Mio Signore, sono 10 anni che la mia vita è cambiata.
La sofferenza è entrata nella mia casa e non è più uscita.
Ma ti ho ritrovato, mio Signore, la mia amica Tonina mi ha riportato a Te, mi hai dato forza e speranza, mi sei entrato nel cuore e ora ti prego, ti chiedo e ti supplico sempre e lo faccio con più forza: “Aiutami, mio Signore, fa’ che ci sia una grazia per me … che ci sia una tregua, una strada non sempre nelle tenebre ma piena di luce! Fa’ che possa godere qualche anno in pace la mia bella famiglia. Io non voglio altro: solo pace e bene. L’amore non mi manca. Amen”.
Monica (Reggio Emilia)
“Pensiero ad alta voce”
Il regno di Dio non è un’immagine ingenua della realtà, è l’affermazione che c’è un ordine di Dio su tutte le cose, un’armonia che dà senso e bellezza al creato, nella quale ognuno può inserirsi con la sua piccola melodia. Ognuno di noi ha il suo compito in questo Regno, il suo posto, la sua voce, perché tutti insieme eleviamo a Dio l’unica sinfonia di amore. E’ un impegno solenne per fare ognuno la sua parte, ma noi sappiamo quanto poco è stato osservato. Ci siamo impegnati ad essere propositivi ed attivi in mezzo alla comunità, ma spesso abbiamo aspettato che gli altri ci trascinassero dietro, ci siamo impegnati a pregare di più, a vivere di più la carità fra noi, ad essere più entusiasti, a non far conto del male ricevuto e a perdonare, ma spesso, invece, non abbiamo sentito la preghiera come respiro della nostra anima e abbiamo perso così l’entusiasmo della vita, siamo diventati cupi, privi di amore per gli altri.
Il Regno di Dio ci ricorda che nei solchi è stato seminato il buon seme e che dobbiamo farlo crescere confidando soprattutto nella grazia di Dio. E’ un segno della grazia di Dio tutto quello che di positivo la nostra comunità parrocchiale riesce a realizzare. E’ un segno della grazia di Dio se qualcuno parla ancora in Suo nome. E’ un segno della grazia di Dio se dopo tanti scoraggiamenti, tante sconfitte e tanta malvagità, il nostro cuore si rivolge ancora a Dio per chiedere perdono, per sentire ancora in noi l’amore che ci sostiene.
Impariamo ad ascoltate questo amore dentro di noi, non soffochiamo la sua voce, ispiriamo le nostre azioni a questo amore. Impariamo infine ad ascoltare di più gli altri, le loro ragioni, i loro dubbi e perfino il loro rancore verso di noi. Anche questa è un’occasione di grazia: non sprechiamola con il nostro pettegolezzo e con la nostra condanna. Ascoltiamo di più l’altro, lo si capirà di più e lo si amerà di più.
E’ necessario, allora, che ognuno di noi faccia silenzio dentro di sé, togliendosi la maschera e riuscendo ad essere sincero innanzitutto con se stesso. E’ la verità di noi stessi che spesso c’imbarazza, perché ci spinge ad andare contro corrente, la menzogna è come le maschere veneziane: tutte uguali e senza identità.
Non siamo liberi dalle nostre menzogne e dalle nostre meschinità, perché il male è accovacciato alla nostra porta, la zizzania minaccia il Regno dei cieli.
Coraggio, facciamo crescere il seme buono che è in noi” Dopo l’inverno spirituale che molti stanno vivendo, il grano crescerà, diventerà maturo e da esso tutti mangeranno il pane della consolazione di Dio.
M.V. 20/10/2005