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GIUGNO 2017

     

 

GIUSTIZIA

 

Canto eucaristico: Davanti al Re

 

ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’ NELL’OSTIA SANTA

 

  • Gesù, credo che Tu sei nell’Ostia Santa e resti umile e silenzioso in mezzo a noi.
  • Io vengo a Te con la mente piena di sentimenti tanto angosciosi quanto inutili e chiedo a Te, vittima immolata, luce e consolazione.
  • In questo istante capisco che dovrei essere io a consolare Te, perché sei Tu e non io ad essere stato costretto a ridurti in un frammento di pane, per rimanere con noi, e salvarci dalla cecità, che ci porta ad inseguire fantasie ingannevoli e bugiarde.
  • Perdonaci, Gesù, e rendi il nostro cuore umile e riconoscente, per restare innanzi a Te, contemplando l’immenso amore che Tu hai per ciascuno di noi.
  • Ti lodiamo e ringraziamo o Dio nascosto, che nel silenzio eloquente dell’Ostia santa ci educhi a cercare l’assoluto di Dio e a rinunciare alle povere vanità del mondo.

 

ASCOLTIAMO LA PAROLA

 

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt20:1-16)

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

 

RIFLETTIAMO INSIEME

 

  • Signore, Tu ci hai chiamati a lavorare nella tua vigna in orari diversi: chi all’alba, chi nella luce tenue del mattino, chi nel calore del mezzogiorno, chi nel pomeriggio, chi al calar del sole, ma siamo tutti qui per dirti grazie per il grande onore che ci hai fatto, chiamandoci a prenderci cura della tua eredità.
  • Forse abbiamo cominciato con zelo riconoscente, abbiamo testimoniato ad altri la bellezza e la pace che si sperimenta quando si lavora al tuo servizio. Ma poi abbiamo sentito diminuire lo zelo, aumentare la fatica e ci siamo limitati a ricordare con nostalgia i bei tempi che furono.
  • Se questo è avvenuto, perdonaci, Signore e rinnova la tua Pentecoste su di noi. Ricordaci che lavorare nella vigna del Signore è un grande onore, è una grazia, una grande opportunità che Tu ci doni. Quando siamo chiamati a fare qualcosa che possa aiutare i fratelli ad avvicinarsi a Dio, è un privilegio. Rifiutarlo per fare altre cose nostre, di poco valore, è uno sbaglio grandissimo.
  • Signore Ti ringraziamo se ci hai chiamati fin dall’alba della nostra vita e non ci hai permesso di conoscere la malizia del mondo, ma anche se ci hai chiamati nella giovinezza ti ringraziamo, perché abbiamo potuto donarti tutto il vigore degli anni migliori. Ti preghiamo, però, di continuare a benedire il tempo che ci resta da vivere, perché non sciupiamo nemmeno un istante e lo trasformiamo tutto in sacrificio gradito a Te.
  • Ti offriamo, Signore, tutte le potenzialità che Tu ci hai donato, per servirti nei fratelli, disponi i loro cuori all’ascolto attento del tuo Spirito, perché nonostante la fragilità dello strumento che Tu usi, la tua vita prorompa rigogliosa nei loro cuori per la loro gioia e la tua gloria. Amen.

 

Canto: Simbolum

PREGHIERA LITANICA

 

  • Signore, mettiamo davanti a Te tutti i bambini del mondo; sono anime pure ed innocenti, spontaneamente orientate verso la bellezza, la luce, l’amore che emana da Te;
  • Non permettere il fango del mondo macchi il candore dei loro cuori innocenti, salvali da questo mondo corrotto, deviato dal maligno.
  • Signore, ti preghiamo per i fanciulli, è il tempo migliore per stabilire con Te un bel rapporto d’amore e di amicizia;
  • Accoglili nella tua intimità, conquista i loro cuori, prima che il mondo li corrompa con i loro sapori forti e nauseanti.
  • Signore, ti presentiamo i giovani alle prese con studi e ricerca di lavoro, immersi in un mondo che li stordisce con le sue vanità, con le sue false luci, con i suoi idoli di cartone, con amori infedeli densi di delusioni e di sconfitte;
  • Aiutali, Signore a fare discernimento a tornare sul valori evangelici, a tornare a Te, l’unico che non delude e non confonde, fa’ che non cedano alla disperazione.
  • Signore, ti presentiamo i fidanzati, alle prese tra incertezze e speranze, tra difficoltà di guadagnare la propria autonomia e ingiustizie sociali, tra consuetudini di sfarzo all’insegna della vanità e desiderio di semplicità;
  • Aiutali, Signore, a non scoraggiarsi e a dar valore a ciò che può favorire la continuità di una relazione sempre più solida e confortevole.
  • Signore, ti presentiamo le famiglie, Tu vedi la fatica che fanno i coniugi a conciliare le loro personalità in lotta tra autoaffermazione e capacità di dono generoso, tra lavoro ed esigenze familiari, tra difficoltà a far quadrare il bilancio e incertezza nel lavoro.
  • Sostieni, Signore, la loro fede perché non disperino e non cedano alla violenza.
  • Signore, ti presentiamo gli anziani alle prese tra impotenza e solitudine, tra nostalgie e abbandoni da parte delle nuove generazioni troppo impegnate a realizzare se stessi, tra senso di inutilità e incapacità di intraprendere nuove iniziative adeguate alle proprie possibilità.
  • Confortali, Signore, dona loro la sapienza, per valorizzare il maggior tempo a loro disposizione per la preghiera e il volontariato; aiutali ad intensificare l’intima relazione con Te, capace di colmare ogni vuoto.
  • Signore, ti presentiamo tutti i derelitti della terra, gli esclusi, quelli che nessuno ama.
  • Resta vicino al loro cuore ferito e confortali con la tua presenza, dona pace ai loro cuori, una speranza certa che radica oltre la terra, dove non c’è ingiustizia, disprezzo, prepotenza, oppressione, abbandono ma comunione perfetta e eterna gioia. Amen.                                                                                                                               

 

CORONCINA AL SACRO CUORE DI GESÙ

 

1 - O mio Gesù, che avete detto: «In verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchia- te e vi sarà aperto!», ecco perché io picchio, io cerco, vi chiedo la presente grazia . . . (Chiedere una grazia)

Pater, Ave, Gloria

Canto: O dolce Cuor del mio Gesù, deh, fa’ ch’io t’ami sempre più.

 

2 - O mio Gesù, che avete detto: «In verità vi dico, qualunque cosa chiedete al Padre mio, nel mio nome, Egli ve le concederà», ecco che al Padre vostro, nel vostro nome, vi chiedo la presente grazia . . .

Pater, Ave, Gloria

Canto: O dolce Cuor del mio Gesù, deh, fa’ ch’io t’ami sempre più.

 

3 - O mio Gesù, che avete detto: «In verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai», ecco che appoggiato all’infallibilità delle vostre sante parole vi chiedo la presente grazia . .

Pater, Ave, Gloria

Canto: O dolce Cuor del mio Gesù, deh, fa’ ch’io t’ami sempre più.

 

PREGHIERA

O Sacro Cuore di Gesù, cui una sola cosa è impossibile, quella cioè di non avere compassione degli infelici, abbiate pietà di noi miseri peccatori ed accordateci le grazie che vi domandiamo per mezzo dell’Immacolato Cuore di Maria, Vostra e nostra tenera Madre.

San Giuseppe, Padre putativo del Sacro Cuore di Gesù, pregate per noi.

Salve Regina

ASCOLTIAMO MADRE SPERANZA

 

Cari figli, consideriamo oggi la parabola degli operai mandati nella vigna. Dio premia secondo i meriti. Il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa, Dio, il quale uscì al mattino molto presto e poi ancora all'ora sesta e all'ora nona, cioè in tutte le età degli uomini, per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna - per porre gli uomini nello stato che corrisponde a ciascuno.

Uscì anche all'ora undicesima e incontrò altri che se ne stavano là e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?". Il Signore non vuole infatti che si passi il tempo nell'ozio, dato che non c'è nulla di più nostro del tempo, che giunge al suo termine quando meno lo pensiamo e dopo la morte è troppo tardi.

Egli disse al suo fattore - Cristo nostro Signore che è colui che ci deve ricompensare-: "Chiama gli operai e dà loro la paga". Non si ricompensano gli oziosi, ma gli operai, quelli che hanno lavorato. Il Signore diede il medesimo salario ai primi come agli ultimi, perché Egli non premia i giusti soltanto a motivo del tempo più lungo che impegnano nel lavoro, ma soprattutto a motivo della purezza d'intenzione, del fervore del cuore e dello zelo nelle opere.

Gli operai nel ritirare la paga mormoravano dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hanno trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e del caldo". Quelli che parlano così, figlie mie, sono quegli operai vecchi e mediocri che lodano le proprie cose e disprezzano quelle dei giovani, sebbene questi ultimi siano più perfetti. Essi credono di meritare una maggiore ricompensa perché considerano solo il tempo che portano, e non la perfezione delle opere. Non considerano che Dio dà al fervore con cui si compiono le opere una ricompensa tanto grande da provocare l'invidia dei giusti e dei beati, se questi potessero provare invidia.

Gesù disse: "Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti", cioè molti sono chiamati alla perfezione e pochi coloro che la raggiungono; molti coloro che sembrano emergere in santità, mentre in realtà sono tiepidi; molti i chiamati alla fede e pochi quelli che non le si oppongono.

Ricordiamo sempre che il merito, che ci fa guadagnare il salario della nostra salvezza, è nelle nostre mani se rispondiamo alla chiamata che ci viene rivolta di lavorare nella vigna del regno del nostro Dio. La chiamata ci giunge continuamente perché i raggi del Sole di giustizia, Gesù Cristo, sono sempre pronti ad entrare attraverso le finestre della nostra anima, ed entrano se noi non le chiudiamo. Neppure dimentichiamo, figlie mie, che il tempo utile per meritare è la vita presente fino alla morte, mentre siamo ancora viaggiatori; che la causa del merito è la bontà del nostro Dio e il premio corrisponde più alla perfezione delle opere che al numero e alla durata di esse.

Dio, continuando sempre a chiamare l'uomo che non fa nulla per guadagnare il suo salario per l'eternità, si manifesta infinitamente buono e misericordioso, e infinitamente giusto nel dargli la ricompensa secondo la perfezione delle sue opere, anche se compiute nell'undicesima ora. Non dimenticate, figlie mie, che la pigrizia degli operai oziosi si vince con la diligenza e lo zelo, e l'invidia degli operai scontenti con la carità.                                                                                   (Le Ancelle dell'Amore Misericordioso, 1943, nn. 694-700)

 

Vite esemplari: S. Martino de Porres

 

Martino fu il primo mulatto a essere riconosciuto dalla Chiesa per la sua eroica virtù cristiana. Nato a Lima in Perù il 9 dicembre 1575, era figlio naturale di don Juan de Porres, un aristocratico spagnolo, e di Anna Velàzquez, una ex schiava di colore, di Panama. Juan fu molto deluso per il fatto che suo figlio avesse ereditato i lineamenti e la carnagione della madre, e quando Martino alla fine fu battezzato (il 9 novembre 1579), fu iscritto nel registro come «figlio di padre ignoto».

Rifiutando di riconoscere pubblicamente Martino e sua sorella minore come suoi figli, Juan li costrinse ad appartenere alla categoria di "figli illegittimi", un enorme svantaggio nella società gerarchica di Lima di quei tempi. Comunque, pur affidandoli quasi completamente alle cure della madre, non abbandonò del tutto le sue responsabilità, dato che portò i figli con sé in Ecuador, dove ricevettero una certa istruzione. Inoltre, quando fu nominato governatore di Panama, fece assumere Martino, che aveva a quel tempo dodici anni, come apprendista presso il dottor Marcelo de Ribera a Lima.

Dal dottor Ribera, Martino ricevette buone basi di medicina e molte altre nozioni mediche: come fermare le emorragie, curare le ferite e le fratture, prescrivere medicinali; la combinazione di queste conoscenze teoriche e pratiche con quelle ricevute dalla madre, famosa per la sua conoscenza delle erbe mediche, tornò utile. Per molte volte nel corso degli anni si occupò delle malattie che la medicina convenzionale non riusciva a curare.

All'età di sedici anni, Martino de Porres, già membro del Terz'ordine di S. Domenico, fu accolto dai domenicani nel convento del S. Rosario di Lima non come religioso ma come membro laico del Terz'ordine,  perché le leggi del tempo impedivano agli indiani e ai neri di entrare a far parte di un Ordine Religioso. Solo nel 1599, all'età di ventiquattro anni, pronunciò la professione come fratello laico.

Un membro della congregazione, Fernando de Aragonés, ne dà un'immagine complessiva: «Erano molti i lavori di cui si occupava frate Martino de Porres: era barbiere, chirurgo, guardarobiere e infermiere. Ognuno di questi lavori era abbastanza gravoso per un uomo solo, ma Martino vi si dedicava con grande generosità, prontezza e attenzione ai dettagli, senza sentirne il peso. Era sorprendente e mi fece capire che quello che nella sua anima lo legava a Dio era effetto della grazia divina». Altri descrissero esempi più specifici della sua carità e del suo potere straordinario di guarigione. Era solito dire sorridendo: “Io ti curo, Dio ti guarisce”.

Martino non svolse la sua attività solo all'interno della congregazione. Ad assillare particolarmente il suo cuore, era la situazione che egli ben conosceva, degli orfani, abbandonati a se stessi, costretti a vagare per le strade, dediti all’accattonaggio, privi di qualsiasi educazione e senza speranza di riscatto. Per loro fondò un istituto - El asilo de Santa Cruz, il primo collegio del Nuovo Mondo! - dove li accolse a decine, garantendo loro non soltanto il necessario mantenimento, ma la presenza stipendiata di assistenti ed educatori.

Gli fu dato poi il compito di distribuire ai poveri, ogni giorno, il cibo del convento (che si dice moltiplicasse miracolosamente in caso di bisogno) e si prese personalmente cura degli schiavi deportati in Perù dall'Africa. La sua ambizione più grande era di essere mandato in qualche missione all'estero, per la gloria del martirio, ma dal momento che non era possibile, decise di infliggersi rigorose penitenze (si parlò molto durante il processo di beatificazione non solo delle penitenze, ma anche delle straordinarie doti soprannaturali, inclusa la capacità di passare attraverso le porte chiuse). Il suo amore per le creature di Dio si estendeva agli animali (divenne noto come il S. Francesco delle Americhe.

Alla sua morte avvenuta il 3 novembre 1639, prelati e nobili, oltre a gente d'ogni estrazione sociale, parteciparono alla processione funebre, acclamandolo come loro santo. Fu beatificato nel 1837, dopo molti ritardi, e canonizzato il 6 maggio 1962 da Papa Giovanni XXIII.  E’ stato proclamato “patrono della giustizia sociale” in Perù.

 

Canto: Dov’è carità e amore

 

 

SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE

 

 

Ad ogni invocazione diciamo: Signore, rendi il nostro cuore simile al tuo

 

**********************

 

Gesù, Fratello mio, Tu che mi chiami invano ogni giorno, Tu che mi guidi ogni attimo,  in ogni passi che decido di percorrere, senza lasciarmi solo, fa' che, attraverso la Tua Parola, ricca di amore e mistero, riesca a capire le parole che pronunciassi a Nicodemo: "Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel Regno di Dio”. Permetti, attraverso lo Spirito Santo, anche a me di capire e di poter mettere in pratica i tuoi insegnamenti. Aiutami ad aprire il mio Cuore per potere, un giorno, ascoltare la tua voce, come facesti con i tuoi discepoli. Aiutami ad aprire gli occhi per vedere la Luce che Sei, come facesti con il cieco. Aiutami, senza dover toccare, a comprendere che tutto puoi, per poter rinascere a vita nuova senza dover morire.... Pensaci Tu, o mio Gesù..... Amen

 

Canto eucaristico: Ai tuoi piedi

 

Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.

 

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano lodati ed esaltati nei secoli.

Gli angeli, i santi e tutti gli uomini di buona volontà siano benedetti da Dio. Amen

 

Canti finale: In cielo sei splendente di bellezza

 

 

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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