Prospettive: Astri & particelle (Ricerca a cura di Barbara)
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? L’uscita dell’ultimo libro di Stephen Hawking, The Grand Design, pubblicato non a caso pochi giorni prima della visita del Papa in Inghilterra, è diventata un fenomeno mediatico.
Da Galileo in poi, la scienza ha introdotto in modo rigoroso una serie di concetti che, collegati da un potente tessuto matematico, permettono di descrivere la natura in un ambito molto ampio (meccanica classica, elettromagnetismo, meccanica dei quanti, relatività speciale e generale eccetera). Ma leggendo il libro ci si accorge che Hawking si spinge ben più in là, fermamente convinto del fatto che un modello matematico possa descrivere il mondo anche quando la verifica sperimentale non è ancora, o addirittura non sarà mai, possibile. Colpito dall’eleganza della teoria delle stringhe, Hawking la elegge senza esitazioni a teoria del tutto, adatta a descrivere non solo il nostro universo, ma tutti gli universi possibili, substrato ultimo della stessa realtà, una sorta di Matrix della fisica teorica. Hawking non esita quindi ad affrontare le eterne domande della metafisica, della religione e della filosofia – perché esiste qualcosa e non il nulla? Perché esistiamo? Perché ci sono queste leggi fisiche e non altre? – determinato a rispondere con gli strumenti e i concetti della fisica contemporanea.
Prendiamo la questione dell’universo che ha origine dal nulla. Il risultato delle osservazioni cosmologiche suggerisce che la geometria dello spazio-tempo nell’universo sia mediamente piatta, forte indizio del fatto che l’energia totale, vale a dire la somma dell’energia positiva della materia e dell’energia potenziale negativa dovuta all’onnipresente gravità, sia eguale a zero. Tornando indietro fino al big bang, si può così pensare che l’universo derivi spontaneamente dal nulla: non dal vuoto quantistico, proprio dal nulla, condizione fisica che per definizione ha energia pari a zero. Tutto avrebbe quindi avuto origine con un immenso fuoco d’artificio realizzato però senza un singolo grano di polvere da sparo.
Universi simili non costano, energeticamente, nulla, ne possono nascere a bizzeffe, senza sosta. Ogni tanto un universo come il nostro si sviluppa con leggi fisiche tali da potere ospitare 13,7 miliardi di anni dopo la sua nascita esseri pensanti che ne studiano le proprietà. Chiamando in causa il principio antropico nella sua versione forte si può inoltre affermare come non sia per un caso che viviamo proprio in questo universo. Infatti, variando in modo impercettibile le costanti che definiscono le proprietà fondamentali delle particelle e delle forze, esso diventerebbe subito inadatto a ospitare la vita biologica come la conosciamo. Insomma, un universo immenso, dotato però di particolarissime leggi fisiche che garantiscono lo sviluppo di una biologia basata sul carbonio tra infiniti universi possibili, privi di questa possibilità.
Il ragionamento di Hawking unisce quindi l’apparente inevitabilità delle proprietà dell’universo in cui viviamo al fatto che energeticamente non costerebbe nulla produrlo: ed è su questo che si basa l’eliminazione della necessità di un atto di creazione da parte di un’entità superiore. Il prezzo da pagare è però altissimo, in quanto occorre chiamare in causa un’immensità di realtà alternative, per definizione irraggiungibili se non grazie a una particolare modellizzazione matematica in cui quantità praticamente infinite entrano in gioco di continuo: infinite energie, positive e negative, tempi, spazi, universi.
Dimostrare la non necessità, inoltre, è ben diverso dal dimostrare la non esistenza. A ben vedere un ragionamento analogo può portare, con altrettanta eleganza, esattamente alla conclusione opposta, introducendo una causa prima soprannaturale che abbia «scelto» di realizzare questo universo tra gli infiniti possibili, fatto apposta per ospitarci e permetterci di ammirarne le meraviglie. La scelta fra queste due metafisiche alternative, ammesso e non concesso che siano le sole possibili, è lasciata al lettore.
di Roberto Battiston Professore ordinario di fisica sperimentale all’Università di Perugia
La risposta è: 42
Webphoto/Buena Vista International la domanda fondamentale.
In Guida galattica per gli autostoppisti, di Douglas Adams, una razza di esseri superiori costruisce un enorme calcolatore – Deep Thought – perché risponda «alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto». Dopo sette milioni e mezzo di anni di elaborazioni, Deep Thought comunica la Risposta alla Domanda fondamentale. E la risposta è: 42 (sopra, una scena del film tratto dal libro di Adams).
www.lescienze.it LE SCIENZE 31
Per un’educazione sessuale umanizzante Gabriele Soliani
Dopo l'intenso discorso del Santo Padre pronunciato nella sala regia lunedì 10 gennaio 2011 al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, le critiche del mondo massmediatico si sono concentrate soprattutto sulla questione dell'educazione sessuale. Leggendo con attenzione le parole del Papa si capisce che le critiche erano preconcette e un po' fuorvianti.
La frase sotto i riflettori del Papa era: “Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”. Si è accusato il Pontefice di opporsi all’educazione sessuale nelle scuole, sostenendo che le istituzioni civili italiane sono troppo sottomesse al “potere” religioso. Viene portato l’esempio di quello che è avvenuto nelle scuole di Francia, Olanda, Svezia, indicando quelle esperienze come veri modelli di civiltà, scientificità, prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e prevenzione delle gravidanze giovanili.
Analizziamo se è veramente così.
Il famoso e consultatissimo British Medical Journal aveva pubblicato nel 2009 uno studio i cui risultati non erano stati quelli sperati. In un gruppo di 446 giovani a rischio i ricercatori hanno verificato che le ragazze a cui era stato fornito un programma contenente informazioni sulla contraccezione mostravano un tasso di gravidanze 3,5 volte superiore rispetto alle coetanee che non avevano frequentato quelle lezioni. Il tasso elevato di abortività ( rapporto degli aborti effettuati da donne in età fertile e la popolazione femminile di pari età, per 1000) pari a 23 tra le giovani fino a 19 anni aveva spinto il ministero per la sanità in Inghilterra a dare il via libera per la pubblicità televisiva delle cliniche per aborti. La proposta destò clamore e fu contestata, ma questo basta a rivelare il basso profilo di una educazione sessuale fatta solo di addestramenti contraccettivi.
In Francia, dove il numero di “pillole del giorno dopo” vendute nell’ultimo anno è stato di un milione e centomila confezioni, dove il 95% delle donne fertili che non desidera una gravidanza usa la contraccezione, soprattutto la pillola e la spirale (che è abortiva), e dove sono obbligatorie 40 ore all’anno di educazione sessuale, sono stati praticati 213.382 aborti nel 2007, con un tasso di abortività tra le ragazze di 15-19 anni pari a 15,6.
La Svezia, il Paese in cui l’associazione per l’educazione sessuale è stata fondata nel 1933 dalla femminista Elise Ottesen-Jensen, dove nel 1945 apparve il primo manuale per l’educazione sessuale rivolto agli insegnanti, dove nel 1955 l’educazione sessuale nelle scuole divenne obbligatoria, il tasso di abortività tra le giovani è 22,5, cioè tre volte più alto rispetto a quello registrato tra le ragazze di pari età italiane. Infatti nell’ultima relazione il tasso di abortività tra le ragazze italiane di 15-19 anni è 7,2.
I dati dell’Olanda, dove a scuola esiste il programma Long Live Love per i ragazzi di almeno 13 anni, i dati non si scostano di molto.
Per le malattie a trasmissione sessuale un buon indicatore della loro diffusione fra i giovani può essere analizzato quanto riportava l’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardo l’infezione da clamidia, un germe assai insidioso, causa talora di sterilità per infezioni trascurate.
La prevalenza di questa infezione è così suddivisa: Italia 2,7%, Francia 3,9%, Olanda 4,9%, Regno Unito 6,2%.
Dunque appare evidente che considerare l'educazione sessuale come sola informazione o addestramento non è affatto sufficiente né umanizzante. Lo dice già da sola l'esperienza educativa di tanti genitori, educatori ed insegnanti, ma lo confermano anche i dati scientifici.
La conclusione più bella la possiamo ritagliare nel libro intervista “Luce del mondo” quando il Papa così risponde al giornalista Peter Seewald: “Vogliamo impadronirci anche dell’esistenza umana per mezzo della tecnica e abbiamo disimparato che ci sono problemi umani originari che non possono essere risolti attraverso di essa, ma che richiedono uno stile e delle decisioni di vita”.