ABRAMO, PADRE NELLA FEDE E NELLA SPERANZA
Canto eucaristico: Pane del cielo
ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’ NELL’OSTIA SANTA
- Gesù, Abramo ha creduto all’inverosimile: avere figli da una donna sterile e per di più in età avanzata; e su questa fede ha lasciato le sue sicurezze per seguire l’ispirazione divina. Sicuramente di fronte all’opinione umana sarà sembrato a dir poco imprudente, avventato. Ma Lui aveva fede nel Dio della vita e sapeva che a Lui nulla è impossibile.
- Questa la fede che Tu ci proponi e ce la illumini con la speranza dell’immortalità nella gloria, dopo questo passaggio terreno, una gloria talmente stupenda che al confronto le più belle cose della terra perderanno il loro valore, come cose inutili.
- Ora noi stiamo davanti a Te e la stessa Parola che convinse Abramo ci dice: “Questo è il mio corpo”. Gesù, il nostro ginocchio si piega davanti a Te, ma il nostro cuore resta freddo: riscaldalo Tu, anche se l’occhio non vede, illuminalo, anche se la mente non contesta ma non si stupisce. Tu sei Dio fatto cibo per me, io sono una povera creatura arida e spenta, che ha bisogno di Te. Vieni, Signore Gesù, e riscalda il mio cuore.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
Dalla lettera ai Romani (Rm 4,16-25)
Abramo è padre di tutti noi - come sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli -davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che non esistono.
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
RIFLETTIAMO INSIEME
Signore, ad Abramo è bastato un Tuo cenno per decidersi a seguire le tue indicazioni: “Esci dalla tua terra e va’ nel Paese che ti indicherò”. Si è preparato a partire incurante dei giudizi umani, che potevano sembrare anche consigli saggi. Ma la voce degli uomini, anche se mossa da prudenza non aveva la forza della Parola di Dio che aveva acceso nel suo cuore la speranza. La Parola di Dio aveva messo dinamismo in Abramo, scoraggiato dall’infecondità del suo matrimonio. Ormai non poteva più sperare, doveva rassegnarsi. La sua era una vita senza progetto.
Ed invece ecco la Tua Parola, Signore, che viene a riaprire i giochi, a mette in moto non solo il cuore ma anche le gambe. “Esci, vai” … ma dove? … A Dio non si chiedono spiegazioni, Lui sa ed è capace di guidarlo. Abramo accetta. La fede esige la sospensione del giudizio umano, perché ci porta nel regno del sovrumano, che noi non conosciamo ma è più sicuro di ciò che gli occhi vedono.
“Guarda e conta le stelle, aveva detto Dio, conta i granelli di arena sulla spiaggia del mare, più numerosi saranno i tuoi figli”. Se il Dio della vita ha parlato, anche l’inverosimile può avvenire. … Abramo crede. E sappiamo fin dove si è spinta la sua fede: fino a preparare il rogo per il figlio, fino a deporlo sul rogo. Isacco era l’unica speranza, ma Dio, sicuramente, ne aveva una di riserva. Era dura l’obbedienza ma la sua fede era ancora più salda. E sappiamo come Dio ha premiato la fede di Abramo tanto da considerarlo “Padre della Fede”.
Canto: Credo in Te, Signore
PREGHIERA LITANICA
- Signore, tante persone sono provate nella fede, per mancanza di educazione religiosa adeguata.
- Supplisci, Signore, alla loro deficienza, manda loro il tuo Spirito che le educhi nell’intimo.
- Signore, in questi tempi difficili molte persone perdono la speranza, lottano con la disperazione, rischiano di perdere la vita in un atto estremo.
- Rendili forti, Signore, perché pur nelle difficoltà, sappiano capire la preziosità del dono della vita terrena e soprattutto della vita eterna.
- Signore, tante persone soffrono per i problemi causati dalla pandemia: perdita di lavoro, , ingiustizie sociali, poca formazione religiosa per trasformare le difficoltà in opportunità.
- Illuminale, Signore, rendile sapienti, coraggiose, creative per far fronte dignitosamente alla varie forme di povertà, sii Tu, per loro modello di umiltà e di accettazione.
- Signore, tante famiglie non sanno amarsi, non sanno accettarsi nelle loro diversità, non sanno dialogare, non sanno prendere gli uni i pesi degli altri.
- Signore, entra in ogni casa, fa’ sentire la tua presenza, entra con la Madre tua e con S. Giuseppe per insegnare ai mariti ad essere uomini e padri responsabili, alle spose ad essere donne sante e madri capaci di assumersi con spirito di sacrificio gli impegni materni, e Tu, Gesù, insegna ai figli a crescere come Te in età, sapienza e grazia. Benedicile, Signore, le nostre famiglie perché siano protette da ogni male.
ASCOLTIAMO PAPA FRANCESCO
Catechesi 21.12.2016
San Paolo, nella Lettera ai Romani, ci ricorda la grande figura di Abramo, per indicarci la via della fede e della speranza. Di lui l’apostolo scrive: «Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli» (Rm 4,18); “saldo nella speranza contro ogni speranza”. Questo concetto è forte: anche quando non c’è speranza, io spero. È così il nostro padre Abramo. (…)
La speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare ciò che non è neppure immaginabile. La speranza fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce. È bella la virtù della speranza; ci dà tanta forza per camminare nella vita. Ma è un cammino difficile. E viene il momento, anche per Abramo, della crisi di sconforto. Si è fidato, ha lasciato la sua casa, la sua terra, i suoi amici, … Tutto. É partito, è arrivato nel paese che Dio gli aveva indicato, il tempo è passato. In quel tempo fare un viaggio così non era come oggi, con gli aerei - in poche ore si fa - ; ci volevano mesi, anni! Il tempo è passato, ma il figlio non viene, il grembo di Sara rimane chiuso nella sua sterilità. E Abramo, non dico che perda la pazienza, ma si lamenta con il Signore. Anche questo impariamo dal nostro padre Abramo: lamentarsi con il Signore è un modo di pregare. Alle volte sento, quando confesso: “Mi sono lamentato con il Signore …”, ed [io rispondo]: “Ma no! Lamentati, Lui è padre!”. E questo è un modo di pregare: lamentati con il Signore, questo è buono. Abramo si lamenta con il Signore dicendo: «“Signore Dio, […] io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco” (Elièzer era quello che reggeva tutte le cose). Soggiunse Abram: “Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio servo sarà mio erede”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo fa uscire fuori, lo condusse e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle”; e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. E Abramo un’altra volta credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia» (Gen 15,2-6). La scena si svolge di notte, fuori è buio, ma anche nel cuore di Abramo c’è il buio della delusione, dello scoraggiamento, della difficoltà nel continuare a sperare in qualcosa di impossibile. Ormai il patriarca è troppo avanti negli anni, sembra non ci sia più tempo per un figlio, e sarà un servo a subentrare ereditando tutto. Abramo si sta rivolgendo al Signore, ma Dio, anche se è lì presente e parla con lui, è come se ormai si fosse allontanato, come se non avesse tenuto fede alla sua parola. Abramo si sente solo, è vecchio e stanco, la morte incombe. Come continuare a fidarsi? Eppure, già questo suo lamentarsi è una forma di fede, è una preghiera. Nonostante tutto, Abramo continua a credere in Dio e a sperare che qualcosa ancora potrebbe accadere. Altrimenti, perché interpellare il Signore, lagnarsi con Lui, richiamarlo alle sue promesse? La fede non è solo silenzio che tutto accetta senza replicare, la speranza non è certezza che ti mette al sicuro dal dubbio e dalla perplessità. Ma tante volte, la speranza è buio; ma è lì la speranza … che ti porta avanti. Fede è anche lottare con Dio, mostrargli la nostra amarezza, senza “pie” finzioni. “Mi sono arrabbiato con Dio e gli ho detto questo, questo, questo, …” Ma Lui è padre, Lui ti ha capito: vai in pace! Bisogna avere questo coraggio! E questo è la speranza. E speranza è anche non avere paura di vedere la realtà per quello che è e accettarne le contraddizioni. Abramo dunque, nella fede, si rivolge a Dio perché lo aiuti a continuare a sperare. È curioso, non chiese un figlio. Chiese: “Aiutami a continuare a sperare”, la preghiera di avere speranza. E il Signore risponde insistendo con la sua inverosimile promessa: non sarà un servo l’erede, ma proprio un figlio, nato da Abramo, generato da lui. Niente è cambiato, da parte di Dio. Egli continua a ribadire quello che già aveva detto, e non offre appigli ad Abramo, per sentirsi rassicurato. La sua unica sicurezza è fidarsi della parola del Signore e continuare a sperare. E quel segno che Dio dona ad Abramo è una richiesta di continuare a credere e a sperare: «Guarda in cielo e conta le stelle […] Tale sarà la tua discendenza» (Gen 15,5). È ancora una promessa, è ancora qualcosa da aspettare per il futuro. Dio porta fuori Abramo dalla tenda, in realtà dalle sue visioni ristrette, e gli mostra le stelle. Per credere, è necessario saper vedere con gli occhi della fede; sono solo stelle, che tutti possono vedere, ma per Abramo devono diventare il segno della fedeltà di Dio. È questa la fede, questo il cammino della speranza che ognuno di noi deve percorrere. Se anche a noi rimane come unica possibilità quella di guardare le stelle, allora è tempo di fidarci di Dio. Non c’è cosa più bella. La speranza non delude.
A TU PER TU CON GESU’
- Abramo crede, la sua fede viene messa alla prova dall’impossibilità. E Isacco nasce.
- Maria crede all’angelo, si apre a una speranza in apparenza contraddittoria e concepisce Gesù
- Giuseppe crede al sogno che lo rassicura sull’onestà di Maria. E la prende come sposa.
- La Madre Speranza, chiamata da Dio chiamata ad una missione superiore alle sue possibilità ma crede e nasce la Famiglia dell’Amore Misericordioso.
- E io, tu, noi, crediamo che Dio ci ha chiamati ad una missione santa? Ci stiamo impegnando per rispondere alla nostra vocazione santa?
(Momento di riflessione silenziosa)
- Gesù, eccoci davanti a Te a ripresentarti tutti i “Sì” che ti abbiamo detto durante la nostra vita: Il Sì del Battesimo, il Sì della Cresima, il Sì di tutte le comunioni in cui il sacerdote ci ha detto “Corpo di Cristo” e noi abbiamo risposto “Amen”, il Sì che abbiamo detto al coniuge il giorno del Matrimonio, Il Sì che abbiamo detto davanti al tuo altare il giorno dell’Adesione all’Associazione Laici dell’Amore Misericordioso, il Sì delle tante consacrazioni al Padre, a Te, Gesù, allo Spirito Santo, a Maria tua e nostra Madre … Tu, Signore, guarda con bontà la nostra povertà, la nostra superficialità, la nostra incoerenza e perdonaci; scrivi tutti questi nostri Sì nel tuo Cuore, purificali nel tuo Sangue e considerali come altrettante dimostrazioni del nostro amore e Te. Amen.
ASCOLTIAMO MADRE SPERANZA (El Pan 2,110-111)
Dobbiamo vedere sempre e in tutto la volontà di Dio e cercare il modo di uniformarci ad essa. Ossia, sforziamoci perché tutta la nostra vita sia ancorata sulla volontà e gloria di Gesù. Vivendo in questo modo siamo certi che le cose di quaggiù non ci faranno soffrire, perché tutti gli avvenimenti della vita, favorevoli o avversi, saranno pieni della gloria divina. In tutto vedremo la volontà di Gesù infinitamente buona e benefica, che vuole la nostra felicità e la realizza con ogni mezzo. Vi assicuro che se viviamo in questo modo né le persecuzioni, le calunnie, le contrarietà e perfino la privazione da ogni appoggio e consolazione umana vi rattristeranno, anzi vi sentirete felici e godrete pace e tranquillità invidiabili. Cioè, il nostro cuore e il nostro spirito traboccheranno di gioia, perché ciò che fa soffrire l'anima che ama e che in tutto vede la volontà divina è unicamente l'assenza di Gesù. Questo sì è un martirio!
El Pan 8, 615-618.620
Care figlie, consideriamo oggi la guarigione che Gesù operò nella figlia della Cananea. La Cananea è l'esempio della preghiera perfetta, della fede e della speranza. Approfittando dell'occasione che le presentava la grazia divina, andò incontro a Gesù e si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio", mostrando così di credere che Gesù poteva risanare sua figlia e che l'avrebbe guarita, tanto che neppure lo chiese, ma si limitò a dirgli che era tormentata da un demonio. È così grande la sua fede nel Signore e lo crede così buono e pieno di amore che pensa che anche solo dicendogli ciò che la fa soffrire, Egli vorrà guarire e guarirà sua figlia. Ella perseverò, pur vedendo che i discepoli intercedevano per lei tanto imperfettamente, cioè solo perché con le sue grida li infastidiva, e non perché Dio fosse glorificato a motivo del miracolo, né per dare ad essa consolazione nella sua sofferenza. Dissero infatti: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro".
Nonostante questa intercessione, Gesù mostrò di rifiutare la supplica della donna dicendo: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". Ma lei, invece di perdersi d'animo per questa spiacevole risposta del Signore, pur così mite e buono, perseverò nella sua fede e nella speranza. Mettendoglisi davanti, si prostrò ai suoi piedi e lo adorò dicendo: "Signore, aiutami!". La Cananea, figlie mie, fu umile, paziente e prudente. Gesù, vinto dalla fede, umiltà, pazienza, fiducia e perseveranza della Cananea, la premiò e pieno di ammirazione le disse: "Donna, grande è la tua fede; sia fatto come tu vuoi"
SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE
Ad ogni invocazione diciamo. Signore, donaci fede viva, speranza certa, amore operoso.
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Concludiamo con la Preghiera nelle tentazioni
Mio Dio, a voi ricorro, in voi confido... Caro Signor mio, non abbandonare l'opera delle tuee mani ed il prezzo del vostro sangue; Gesù crocifisso una volta per me, non permettete che vi crocifigga di nuovo col peccato. Caro mio Gesù, non lasciate divenire preda dei vostri nemici un'anima che tanto è costata alla vostra carità...
Gesù e Maria, vi raccomando l'anima mia... Protettori miei cari, Angelo mio custode, difendetemi dai miei nemici. Amen.
Canto eucaristico: Adoro Te
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen.
Sia benedetto Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo
Sia benedetta la Sacra Famiglia Gesù. Maria e Giuseppe.
Siano benedetti tutte le gerarchie angeliche che stanno al servizio di Dio
Siano benedetti tutti i Santi abitanti del cielo che intercedono per noi
Siano benedette tutte le anime del purgatorio che si purificano per accedere al Regno di Dio.
Siano benedetti tutti i figli della Chiesa che vivono nel timore santo di Dio.
Benedetti noi se sapremo fare della nostra vita un inno di gloria alla SS. Trinità e un canto d’amore per i nostri simili.
Canto finale: Salve Regina