi: "Portatemi presto il vestito più bello", cioè, figlie mie, la grazia santificante. "Mettetegli l'anello al dito", cioè il distintivo di figlio di Dio. "le scarpe ai piedi", cioè i piedi che hanno lasciato le vie del male, siano coperti con il cuoio forte, perché non si macchino più del fango del peccato.

            "Portate un vitello grasso e si faccia festa" questo è Gesù Cristo nell'Eucaristia, essendo l'Eucaristia banchetto e alimento per il figlio che aveva perso.

            Il figlio maggiore stava nei campi lavorando nell'azienda del Padre, cioè, per la gloria di Dio, nell'esercizio della carità, e tornando stanco e affaticato, udì musica e domandò cosa succedeva. Informato della cosa, si dispiacque e non voleva entrare, ma il Padre lo pregò ed entrò: questo significa, non l'invidia dei giusti perché Dio riceve il peccatore con gioia, ma la grandezza dell'amore di Dio nel fare ciò, la quale è così immensa che sembra poter causare invidia nei giusti; cioè, figlie mie, l'invidia dell'anima giusta vedendo come il Padre colma di carezze e si prodiga in attenzioni per l'anima peccatrice che torna a Lui, mentre tratta duramente l'anima giusta che sta sempre al suo fianco, per santificarla.

            Il Padre dice al figlio maggiore: "Tu stai sempre con me e tutte le cose mie sono tue". Il Padre gli dice questo per soddisfarlo, perché l'eredità dei giusti è stare sempre con Dio e partecipare con Lui ai beni celesti. Come vedete, figlie mie, la prevaricazione dell'uomo, o il peccato, consiste sempre nel cattivo uso che facciamo dell'eredità dei nostri doni naturali e soprannaturali, deviandoli da Dio, che è il Padre del figlio prodigo e mettendoci al servizio del tiranno, che è il diavolo, per dar alimento ai maiali delle nostre passioni: ira, superbia, gola, invidia, pigrizia, vanità, presunzione, ecc.

            Per diventare giusti occorre alzarsi ossia pentirsi, proporsi la riparazione, andare dal sacerdote e confessarsi per essere assolto: tenendo in conto che nel sacramento della penitenza, ci vengono perdonati tutti i peccati commessi dopo il Battesimo, per tanti ed enormi che siano. Dio, figlie mie, non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva, come la Samaritana, la Maddalena, il Buon Ladrone, S. Agostino e tante altre immagini del figlio prodigo, che si sono avvantaggiate della misericordia e amore di Dio.

            Dio, figlie mie, si compiace più, in un certo senso, della conversione dell'anima peccatrice e ingrata, che dell'innocenza del giusto.

 

PREGHIERA LITANICA

 

  • Signore, anche noi, come il figlio prodigo, abbiamo chiesto e ottenuto la parte di eredità che Tu dai a tutti i tuoi figli e poi ci siamo allontanati da Te, per sperperare i tesori di grazia che avevamo ricevuto, nel disordine o per lo meno nelle vanità e nella mediocrità della vita.
  • Padre, non siamo degni di essere chiamati figli, accoglici come Tuoi servi.
  • Padre misericordioso, Tu tante volte ci hai lavato nel Tuo Sangue, ci hai ridato la veste candida della grazia, hai riacceso la lampada della fede che era tramortita, ci hai calzati e profumati e ci hai riammessi alla Tua mensa.
  • La tua bontà è immensa, il tuo Cuore è solo Amore, Tu sei misericordia e perdono.
  • Padre santo, Tu hai ucciso per me il vitello grasso, era il tuo stesso Figlio divino, trasformato in cibo per ridarmi forza e vigore. Come potrò ripagare tanto amore? Come potrò ancora dubitare del tuo amore?
  • Aiutami, Padre, a far festa con Te e a non uscire più dalla tua casa, l’esperienza del male mi è stata di lezione, fa’ che ne tragga profitto per l’avvenire.
  • Padre, Tu hai anche l’altro figlio, quello che è rimasto con Te, ma che non ha capito ugualmente il tuo Cuore e vorrebbe impiccolirlo, chiudendosi al figlio che ritorna, per una interpretazione solo umana della giustizia. Signore, hai troppi figli maggiori, noi per primi, che non sappiamo partecipare alla festa del tuo Cuore.
  • Cambiaci il cuore, Signore, donacene uno misericordioso come il Tuo, che sa far fasta per ogni figlio che ritorna.

 

Canto: Donaci, Signore, un cuore nuovo

 

Benedizione eucaristica.

  • Sia benedetto Dio, Padre misericordioso, che ci accoglie ogni volta che torniamo a Lui.
  • Sia benedetto Gesù, che ad ogni assoluzione ci dice: “Io ti assolvo, va’ in pace”.
  • Sia benedetto lo Spirito che lavora il cuore dei peccatori e li convince a ritornare al Padre.
  • Benedetta Maria Mediatrice, che intercede per noi presso la Trinità santa.
  • Benedetti gli Angeli custodi che ci assistono anche quando, ingrati, ci allontaniamo da Dio.
  • Benedetti i Santi del cielo, che fanno festa con Dio per ogni figlio che ritorna.
  •  

Canto finale Ti ringrazio o mio Signore.


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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