LA TEORIA GENDER E SEGNALI DI UNA POSSIBILE DITTATURA OMOSESSISTA
Dicevamo “profeticamente”, perché, già nel 1975, la Chiesa, parlando dei “principi immutabili” delle
devianti, che giungessero a porre in discussione sinanche ciò che di più evidente sussiste nelle leggi naturali. Stiamo parlando della “ideologia o teoria gender”: secondo tale teorizzazione, se io non mi accetto come maschio, pur essendo biologicamente uomo, la mia “identità di genere” sarà femminile. Si parla anche di “queer theory”, secondo cui “tutto è culturalmente costruito e perciò decostruibile, con buona pace del rispetto e della tutela delle diversità”. La dottoressa Atzori (stimata attivista di “Scienza e Vita”), ben spiega il meccanismo di inganno terminologico: “nell’immaginario comune, quando si parla di “genere”, si pensa alla differenza sessuale, a una equivalenza semantica tra sesso e genere. Genere maschile (uomo), genere femminile (donna), identità di genere come modo di intendere identità sessuale. E’ importante invece svegliarsi dall’intorpidimento linguistico e smascherare l’ambiguità per chiarire oggi, quando in testi “ufficiali”, in testi legislativi, in proposte di legge (o anche solo in linee guida amministrative o in codici di comportamento aziendale) si parla di identità di genere si fa riferimento, senza però precisarlo né esplicitarlo, a una “neolingua” che dalla metà del secolo scorso si sta imponendo con una ridefinizione, non condivisa né consapevole a livello sociale e politico, del concetto di “genere”. Identità di genere, in questa accezione, è infatti la percezione soggettiva, il “sentire” l’appartenenza al genere biologico maschile o femminile, cioè il sentirsi uomo (…) quindi in questa “neolingua” l’identità sessuale (il sesso) sarebbe attinente alla sfera del biologico (geneticamente, morfologicamente il sesso è definibile) mentre l’identità di genere (il genere) sarebbe attinente alla costruzione culturale, all’esperienza “relazionale”, educativa e perciò plasmabile, modificabile, decostruibile, opzionabile a scelta”. Gli autori che hanno plasmato e diffuso questa concezione dissociata e separata (dia-bolica) dell’identità di genere rispetto a quella sessuale sono una manciata di controversi divulgatori (….)”.
L’ ABERRANTE DOCUMENTO DEL MINISTERO FORNERO (2012)
Simili astrazioni sono a loro volta propaggine di una vera e propria idolatria del desiderio e della percezione soggettiva. Oggi ci troviamo a dover subire non solo proposte di leggi inique, ma altresì pervasivi programmi ministeriali volti a dare “forte impulso a quel processo di cambiamento culturale così fortemente auspicato”. Così recita un mostruoso documento predisposto dal Ministro del Lavoro, con delega alle “Pari opportunità”, Elsa Fornero, che il 20 novembre 2012 convocò le organizzazioni GLBT (Gay, Lesbiche, Bisessuali, Transessuali). Esso è stato pubblicato dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, a difesa delle differenze) e intitolato “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. In essa sono previsti determinati “assi della strategia (ramificati in campo educazione e istruzione, lavoro, sicurezza e carceri, comunicazione e media) (…) “.Il tutto in un clima da stato di polizia: difatti si predispone anche una “rete di sorveglianza del discorso dell’odio”, cioè di coloro che esprimano giudizi divergenti sull’omosessualità5 . Evidentemente non mancavano sollecitazioni da parte delle istituzioni comunitarie (cfr. una raccomandazione del Comitato dei Ministri, CM REC 5/2010). Ancora più di recente, precisamente il 24 giugno 2013 il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea ha adottato delle “linee guida” per “promuovere e proteggere il godimento di tutti i diritti umani da parte di persone LGBT”. Anche in esso si sostiene una precisa volontà di promozione dell’omosessualità, di autentica rieducazione dei cittadini (es. i rappresentanti della UE sono “fortemente incoraggiati” a dare sostegno pubblico e a partecipare ai “gay pride”; “devono promuovere i diritti riproduttivi delle persone lesbiche”, sono “fortemente incoraggiati” a monitorare che i manuali scolastici non abbiano “contenuti discriminatori”, “stereotipi negativi” etc….).
Pare sempre più evidente un sistematico e internazionale progetto di manipolazione delle coscienze, affinché sempre più si diffonda l’idea dell’omosessualità come cosa normale se non auspicabile, ciò in evidente contrasto con le leggi naturali e con la Verità rivelata. Non a torto c’è chi parla dunque di pericolo di “dittatura gender”, di “totalitarismo omosessualista”, etc.
“Ai nostri giorni” – prosegue la Congregazione per la Dottrina della Fede in “Persona Humana” - alcuni hanno cominciato a giudicare con indulgenza, anzi a scusare del tutto, le relazioni omosessuali presso certi soggetti”. Si aggiunge ancora che “non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale”. Pur distiguendo l’inclinazione in quanto tale, magari non seguita da atti contro natura, la Congregazione sottolinea chiaramente però che i rapporti omosessuali “in nessun caso, possano ricevere una qualche approvazione”.
Nel 1986 la medesima Congregazione ebbe ad emanare la “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, in cui addirittura prevedeva chiaramente le strategie della lobby gay per far passare culturalmente e legislativamente la cultura omosessista.
DELLA LOBBY GAY ALL’INTERNO DELLA CHIESA.
DENUNCIA DELLA SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
In tale Lettera la Sacra Congregazione commenta diversi brani biblici, chiarendo che la Verità ivi contenuta circa l’omosessualità non può mutare col mutare del tempo e denunciando “opinioni gravemente erronee e fuorvianti” secondo cui “la Bibbia non avrebbe nulla da dire sul problema dell’omosessualità. O addirittura ne darebbe in qualche modo una tacita approvazione, oppure infine offrirebbe prescrizioni morali così culturalmente e storicamente condizionate che non potrebbero più essere applicate alla vita contemporanea” (Lettera, 4). La Sacra Congregazione esorta su tali false esegesi ad una “speciale vigilanza” (Lettera, 4). “L’insegnamento della Chiesa di oggi è quindi in continuità organica con la visione della Sacra Scrittura e con la costante Tradizione” (Lettera, 8).
La straordinaria bellezza e lungimiranza di tale “Lettera ai Vescovi” non deve meravigliare, se solo si pensa che l’allora Prefetto della Congregazione era il nostro amatissimo Papa Emerito Joseph Ratzinger.
“Tuttavia oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali (…) (Lettera, 8). Di seguito il documento coraggiosamente sottolinea come “anche all’interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che ignorano l’insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l’egida del Cattolicesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale (…) (Lettera, 9) .
“E’ pertanto in atto in alcune nazioni (ndr. nel 1986 erano molte meno di oggi…) un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona” (Lettera, 10)”.
Il mondo cattolico italiano non ha saputo cogliere allora le intuizioni della Congregazione, e il contesto è senza ombra di dubbio alcuno peggiorato.
Come dunque si sta propagandando la cultura omosessualista? Già la Congregazione aveva compreso l’esistenza di una precisa strategia: si è partiti da un subdolo e scaltro vittimismo, spesso strumentalizzando a livello mediatico episodi di vere o presunte ingiustizie commesse in danno di omosessuali: “Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività o del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione.” (Lettera, 10).
Si è corroborata questa prima fase cercando consensi a livello istituzionale e culturale, aprendo dibattiti, promuovendo “gay pride” e “lanciando” in programmi televisivi personaggi evidentemente “travestiti” (nel segno della normalizzazione), tentando di intimorire il mondo ecclesiale e cristiano in genere. Si è propagata volutamente una letale confusione, secondo cui il giudizio sull’omosessualità equivarrebbe a quello sulle persone; la logica conseguenza è che non si può giudicare negativamente l’omosessualità altrimenti si ledono in tal modo le persone nella loro dignità. Questa astuta indotta equivalenza fa breccia facilmente in una mentalità cristiana non ben formata, che non sa separare “l’errore dall’errante”. E’ chiaro: vogliono indurre a ritenere l’omosessualità come cosa innocua o buona. A coloro che non si lasciano “convincere”, viene affibbiato il marchio di “omofobo” (termine su cui ci sarebbe da dire tanto).