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Canto: Davanti al Re
ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’
- Gesù, crediamo che Tu sei presente qui, sul nostro altare, in corpo, sangue, anima e divinità. I nostri occhi non ti vedono, ma la fede ci dice che sei qui, pronto ad ascoltare le nostre richieste, ad accogliere le espressioni del nostro amore, della nostra adorazione, della nostra lode, del nostro ringraziamento. Questa sera ti presentiamo tutti i sacerdoti e i cristiani incapaci di lavorare con Te nel tuo progetto di salvezza, perché troppo razionali, troppo impegnati a salvare la loro vita e la loro reputazione di fronte agli uomini, anziché tendere a piacere a Te, a fare ciò che giova al tuo progetto d’amore per l’umanità. Guardali, Signore, i nostri sacerdoti, rendili fermi nella fede, decisamente conquistati dal tuo amore e dalla missione che hai loro affidato, generosi nello spendere la loro vita per la tua gloria e per il bene delle anime. Benedici anche tutti i consacrati, che Tu hai costituito profeti del Regno che viene e che, come Giona, fuggono da Ninive e s’imbarcano nel mare della vita, allontanandosi da Te e dai fratelli a rischio di salvezza. Anche i coniugati sono profeti dell’amore che unisce la Trinità Santa, ma quanti di essi lo sanno? Rendili coscienti del compito che hai affidato proprio a loro, che navigano nel mare della vita e spesso sono travolti dalle onde in tempesta, senza sapere dove trovare un’ancora di salvezza. Tendi a tutti noi la tua mano, Signore, come a Pietro sul mare di Galilea e aumenta la nostra fede.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dal libro di Giona (Gn 1:1-16)
Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore: «Alzati, và a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me». Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: «Che cos'hai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo». Quindi dissero fra di loro: «Venite, gettiamo le sorti per sapere per colpa di chi ci è capitata questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque per causa di chi abbiamo questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra». Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Quegli uomini infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva il Signore, perché lo aveva loro raccontato. Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia». Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di loro. Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fà che noi non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e fecero voti.
PRESA DI COSCIENZA
- Signore, Ninive è la nostra anima distratta. Ma Tu non ti stancare di usarci misericordia. Anche a noi hai mandato il tuo profeta, la Madre Speranza, che ci ha annunciato le disposizioni del tuo Cuore ad accoglierci anche se peccatori, ma noi non ci siamo vestiti di sacco come i niniviti e il male ha continuato a proliferare anche nella nostra Italia, che Tu hai scelto come Nuova Gerusalemme. Oggi Tu c’inviti ancora a conversione e ad intraprendere con decisione il cammino di santità.
ATTO PENITENZIALE SUGGERITO DA GESU’ A MARIA VALTORTA
- Gesù, infinita Misericordia, che perdonasti a Levi e lo vocasti a Te, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che perdonasti alla Maddalena e la unisti alle Donne sante e fedeli, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che perdonasti a Zaccheo e ne facesti un tuo discepolo, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che perdonasti all’adultera e soltanto le desti il divino comando di non più peccare, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che perdonasti al ladrone pentito e lo portasti teco in Paradiso, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che perdonasti a Pietro di averti rinnegato, perdona i nostri peccati di infedeltà, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che dall’alto della croce invocasti il perdono del Padre per i tuoi nemici e crocifissori, ottienici il perdono del Padre per avere tante volte offeso Te, offendendo il Santissimo Verbo del Padre, perdonaci i nostri peccati, perché l’averti offeso è il nostro dolore.
- Gesù, infinita Misericordia, che tanto perdonasti agli Apostoli da ottenere per essi dal Padre lo Spirito Santo da essi offeso non amando Dio sopra ogni cosa – Te, Dio Incarnato, vilmente da loro abbandonato – e il prossimo loro – Te, Amico e Maestro perfetto – ottienici il perdono dello Spirito Santo per le nostre colpe contro il duplice amore, perché di avere offeso l’amore, essenza stessa di Dio, noi ci doliamo.
- Perdonaci, Gesù – Tu Specchio del Padre, Tu, Frutto del divino Amore – di tutte le nostre colpe contro il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, perché l’avere offeso la Triade Santissima è il nostro dolore, e Tu solo ci puoi levare le macchie delle colpe, perché per rendere monde le nostre anime hai versato tutto il tuo Santissimo Sangue.
- Vogliamo amarti, o Signore!
- Soccorri la nostra debolezza. Soccorrici quando cadiamo. Infondici il tuo amore perché Tu possa vivere in noi, instaurare in noi il Regno di Dio, farci “una cosa sola” con Te che sei uno col Padre e con Lui e lo Spirito Santo formi il Dio Uno e Trino, nostro Principio e nostro Fine, Origine di ogni nostro bene presente ed eterno.
- Vivi Tu solo in noi, vivi col tuo Spirito, con quel tuo Spirito tutto amore, che è lo stesso Spirito che dal Padre e da Te procede, e le nostre anime assecondino i tuoi più leggeri impulsi, onde ogni nostra apparente azione non sia che la veste delle tue reali e nascoste azioni in noi. E così avvenga per la completa fusione, anzi più, per il completo annichilimento della creatura, per far vivere solo Te in noi.
- Vivere ed agire, movendo, o eterno e santissimo Movente, ogni movimento delle nostre anime, delle nostre menti, dei nostri cuori, e persino della nostra umanità, perché tutto ciò che è nostro si muova e ti serva nell’amore e con amore, o Dio che meriti tutto il nostro amore e ci chiedi di amarti, perché nell’amore è la Legge, e chi giunge ad amarti con tutto se stesso, e ad amare il prossimo suo come ama se stesso, non pecca più ed ha il tuo Regno, in questa e nell’altra vita.
- Vivi Tu solo in noi, o Figlio del Padre, che col Padre e lo Spirito Santo sei un unico Dio, di modo che il Padre guardando noi, Te suo Diletto veda, e ci ami in Te e per Te nostro Ospite Divino, e per stare con Te in noi inabiti.
- Vivi Tu solo in noi, o Verbo incarnato, che fosti concepito per opera dell’Amore eterno, e che mai da Lui sei diviso, onde, pregando lo spirito nostro per lodare l’adorabilissima Divinità Una e Trina e per invocarla nelle nostre necessità e dolori, sia ancora la voce dello Spirito Santo che sale al Trono di Dio per dargli lode perfetta e supplica giusta, accettevoli entrambi al Signore.
- Non ti chiedo, o Amore Santissimo, di farmi vivere una mia personale vita nella grazia, ma ti chiedo di vivere Tu, Grazia, in me, perché io viva realmente la vita della Grazia e mi trasformi e ricrei in un vero cristo. Amen.
Canto: Chi ci separerà
PREGHIERA DI GIONA
Dal libro di Giona (Gn 2:1-11)
Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio e disse:
«Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito;
dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde sono passati sopra di me.
Io dicevo: Sono scacciato lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio.
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l'abisso mi ha avvolto,
l'alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita, ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te, fino alla tua santa dimora.
Quelli che onorano vane nullità abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore».
E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull'asciutto.
RIFLESSIONE PERSONALE
- Signore, Giona si ricorda di Te e si decide a fare la tua volontà solo quando si trova nel ventre del pesce! Ma anch’io faccio come lui, t’invoco solo quando mi trovo nel profondo degli inferi, quando i flutti del male mi circondano e mi sommergono. Che viltà, Signore! Ma Tu sii pietoso con me come lo fosti con Giona.
- Quante volte anch’io, attraverso una buona confessione, ho avuto l’impressione di risalire da una fossa profonda, perché finalmente mi ero ricordato di Te e Ti avevo invocato. So che Tu ascolti la voce di ogni figlio che si rivolge a Te anche se torna pentito alla casa del Padre, dopo aver dilapidato tutti i suoi beni.
- Anch’io, come Giona, ho fatto propositi di essere fedele alla missione che Tu mi hai affidato e Tu mi hai offerto un’altra possibilità. Non permettere, Signore, che io torni a deluderti.
LA CONVERSIONE DI NINIVE E LA MISERICORDIA DI DIO
Dal libro di Giona (Gn 3:1-10)
Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: «Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?». Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
ESEMPIO DI CONVERSIONE
- I Niniviti, caso raro nella storia della salvezza, ascoltano le parole di Giona e intraprendono un cammino di conversione: umiliano nella cenere le loro menti superbe, frenano i desideri della carne con il digiuno, rinunciano alle vanità della vita vestendosi di sacco. Coinvolgono in questo capovolgimento delle loro abitudini anche i loro figli.
- E’ un grande esempio di presa di coscienza. Cosa ancora più rara, anche il re si allineò con i peccatori, scendendo dal trono e ponendosi a sedere sulla cenere. Emanò leggi di eccezionale gravità, come il momento richiedeva e ordinò che si pregasse per ottenere misericordia e perdono. Imitassimo tutti, anche i nostri politici, l’esempio di questo popolo che passò dalla stolta dissolutezza dei costumi ad una vita morigerata nel santo timore di Dio.
- Dio si compiacque e benedisse Ninive e tutti i suoi cittadini. La preghiera fu esaudita.
Canto: Donaci, Signore, un cuore nuovo.
MA GIONA NON E’ D’ACCORDO
Dal libro di Giona (Gn 4:1-11)
Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?».
Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all'ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino.
Ma il giorno dopo, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò. Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d'oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venir meno e chiese di morire, dicendo: «Meglio per me morire che vivere».
Dio disse a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?». Egli rispose: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!». Ma il Signore gli rispose: «Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».
DIO EDUCA GIONA ALL’AMORE MISERICORDIOSO
- Giona, come il figlio maggiore nella parabola del Padre misericordioso, non capisce il cuore di Dio, preferirebbe che prevalesse la giustizia, mentre Dio ritiene giusto usare la misericordia, dilatando il suo Cuore al perdono.
- Giona ha il piccolo cuore dell’uomo razionale e si irrigidisce nel suo disappunto “perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato.” Invece di godere della festa invoca addirittura la morte.
- E’ commovente la pazienza di Dio che tenta di farlo ragionare: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?». Ma Giona è troppo emotivo e non riesce a stemperare i suoi sentimenti per dar luogo alla ragione del cuore di prevalere. Si allontana da Dio, come aveva fatto dopo la prima chiamata.
- Dio cura questo cuore ferito, mandandogli il conforto del ricino, che rimette in moto la gioia nell’animo di Giona. Ma poi glielo toglie, per fargli sperimentare che se Dio ci abbandona si sperimenta la morte. E ancora: Dio, con pazienza di educatore esperto, lo fa riflettere che quando il male, anche in piccole dosi, investe la nostra persona, ci ribelliamo, mentre non siamo misericordiosi verso l’altrui male, sia pure causato dalle loro stesse imprudenze.
- Il libro di Giona non ci dice se il Profeta capì la lezione, come la parabola del Figlio prodigo, non ci dice se il figlio maggiore entrò nella sala del banchetto. Ma siccome Giona e il figlio maggiore è ognuno di noi, Dio aspetta da noi la risposta. Vogliamo deciderci a dilatare il nostro cuore alla misericordia per far festa con Dio?
SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE
Ad ogni invocazione rispondiamo: Signore, insegnaci ad amare.
Concludiamo questo momento di intimità con Gesù con una preghiera della Madre Speranza:
- Fa', Gesù mio, che tutti gli uomini abbiano la fortuna di poterti conoscere come tu sei e che tutti vedano in te la vera immagine del padre del figlio prodigo.
Fa', Gesù mio, la grazia che tutti ti conoscano e ti amino e che abbiano la certezza che all'ora della morte li aspetta non un giudice severo e duro per giudicarli, ma un amato Padre, pieno di amore e di misericordia, il Quale non tiene in conto le miserie e i difetti dei suoi figli, ma li perdona e li dimentica. Amen.
Canto eucaristico: Il tuo popolo in cammino
- Sia benedetto Dio uno a trino, che ci ama di amore infinito.
- Sia benedetto Gesù che ci ottiene il perdono del Padre e dello Spirito Santo.
- Benedetta la Maddalena, che seppe convertirsi dalla sua vita disordinata.
- Benedetto Zaccheo, che seppe liberarsi dalla brama di avere, per seguire Gesù in povertà.
- Benedetta l’adultera, che seppe riparare nella penitenza i suoi peccati.
- Benedetto il ladro, che sulla croce chiese a Gesù il Paradiso.
- Benedetto Pietro, che pianse amaramente il suo peccato per tutta la vita.
- Benedetti noi, se sapremo dilatare il cuore alla misericordia.
Canto finale: Santa Maria della Speranza
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