Il MAGISTERO DI PAPA BERGOGLIO
Pesantissime le parole dell’allora Card. Bergoglio, che il 22 giugno 2010 scriveva alle Suore Carmelitane dei Monasteri di Buenos Aires: (…) qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge ma è una “mossa” del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio.”.
L’Enciclica “Lumen Fidei” di Papa Francesco, che sappiamo essere scritta “a quattro mani”, non poteva che essere in continuità con il Magistero della Chiesa. Pur non parlando esplicitamente del problema, essa potrebbe essere addirittura passibile di censure anti-omofobe: “Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (Gen 2, 24) e sono capaci di generare nuova vita, (…)”(Lumen Fidei, 52). Il Papa ci esorta poi a manifestare Dio pubblicamente: “Quando la fede viene meno, c’è il rischio che anche i fondamenti del vivere vengano meno (…) Saremo forse noi a vergognarci di chiamare Dio il nostro Dio? (….) la Fede illumina il vivere sociale, essa possiede una luce creativa per ogni momento della storia (…)” (cfr. Lumen Fidei 54-55).
Anche le altre parole di Papa Francesco, evidentemente in continuità con l’Insegnamento ecclesiale, rese dopo le GMG, sono state oggetto di estrapolazioni parziali e distorsione in mal fede, da parte di non pochi mass media.
I GRAVISSIMI E URGENTI DOVERI DEI VESCOVI E DI TUTTA LA CHIESA
E’ proprio un Vescovo, ad aver denunciato che “mentre il Paese è impegnato per volontà dei legislatori e del Parlamento in uno snodo difficilissimo della sua vita sociale sembra che la cristianità non sia presente. E per cristianità intendo la realtà istituzionale della Chiesa, le realtà laicali, le realtà associative, tutto il complesso del popolo di Dio che vive oggi in Italia, senza evidenziare maggiori responsabilità.” La Sacra Congregazione del resto la Dottrina della Fede, invece esorta a più riprese la Chiesa tutta ed i Vescovi in particolare a vigilare e ad annunciare profeticamente la Verità:
“I Pastori devono, dunque dar prova di pazienza e bontà; ma non è loro permesso né di rendere vani i comandamenti di Dio, né di ridurre oltre misura la responsabilità delle persone.” (Pers. Hum., 10).
“E’ compito dei Vescovi insegnare ai fedeli la dottrina morale concernente la sessualità, quali che siano le difficoltà che l’adempimento di questo compito incontra di fronte alle idee e ai costumi oggi diffusi. Questa dottrina tradizionale sarà approfondita, espressa in maniera adatta a illuminare le coscienze dinanzi alle nuove situazioni che si sono create (…) (Pers. Hum., 13).
“Ai Vescovi, ai sacerdoti e ai loro collaboratori spetta di mettere in guardia i fedeli contro le opinioni erronee, spesso proposte nei libri, nelle riviste e in pubblici convegni” (Pers. Hum. 13);
“I genitori per primi, come anche gli educatori della gioventù, si sforzeranno di condurre mediante un’educazione integrale, i loro figli e i loro allievi alla maturità (…) daranno loro, a questo scopo, un’informazione prudente e adatta alla loro volontà ai costumi cristiani (…)” (Pers. Hum. 13).
“Da parte loro, tutti i fedeli laici, in virtù del loro diritto e del loro dovere d’apostolato, si faranno premura di agire nello stesso senso” (Pers. Hum. 13)
“I ministri della Chiesa devono fare in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all’insegnamento della Chiesa.” (“Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura delle persone omosessuali”, 1986, n.8).
“E’ evidente, d’altra parte, che una chiara ed efficace trasmissione della dottrina della Chiesa a tutti i fedeli e alla società nel suo complesso dipende in larga misura dal corretto insegnamento e dalla fedeltà di chi esercita il ministero pastorale. I Vescovi hanno la responsabilità particolarmente grave di preoccuparsi che i loro collaboratori nel ministero, e soprattutto i sacerdoti, siano rettamente informati e personalmente ben disposti a comunicare a ognuno la dottrina della Chiesa nella sua integrità” (Lettera ai Vescovi, 13).
“Questa Congregazione desidera chiedere ai Vescovi di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così” (…) alcuni gruppi usano perfino qualificare come “cattoliche” le loro organizzazioni o le persone cui intendono rivolgersi, ma in realtà essi non difendono e non promuovono l’insegnamento del Magistero (…) Questo comportamento contraddittorio non può avere in nessun modo l’appoggio dei Vescovi” (Lettera, 14).
“Occorre chiarire bene che ogni allontanamento dall’insegnamento della Chiesa, o il silenzio su di esso, nella preoccupazione di offrire una cura pastorale, non è forma né di autentica attenzione né di valida pastorale. Solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale” (Lettera, 15).
“Gli ordinari del luogo sono invitati a valutare, nell’ambito della loro competenza, la necessità di particolari interventi” (Lettera, 17).
“Laddove una questione di bene comune è in gioco, non è opportuno che le Autorità ecclesiali sostengano o rimangano neutrali davanti a una legislazione negativa anche se concede delle eccezioni alle organizzazioni e alle istituzioni della Chiesa. LA Chiesa ha la responsabilità di promuovere la vita della famiglia e la moralità pubblica dell’intera società civile fondata sulla base di valori fondamentali, e non solo di proteggere se stessa dalle conseguenze di leggi perniciose” (Alcune Considerazioni, 16).
Questo è un modestissimo contributo di un laico come tanti, nella speranza che ogni cristiano si impegni secondo il proprio ruolo e le proprie possibilità per impedire l’approvazione del DDL Scalfarotto e venga posto fine al dilagare dei progetti culturali in atto contro la libertà, la dignità dell’uomo e affinché venga seriamente promosso il Bene della Famiglia.
Fabio Candalino (avvocato cattolico, lexcandalino@libero.it)