In questa rubrica si sono ricordate, seppur brevemente, alcune vite di Santi adolescenti e di Santi bambini. Essi hanno dimostrato, attraverso le loro opere, con i loro scritti, con le loro parole, di possedere una maturità e una consapevolezza tali, da farci pensare che verosimilmente queste creature furono il prolungamento dell’Amore e della Misericordia di Dio; furono portatori di giustizia, di verità e di una grandezza d’animo, che non può che essere dono di Dio.
Furono essi stessi miracoli viventi che, pur vivendo in questa terra, sapevano e “sentivano” di non essere di questo mondo. Furono anime elette, che seppero parlare agli uomini per ispirazione divina, con parole di amore vero, scevro da ogni egoismo.
Guardarono con Benevolenza “superiore” ai difetti e alle debolezze altrui, senza rancori, senza risentimenti, capaci di qualunque sacrificio, pur di non dispiacere a Dio. Essi compresero il mistero di Dio, vi si immersero senza timore e ne trassero pensiero illuminato e alimento per il loro spirito. Camminarono sempre, senza tentennamenti e senza paura, lungo la Via della Verità e della Giustizia vera. “La giustizia di Dio è così grande e penetrante, che raggiunge fino in fondo l’Essenza delle cose e tutto davanti a Lui è nella sua nuda realtà e nulla potrebbe continuare a sussistere”
(Sr. Faustina)
Ecco che l’amore dei nostri cari Santi nasce in loro di conseguenza all’ascolto incessante dello Spirito Illuminante, e si espande creando unità e condivisione, dinamismo, e infine vita vera.
Furono, i nostri piccoli Santi, luce per chi li ha conosciuti e luci ancora oggi per chi legge sulle loro opere e la loro vita terrena. Essi, con il loro esempio ci danno un’idea di ciò che sarà dopo la morte. Il passaggio al mondo puramente spirituale ci farà capire fino in fondo ciò che significa essere scintille divine, piene d’amore, tese a ricongiungersi con il Creatore.
Il lontano Giappone ci ha resi testimoni della tragedia immane e terribile, che ha colpito l’11 marzo 2011 intere popolazioni e fatto migliaia di vittime nel Nord del Paese, a Fukushima e per un raggio di una quarantina di Km. Condividiamo in qualche modo la sofferenza di questi nostri fratelli lontani e preghiamo il Signore, anche se non capiamo, anche nello smarrimento che ha invaso le nostre menti e i nostri cuori, anche se non sappiamo spiegarci il perché di tanta sofferenza.
SANTI MARTIRI GIAPPONESI
Il 5 febbraio la Chiesa Cattolica festeggia i Santi Martiri Giapponesi (gruppo meglio noto come San Paolo Miki e 25 compagni martiri), posticipando di un giorno la memoria rispetto all’anniver-sario del tragico eccidio di questa schiera di sacerdoti, religiosi e laici indigeni del Giappone, nonché alcuni missionari, primi ad effon-dere il loro sangue in questa terra. a testimonianza della fede in Cristo.
La prima comunità cattolica in Giappone fu fondata nel 1549 dal Gesuita San Francesco Saverio. Molte furono le conversioni collettive, grazie all’opera di evangelizzazione del Santo. Giunsero poi dalle Filippine alcuni Padri Francescani, nel 1593.
L’Imperatore Taikosama Hideyoshi, s’insospettì e, nel timore di perdere territori e potere, emise un decreto di persecuzione, per far arrestare tutti i religiosi che si trovavano sul territorio, insieme ai giapponesi da loro convertiti.
Li incamminò lungo un percorso di 450 miglia, verso il luogo del loro martirio, per la crocifissione.
Parte dei perseguitati riuscì a disperdersi in tempo nelle campagne, lungo il cammino, fatta eccezione di tre Gesuiti, sei Francescani e 18 loro terziari, che vennero condotti tutti sulla piazza di Miyako, con le mani legate dietro la schiena e fu loro mozzato parte dell’orecchio sinistro.
La popolazione mostrò pietà e simpatia per quelle innocenti vittime, che pregavano ed insieme andavano con serenità verso l’ultima meta. In particolare tre fanciulli: Tommaso Cesaki, Antonio da Nagasaki e Ludovico Ibarki, commossero anche i più insensibili spettatori, intenti a cantare con voce angelica inni al loro Signore. Dopo un lungo percorso durato 26 giorni, fra le intemperie atmosferiche, il 1° febbraio 1597 giunsero a Korazu, luogo del martirio. Il comandante della città tentò di far apostatare due dei fanciulli suddetti, Ludovico e Antonio, ma senza successo.
Il 4 febbraio i 26 condannati furono portati sulla collina dove erano state erette le croci. Non appena i condannati a morte scorsero le croci che portavano scritto i loro nomi, s’inginocchiarono davanti ad esse e le baciarono.
Poi furono issati sui legni. Il piccolo Antonio per conto suo intonò il salmo: “Lodate, fanciulli, il Signore”, al quale fecero eco gli altri due compagni, Tommaso e Ludovico.
Il corpo martoriato di Padre Pierbattista fu visto, nei giorni successivi alla sua morte, discendere miracolosamente dalla croce per recarsi a celebrare l’Eucaristia Nella chiesa di Nagasaki, con il piccolo Antonio in veste bianca di chierichetto.
Papa Urbano VIII beatificò i protomartiri giapponesi il 14 settembre 1627 e il pontefice Beato Pio IX infine canonizzò l’8 giugno 1862:
- Antonio da Nagasaki – 13 anni – terziario francescano chierichetto, padre cinese e madre giapponese.
- Ludovico Ibaroki – 12 anni – servitore del convento dei padri francescani.
- Tommaso Kozaki – 14 anni – terziario francescano, servitore dei muratori della costruzione della chiesa e del convento di Miyako.
(Osserviamo un minuto di silenzio per onorare la memoria di questi piccoli santi martiri e dei loro 23 compagni laici e religiosi).
Saluto tutta la comunità di Laici e religiosi dell’Amore Misericordioso del Casilino e tutti coloro che in qualche modo ricevono il giornalino. Auguro a tutti pace e amore. Buona estate. Dada.