PADRE, PERDONALI
Canto: Ai tuoi piedi
ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’
- Gesù, siamo qui davanti alla tua croce e contempliamo il volto che Tu hai scelto per noi: Il corpo proteso nel dono, le braccia aperte e inchiodate, perché nessuno, nemmeno il più grande peccatore e blasfemo le trovasse chiuse; il petto squarciato, perché chiunque abbia sete venga e beva, non alla sorgente sgorgata dalla roccia dura percossa da Mosé, ma dal Cuore divino forato dal Centurione romano, da cui sgorga la sorgente della Vita; il volto rivolto verso l’Alto in un intimo colloquio col Padre; gli occhi imploranti…
- Porgiamo attenzione alle parole uscite dalle labbra divine, lacerate dalla sete e dalle percosse: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”!
- Padre santo, ascolta l’invocazione del tuo Figlio divino, non per i meriti che non abbiamo, ma per l’Amore Misericordioso che brucia nel Cuore di Gesù e lo rende mendicante di perdono per noi suoi fratelli ingrati. Abbi anche Tu misericordia di noi. Sappiamo che meriteremmo i più grandi castighi, ma ti preghiamo insieme a Gesù, Padre, perdonaci, perché non sappiamo il dolore che diamo al Tuo Cuore di Padre e di tenera Madre, il dolore che diamo al Cuore di Gesù e a quello della Madre Vergine, che implora con noi.
- Per i loro meriti, Padre nostro, manda su di noi lo Spirito Santo a trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne, pieni di amore riconoscente, di contrizione, di penitenza, di carità operosa. Amen, Padre, amen, Gesù, amen, Spirito d’amore.
Dal vangelo secondo Luca (Lc 23,32-46)
Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.
Parola del Signore.
RIFLETTIAMO INSIEME
- Gesù, un giorno i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, ti chiesero di stare uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo Regno, ma Tu dicesti: “Non sapete cosa state chiedendo, quel posto sarà riservato a coloro a cui il Padre vorrà riservarli”.
- Ed ora ti vediamo, sul trono della tua gloria, in mezzo a due ladroni, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. Questi ha scelto il Padre per onorare il suo Figlio diletto! Ti ha mandato proprio a loro: a quelli che si lasciano convertire dalla grazia che emana dal tuo sacrificio e a quelli che resistono e compromettono la loro salvezza nonostante la grazia sia a portata di mano. E’ il grande mistero dell’uomo, creatura libera, che non sa usare la sua libertà! Tu stai in mezzo come segno di contradizione.
- Ma per gli uni e gli altri Tu dici: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
- Oggi alla tua destra e alla tua sinistra ci sono gli uomini e le donne del 21° secolo. Anche noi non sappiamo quello che facciamo: le strutture di peccato si moltiplicano e noi, impotenti, stiamo a guardare lo scempio che il demonio fa della nostra gioventù.
- L’unico orante, Signore, sei Tu, noi dormiamo come gli apostoli al Getsemani. Signore, svegliaci dalla nostra apatia, siamo come narcotizzati, il male dilania le nostre famiglie, muoviti a pietà, torna in mezzo a noi, Signore, torna con la misericordia e non con la giustizia, altrimenti siamo rovinati.
PREGHIERA DI INTERCESSIONE
- Con il buon ladrone ti diciamo, Signore, ricordati di me, ora che sei nel tuo Regno.
- Per tutti i ladri impenitenti ti diciamo, Signore, ricordati di loro, ora che sei nel tuo Regno.
- Per tutti gli adulteri ti diciamo, “ “ “
- Per tutti i prepotenti che opprimono i deboli, “ “ “
- Per tutti gli avidi di beni terreni ti diciamo, “ “ “
- Per tutti i violenti che non si controllano, diciamo, “ “ “
- Per tutti gli schiavi delle loro passioni ti diciamo, “ “ “
- Per i superficiali e irriverenti ti diciamo “ “ “
- Per tutti quelli che abusano del loro potere ti diciamo “ “ “
- Per tutti i blasfemi e maldicenti ti diciamo “ “ “
- Per tutti quelli che promuovono leggi contrarie al volere di Dio ti diciamo “
- Per quanti stanno per presentarsi al trono della Giustizia divina ti diciamo “
RIFLETTIAMO CON MADRE SPERANZA
Gesù prega per i suoi nemici
È nobile pregare per i nemici, ma molto più è scusarli con amore, come fa Gesù dicendo con incredibile carità: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno». Per scusare la malvagità dei cuori trova l’unica scusa possibile: la cecità di spirito.
Ma è proprio vero che non sanno quello che fanno? Non hanno visto i suoi miracoli? Pilato stesso non ha riconosciuto apertamente la sua innocenza? È vero che i rozzi soldati romani ignoranti, le guardie e gran parte del popolo disorientato, non sapevano ciò che facevano. A questi certamente si riferiscono le parole dell’Apostolo: «Se l’avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della vita”. Ma possono ugualmente essere scusati i sacerdoti giudei e i dottori della legge?
Sì, Gesù include pure loro nella sua commovente supplica al Padre, perché il vero amore non esclude nessuno dal perdono, neppure il più incallito dei nemici. L’esempio di amore ai nemici è per tutti i cristiani, ma ha un valore particolare per noi chiamati a donarci totalmente all’amore e alla carità senza limiti.
Il buon ladrone
«In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Lo smarrimento. La vita di un ladro che si conclude sul patibolo suppone una lunga sequenza di sbagli e di crimini. «Noi riceviamo quanto meritiamo per le nostre azioni», confessa il buon ladrone.
Era uno degli uomini sbandati, travolti dalla impetuosa corrente della vita, come alberi sradicati e abbattuti lungo il corso di un fiume. Un uomo senza patria né casa; errante e vagabondo. Quanti di questi poveri sbandati si trovano nelle grandi città. Beati loro, se alla fine, incontrano un sacerdote o religiosa nel cui spirito c’è qualcosa del buon Pastore morto sulla croce!
Il raggio di luce. Quel ladro fino ad allora non aveva conosciuto Gesù, né l’aveva mai visto. Per questo in un primo momento lo insultò come gli altri. Ma vedendone la straordinaria dignità, la pace e la mansuetudine ne fu ammirato e quel poco di rettitudine e lealtà che conservava lo porta a formulare questo giudizio: quest’uomo è innocente. «Noi abbiamo peccato; Lui invece non ha fatto nulla di male».
Strano! I sacerdoti, gli scribi, i farisei, il popolo sbandato e l’altro ladrone lo condannano esclamando “È reo di morte”. E il buon ladrone contro tutti afferma: «È innocente, non ha fatto nulla di male». Eppure il buon uomo non ha letto le sacre Scritture come i capi del Sinedrio e del tempio, né ha mai ascoltato gli insegnamenti del Signore come gli apostoli, né come Pietro lo ha visto camminare sulle acque o trasfigurato.
Egli lo vede soltanto ora, agonizzante e coperto d’ignominia, e tuttavia penetra nel mistero della croce più di tutti loro che invece si scandalizzano al vederlo così umiliato. Di più, egli arriva ad adorare come re della gloria Colui che vede pendere dalla croce: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno».
La preghiera. Non era difficile supplicare Gesù quando passava tra la gente circondato dalla fama dei suoi miracoli; quando da ogni parte si udivano richieste di aiuto e lo invocavano: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Ma ora tali acclamazioni si sono spente e al loro posto risuonano voci di scherno: «Se tu sei il Cristo salva te stesso e anche noi»; «ha salvato altri, non può salvare se stesso”.
Soltanto uno prega con grande fiducia: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». Non gli chiede di essere liberato dalla croce e da quelle sofferenze, che vuole subire per riparare i propri peccati: «Noi riceviamo ciò che abbiamo meritato con le nostre azioni». Non pretende nulla; chiede solo «ricordati di me».
Quante cose c’insegna, a volte, l’approssimarsi della morte! Ad un povero criminale insegna a pregare con tanta devozione e fervore da commuovere i presenti e il sacerdote che assistono. È una conversione autentica, in extremis; il ladrone fa quanto è necessario per morire santamente: si confessa, si pente e si volge al crocifisso come a un’ancora di salvezza, lo bacia con fiduciosa devozione e viene ricompensato in modo straordinario: il perdono completo dalle labbra stesse di Gesù, l’indulgenza plenaria in punto di morte, indulgenza che tutto cancella e l’assicurazione dell’eterna salvezza.
Si realizza così quello che Gesù aveva detto: «Molti dei primi saranno ultimi, e gli ultimi i primi».
Il buon Pastore Ciò che Gesù ha insegnato in teoria nella parabola del buon Pastore lo concretizza di nuovo sulla croce. Questo episodio manifesta la carità quasi incomprensibile del buon Pastore. Sembra che Gesù schiodi un braccio dalla croce per liberare la povera pecora impigliata fra le spine di un roveto per stringersela al cuore.
È significativo che il buon Gesù sulla croce si interessi prima di tutto del povero ladrone, poi della sua santissima Madre e quindi del discepolo amato. In un certo senso il suo amore ai peccatori precede quello per sua Madre e i suoi amici.
L’episodio condanna l’intransigenza e ogni interpretazione meschina, propria di cuori gretti, sulla magnanimità con cui Dio comunica le sue grazie. Si potrebbe forse agire con generosità maggiore di quella del Signore? È possibile superare quanto ciascuno merita o si aspetta?
Anche la Chiesa nostra madre concede nell’ora della morte le più ampie facoltà. Apre i tesori della grazia di cui dispone e lascia interamente libere tutte le vie di salvezza.
Cosa indusse il buon ladrone a rientrare in se stesso e a convertirsi all’ultimo momento? L’esempio irraggiungibile di virtù di Gesù. Che lezione! Che responsabilità se, invece di indurre i poveri peccatori a convertirsi col buon esempio: mortificazione, pazienza, mansuetudine, carità, sacrificio e abnegazione, li allontaniamo dalla Chiesa perché non risplende in noi lo spirito del Maestro!
Canto: Ecco l’uomo
«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»
- Gesù, dopo averci insegnato a vivere, c’insegni anche a morire! Quanto sei grande! Il sudore di sangue, le torture, la croce, i chiodi, gli insulti… non t’impediscono di amarci “fino alla fine”. Tu davvero puoi dire: “Tutto è compiuto!” Non ti fai nessuno sconto, non è sufficiente neanche l’essere sospeso tra cielo e terra nell’agonia mortale, per giustificare il tuo disinteresse per noi.
- Quando impareremo, Gesù? A noi bastano due gocce d’acqua per sentirci giustificati a non venire a Messa, dove si perpetua il tuo sacrificio; ci basta un piccolo raffreddore o l’invito di un amico per mancare agli appuntamenti di preghiera e di formazione….
- No, io non potrò dire: “Tutto è compiuto!”, dovrò dire: “C’è molto da riparare, manca molto per potermi abbandonare fiducioso tra le braccia del Padre, nella mia ultima ora.
- Gesù, questa sera qui, davanti a Te, chiedo la grazia della perfetta compunzione del cuore. Ti prego, mostra alla mia anima quanto ti sono costato, fammi vedere nel tuo volto sfigurato dal dolore, la gravità del mio peccato, sono troppo superficiale, sono troppo abituato a riflettere senza convinzione, ad accontentarmi del semplice languore di un momento.
- Ferisci il mio cuore indurito con la lancia del dolore, altrimenti io trascorrerò tutta la vita, senza aver versato neanche una piccola lacrima di vero pentimento.
- Penso sempre che ad ucciderti siano stati i peccatori e io mi metto tra i giusti, che possono solo puntare il dito contro gli sciagurati e non penso che proprio la mia superficialità trattiene nell’oscurità tanti fratelli che si convertirebbero se qualcuno fosse capace di offrire la sua vita per loro.
- Risveglia, Signore, il mio cuore, rendimi consapevole della mia grande responsabilità di aver capito ciò che vale nell’economia divina, e tuttavia non faccio niente per prendere sul serio gli stimoli che ricevo tutti i giorni dalla tua Parola.
- Perdona, Signore, la mia pusillanimità, perdona la mia indifferenza, perdona la mia superficialità, perdona quei peccati che la mia grossolanità non mi permette di vedere… Lavami da ogni colpa, purificami da ogni peccato. Fa’ che riconosca la mia colpa e che il mio peccato mi stia sempre dinanzi, per non dimenticare che solo nel Tuo perdono c’è la mia salvezza.
Preghiera di Gesù nell’agonia Da “La Passione” di Madre Speranza
Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito». L’alto grido di Gesù è la significativa risposta alla domanda: «Sei tu il Figlio del Dio vivente?». «Sì, lo sono» risponde Gesù ancora una volta dall’alto della croce.
Nel momento più solenne della sua vita, in punto di morte, pone alla sua testimonianza il sigillo che scioglie ogni dubbio, poiché muore confessando solennemente la sua figliolanza divina. «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Questa frase contiene tutto quanto può comunicare fortezza e conforto a chi è in punto di morte: fede, speranza e carità.
“Padre”, parola dolce, espressione di una fede ricca di fiducia che in questa ultima ora conserva il suo significato più profondo: «Io vado al Padre...». "Nelle tue mani...", nelle mani dell’Onnipotente che tutto ha creato; nelle mani della stessa Sapienza che dispone tutte le cose con fortezza e dolcezza; nelle mani dell’Amore e della Misericordia sempre disposta a ricevere la colomba che ritorna nell’arca della salvezza, affido il mio spirito con assoluta confidenza e con la certezza che la mia anima immortale torna a Lui e non può trovare riposo se non in Lui.
(Spazio Per la preghiera personale)
- Ad ogni invocazione ripetiamo: Gesù, aiutaci a fare la volontà del Padre.
ATTO DI ACCETTAZIONE DELLA MORTE
Padre, che tutto hai creato con sapienza e amore,
io non so quando giungerà per me l’ultima ora e come giungerà.
Non so se sarò cosciente, se il mio spirito sarà sereno, se la mia fede mi sosterrà,
ma oggi, in piena coscienza, ti esprimo il mio desiderio di concedermi
di morire nella tua santa grazia, dopo aver purificato la mia anima nel sacramento della confessione
e dell’unzione degli infermi, dopo essermi nutrito del Pane di vita,
per poter percorrere l’ultimo tratto della mia vita con la forza di quel Pane.
Fin da ora ti dico ciò che vorrei dirti in quell’ora:
“Padre, nelle tue sante mani affido il mio spirito”.
Accoglimi tra le braccia della tua misericordia,
non per i miei meriti ma per la tua bontà divina. Amen.
Canto eucaristico: Abbà, Padre.
Benedizione eucaristica
Canto finale: Salve Regina