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Chi ha orecchi per intendere intenda!
Spesso si attribuiscono dei meriti omettendo giusta interpretazione ad eventi o presunto tali. Non molto tempo fa le mie dita non riuscivano neanche a stringere una penna per soddisfare il desiderio d'immortalare avvenimenti e sensazioni.
Oggi ringraziando il Signore la mia vita è diventata quasi normale.
Talvolta le circostanze della vita ci portano alla scoperta di una verità importante, a una scelta che ci impegna, a una riflessione che ci costringe a giudicarci, anche se la decisione che potrebbe derivarne supera le nostre forze le nostre possibilità.
Non sono stato io a scegliere Dio, fu Lui a interpellarmi e in un momento imprevedibile e in circostanze inaspettate. Credo che ognuno ha un incontro tutto speciale con Dio e il mio fu particolarmente speciale. Egli si fa conoscere nel profondo, facendoti entrare in un intimità tutta nuova con Lui. Si viene a conoscere che Dio è semplicemente il più grande, il “Totalmente altro”, Il “Tre volte Santo”.
Capivo, ma non comprendevo quando la cara Rita, (che saluto affettuosamente), testimoniava di essersi innamorata di Gesù e che non riusciva a staccarsi neanche un minuto da lui e il segreto era di fare tutto e ogni cosa in nome e per conto del Signore Cristo Gesù. Oggi capisco meno, ma comprendo perfettamente cosa volesse dire la nostra amata Rita.
L'incontro improvviso con il Signore, illumina di colpo il fondo del cuore e non ti lascia mai come prima.
Sentirmi povero e misero fu il primo passo a farmi rendere conto in qualche modo della grandezza e santità di Dio, fu immediatamente e al tempo stesso, prendere coscienza della propria “piccolezza”, della propria relatività, della propria indegnità e miseria, mettendo in evidenza che orgoglio e superbia sono possibili solo dove si esclude dal proprio orizzonte la realtà di Dio.
Quando si è scelti, non si viene chiamati a una funzione anonima, né si tratta di passare poi il tempo a rivivere l'istante privilegiato del primo incontro. Contrariamente a quanto si è cercato e ancora oggi si cerca di impormi, in nome di una verità che, nonostante i profondi e intensi sforzi di anni di meditazione e ricerche, non sono riuscito a conciliare con quella Verità vera, inconfondibile, irreprensibile, che troviamo nella Parola del Signore.
Per troppo tempo, nel timore di non essere nel giusto, mi sono lasciato condizionare da chi, avendone il potere e il dovere, doveva illuminarmi dando le giuste indicazioni. Adesso dico basta. Voglio e posso gridare anch'io insieme al centurione: “Quest'uomo è veramente il Figlio di Dio!”. A tali affermazioni non riesco a contenere una forte commozione, perché è questo che manca a noi tutti: commuoverci all'ascolto della Sua Parola, piangere al Suo cospetto.
Certo, molti diranno che sono impazzito, che la mia è solo suggestione o vana gloria, ma non mi lascerò più condizionare, facendo passare la mia Verità per tutt'altro. Adesso me ne vanto e non ho paura di gridare a voi tutti e a chi incontrerò sul mio cammino, che la Misericordia di Dio ha toccato il fondo del mio cuore, dal momento che non riesce a staccarsi un attimo dalla certezza, che c'è Qualcuno il quale, nonostante tutto e tutti, mi ama. Ama me come tutti voi dal primo all'ultimo e tante possono essere le testimonianze della sua misericordia a beneficio anche di molti che leggeranno queste righe. Io ero là, ho pregato, ho visto e ho toccato con mano quando il Signore ha distribuito doni e grazie anche a coloro ai quali la misericordia umana non avrebbe concesso mai benefici, perché giudicati non meritevoli.
Sentirsi chiamato è essere arricchito dei Suoi doni, è sentirsi responsabile di un messaggio da trasmettere, da diffondere con la predicazione e la testimonianza. Dio vuole che la fede in lui nasca da una parola trasmessa da uomo a uomo. Credere in Cristo non significa tanto imparare una dottrina o abbracciare una religione, quanto aprirsi alla parola del testimone.
A noi, uomini di oggi, fieri e gelosi della nostra autonomia, è difficile accettare un messaggio che viene da altri, che non è conquista della propria ragione. Spesso rifiutiamo di ascoltare chi si presenta come mandato da Dio. E questo non solo per orgoglio, ma anche perché, spesso, chi parla in nome di Dio disturba chi preferisce fare i propri comodi.
In alcuni momenti, quando ho incontrato delle difficoltà o delle prove mi scoraggiavo, invece di essere pieno di speranza, di alzare il capo e pensare che il Signore mi stava dando grazie preziose e preparava grazie ancor più preziose.
Il motivo più profondo di gioia spirituale l'ho provato quando mi sono sentito unito a Gesù nella sua Passione, dovendo affrontare, come lui, situazioni di ingiustizia.
Gesù ha subito la massima ingiustizia: Colui che era innocente è stato accusato, criticato, condannato, rigettato. Egli ha affrontato tutte queste sofferenze proprio per combattere e vincere il male.
Avere il privilegio di essere con lui in queste prove difficili, è avere una grande gioia. Gesù ci dice: ”Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco la vostra ricompensa è grande nei cieli”; messaggio non facile da accogliere, ma molto importante, che ci aiuta a non attaccarci alle cose superficiali e provvisorie.
Afferma Geremia: “Così dice il Signore: “Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore”. Noi invece siamo sempre tentati di porre la nostra fiducia, nei mezzi umani, che certamente sono utili, ma non sono l'essenziale. La nostra fiducia invece deve essere posta nelle persone divine, perché la relazione con loro è per noi la cosa più importante, la sorgente della vera felicità e il mezzo per procedere nella vita con coraggio e generosità. Per noi la cosa fondamentale è la speranza cristiana, che consiste in una relazione personale con Dio. Occorre confidare in lui, cercare in tutto la sua volontà, che desidera il nostro vero bene e ci dà anche i mezzi per raggiungerlo.
Afferma Geremia “Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia”. Dobbiamo aver fede nella risurrezione di Cristo come fatto reale. Cristo è veramente risorto dai morti. E noi siamo uniti a Lui risorto. Questo è il fondamento della nostra gioia e della nostra speranza. Cristo è risorto dai morti e c'invita a mettere il nostro cuore non nelle cose materiali, bensì in quelle spirituali, che sono i beni più importanti.
Ad esempio, in una famiglia le cose più importanti sono le relazioni tra le persone, la fiducia e l'amore reciproco, le altre cose sono secondarie e non possono dare una vera gioia. Se ci sono fiducia e amore reciproco, allora tutte le circostanze, anche quelle più difficili, possono essere affrontate con successo: si può essere certi di superare tutte le difficoltà, perché quando si è uniti nell'amore, si ha una forza irresistibile. Noi torniamo sempre a comportarci secondo le nostre inclinazioni spontanee, ossia mettere la fiducia nelle cose materiali e a cercare la felicità come la intende il mondo. Invece dobbiamo cercare i beni autentici, che sono già presenti nel nostro mondo, se sappiamo accoglierli. Essi sono la relazione con Dio per mezzo di Cristo e tutte le grazie che provengono da questa relazione.
Chiediamo al Signore di aiutarci a cambiare mentalità, perché abbiamo sempre bisogno di convertirci.
Le parole di Gesù contengono misteri, ma lui li rivela ed esorta tutti ad accoglierli, ciascuno secondo la sua capacità: “Chi ha orecchi per intendere intenda!”.
BUONA PASQUA 2007
Enzo e Nunzia
Sbirulina !
Fra le tante verità importanti ricorrenti nella Bibbia c'è il giudizio finale. Quel giudizio, che ogni buon cristiano, durante la propria vita terrena, dovrebbe temere. E non è tanto il mio quello che mi fa paura, perché quando verrà sicuramente non ci sarà tempo di replica, ma il terribile giudizio divino, che si abbatterà su tutti coloro che oggi spadroneggiano, sfruttano, arraffano, che pensano solo a godere e ad arricchirsi… Essi si sentiranno dire dal giusto Giudice: “Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà richiesta; e quello che hai preparato di chi sarà?”
Chi ha sofferto, un giorno godrà splendidamente. E' ciò che ho letto oggi nella testimonianza di vita di una cara amica.
L'abbiamo conosciuta non molto tempo fa durante una delle nostre visite di evangelizzazione. Una donna mingherlina, tutta pepe, piena di vita e con un forte desiderio di mettersi alla scuola della parola del Signore; la sua unica richiesta era di far parte della parrocchia di appartenenza e impegnarsi nelle sue possibili attività. Entrò a far parte del gruppo famiglia e del gruppo lettori, dando sempre la massima disponibilità, in base alle proprie possibilità. Raccontava di aver subito un delicato intervento, il cui esito era ancora incerto. Piena di forza di volontà e coraggio dominava il proprio male e dava coraggio a chi ne avesse bisogno. Un suo grande desiderio era quello di acquisire la giusta preparazione e avere il consenso di salire sull'ambone per leggere davanti a tutta l'assemblea la parola di Dio. Confidò a me e a Nunzia che almeno una volta nella sua vita voleva esaudire questo suo desiderio, e che una sua grande difficoltà era il timore di commuoversi durante la lettura.
Avere la possibilità di essere lettore durante una imminente celebrazione sembrava possibi-le ma non fu così semplice: nel gruppo c'è sempre chi guarda lontano e non vede il proprio vicino e, lasciandosi strumentalizzare dal maligno, in nome e per conto di regole, turni e programmi vanificava la soddisfazione del desiderio.
In silenzio, senza far rumore, armati di pazienza, io e Nunzia ci impegnammo per la realizzazione dell'evento. Ma il tempo e la malattia inesorabilmente non diedero spazio al nostro impegno: fra un ricovero e l'altro, fu letteralmente impossibile che ciò potesse avvenire.
Ma il Signore non dimentica i suoi figli e i loro desideri e, durante un suo ricovero, prima di subire una serie di interventi, ebbe la possibilità e la forza, di partecipare alla celebrazione della S. Messa è di essere lettore per la prima e l'ultima volta della sua vita.
Raccontava di non essere riuscita a non commuoversi durante le letture e nonostante le lacrime una grandissima gioia bruciava nel suo cuore. Questa fu l'ultima volta che la malattia le consentì di partecipare a una S. Messa. La nostra “Sbirulina” che era passata inosservata quando aveva energie da vendere, nonostante il suo esile corpo, oggi, con la testimonianza della sua forza di volontà, ma dal fisico sempre più “sbirulino” e stropicciato, si impone a un intera comunità.
L'ultima volta che io e Nunzia le abbiamo fatto visita, un grande dolore ha invaso il nostro cuore, consapevoli dell'inevitabile sorte che l'attende. Oggi invece, nonostante che le condizioni cliniche siano al peggio, affermare che sono felice è disumano, provare invidia sembra troppo per chi è ancora legato a questo mondo, ma senz'altro ho una maggiore serenità, pur essendo consapevole che la nostra “Sbirulina” si allontana sempre più da questo mondo. Questa piccola donna dal cuore grande, pur essendo cosciente dalla sorte che l'attende, e nonostante la sua immensa sofferenza, continua ad essere una brava mamma e moglie usando non più la forza, che l'abbandona, ma il cuore e la volontà, che evidenziano grandemente la presenza del Signore, il quale, in tempo di passione, unisce la sua a quella della nostra amata. Lei si sforza di contenere le sue sofferenze per non disturbare e come mamma si rammarica di non poter più essere utile alla sua famiglia neanche nelle cose più piccole, piange e prega per coloro che come lei stanno soffrendo e non hanno la fortuna di avere una casa e una famiglia come la sua. Si nutre dell'Eucaristia e con pazienza aspetta la sua ora. Ecco da dove nasce questa mia serenità, dalla certezza che il Signore le sta preparando un posto di riguardo, e, pensando che spesso è lei che prega per me e mia moglie, mi fa sentire anche un privilegiato.
Io e Nunzia non ti dimenticheremo mai, nella tua fragilità, ci hai fatto apprezzare la tua grandezza, dando testimonianza che il Signore ci guida e ci ama sempre e mai abbandona i suoi figli. Ciao, Sbirulina, resterai sempre nei nostri cuori…. Buona Pasqua soprattutto a te.
Enzo e Nunzia
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