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DICEMBRE 2020

     

 

L’AMORE E’ UNITA’

 

Canto eucaristico: Pane del cielo

 

  • Gesù, Che vivi in profonda unità con il Padre e lo Spirito Santo e ci hai creato con sapienza e amore per inserire anche noi in questo cerchio indistruttibile d’amore per la vostra gloria e per la nostra gioia eterna, Infondi nei nostri cuori sentimenti di gratitudine, di vero gaudio spirituale, sapendo di essere amati e desiderati da Dio stesso!
  • Ma Gesù, perché siamo così refrattari alle notizie divine che dovrebbero farci uscire di senno per la gioia? Lavora il nostro cuore con il tuo Fuoco divino, ne abbiamo bisogno perché siamo povere creature incapaci di elevarci oltre l’immediato.
  • Madre Speranza, pur assillata da compiti gravosi, aveva la capacità di agire all’interno del mistero che l’avvolgeva e qualunque cosa faceva era orienta a darti gloria e a compiere fedelmente la tua volontà, dona anche a noi la capacità di crearci questa cella interiore, abitata da Te perché anche noi vogliamo fare tutto con Te e per Te.

 

ASCOLTIAMO LA PAROLA

 

Dal Vangelo di S. Giovanni apostolo (Gv 17,11.20-24) Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quelli che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Non credo solo per questi, ma per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gioia che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Parola di Dio.

 

RIFLETTIAMO INSIEME

 

  • Chi ama desidera stare con la persona amata e Gesù che ama il Padre, brama di tornare a Lui, anche se pur incarnandosi, non si era mai allontanato dalla comunione trinitaria. Ma ama anche gli uomini e in particolare ama i suoi apostoli, i suoi discepoli di ieri e di oggi e supplica il Padre di custodirli nel suo amore.
  • Lui deve passare attraverso il blackout della morte e questa momentanea sua assenza potrebbe essere pericolosa per loro, per questo chiede al Padre di custodirli, nel suo amore.
  • Custodire è più che conservare, riporre, è mettere sotto custodia, quindi implica una sorveglianza. Gesù è proprio preoccupato, sa che sono fragili, nonostante la sua presenza incarnata, la loro umanità fa sentire loro il morso del rifiuto del dolore e la brama della comodità, del più facile, del più piacevole, in qualcuno c’era anche la sete dell’avere e del potere.
  • Queste tre concupiscenze sono tarli che rodono e assillano chi non le sottomette alla ragione e al retto volere, cioè al volere divino e gli apostoli erano uomini ancora non redenti, in particolare Giuda era delirante al pensiero che Gesù non era quel messia potente che lo avrebbe fatto risplendere accanto a sé. Infatti, pensava umanamente: “Nell’ora del trionfo solo io, istruito nel Tempio, sono in grado di stare accanto a Lui, gli altri sono tutti ignoranti” e invece Gesù parlava di lotta e di sconfitta e ha pensato, nel suo modo di ragionare solo umano “Ma Gesù è un delirante, un depresso, meglio tornare dagli antichi amici del Sinedrio”
  • Tutto questo Gesù lo leggeva nei cuori e pregava il Padre perché fossero forti nell’ora della prova. Avrebbe gradito la loro adesione di fede proprio perché capissero che Lui desiderava dare loro la felicità perduta, reinserendoli nell’amore del Padre e perciò nella sua eterna eredità.
  • Gesù desiderava anche dal mondo l’adesione di fede, Desiderava, almeno per i prodigi che Egli operava, che era mandato dal Padre. Forse questa risposta ancora non l’ha ricevuta. Potremmo essere noi quelli che gli diamo la gioia di testimoniare che abbiamo capito il suo amore e quello del Padre e la gioia che ci inonda fin d’ora, al solo pensiero che Gesù è andato a prepararci un posto nell’intimo segreto dell’amore trinitario, fonte di ogni felicità a cui la nostra anima anela.

 

Canto: Dov’è carità e amore

 

ASCOLTIAMO IL MAGISTERO

 

Papa Benedetto XVI – Omelia del Giovedì Santo 1.4.2010

La richiesta più nota della Preghiera sacerdotale è la richiesta dell’unità per i discepoli, per quelli di allora e quelli futuri. Dice il Signore: “Non prego solo per questi – cioè la comunità dei discepoli radunata nel Cenacolo – ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (v. 20s; cfr vv. 11 e 13). Che cosa chiede precisamente qui il Signore? Innanzitutto, Egli prega per i discepoli di quel tempo e di tutti i tempi futuri. Guarda in avanti verso l’ampiezza della storia futura. Vede i pericoli di essa e raccomanda questa comunità al cuore del Padre. Egli chiede al Padre la Chiesa e la sua unità. È stato detto che nel Vangelo di Giovanni la Chiesa non compare - ed è vero che la parola ekklesia non c’è – ma qui essa appare nelle sue caratteristiche essenziali: come la comunità dei discepoli che, mediante la parola apostolica, credono in Gesù Cristo e così diventano una cosa sola. Gesù implora la Chiesa come una ed apostolica. Così questa preghiera è propriamente un atto fondante della Chiesa. Il Signore chiede la Chiesa al Padre. Essa nasce dalla preghiera di Gesù e mediante l’annuncio degli Apostoli, che fanno conoscere il nome di Dio e introducono gli uomini nella comunione di amore con Dio. Gesù chiede dunque che l’annuncio dei discepoli prosegua lungo i tempi; che tale annuncio raccolga uomini i quali, in base ad esso, riconoscono Dio e il suo Inviato, il Figlio Gesù Cristo. Egli prega affinché gli uomini siano condotti alla fede e, mediante la fede, all’amore. Egli chiede al Padre che questi credenti “siano in noi” (v. 21); che vivano, cioè, nell’interiore comunione con Dio e con Gesù Cristo e che da questo essere interiormente nella comunione con Dio si crei l’unità visibile. Due volte il Signore dice che questa unità dovrebbe far sì che il mondo creda alla missione di Gesù. Deve quindi essere un’unità che si possa vedere – un’unità che vada tanto al di là di ciò che solitamente è possibile tra gli uomini, da diventare un segno per il mondo ed accreditare la missione di Gesù Cristo. La preghiera di Gesù ci dà la garanzia che l’annuncio degli Apostoli non potrà mai cessare nella storia; che susciterà sempre la fede e raccoglierà uomini nell’unità – in un’unità che diventa testimonianza per la missione di Gesù Cristo. Ma questa preghiera è sempre anche un esame di coscienza per noi. In quest’ora il Signore ci chiede: vivi tu, mediante la fede, nella comunione con me e così nella comunione con Dio? O non vivi forse piuttosto per te stesso, allontanandoti così dalla fede? E non sei forse con ciò colpevole della divisione che oscura la mia missione nel mondo; che preclude agli uomini l’accesso all’amore di Dio? 

 

S. Giovanni Paolo II – Ut unum sint n.9 Gesù nell'ora della sua Passione ha pregato "perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17,21). Questa unità, che il Signore ha donato alla sua Chiesa e nella quale egli vuole abbracciare tutti, non è un accessorio, ma sta al centro stesso della sua opera. Né essa equivale ad un attributo secondario della comunità dei suoi discepoli. Appartiene invece all'essere stesso di questa comunità. Dio vuole la Chiesa, perché egli vuole l'unità e nell'unità si esprime tutta la profondità della sua agape. Infatti, questa unità data dallo Spirito Santo non consiste semplicemente nel confluire insieme di persone che si sommano l'una all'altra. È una unità costituita dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti e della comunione gerarchica. I fedeli sono uno perché, nello Spirito, essi sono nella comunione del Figlio e, in lui, nella sua comunione col Padre: "La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Gv 1,3). Dunque, per la Chiesa cattolica, la comunione dei cristiani non è altro che la manifestazione in loro della grazia per mezzo della quale Dio li rende partecipi della sua propria comunione, che è la sua vita eterna. Le parole di Cristo "che tutti siano una cosa sola" sono dunque la preghiera rivolta al Padre perché il suo disegno si compia pienamente, così che risplenda "agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, Creatore dell'universo" (Ef 3,9). Credere in Cristo significa volere l'unità; volere l'unità significa volere la Chiesa; volere la Chiesa significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del Padre da tutta l'eternità. Ecco qual è il significato della preghiera di Cristo: "Ut unum sint". 

PREGHIERA LITANICA

  • Signore, come è difficile per noi essere unità! Non riescono neanche i coniugi che si sono sposati per amore, appena si creano una casa per vivere insiem, cominciano a sentirsi a disagio e a non desiderare la prossimità.
  • Signore, ti preghiamo per tutte le coppie e le famiglie che non riescono a vivere l’armonia familiare perché vittime dell’individualismo che non vuol cedere nulla di sé per amore del nucleo familiare, fa’ crescere in loro, Signore, la capacità di creare la comunione.
  • Signore, anche negli ambienti di lavoro si fa fatica a disciplinare gli egoismi per svolgere serenamente il proprio compito in sintonia con chi lavora allo stesso progetto. Qui si arriva anche a brigare per screditare chi fra loro lavora con coscienza e diligenza.
  • Signore, dobbiamo salvarci tutti, donaci sentimenti di misericordia verso che rende la nostra giornata più faticosa con le sue intemperanze anche verbali e con le sue astuzie mascherate di buonismo.
  • Signore, anche nelle nostre comunità cristiane fare comunione è difficoltoso: le tre concupiscenze perdurano anche in noi che cerchiamo di fare un cammino di fede perché siamo incoerenti e poco riflessivi, poco propensi a riconoscere la nostra parte difettosa
  • Signore, rendici umili, capaci di metterci in discussione, disposti ad ascoltare chi ci corregge, chi ci avvisa dei nostri errori; insegnaci a vivere in comunione scambiandoci anche gli aiuti spirituali che ci rendono migliori al tuo cospetto.

 

ASCOLTIAMO MADRE SPERANZA

L'unione con il prossimo deve essere come quella delle membra del corpo, che si aiutano scambievolmente nell'agire, nel perfezionarsi e in tutto il resto. Richiede diverse cose, ossia: allontanare da noi ciò che può ostacolarla, cioè i vizi, combattendoli con le virtù contrarie, soprattutto con l'umiltà. Non invidiare nessuno. L'amore deve scaturire dal cuore ed essere dimostrato esteriormente con le opere. Avere molta stima degli altri e parlarne sempre bene; senza riferire quanto si è udito su di loro, tanto più se sono cose che possono amareggiare. Si devono usare sempre parole buone, che favoriscano la carità; evitando quelle pungenti che possano ferire; evitando la discussione, il contraddire e correggere gli altri quando non ci compete. Non dobbiamo solo compiere opere buone, ma farle in modo che manifestino anche la nostra retta intenzione. Qualora si verificasse uno scontro, uno screzio con qualcuno, non rispondere mai a tono, ma tacere con umiltà. Quando qualcuno ci procura dei dispiaceri, dobbiamo: Primo: allontanare da noi anche solo il desiderio di vendetta; il nostro perdono, oltre a non desiderare il male dell'altro, sia perfetto, senza che resti in noi traccia di rancore o di insofferenza; Secondo: come non dobbiamo coltivare delle preferenze per qualcuno, così non dobbiamo assecondare le antipatie. Dobbiamo anche astenerci dai giudizi preconcetti, tanto più gravi quanto più lo è la cosa di cui in cuor nostro accusiamo gli altri. Ricordiamo che i giudizi temerari provengono in primo luogo dalla nostra superbia. È contrario alla carità fraterna essere esclusivamente affezionati a due o tre persone in una comunità, perché così dimostriamo di non amare tutti allo stesso modo. (Libro delle Usanze EAM, n. 35-42

«Siamo stati creati gli uni per gli altri e viviamo gli uni negli altri perché in noi c’è qualcosa degli altri e negli altri qualcosa di nostro. Questo qualcosa degli altri che c’è in noi è la loro vita, e quel qualcosa di nostro che c’è in loro è la nostra vita. Le nostre esistenze si compenetrano scambievolmente e si identificano più o meno secondo quel che riceve e si dà ... Dio mio! Ti ringraziamo perché ci hai uniti così per l’eternità e perché fin d’ora ci fai vivere gli uni negli altri e tutti uniti a Te» (Le Ancelle dell'Amore Misericordioso 1943, n. 167

 

INVOCAZIONE A MARIA

(A voci alterne: maschi e femmine)

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

(Sottolineiamo il versetto che ci colpisce di più)

 

SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE

                                                                             

Ad ogni invocazione diciamo: Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, insegnaci ad amare.

 

*************************************

 Concludiamo con questa invocazione a Maria:

 

Guarda la stella, invoca Maria

O chiunque tu sia, che nel mare di questo mondo ti senti come sballottato in mezzo alla tempesta, se non vuoi essere sommerso dalle onde, non distogliere lo sguardo dal fulgore di questa Stella. Se insorgono i venti delle tentazioni, se vai contro gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria! Se, turbato dal pensiero delle tue colpe, stai per lasciarti vincere dalla tristezza, e sei per cadere nell' abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Seguendo lei, non devierai; invocandola, non ti smarrirai; pensando a lei, non peccherai; tenendoti stretto a lei, non cadrai; affidandoti a lei, più nulla temerai. Con il suo aiuto, ogni fatica sarà per te leggera, sotto la sua guida giungerai facilmente alla Patria Beata.

 

Canto eucaristico: Resta con noi

 

Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna

 

  • Sii benedetto, Padre buono, che ci ami di amore infinito.
  • Sii benedetto Gesù, fratello, Redentore, Salvatore, Mediatore e Riconciliatore.
  • Sii benedetto Spirito d’amore, vincolo di pace e di perdono che ci riconcili con Dio.
  • Sii benedetta Maria Mediatrice insieme a Gesù per la salvezza di noi tuoi figli.
  • Siano benedetti i nove cori angelici, perfetti esecutori del volere di Dio.
  • Siano benedette tutte le categorie di santi: Patriarchi, Profeti, Apostoli, Martiri, Confessori, Vergini e santi tutti.
  • Siano benedetti tutti i cristiani che vivono il comandamento dell’amore, seguono Gesù.
  • Benedetti noi se, facendo la volontà di Dio seguiremo l’Agnello ovunque vada.

 

Salve Regina

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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