SCIENZA E SCIENTISMO Dada
Fin qui abbiamo parlato di Scienza. Dove lo Scientismo diventa particolarmente pericoloso è quando si occupa di tecnologia moderna. Per lo Scientismo, ciò che è tecnicamente fattibile, diventa perciò stesso, anche moralmente ammissibile. A questa grave conclusione lo Scientismo arriva in quanto confonde la Tecnica con la Scienza. Abbiamo visto più volte che Scienza e Tecnica sono ben distinte. Tutto ciò che è tecnicamente fattibile non ha nulla a che fare con la Scienza. L'uso della Scienza può infatti essere nel bene e nel male.
La Tecnica nasce dall'uso delle scoperte scientifiche. Questo uso può produrre utensili di pace ma anche ordigni di guerra. Come abbiamo già detto, l'età del ferro ha prodotto il bisturi (tecnica buona) e il pugnale (tecnica cattiva). La scelta tra bisturi e pugnale non può essere di natura scientifica in quanto l'età del ferro precede la nascita di Galilei di diversi millenni. La scelta tra bisturi e pugnale è culturale Se imperversa la cultura dell'odio, l'uomo fabbricherà ordigni di guerra, se trionfa la cultura dell'amore, l'uomo produrrà utensili di pace che lo aiutano a vivere meglio.
Ciò che scopre la Scienza non potrà mai essere in contrasto con la morale. Non ciò che fabbrica la tecnologia moderna.
E' di straordinaria importanza distinguere la Scienza dall'uso della Scienza (Tecnica). E' quello che discuteremo nel prossimo paragrafo.
Scienza e Tecnica
Quando in Scienza noi scopriamo qualcosa, questo corrisponde ad aprire orizzonti che possono avere due sbocchi applicativi. Uno verso il bene. L'altro verso il male. La tecnologia ha bisogno di principi etici. Scoprire una Legge Fondamentale della Natura vuol dire essere riusciti a decifrare una frase scritta dal Creatore del mondo nel libro che è dinanzi agli occhi di tutti: il Creato. La vera Scienza non può avere problemi di natura etica in quanto essa nasce dalla volontà creativa di Colui che ha fatto il mondo.
Le applicazioni tecnologiche che scaturiscono dall'essere riusciti a decifrare quella frase sono tutt'altra cosa.
Purtroppo, da Galilei a oggi, nello studio delle applicazioni tecnologiche ha avuto il sopravvento la parte relativa agli strumenti di guerra. Quella mirata alla realizzazione degli utensili di pace è sempre stata la Cenerentola. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, grazie al paradosso storico cui siamo arrivati. Oggi l'uomo saprebbe distruggere tutti i centri propulsivi di vita nel mondo, in poche ore appena, ma non ha fatto nulla per difendere da pericoli naturali questa navicella spaziale nella quale è nato e vive.
Anzi c'è di più. Ai pericoli naturali (terremoti, eruzioni vulcaniche, asteroidi e comete) l'uomo ha aggiunto quelli da lui stesso prodotti: le cinquantatre Emergenze Planetarie (1) Abbiamo imbottito il pianeta di bombe chimiche e nucleari e là, dove sarebbe dovuta fiorire un'industrializzazione sana ed ecologicamente rispettosa delle leggi naturali, abbiamo preferito l'industrializzazione selvaggia.
Se le applicazioni tecnologiche delle grandi scoperte scientifiche fossero state studiate a fini di pace e di progresso, nel nostro pianeta adesso non ci sarebbero né Emergenze Planetarie né le decine di migliaia di testate nucleari da smantellare.
La novità in questa visione d'insieme, che caratterizza lo stato in cui si trova la nostra navicella spaziale, sta nel senso nuovo di responsabilità nato dal cuore della comunità scientifica internazionale grazie al Manifesto di Erice (1982). Noi scienziati non dobbiamo più permettere che le applicazioni tecnologiche di ciò che noi stessi scopriamo siano fatte senza il nostro controllo. Non è impresa da poco. Non è mai stato così. E le difficoltà da superare sono enormi. Però il fulcro della nostra etica sta proprio in questa nuova sfida.
Può sembrare paradossale. Da un lato noi diciamo che la vera Scienza non può essere sottoposta a controlli etico-morali di alcun tipo, essendo "Scienza e Fede, entrambi doni di Dio" (Giovanni Paolo II). E' solo un lato della medaglia. Quello delle applicazioni tecnologiche è l'altro lato. Mai più esse dovranno essere finalizzate a scopi di morte. Per quattrocento anni la Scienza lo ha ignorato. Non può essere più così. Senza le nostre conquiste scientifiche non potrebbe esserci alcuna tecnologia: né di pace né di guerra. Noi dobbiamo evitare che sfugga al controllo della Scienza l'enorme, vastissimo, settore delle applicazioni tecnologiche. Queste, se studiate per il bene di tutti, in difesa della vita e della dignità umana, rappresentano il legame diretto con l'opera del Creatore. E' come continuare, estendere nel tempo la Sua opera. E questo possiamo farlo solo grazie a una Grande Alleanza tra Scienza e Fede.
La tecnologia a tutti nota (elettrodomestici, satelliti, computer) è poca cosa rispetto a quanto si potrebbe fare se alle applicazioni pacifiche delle grandi scoperte scientifiche fosse stata data la priorità dovuta.
Un esempio quello degli organi artificiali. La medicina moderna ha aperto una nuova frontiera quando ha saputo passare alla fase della sostituzione di un organo malato. Si potrebbero salvare milioni di persone togliendo l'organo malato e sostituendolo con uno perfettamente funzionante. La via giusta è quella degli organi artificiali. Si è fatto poco per portare nel campo della medicina le conquiste della Scienza.
La sostituzione degli organi malati con altri organi sani ma naturali ha fatto nascere un ignobile mercato nero che imperversa nelle zone più derelitte del pianeta, dove vengono commessi delitti indescrivibili. Le metropoli del Terzo Mondo sono diventate zone di massimo rischio per l'infanzia. Ecco perché tra le Emergenze studiate dagli scienziati di Erice c'è quella delle Metropoli, autentiche mine vaganti nel mare della convivenza civile tra popoli di cultura e tradizioni diverse.
Spetta a noi scienziati il compito di mettere in atto le azioni relative al dettato etico della nostra Scienza. E' senza precedenti che nel 1982 diecimila scienziati si siano riconosciuti nello stesso documento: Il Manifesto di Erice.
Nel corso di questi anni è crollato il muro di Berlino e quell'ottimismo utopistico cui si era ispirato il Manifesto di Erice - grazie all'incoraggiamento di Giovanni Paolo II - risulta corroborato dai fatti.
Si deve operare affinché tutti sappiano distinguere tra Scienza e Tecnica. E affinché l'Etica della Scienza diventi realtà. Infatti se l'uomo oggi vive meglio che agli inizi del secolo - nonostante i due grandi criminali (Hitler e Stalin) - ciò è dovuto alle briciole del lauto pasto consumato dalle tecnologie di guerra. Briciole che la violenza politica ha lasciato cadere sul piatto destinato alle ricerche delle applicazioni tecnologiche a fini di pace. Se con gli spiccioli è stato possibile arrivare al progresso tecnologico dei nostri tempi, nonostante l'imperversare della violenza politica, chissà dove saremmo potuti arrivare se invece che spiccioli si fosse trattata la Scienza con finanziamenti prioritari. La Grande Alleanza tra Scienza e Fede deve portare a questo traguardo.
Da "Perché io credo in colui che ha fatto il mondo" Antonio Zichichi - Ed Il Saggiatore
Antonino Zichichi è autore di studi e ricerche sulle strutture e sulle forze fondamentali della natura, alcune delle quali hanno aperto nuove strade nella fisica subnucleare delle alte energie. Ha al suo attivo la scoperta dell'antimateria nucleare: l'invenzione delle ricerche pionieristiche che hanno portato alla scoperta della Terza Colonna nella struttura delle particelle fondamentali. E' Ordinario di Fisica superiore all'Università di Bologna. Ha fondato e dirige il Centro di cultura scientifica Ettore Mayorana di Erice.
.(1) Il lettore interessato può leggere il mio libro "Scienza ed Emergenze Planetarie" Rizzoli (Prima edizione 1993. 3° edizione 1994), Supersaggi Bur Rizzoli (1° edizione 1996, 6° edizione 1998)