RU 486: non è un farmaco
La Ru 486 non è un "farmaco", come spesso viene definita, né tantomeno "importante per il progresso scientifico", né "fondamentale per la tutela della donna". Non cura nessuna malattia, anzi potrebbe causarne mettendo a rischio la salute della madre, oltre a spegnere la vita dell'embrione.
Gli studi sull’applicazione della sostanza chimica, pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine, sono stati condotti in Francia, Stati Uniti e Cina. In quest’ultimo Paese il “mifepristone” (il principio attivo della RU 486), che contrasta l’azione dell’ormone della gravidan-za, (il progesterone), è usato da almeno 15 anni. Nel 2000 si sono verificati 7 milioni di aborti chimici, ma la pillola abortiva è stata ritirata, e le donne sono obbligate ad assumerla durante il ricovero in ospedale. La Cina non si pone "problemi etici", ma è giunta alla decisione dopo diversi casi di morte, dovuti a shock settico (un’infezione dovuta ad un batterio il Clostridium sordellii). Ne parlano anche studi californiani e svedesi. Sembra che il mifepristone alteri il sistema immunitario della donna, determinando uno specifico deficit immunitario; quindi l’infezione non è provocata dal prodotto abortivo in utero, né si verifica uno shock anafilattico da allergia.
Il grave pericolo è dunque uno shock settico fulminante, senza evidenti segni premonitori.
Negli Stati Uniti l’uso della Ru 486 sta diminuendo, e viene assunta dal 3-5% delle donne, proprio per motivi precauzionali e per le controindicazioni.
Occorre dire che per qualsiasi altro prodotto farmaceutico le procedure sono molto severe, e solo il minimo dubbio di effetti collaterali pericolosi ne impedisce l’uso. Perché non è così per la pillola abortiva RU 486 ?
Solo per la "laicità" dello Stato?
Gabriele Soliani
******************************
Scuola e sana laicità
Anche la scuola può trarre opportunità da quella che viene definita “sana laicità”.
La “sana laicità” dello Stato, di cui tanto ci parla il Santo Padre Benedetto XVI, non coincide con un diplomatico equilibrismo di compromessi fra “trono ed altare”, o di formale rispetto di regole da parte delle due Istituzioni. E' possibile definirla come lo sforzo comune di leggere la multiforme realtà, accoglierla ed interpretarla secondo un codice di valori condivisi. Per questo una lettura moderna del termine “laicità” deve prendere le mosse da una comprensione comune di valori che, sia lo Stato che la Chiesa, pongono a fondamento del loro dialogo.
Il primo principio da prendere in considerazione è sicuramente quello riguardante il concetto di “persona umana”. Si sentono tante teorie, ma l’uomo/donna non può essere ridotto ad un semplice prodotto della natura materiale, così come non può essere paragonato ad alcun animale. Questa visione antropologica può essere condivisa e comune, perché sembra il minimo livello sul quale appoggiarsi senza invadere le rispettive aree. Da qui deve venire il rispetto della dignità dell’uomo e il riconoscimento dei diritti fondamentali innati. I diritti innati sono quelli previi, cioè precedenti, a qualsiasi giurisdizione statale e, di conseguenza, non negoziabili dal dibattito politico, che viene sempre dopo.
In campo educativo questa visione sui “diritti fondamentali innati” è importante, e, contraria-mente alle critiche laiciste, aiuta ad approfondire il senso della vita e delle scelte.
Non è forse questo, cioè il senso e le scelte della vita, quello che i genitori chiedono ai figli?
Non è forse questo quello che lo Stato si aspetta per la difesa della democrazia e del buon vivere comune?
Non è forse questo quello che la scuola dovrebbe coltivare nell'animo degli alunni?
Affermare, per esempio, che la vita umana inizia al momento del concepimento non va contro la scienza embriologica. Semmai andrà contro alcune “idee”, ma non contro la scienza. Affermare che i bambini nascono grazie ad un uomo e una donna non va contro l'evidenza scientifica, e quindi insegnare queste semplici verità non dovrebbe essere un problema per la scuola. I bambini ne sono incuriositi e gli adolescenti ne sono affascinati. Gli adolescenti, è pur vero, non sempre ne avvertono la responsabilità, ma questo è un problema di educazione e non di principi.
E' veramente importante quando già a scuola si insegna, senza alcuna incertezza e cioè in modo non negoziabile, che il fumo è dannoso per la salute, o che certi cibi portano al sovrappeso e all'obesità, o che l'alcol è molto pericoloso. Giustamente non ci sono margini per negoziare su queste idee.
Quando invece si usa il concetto “non negoziabile” sui temi dell'inizio vita c'è quasi subito una levata di scudi e una serie ideologica di contro risposte. In realtà non si tratta di chiudere alcun dialogo ma, anzi, di condividere quella semplice realtà che tutti ci accomuna.
La “sana laicità” è un'apertura alla riflessione e alla crescita umana che la scuola può contribuire grandemente a diffondere.
Gabriele Soliani
*******************************
Nuova legge sull'aborto in Spagna (Ricerca a cura di Barbara)
In Spagna, nel mezzo di una gravissima crisi economica e sociale che mette sempre più in discussione tra la società civile il modello di governo socialista, il leader Luis Zapatero ha inflitto al Paese un ulteriore durissimo colpo alla civiltà della vita: è appena entrata in vigore la nuova legge normativa di riforma sull’aborto, che de facto rende lo stesso una banalissima pratica sciolta del tutto da ogni vincolo etico morale di rispetto per la persona umana.
La legge del 1985 che depenalizzò l’aborto in Spagna, rendendo un diritto quello che fino ad allora era un delitto, prevedeva l’autorizzazione solo nelle ipotesi di malformazione del feto, gravi rischi per la salute psichica o fisica della madre, violenza sessuale. Questi limiti giuridici posti dal legislatore alla pratica dell’interruzione di gravidanza sono stati spazzati dalla riforma Zapatero, che sta suscitando una forte alzata di scudi in tutto il Paese, Partito socialista compreso, a causa di una radicale aggressività a-morale già definita di stampo eugenetico che la legge presenta. Vediamone i punti cardine succintamente.
Con la nuova legge si alza la soglia, fino a 14 settimane, entro cui la donna sarà assolutamente libera di scegliere la soppressione del feto. Con la nuova legge, in caso di malformazione del feto, sarà possibile l’aborto fino alla 22 settimana. Addirittura, sfidando il ragionevole margine di errore della diagnostica clinica, la legge prevede che – ove venisse diagnostica una patologia incurabile o «incompatibile con la vita del feto» – sarà eliminato ogni limite all’aborto. Ma il punto ancora più preoccupante – per lo sfaldamento di ogni vincolo solidaristico e pubblico della legge – è il fatto che le minorenni, dai sedici anni in su, sono autorizzate ad abortire liberamente, senza più la necessità del parere vincolante dei genitori, ma dietro una mera comunicazione agli stessi: in altri termini, se per un verso il diritto civile ritiene il minorenne privo della capacità giuridica di agire per il semplice acquisto di un bene o una normale transazione patrimoniale – proprio in quanto minore – per converso lo ritiene pienamente capace di agire laddove, al contrario, disponga la soppressione di una vita umana quale quella del nascituro.
**********************************
Signore mio e Dio mio,
la tua misericordia ci salvi,
il tuo Amore Misericordioso
ci liberi da ogni male.