SCIENZA E TECNICA Dada Prunotto
Ho incontrato a Roma, in uno dei consueti viaggi mensili, un giovane trentaduenne, che non vedevo da anni. I genitori, abitanti nel nord Italia, mi avevano pregato di cercarlo, perché non avevano notizie da lui da tempo.
Questa persona, che chiamo Lorenzo, ha fatto uno scelta di vita alternativa: fa il "barbone" e, saltuariamente, si offre quale lavapiatti in qualche ristorante. E' colto il nostro Lorenzo.
Abbiamo trascorso insieme, piacevolmente, circa un'ora e mezza. Pensavo non avesse voglia di parlare, invece, pur rimanendo nel vago circa la sua "attività", ha parlato mirando al cuore delle cose e sempre dicendo giusto.
Io ho guardato questo ragazzo, col suo bel viso i cui tratti riflettono una nobile discendenza austro - ungarica e, pur in una certa compostezza, alternava momenti di interesse alla nostra pacata conversazione, ad attimi di tristezza profonda, accompagnati ad una malcelata voracità nella ricerca di qualcosa o di qualcuno in grado di spiegare. Ma che cosa voleva sapere in fondo?
Io stavo attenta più al linguaggio del suo corpo che a ciò che diceva perché, pur parlando e sapendo ascoltare amabilmente, notavo che stava sulle difensive. Avevo di fronte un essere umano la cui estrema sensibilità fa sentire la vita in tutta la sua drammaticità.
Lorenzo vuole un contatto vero, diretto con le persone; vuole stabilire con esse delle relazioni autentiche, fatte cioè di scambi umani diretti, per sentire l'emozione della vera vicinanza, quella dell'amore, della solidarietà, della collaborazione. Vuole sentirsi rassicurato da una vita fatta di relazioni sociali intense ed emotivamente appaganti. Noi persone umane siamo nate per questo.
Eppure abbiamo stravolto tutto. Il mondo va male. La tecnologia ci predispone ad una vita fatta di rapporti "virtuali", che ci snaturano portandoci a relazioni superficiali ed anonime, aprendo la strada a forme d'ansia e di depressione profonda.
"Perché?" si chiede Lorenzo.
E' d'ansia d'amore che il nostro Lorenzo è malato; ma siamo un po' tutti sofferenti per questo male. Tutti accusiamo un certo vuoto interiore, che vorremmo colmare con rapporti interpersonali arricchenti ed appaganti; si ha fretta, una fretta maledetta alimentata drammaticamente dall'uso quasi febbrile di monitors e tastiere, che velocizzano la vita sino al paradosso di "perderla di vista".
Sicché, come dice la psicologa Enza Corrente Sutera: "l'ansia tecnologica, concentrando l'attenzione su di noi, perché legata alla riduzione delle relazioni dirette con altre persone, riduce la possibilità di ampliare i rapporti sociali".
Verso dove corriamo? Potremmo darci una risposta se, apprezzando di nuovo l'antico fascino della lentezza, ci fermassimo a riflettere, meditando su ciò che ci sta accadendo. In questa rubrica di bioetica ho parlato di alcune mostruosità che ci è dato conoscere, avendo l'uomo attribuito alla scienza una visione delle cose in cui si riconduce ogni realtà al soggetto pensante; siamo giunti al soggettivismo esasperato. Tutto è lecito, confondendo la libertà con la licenza a fare ciò che è bene per il singolo. Ma quando i rapporti umani sono stravolti dalla legge del più forte, dalla sopraffazione, dall'utilitarismo in favore dell'apparire, della gloria, della ricchezza, del potere, si viene meno alla legge naturale, che vuole l'uomo al centro di un mondo fatto a sua misura e regolato da leggi fondamentali, scritte nel Libro della Natura da Dio, per amore.
La sete di potere economico, politico e sociale, dei grandi capitali dimentica i valori della vita e della dignità umana.
Se la Scienza, quella vera (non lo Scientismo) permette all'uomo di sentirsi veramente fatto a immagine e somiglianza di Dio, la tecnica va invece posta sotto il controllo etico - morale, affinché siano sempre cancellati gli studi tecnologici che negano la vita e che offendono la dignità umana.
E allora Lorenzo, che appare così strano agli occhi di tanti, fa parte di quella grande schiera di persone umane che "sente" la vita ed il disagio profondo del vivere, a causa del cieco, stupido egoismo dei più.
SUONI LONTANI Anna Pelle (Roma 8/12/04)
Ormai è giunta la mezzanotte,
il Bambino bussa alle porte.
Ogni uomo s'è preparato
per accogliere il neonato.
Ma che suono prepotente!
Fan destar tutta la gente.
Son festosi rintocchi di campane
chissà, echeggiano in terre lontane?
Natale è in tutto il mondo,
annuncia quel suon giocondo.
Quaggiù nel sud profondo
è davvero un altro mondo.
Il suono che si sta a sentire,
no! Qui non potrà far gioire.
E un suon di mitra o di cannone,
son tanti i morti! tanto orrore.
Questi suoni nel riecheggiare
altre vite vanno a falciare.
Si il Natale è alle porte
qui intorno è solo morte.
La terra n'è oltraggiata,
non per questo, fu creata.
Nelle sue larghe ferite
son sepolte tante vite.
Il demone sta a sogghignare,
lui è l'unico a festeggiare.
Il dolce bimbo è ritornato
Lui per noi piange sconsolato.
Ancor l'uomo non vuol capire
è per noi che Lui sta a soffrire.