BAMBINI SANTI Dada Prunotto
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama».
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. (Luca 2:8-20)
Nel leggere la vita dei santi giovani e giovanissimi, mi commuovo sempre e sento un grande rispetto nei confronti di queste creature predestinate a fare cose grandi durante il loro breve passaggio su questa terra.
Sono anime elette, la cui vita è costellata da eventi talvolta prodigiosi, che stupiscono per la loro sapienza. Anime particolarmente ispirate, pronte sempre, e con naturale semplicità, a offrire la loro generosa sofferenza, o anche la vita stessa per salvare, sanare, perdonare. Bambini e giovani generosi, tolleranti, capaci di amore disinteressato nei confronti del prossimo, dei loro piccoli compagni di scuola, degli amici di gioco, degli adulti stessi da cui non sempre vengono capiti. Sempre offrono esempio di umiltà e di fraternità eccellenti.
Dio si può sempre specchiare nel cuore puro di questi piccoli santi. Essi sono nati nella beatitudine di Dio, nella quale rimangono, praticando gli insegnamenti del Vangelo con cuore povero, uniti a Dio; eroici talvolta nelle loro scelte di vita, compassionevoli sempre. Lo Spirito Santo infonde in essi tanta grazia da renderli sempre forti nelle avversità e nel dolore. Voglio ricordare ciò che la Madre Speranza diceva alle sue figlie: “Che felicità la mia se ogni religiosa potesse dire ai suoi bambini, ciò che S. Paolo disse ai suoi discepoli: “Siate miei imitatori, come io lo sono di Gesù Cristo”!
Ecco, nel guardare gli occhi di un bambino santo, penso si avverta una luminosità particolare, una luce superiore, perché sono occhi che guardano oltre la realtà contingente e arrivano diritti al mistero di Dio: il piccolo santo è egli stesso un miracolo e un mistero vivente. E loro, guardando i nostri occhi, che cosa vedranno? Gli occhi dei bambini riflettono il Paradiso e mi costringono ad abbassare i miei, in segno di rispetto e consapevole della mia pochezza.
Ecco un esempio di santità nella breve vita di:
Domenico Savio
Nacque in Piemonte, presso Castelnuovo d’Asti il 2 aprile 1842. Sin da piccolo dimostrò umiltà, candore, attaccamento speciale alla preghiera e alle cose di Dio; qualità che non vennero mai meno durante la sua breve vita. Pur di salute cagionevole, esercitò in modo eroico una grande volontà, che applicò con intelligenza negli studi e nelle vicende alterne della sua breve esistenza. Sempre umile e servizievole, subito dopo la sua Prima Comunione, fece alcuni ferrei propositi spirituali, ai quali fu sempre coerente, aiutato dal buon umore e dalla costante preghiera. A 5 anni già serviva Messa, ma aveva il cruccio di essere un po’ troppo piccolo per spostare il pesante messale! A 7 anni conosceva tutto il Catechismo e il suo desiderio più grande era fare la Prima Comunione. All’epoca bisognava avere 11 anni, ma il Parroco, che aveva visto in Domenico il germe della santità, consultandosi con altri Parroci, fece un’eccezione.
Domenico Savio fece la sua Prima Comunione il giorno di Pasqua del 1849.
Era molto intelligente il nostro piccolo Santo e portato agli studi, ma la grande fatica del suo fisico gracile per raggiungere la scuola, distante parecchi Km da casa sua, gli minò la salute e fu costretto ad abbandonare gli studi.
Trasferitosi con la famiglia a Mondonio (AT), conobbe il Parroco Don Cugliero, che volle aiutarlo, affidandolo a Don Bosco, il quale dirigeva una scuola a Torino. Il grande Santo, amico e protettore dei giovani, fu molto colpito dalla personalità di Domenico e decise di prenderlo con sé, inserendolo nell’Oratorio di S. Francesco di Sales (29/10/1854).
Il comportamento del ragazzo è di esempio edificante per tutti. Egli aveva deciso di farsi santo; voleva digiunare, nonostante l’età e la salute cagionevole. Ma Don Bosco gli spiegò che l’obbedienza e l’accettazione paziente delle contrarietà erano già abbastanza.
Voleva “salvare le anime dei suoi fratelli” per assicurare la salvezza della propria; cercava quindi ogni occasione per impedire nei suoi compagni bestemmie e cattive azioni. Qualche volta fu vittima di dispetti e di cattiverie da parte di alcuni compagni, tuttavia, senza mai tradire nessuno, sopportò con pazienza e misericordia accollandosi responsabilità di male azioni, per non vedere punito il vero colpevole.
Fondò con alcuni suoi compagni, una piccola società che si proponeva di convertire gli alunni cattivi e vi si dedicò anima e corpo, cercando di portarli alla confessione e al cambiamento radicale di vita.
L’otto giugno 1856, fondò con alcuni amici la Compagnia dell’Immacolata Concezione, con regole che furono approvate dai superiori.
Domenico si comunicava ogni giorno, con amore ardente nei confronti del Crocifisso Gesù.
Come la nostra Madre Speranza, parlava di “distrazioni” quando viveva visioni soprannatu-rali. Spesso riuscì ad aiutare persone morenti a ricevere gli ultimi sacramenti.
Nel settembre del 1856 sua madre si ammalò, ma non volle che Domenico lo sapesse, per non preoccuparlo; tuttavia egli già sapeva tutto e disse che la Madonna l’avrebbe guarita. Don Bosco gli accordò subito il permesso di recarsi al capezzale della madre e lo aiutò, dandogli qualche soldo per affrontare il viaggio. Arrivato dalla madre, subito l’abbracciò forte e intanto le pose al collo lo Scapolare della Madonna, ed ella si riprese subito. Quel “vestitino” passò poi in altre famiglie, dove c’erano persone malate, che grazie ad esso, guarirono sempre. Intanto Domenico fu colpito da tubercolosi polmonare, per cui fu necessario farlo tornare a casa, presso i suoi familiari.
Sapendo che non sarebbe più tornato, salutò uno ad uno i suoi compagni, lasciando in loro un ricordo indelebile.
Nessuno in famiglia voleva credere che Domenico sarebbe morto in breve tempo, ma il ragazzo chiese l’Estrema Unzione, recitò le Litanie della buona morte, chiuse gli occhi e li riaprì gridando: ”O come è bello ciò che vedo!”. E con un sorriso sulle labbra spirò.
Il piccolo Domenico stava rientrando nelle braccia del Padre.