Il New Age
Il New Age – talora definito con un’espressione concorrente per designare lo stesso fenomeno, “Età dell’Acquario” – può considerarsi una via di mezzo fra un movimento religioso e una nuova credenza: è un fenomeno che appare inafferrabile, che elude le definizioni e che – secondo i suoi stessi portavoce – avrebbe come caratteristica principale proprio quella di non poter essere definito, ma costituirebbe un “ambiente”, uno “stile di vita”, secondo le parole di un suo autorevole esponente come David Spangler, una “metafora per l’espressione di uno spirito trasformativo e creativo”.
Eppure, nonostante l’apparente impossibilità di circoscrivere una definizione che vada oltre la semplice traduzione della formula inglese secondo cui tale fenomeno attenderebbe – appunto – un “Evo Nuovo” o un'”Età Nuova”, la riflessione scientifica è riuscita a produrre negli anni 1990 una serie di risultati particolarmente convincenti. Trattandosi di una realtà fluida e sfuggente – si potrebbe dire di un clima, un ambiente, un’atmosfera, un insieme di realtà che hanno fra loro una certa aria di famiglia, ma che presentano anche differenze e contraddizioni –, per favorire una visione globale quanto più fedele possibile, sarà sufficiente in questa sede una quadruplice definizione di questo fenomeno rispettivamente in una descrizione di natura psicologica, storica, sociologica e dottrinale.
Il New Age può essere anzitutto descritto in chiave psicologica come uno stato d’animo: come la sensazione, prima ancora della convinzione, condivisa da un numero socialmente significativo di persone di essere entrati o di stare per entrare in un’epoca nuova, che è contrassegnata da cambiamenti radicali e qualitativi non in uno solo, ma in tutti i settori della vita dell’uomo. I cambiamenti scientifici – reali o mitici – dovrebbero, per una sorta di effetto domino, provocare una catena inarrestabile di cambiamenti globali cui nessun campo di attività dell’uomo dovrebbe sfuggire: cambiamenti politici, artistici, culturali, filosofici e religiosi.
Facendo astrazione dalle tesi di Marilyn Ferguson (1938-2008), autrice di una delle opere che ha maggiormente contribuito a diffondere le idee del New Age nel mondo – secondo cui questa sensazione socialmente diffusa trarrebbe origine dai progressi della scienza e dalla teoria delle “rivoluzioni scientifiche” del filosofo della scienza Thomas Kuhn (1923-1996), il quale sosteneva che quando nella scienza non sono soltanto singole “teorie”, ma interi “paradigmi” a cambiare, si determina una “rivoluzione” –, possiamo rintracciare le origini del New Age come stato d’animo in correnti di pensiero che annunciavano o promettevano cambiamenti radicali e globali nell’ambito di speculazioni astrologiche e delle politiche alternative. In tal senso il New Age non è solo l’attesa profetica di un'”età nuova” – al contrario, il futuro è già cominciato da tempo – né si riduce a un rinnovato interesse per il mondo occulto, esoterico o inconscio, perché ne fanno parte allo stesso titolo movimenti di rovesciamento dei “paradigmi” in campo politico, economico e morale.
Dal punto di vista astrologico l’idea dell'”evo nuovo”, o della “nuova era”, si fonda sulla versione moderna della teoria, di per sé molto antica, della precessione degli equinozi, per la quale il sole cambierebbe di segno zodiacale ogni 2160 anni. L’elaboratore moderno di questa teoria è stato l’esoterista francese Paul Le Cour (1871-1954), nella sua opera del 1937 L’Era dell’Acquario. Il segreto dello Zodiaco, il futuro prossimo dell’umanità, secondo cui l’Età dei Pesci, iniziata approssimativamente verso l’anno 1 dopo Cristo, dovrebbe cedere il passo all’Età dell’Acquario verso l’anno 2160; in seguito sono stati proposti altri calcoli e l’ingresso nell’Età dell’Acquario è stata fissata in numerose date fra il 1920 e il 2300. È appena il caso di ricordare, che su un altro versante, secondo la tradizione della legge dei cicli dell’umanità – che si ritrova nella maggior parte delle grandi civiltà, indiane, greche, egiziane, sumere, indù, cinesi – quest’ultima sarebbe arrivata oggi al punto di passaggio dall’Età del Ferro all’Età dell’Oro. La serie di coincidenze cronologiche e l’identificazione del simbolo astrologico dei Pesci con il pesce come simbolo di Cristo – secondo l’acrostico greco di Ichtús (“pesce”), che dà origine all’invocazione “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore” – rendevano facile l’associazione fra l’Età dei Pesci e l’era cristiana, e la successiva Età dell’Acquario con un’era in cui sarebbe apparso qualcosa di radicalmente nuovo rispetto al cristianesimo.
Se, come ha osservato lo storico dell’esoterismo Robert Amadou (1924-2006), una serie di autori precedenti avevano influenzato lo schema di Le Cour, va notato come per quest’ultimo – in parte diversamente dai suoi posteri, più o meno al corrente di questo loro precursore – l’Età dell’Acquario sarebbe stata caratterizzata da un nuovo cristianesimo, non più gerarchico sotto il segno di san Pietro, ma spirituale ed esoterico sotto il segno di san Giovanni. Negli anni 1960 il tema astrologico dell’Età dell’Acquario come “evo nuovo” è diventato popolare negli Stati Uniti e nel 1968 – una data particolarmente ricca di suggestioni storiche, che ci ricorda anche l’altra radice psicologica del New Age: i postumi delle rivolte studentesche del “maggio francese” e dei campus americani, che spingeranno molti giovani verso la riscoperta di forme esotiche di neospiritualismo – anche le canzoni giovanili cominciarono a inneggiare a questa nuova era, come ricordano le parole d’esordio del brano Aquarius della celebre commedia musicale Hair: “Armonia, lealtà, chiarezza / Simpatia, luce e verità… / Nessuno ne sopprimerà la libertà! / Nessuno ne imbavaglierà lo spirito! / La mistica ci consentirà di comprendere / E l’uomo imparerà di nuovo a pensare / Grazie all’Acquario! Grazie all’Acquario!”.
Dal punto di vista storico, le analisi culturalmente più sofisticate riconducono il New Age alla categoria del revival, del “movimento di risveglio”, nonostante il fatto che gli storici delle religioni, soprattutto in ambito anglo-americano, abbiano applicato questa categoria particolarmente al fenomeno del pentecostalismo, presentatosi a partire dai primi anni del secolo XX – appunto – come movimento di risveglio del mondo protestante. Il New Age si pone come movimento di risveglio, nell’area culturale di lingua inglese, non più del mondo cristiano ma del mondo laico se non laicista. Anche questo ambiente, la cui organizzazione culturale era largamente affidata alle logge massoniche e alla più discreta – ma non meno importante – influenza della Società Teosofica, si trovava a partire dagli anni intorno alla Seconda guerra mondiale, in uno di quegli stati di freddezza e di aridità che producono così spesso nella storia i fenomeni di revival. Gli ambienti massonici e teosofici, in particolare, denunciavano una preoccupante incapacità d’interpretare i tempi e di svolgere il consueto ruolo di organizzazione culturale. Nel mondo teosofico il disagio si era tradotto in una serie di scismi, il più rilevante dei quali era stato promosso da Alice Bailey, che del resto aveva soggiornato ad Ascona (Svizzera), presso il Monte Verità, santuario di una nuova religiosità che rappresenta la preistoria del New Age.
Proprio la Bailey aveva cominciato negli anni 1920 a utilizzare l’espressione “New Age” nel senso attuale. Pochi anni dopo la morte di Alice Bailey, alcuni fra i suoi più brillanti allievi inglesi – Sheena Govan (1912-1967), figlia di John George Govan (1861-1927, il fondatore del gruppo fondamentalista Faith Mission, di cui ci siamo già occupati) e all’epoca guida di un gruppo indipendente di “cristiani esoterici”; Dorothy Maclean, che apparteneva all’Ordine Sufi Occidentale fondato da Pir Hazrat Inayat Khan; Peter Caddy (1917-1994), marito della Govan; e Eileen Combe (1917-2006), che diventerà la seconda moglie di Caddy – iniziano un’avventura che conduce le figure più rappresentative di questo gruppo originario in un pellegrinaggio che li porta da Glastonbuy, collegato alle leggende del passato celtico e arturiano della Gran Bretagna, a Forres, in Scozia – dove riescono a farsi assumere come animatori del centro turistico Cluny Hill Hotel, che trasformano in centro teosofico – e infine in una landa desolata del Nord della Scozia, Findhorn, dove nel 1962 fondano una comunità-giardino.
“Villaggio globale” e comunità ecologica secondo modelli tipici del New Age, Findhorn è anche il luogo degli incontri e dei messaggi che i coniugi Caddy e la Maclean, insieme ai seguaci che affluiscono numerosi e che costringono a costruire strutture permanenti – grazie anche al generoso appoggio di due mecenati inglesi sostenitori delle forme alternative di spiritualità: Sir George Trevelyan (1906-1996) e Sir Anthony Brooke (1912-2011), erede della dinastia dei “rajah bianchi” di Sarawak nonché pronipote di James Brooke (1803-1868) – un personaggio storico realmente esistito e ben noto agli italiani come implacabile avversario del pirata salgariano della Malesia Sandokan –, ricevono da vari tipi di “entità”: Dio, devas – spiriti della natura associati alle piante –, angeli, fate e perfino un “centro di luce” composto da un gruppo di prigionieri politici sovietici, morenti o anche già morti, capaci di comunicare dal fondo di una miniera di sale siberiana.
La fama di Findhorn cresce sino a estendersi rapidamente anche oltreoceano: già nel 1962 – che può essere ritenuta, sulla base anzitutto della fondazione della stessa Findhorn, la data più convincente della nascita del fenomeno New Age come oggi lo conosciamo – era stato fondato a Esalen, in California, un centro di incontri e seminari ispirato a simili princìpi; e sempre dagli Stati Uniti arriva a Findhorn David Spangler, il quale contribuisce non poco a far conoscere questa nuova realtà nel continente americano attraverso la pubblicazione dei più influenti manifesti del New Age durante gli anni 1970, favorendo così la successiva diffusione e successo su scala mondiale di una realtà originariamente nata in Europa.
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