GRANDE ALLARME EPIDEMIA IN GERMANIA PER I CETRIOLI:
MA COME MAI NESSUNO PARLA DELLA STRAGE CHE FA L'AMNIOCENTESI
(CIRCA L'1% DEI BAMBINI MUORE)?
E ci risiamo: H1N1, aviaria, suina, mucca pazza... eppure ognuna di queste ''epidemie'' che avrebbero distrutto il mondo ha causato meno morti di una normale influenza stagionale
di Carlo Bellieni Fonte: Il Sussidiario, 6 giugno 2011
La recente "epidemia" di morti in Germania, prima imputata ai cetrioli spagnoli, poi a non si sa cosa, ha portato una nuova ondata di panico: cetrioli sequestrati, dissequestrati, nuove raccomandazioni di lavarsi le mani prima di mangiare, appena si torna a casa, di mettere la varichina nell'insalata e altre amenità. E ci risiamo, come se non ne avessimo viste abbastanza: H1N1, aviaria, suina, mucca pazza... e il bello è che ognuna di queste "epidemie che avrebbero distrutto il mondo" ha causato solo pochi morti: meno di quanti ne fa una normale influenza stagionale.
Eppure tutti a preoccuparsi, a buttarsi l'alcol sulle mani, a stilare protocolli, a spendere, comprare, soprattutto: comprare e spendere per articoli sanitari, disinfettanti, antibiotici. Il tutto per qualche decina di decessi: cosa triste, ma limitata, certo meno di quanti muoiono di incidenti stradali in un weekend. Ma che volete, siamo fatti così: tutti pronti a spaventarci per il primo allarme, soprattutto se ben orchestrato volutamente o no. E soprattutto pronti a far finta di non vedere quando le epidemie vere ci sono, sono gravi, sono sotto gli occhi di tutti, ma evidentemente c'è la parola d'ordine di non interessarsene.
Per tutte, basti pensare alla epidemia di gravidanze interrotte senza volerlo, provocata ogni giorno in tutto il mondo dall'amniocentesi che ben sappiamo ha come "effetto collaterale" la morte fetale in dieci casi su mille (5 ogni mille per i più ottimisti). Un'altra procedura medica che avesse altrettanto insuccesso sarebbe stata messa al bando da anni, altro che "continuare a tollerarla in attesa di nuove scoperte".
E dato che in Italia si fanno circa 100.000 amniocentesi l'anno, vuol dire che circa 500-1000 donne sane perdono il loro figlio sano o malato che portano nel pancione. Vi pare poco? E questo vale per l'Italia e per tutto il mondo. Non vi sembra un allarme che si doveva prendere sul serio? 1000 donne all'anno in lutto; e 1000 bambini morti prima di nascere. E questo non dipende da errori degli operatori, ma è un problema intrinseco alla procedura. Che però non si può criticare, perché è una procedura "politicamente corretta": la corsa alla ricerca dell'anomalia genetica, in particolare della sindrome Down: ormai routine quotidiana.
Dunque ci sono epidemie di serie A (quelle che fanno vendere i giornali) e quelle di serie B (di cui è vietato parlare). Strano modo di trattare i fenomeni sanitari sui giornali e in televisione. D'altronde, tra il rischiare di toccare l'intoccabile e far pressione sulle paure della gente, amplificandole e creandone ogni anno una, evidentemente i massmedia finiscono col preferire la seconda soluzione. Scarso coraggio o ordine superiore imposto da una cultura che vuole renderci tutti impauriti, impegnati tutta la vita, 24 ore su 24 solo a cercare strade e stradine per fuggire da ogni rischio e da ogni responsabilità?
La nuova morale “Regole e tabù? Non fanno più per noi”
Sos del Censis : italiani sempre più narcisi e aggressivi Non gestiscono le pulsioni, è boom di droghe e farmaci
di Raffaello Masci ROMA La Stampa 7.6.11
Regola numero uno: faccio quello che mi pare.
Questa è la nuova morale degli italiani: individualismo spinto, insofferenza per le regole, attenzione centrata sui propri bisogni e sul proprio tornaconto, fino al punto di alzare la voce e le mani. Di fronte a un aumento negli ultimi 5 anni - delle minacce e delle ingiurie del 35,3%, delle lesioni e delle percosse del 26,5% e dei reati sessuali dell’ordine del 20%, il Censis ha provato a indagare sul perché in questo Paese stiamo dando di matto con una frequenza inedita e montante. E ne è nata una indagine - «La crescente sregolazione delle pulsioni» - presentata ieri mattina a Roma.
Il criterio che governa l’agire degli italiani è che ognuno è arbitro unico dei propri comportamenti: decido io cosa è meglio fare. Così pensa l’85,5% degli italiani. Le regole - ovviamente - ci sono ma possano essere aggirate in molte situazioni: sono i vertici delle istituzioni a dare l’esempio in questo senso, dalle moratorie, agli slittamenti, alle deroghe, fino ai condoni.
Se uno vuole divertirsi non può fare a meno di eccedere e trasgredire, pensa il 44,8%. E poiché viviamo in un mondo di prepotenti, è accettabile e ammesso difendersi anche con le cattive maniere, sentenzia un altro 46,4% (ma ben il 61,3% di quanti abitano nelle grandi città, dove i conflitti sono più esasperati).
Se questo vale per le leggi civili, figuriamoci per quelle morali. Tra chi si dice cattolico, per esempio, la doppia morale è la regola: per raggiungere i propri fini bisogna accettare i compromessi secondo il 46,4%, quanto - poi alla morale sessuale, lascia il tempo che trova per il 63,5% degli intervistati, che diventa 80% tra i giovani.
Questo individualismo rende soli e sbandati, ed espone gli italiani a nuove dipendenze e vecchie fragilità psicologiche. Per cui diminuisce in generale il consumo di sostanze stupefacenti (tra il 2008 e il 2009 i consumatori sono calati del 25,7%, passando da 3,9 milioni a 2,9 milioni circa), ma non quello della cocaina - droga dell’aggressività - tant’è che sono aumentati del 2,5% i coicainomani in carico ai Sert. In crescita, invece, i consumi di bevande alcoliche tra i giovani, che si ubriacano regolarmente in misura del 16,6% (oltre un milione in termini assoluti), 1,7% in più rispetto allo scorso anno.
Anche un fenomeno in sé positivo, come i social network, dice il Censis, può celare un sintomo di malessere: la difficoltà a stabilire relazioni reali e la tendenza a sostituirle con quelle virtuali. Dal settembre 2008 al marzo 2011 gli utenti di Facebook sono passati da 1,3 milioni a 19,2 milioni.
Ogni utente trascorre su Facebook mediamente 55 minuti al giorno, è membro di 13 gruppi, e ogni mese «posta» 24 commenti, invia otto richieste di amicizia, diventa fan di quattro pagine e riceve tre inviti ad eventi. La medesima fragilità si esprime nella difficoltà ad accettarsi per quello che si è, e così nel 2010 sono stati circa 450mila gli interventi di chirurgia estetica effettuati in Italia. Anoressia e bulimia sono le prime cause di morte tra le giovani di 12-25 anni, e ne sono colpite circa 200mila donne.
Pulsioni sempre più distruttive evolvono, spesso, in depressione conclamata. Il riscontro è nel consumo di antidepressivi: le dosi giornaliere sono più che raddoppiate dal 2001 al 2009, passando da 16,2 a 34,7 per 1.000 abitanti, ovvero segnando un preoccupante incremento del 114,2%.
«L’Italia - spiega il direttore del Censis, Giuseppe Roma è stato sempre un Paese di individualisti. La stessa crescita economica degli ultimi decenni è nata dal desiderio di mettersi in proprio e progredire. Questo fenomeno - tuttavia - è stato accompagnato da una politica che ha accettato, a fronte della crescita e dello sviluppo, di chiudere un occhio su molte regole. Esistevano, però, allora, vari fattori di coesione sociale che ci consentivano di arginare gli eccessi di questa deriva: la famiglia, la scuola, i partiti, la chiesa. Quando tutto questo è saltato, gli italiani sono stati esposti - senza difese e senza antidoti - a tutte le sollecitazioni della modernità: Internet, i social network, la forte competitività, i raffronti con modelli irraggiungibili, la conflittualità sociale. Lo stress è stato terribile: in qualcuno ha scatenato l’aggressività, in qualche altro la depressione, in molti l’alienazione».