CENTRO CULTURA CRISTIANA
Tutti abbiamo il dovere di evangelizzare, ognuno come può:
chi predica, chi confessa, chi insegna, chi è costretto a tacere e a soffrire.
A noi, per adesso, non resta che scrivere!
CENTRO CULTURA CRISTIANA di VERONA
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L’ESPANSIONE ISLAMICA IN EUROPA
Davanti alla probabilità che il Parlamento dell’Unione Europea accolga al suo interno paesi, quali la Turchia che, oltre ad essere terra asiatica, è oltretutto lontana anni luce dalla cultura e dalle istituzioni della nostra Europa, chiediamo ai responsabili di riflettere bene sulle conseguenze pericolose che questa apertura può comportare, non solo per ovvi motivi di carattere economico, che vedrebbero il libero ingresso di circa 70 milioni di persone sotto il livello medio di povertà, ma soprattutto perché la cultura della Turchia è decisamente e fortemente islamica, con tutte le conseguenze che questo comporta. Non saranno certo i musulmani turchi ad adeguarsi alle leggi e istituzioni europee, semmai sarà la cultura islamica a imporsi all’Occidente anche con la violenza, come nei secoli passati e come i vari “Bin Laden” non fanno mistero di proclamare con forza.
Non illudiamoci di risolvere problemi di questo genere con il tanto conclamato “dialogo”, perché per noi occidentali vissuti all’ombra della cultura cristiana, il dialogo, vale a dire la convivenza pacifica fra diverse religioni, è una cosa ovvia perché ammettiamo la libertà religiosa e di coscienza, ma per il mondo musulmano questo è impossibile, proprio perché “l’essenza” della cultura islamica è fondata sulla intransigenza più inflessibile e sulla totale identificazione tra fede e politica, tra diritto divino e norma giuridica, così da rendere impossibile un’intesa che si basi sui “diritti dell’uomo”. (S. Nitoglia, L’Islam com’è, Ed. Minotauro).
La Corte di Giustizia Europea in data 31 luglio 2001 ha affermato con sentenza l’incompatibilità della Legge Coranica (Shari’ah) con la Convenzione per i diritti dell’uomo. (Affaire Refah Partisi)
Due conoscitori della legge coranica, Bausani e Fahad, autori di libri fra cui “L’Islamismo” fanno notare che l’Islam, non ammettendo la conoscenza razionale di Dio e del mondo, fonda le sue conoscenze solo sulla fede come valore assoluto, cioè su un fideismo cieco in nome del Corano, dove prevale una concezione della vita fatalistica e sensuale. Ma la difficoltà più grossa per un’intesa con l’Islam non riguarda solo l’aspetto religioso ma investe, come accennato, anche l’ambito cosiddetto “laico”, cioè quello civile, sociale e legale perché la visione dell’uomo, della vita, della società, della famiglia, della legge, è del tutto stravolta.
Il nostro “Centro Cultura Cristiana” si è proposto di esporre molto sinteticamente questo argomento lungo due diverse direzioni:
1) Contenuti della fede islamica;
2) 1400 anni di storia dell’Islam.
I CONTENUTI
IL CORANO E MAOMETTO: l’unica fonte della dottrina islamica (Shari’ah) è il Corano, libro-divinità, consegnato da Maometto ai suoi fedeli. Maometto (570-632) era un cammelliere arabo, ma fu soprattutto un inquieto guerriero che fece della guerra, assieme alla fede in Allah, l’elemento principale del suo credo religioso. Ebbe una decina di mogli, senza contare le concubine, e sancì il diritto dell’uomo alla più libera poligamia, a spese della donna. (Cor. IV,3). Maometto si sentì investito del compito di sottrarre gli uomini alla idolatria “sottomettendoli” ad un unico Dio, Allah, (la parola Islam significa, appunto, sottomissione) un Dio lontano, inconoscibile, impenetrabile all’intelletto umano, arbitro assoluto di tutto, che esige la punizione per gli errori dell’uomo, soprattutto della donna, anche con mutilazione e morte violenta, un Dio nei confronti del quale l’uomo non ha né libertà né responsabilità.
Nel campo religioso:
- L’Islam non ammette la conoscenza razionale di Dio e della natura, perciò fonda le sue conoscenze solo sulla fede come valore assoluto, all’opposto della teologia cattolica che insegna che Dio si fa conoscere all’intelletto umano non solo attraverso l’opera della creazione ma soprattutto attraverso la Rivelazione di Gesù Cristo, suo Figlio fatto uomo. Il Dio invocato dai musulmani nulla ha da spartire con il Dio cristiano che è innanzitutto “Padre”, ricco di bontà e di misericordia, rispettoso della libertà dell’uomo fatto a Sua immagine e somiglianza, un Dio che ama l’uomo a tal punto da affidargli un preciso Comandamento: quello dell’Amore. L’Islam rifiuta i principali dogmi del Cristianesimo, quali l’Unità e la Trinità di Dio, l’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Cristo, la Maternità divina di Maria, la Rivelazione divina del Vangelo, l’Istituzione divina della Chiesa, del Sacerdozio, dei Sacramenti ecc.
- Nel campo civile, solo alcuni esempi:
- L’Islam non conosce il concetto di “persona” come soggetto di diritto, concetto tipicamente cristiano, ma solo il diritto della “ummah”, cioè della comunità;
- L’Islam non concepisce la famiglia intesa come libera scelta di un uomo e di una donna, ma come scelta unilaterale di un uomo che decide di “comprare” una o più donne, le quali sono escluse dalle decisioni e dalla vita del marito, e possono essere ripudiate e private dei figli in qualunque momento.
- L’Islam non concepisce il concetto di libertà, né quella personale, né di associazione, né di stampa, ecc. Chi non riverisce Maometto oppure osa obiettare a un qualunque punto del Corano viene ucciso senza processo. Carlo Sgorlon in più articoli sul quotidiano “Il Tempo” affermava: “Il maomettano “tipo” non si integra, chiede che ogni suo costume religioso sia rispettato, ma egli nulla concede al cristiano perché il vero mussulmano non conosce la tolleranza e non cede mai. O fai ciò che lui vuole, oppure si arriva alla guerra”.
- L’Islam nega ogni altra legge umana e ogni progresso sociale perché il Corano è l’unica legge religiosa e civile, immutabile e intoccabile. Questo comporta per la società islamica il rifiuto di qualsiasi nozione di diritto naturale e legislativo per cui non esistono altri diritti se non quelli previsti dal Corano. I capi musulmani, emiri, califfi ecc. sono tra i più ricchi del mondo perché padroni della maggior produzione mondiale di petrolio e tuttavia la loro gente vive in condizioni di grande miserie e arretratezza perché non sanno, o non vogliono, sfruttare le loro risorse in nome del progresso che, invece, per il cristiano, è un aspetto doveroso della vita dell’uomo sulla terra.
- L’Islam divide il mondo in “territorio dell’Islam” e in “territorio di guerra degli infedeli” che deve essere conquistato con la “guerra santa”, obbligo imposto da Dio a tutti i musulmani finché il mondo intero non sia stato sottomesso ad Allah, cioè allo Stato Islamico. Anche la penetrazione silenziosa dei musulmani attraverso l’immigrazione è un’espedienti per conquistare il mondo. (Vignelli, “L’invasione silenziosa”, Ed. Minotauro).
Mons. Fouad Twal, arcivescovo di Tunisi, in una dichiarazione sulla rivista “Nuntium”, afferma che l’Islam è portatore di un modello di società mirante all’istituzione di uno Stato teocratico e totalitario fondato sulla “Shari’ah”, e che la “Jiahad”, la guerra santa, non è un aspetto marginale dell’Islam, ma costituisce un obbligo grave del credente, e contro coloro che hanno voluto interpretare questo termine in modo riduttivo, come se fosse solo un combattimento spirituale, l’Arcivescovo risponde che i testi e i fatti sono chiari: “Si tratta di una vera lotta armata contro gli infedeli, cioè contro tutti coloro che non sono musulmani. E’ la religione della forza perché si impone solo con la forza e cede solo davanti alla violenza. Islamismo e violenza fanno parte integrante dell’Islam”.
Recita infatti il Corano: “Vi è prescritta la guerra, anche se non vi piace” (Cor.2,216). “Uccidete gli idolatri ovunque li troviate” (Cor. 9,5). “Profeta! Lotta contro gli infedeli e gli ipocriti e sii duro con loro” (Cor. 66,9). In questa lotta gli “infedeli” non possono rivendicare alcun diritto inerente la loro condizione di esseri umani, perché l’Islam non riconosce, come soggetti giuridici, persone o Stati non musulmani, e nemmeno riconosce i diritti dei prigionieri che sono “proprietà” dei vincitori. La schiavitù abolita in Occidente dal Cristianesimo, è legittimata nei Paesi islamici perché riconosciuta ufficialmente dal Corano (Cor.2,221)
(Continua al numero successivo)