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GENNAIO 2021

     

 

L’AMORE E’ PAZIENTE

 

Canto eucaristico: Pane del cielo

 

ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’ NEL TABERNACOLO

 

  • Gesù buono, aumenta la mia fede. So che Tu sei presente nell’Ostia santa, ma il mio cuore non si stupisce, resta apatico e indifferente davanti a Te. Brucialo con il tuo amore questo mio cuore, ma se non vuoi coinvolgere i miei sentimenti, accetta il desiderio sincero di amarti, di adorarti, di servirti.
  • Gesù, noi siamo la voce del creato ed esso ti loderà se noi, contemplandolo, sapremo vedere Te, autore di tante meraviglie e sapremo lodarti e benedirti per le montagne, per l’aria, l’acqua, la vegetazione, la miriade di animali piccoli e grandi che Tu hai fatto per noi …
  • Se sapremo dirti grazie per ogni foglia, per ogni filo d’erba che Tu crei e alimenti perché possiamo respirare, per l’acqua elemento essenziale che Tu non hai permesso che fosse consumata dall’uso ma hai stabilito per essa un ciclo che continuamente la purifica e la rigenera.
  • Quante premure ci sfuggono, che Tu ci riservi per proteggere la nostra vita. Ci hai fatto con sapienza e amore e noi ti ringraziamo e ti chiediamo perdono se banalizziamo tutto con la nostra superficialità.

ASCOLTIAMO LA PAROLA (Lc. 13,6-9)

 

 Diceva anche questa parabola: “Un uomo aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»». 

 

RIFLETTIAMO INSIEME

 

            Quest’albero di fichi l’ha piantato il Signore e sicuramente lo ha affidato a noi perché gli diamo un nome. Io posso pensare che porti il mio nome, tu chiamalo come vuoi, ma c’è un particolare: questo fico mette tante foglie ma fichi niente. E’ bello a vedersi ma non è utile, non raggiunge il fine per cui un albero da frutto è stato creato, quello di dare nutrimento all’uomo.

            E allora questo fico è la mia immagine, sono io che parlo, ascolto, consiglio … ma Dio, guardandomi, vede che non porto frutti: le parole volano, forse interessano un momento ma poi si scordano perché non sono supportate dall’esempio, cioè “la Parola” non la applico alle circostanze della mia vita0, perché possa essere veicolatA dallo Spirito e penetrare nei cuori.

Forse questo succede anche a te, che dici tante parole ai tuoi figli, al tuo coniuge ma non vedi frutti di cambiamento in loro? Forse anche tu hai bisogno di mettere in pratica la Parola di Gesù, per diventare esempio di vita nella riflessione, nella pazienza, nell’accettazione, nel dialogo sofferto ma sereno, un dialogo che viene dal cuore, perché le verità scomode non le accogliamo volentieri neanche noi.

Le nostre imperfezioni ci devono far filtrare le imperfezioni altrui e renderci comprensivi, misericordioso, fiduciosi che il tempo saprà far maturare qualche frutto, soprattutto se noi, come il contadino della parabola, sapremo lavorare il terreno con la preghiera, il servizio generoso, con qualche sacrificio che proprio la coniugalità o la paternità - maternità ci procura. Abbiamo la possibilità di valorizzare tutto questo, offrendolo per amore, insieme al sacrificio di Gesù. I figli e forse anche il coniuge, si educano all’altare, immergendoli continuamente nel sangue di Cristo, che si offre a noi, proprio per essere medicina, nutrimento, perdono, sapienza divina.

E’ bravo questo contadino che intercede presso il padrone che vuole tagliare l’albero; s’impegna di persona a zappare, concimare, difendere l’albero dai parassiti, in modo che il prossimo anno possa ottenere dei frutti.

E’ l’impegno che dobbiamo prendere io e te per ottenere frutti dagli alberi che Dio ci ha affidati.

                                                          ASCOLTIAMO PAPA FRANCESCO

            Il cristiano deve essere coraggioso e davanti al problema, davanti ad una crisi sociale, religiosa deve avere il coraggio di andare avanti. E quando non si può far niente,  sopportare con pazienza, sono le due virtù di Paolo.

Nel Vangelo è bello quel brano che ci parla del pastore che, quando torna all’ovile, si accorge che manca una pecora, lascia le 99 e va a cercarla, a cercarne una. Ma, fratelli e sorelle, noi ne abbiamo una; ci mancano le 99! Dobbiamo uscire, dobbiamo andare da loro! In questa cultura - diciamoci la verità - ne abbiamo soltanto una, siamo minoranza! E noi sentiamo il fervore, lo zelo apostolico di andare a trovare le altre 99? Questa è una responsabilità grande, e dobbiamo chiedere al Signore la grazia della generosità e il coraggio e la pazienza per uscire ad annunziare il Vangelo.

Ah, questo è difficile. E’ più facile restare a casa, con quell’unica pecorella! E’ più facile con quella pecorella, pettinarla, accarezzarla... ma noi preti, anche voi cristiani, tutti: il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecorelle; pastori! E quando una comunità è chiusa, sempre tra le stesse persone che parlano, questa comunità non è una comunità che dà  vita. E’ una comunità sterile, non è feconda. La fecondità del Vangelo viene per la grazia di Gesù Cristo, ma attraverso noi, la nostra predicazione, il nostro coraggio, la nostra pazienza. 

 

Canto: Il Signore è il mio pastore

 

Papa Benedetto XVI – Omelia 15.12.2011 Proprio nella pazienza, nella fedeltà e nella costanza della ricerca di Dio, dell’apertura a Lui, Egli rivela il suo Volto. Non abbiamo bisogno di un dio generico, indefinito, ma del Dio vivo e vero, che apra l’orizzonte del futuro dell’uomo ad una prospettiva di ferma e sicura speranza, una speranza ricca di eternità e che permetta di affrontare con coraggio il presente in tutti i suoi aspetti. [...] Dio non è lontano dall’uomo, ma si è chinato su di lui e si è fatto carne (Gv 1,14), perché l’uomo comprenda dove risiede il solido fondamento di tutto, il compimento delle sue aspirazioni più profonde: in Cristo. La pazienza è la virtù di coloro che si affidano a questa presenza nella storia, che non si lasciano vincere dalla tentazione di riporre tutta la speranza nell’immediato, in prospettive puramente orizzontali, in progetti tecnicamente perfetti, ma lontani dalla realtà più profonda, quella che dona la dignità più alta alla persona umana: la dimensione trascendente, l’essere creatura ad immagine e somiglianza di Dio, il portare nel cuore il desiderio di elevarsi a Lui.

C’è, però, un altro aspetto che vorrei sottolineare. San Giacomo ci ha detto: «Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza» (5,7). Dio, nell’incarnazione del Verbo, nell’incarnazione del suo Figlio, ha sperimentato il tempo dell’uomo, della sua crescita, del suo farsi nella storia. Quel Bambino è il segno della pazienza di Dio, che per primo è paziente, costante, fedele al suo amore verso di noi; 

PREGHIERA LITANICA

 

  • Gesù, questa parabola Tu l’hai raccontata per me, pensando a me che parlo e non fecondo le mie parole con il sacrificio come hai fatto Tu nell’Incarnazione, dove ti sei sottoposto al ritmo umano della crescita.
  • Abbi pietà di me che pretendo che tutto avvenga appena pigio un tasto, formulo una richiesta, ma non accetto il sacrificio dell’attesa.
  • Gesù, Tu, Parola divina, hai avuto bisogno che Maria e Giuseppe t’insegnassero a parlare, perché vuoi la nostra collaborazione nell’opera della redenzione.
  • Perdonami per tutte le volte che mi lamento che le mie parole non vengono ascoltate, che le mie preghiere non vengono esaudite e sono anche capace di pensare che Tu sei indifferente al mio soffrire.
  • Gesù, io, come l’albero vanitoso, espongo le mie presunte qualità, la mia esteriorità. Le mie pratiche religiose vuote di contenuto e perciò sterili, il mio darmi da fare in una carità che si esibisce e ritengo non pertinenti quelle richieste che implicano una revisione della mia quotidianità.
  • Quante volte, di fronte al bisogno di un fratello, ho detto: “Non spetta a me, ci sono i servizi sociali, ci sono altre realtà che possono  risolvere questo problema” E Tu mi direi: “Avevo bussato alla tua porta e Tu non mi hai accolto”!
  • Gesù, il contadino misericordioso, che perora la causa del fico sterile voglio essere io, almeno questo compito voglio farlo, ti prego e ti pregherò perché Tu abbia misericordia di tutte le creature che bussano alla porta del mio cuore.
  • Gesù, vogliamo impegnarci  a produrre frutti di testimonianza, di annuncio, di guida per tante anime che sono in cerca di senso per la loro vita.

 

Canto: Adoro Te

ASCOLTIAMO MADRE SPERANZA

La parabola del fico sterile

 

          Care figlie, meditiamo sulla parabola del fico sterile e maledetto. Questo fico rappresenta l'uomo che non dà il frutto delle buone opere. Dio decide di sradicare l'uomo sterile, ma usa misericordia sospendendo la sua decisione per l'intercessione dei santi e le preghiere dei giusti. Il padrone del fico che viene a cercarne il frutto è Gesù; il fico che non dà frutto siamo noi quando trascuriamo le buone opere, le opere della carità che dobbiamo produrre in conformità al nostro stato.

            Il vignaiolo, che chiede a Gesù di attendere ancora un anno prima di tagliare il fico, per avere la possibilità di zappare la terra con i rimproveri e le correzioni e di concimarla con le umiliazioni e le mortificazioni affinché la pianta produca il frutto richiesto dalla sua vocazione, sono le nostre superiore, alle quali Dio ci ha affidate. Esse ci guidano e con la preghiera ottengono dal Signore la grazia che il castigo sia sospeso.

            Il fico maledetto, figlie mie, è l'immagine del religioso che giunge ad essere privato della linfa della grazia per non aver presentato opere buone all'arrivo del suo Signore. E così si secca completamente, a partire dalle foglie. Tornando al mattino in città, Gesù sentì fame e vedendo un fico vicino alla strada gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e disse: "Non nasca mai più frutto da te". E subito quel fico si seccò.

       Riflettiamo, figlie mie, sul fatto che il Signore, avendo fame, andò sotto il fico che stava sulla strada e, non trovando altro che foglie, lo maledisse. Questo fico siamo noi, piantati sulla strada della vita, e il Signore che ha fame desidera prendere da noi il frutto del nostro intelletto, della nostra volontà, dei sentimenti e delle opere, ma non trova nient'altro che foglie, cioè apparenze, perché non abbiamo utilizzato la linfa del terreno per produrre buoni frutti.

       Stiamo attente, figlie mie, affinché alla sua venuta il Signore trovi in noi buoni frutti, soprattutto di carità e di umiltà di cuore, e non le foglie delle apparenze, altrimenti c'è pericolo che Egli ci tolga la linfa della sua grazia. Il frutto che Gesù esige dalle Ancelle dell'Amore Misericordioso è quello dell'amore, della carità, dell'umiltà e del sacrificio.

 

RICORDANDO I COMANDAMENTI

  • Gesù buono, tanti fratelli e sorelle, vivono senza levare a te il loro sguardo, senza rivolgerti un pensiero, senza dirti grazie …
  • Abbi pietà di loro e risveglia i loro cuori.
  • Gesù, alcuni non ricordano che il Padre tuo ha detto: “Io sono il Signore Dio tuo” e quindi ci ha fatto capire che non c’è autorità superiore alla sua..
  • Abbi misericordia  per chi non riconosce in Dio l’autorità suprema e vive come se Dio non esistesse.
  • Il Padre ha detto: “Non avrai altro Dio fuori di me”, ma oggi si tende a credere che ogni religione è buona e non occorre convertirsi al vero Dio.
  • Opera con i tuo Spirito nella santa Chiesa, perché questo errore sia corretto.
  • “Non nominare il nome di Dio invano” Comandamento per il giusto rispetto verso Dio, ma molti bestemmiano il tuo nome e lo accostano a oscenità esecrabili.
  • Accetta, Gesù, la nostra lode e la nostra riparazione  e converti questi nostri fratelli.
  • “Ricordati di santificare le feste” Tu, Signore del tempo, ti accontenti di poco, il tempo di partecipare al tuo sacrificio redentore almeno la domenica e le altre feste comandate, ma per molti la domenica è solo tempo di evasione, di divertimento e spesso anche di divertimento illecito..
  • Signore buono, chi sosterrà il tuo sguardo nel giorno della verità? Aiutaci a svegliarci da questa comoda vita basata sul “Mi piace”, liberaci da questa schiavitù, per impostare una vita secondo la segnaletica divina che il Padre tuo ci ha dato.

 

SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE

 

Ad ogni invocazione diciamo: Signore Gesù, presenta al Padre la mia preghiera.

 

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PREGHIERA A SAN MICHELE ARCANGELO

O Principe gloriosissimo delle miliziei celesti, San Michele Arcangelo, difendici nei combattimenti e nelle lotte terribili che dobbiamo sostenere in questo mondo, contro il nemico infernale. Vieni in aiuto agli uomini, combatti ora coll'esercito degli angeli Santi le battaglie del Signore, come già combattesti contro il capo degli orgogliosi, Lucifero, e gli angeli decaduti che lo seguirono.

Tu Principe invincibile, soccorri il popolo di Dio e procuragli la vittoria. Tu che la Santa Chiesa venera come custode e patrono e si gloria di avere e suo difensore contro le melvagie dell'inferno; Tu a cui l'Eterno ha confidato le anime per condurle nella celeste beatitudine, prega per noi il Dio delle pece, affinché il demonio sia umiliato e vinto e più non possa tenere gli uomini sotto la schiavitù, nè nuocere alla Santa Chiesa.

Offri al trono dell'Altissimo le nostre preghiere affinché le sue misericordie scendano subito su noi e l'infernale nemico più non possa sedurre e perdere il popolo cristiano, Cosi sia.

 

Canto eucaristico: Davanti al Re

 

Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.

 

  • Sia benedetto Dio Creatore del tempo e della storia.
  • Sia benedetto Gesù, Figlio unigenito e nostro Redentore.
  • Sia benedetto lo Spirito Santo vita del nostro Dio.
  • Sia benedetta Maria, creatura perfetta che intercede per noi.
  • Siano benedetti gli Angeli che lodano Dio per noi e ci assistono in nome di Dio.
  • Benedetti tutti i santi del cielo che vivono la perfetta armonia nell’amore.
  • Benedette le anime purganti che si purificano per essere meno indegni del loro Dio.
  • Benedetti noi se sapremo utilizzare tutto il tempo nell’amore, per trovarci ricchi di meriti in cielo.

 

Canto finale: Magnifica il Signore.

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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