Collegamento tra risposte trasgressive dei preadolescenti e adolescenti, e contesti familiari
Gabriele Soliani
Esiste un collegamento tra risposte trasgressive dei preadolescenti, adolescenti, e contesti familiari? Ci sono studi credibili che lo dimostrano?
Si, è possibile evidenziare il ruolo dei legami affettivi nel promuovere, sostenere o, al contrario, ostacolare la costruzione di efficaci modelli interni di “controllo dell’azione trasgressiva” nei preadolescenti. Una condizione strutturale in grado di attivare il “disimpegno morale” è quella che caratterizza il funzionamento familiare sul versante del disimpegno affettivo, cioè i cosiddetti “legami lenti” e la scarsa attenzione agli scambi interni tra genitori e figli.
Altre configurazioni strutturali dell’assetto familiare possono costituire condizioni “disorganiz-zanti”, che favoriscono il disimpegno morale nelle giovani generazioni.
Tra queste condizioni, da una parte troviamo il cosiddetto “irrigidimento costrittivo” delle possibilità di adattamento ai ruoli familiari, dall’altra la “fluidità instabile” e incontrollata delle relazioni di ruolo, che minaccia la confusione e la perdita dell’identità individuale e familiare. Per fare un esempio: l’adattamento e l’adattabilità ai “ruoli familiari” c’è quando il padre si adatta volentieri, per esempio, a lavare i piatti, e la madre si adatta a lavare l’automobile… ecc.
Queste due condizioni (irrigidimento e fluidità) sono ricondotte ai due livelli di adattabilità: il primo denominato “rigido” e il secondo “caotico”, che sono proprio i più influenti per la “trasgressio-ne” delle regole morali.
La tendenza al disimpegno morale è, infatti, più bassa quando la struttura familiare viene percepita come più unita e più flessibile nelle regole e nei ruoli.
L'alta coesione tra i membri della famiglia è una dimensione psicologica e relazionale che rinforza i meccanismi autoregolatori nei figli, ed è in grado di fare da contenitore delle loro tendenze trasgressive.
Dunque possiamo sottolineare il fatto che la famiglia “disimpegnata”, cioè con labilità dei legami affettivi, scarsa reciprocità nelle relazioni tra i membri, inconsistenza delle funzioni genitoriali, fa mancare ai suoi componenti più giovani il sostegno necessario alla socializzazione delle norme morali.
Al contrario, nelle famiglie con forte consistenza dei legami affettivi sembra che sia più favorito lo sviluppo di quella accettazione delle norme morali, che rappresenta una necessaria conquista nel corso dell’individuazione adolescenziale.
In conclusione si può dire che aiutare e sostenere la famiglia è, come sempre, un vero interesse per la società intera.
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IL DETERIORAMENTO DELLA FAMIGLIA
CONTRIBUISCE AL DECLINO DELLA SOCIETA’
Il deterioramento della famiglia contribuisce al declino della società. Dati schiaccianti (come nella ricerca elaborata da Alan and June Saunders dal titolo: “La Centralità del Matrimonio e della Famiglia nella Creazione di un Mondo di Pace” confermano che la famiglia composta da un padre, una madre e figli biologici, che vivono insieme e sono coinvolti positivamente nelle loro vite reciproche, rappresenta la condizione ottimale per la flessibilità e il successo della generazione futura.
La ricerca mostra che i bambini che vivono con un solo genitore hanno più problemi emotivi e comportamentali rispetto ai bambini che vivono nelle famiglie tradizionali, composte da due genitori. I bambini dei genitori singoli e delle famiglie allargate mostrano più sintomi di aggressione e problemi psicologici, come la depressione, la scarsa stima di se stessi. Nessuna famiglia è perfetta, e nemmeno si tratta di dare delle colpe, ma queste ricerche devono farci riflettere.
Le varie politiche, fino ad oggi elaborate, sono rivolte più ai bisogni di un individuo, considerato come destinatario unico dei diversi interventi di welfare.
E’ diverso parlare di tempi di lavoro pensando alla produttività, ma allo stesso tempo tenendo conto anche dei tempi delle famiglie, i tempi destinati ai bisogni della relazione tra genitori e figli.
La famiglia è un "capitale sociale" ed ha in sé le potenzialità che non sono di nessun’altra agenzia.
Dovrebbe usare il suo potere di forza propositiva di valori: valori della vita, della solidarietà, della gratuità, della condivisione, valori "umanizzanti" per ogni suo componente e per tutta la società.
Gabriele Soliani
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Un altro record inglese
GRAN BRETAGNA: molte le adolescenti inglesi che abortiscono anche più volte in un anno
Il Foglio
L’anno scorso 5.000 ragazze inglesi al di sotto dei 20 anni hanno abortito, e per tutte quante era almeno la seconda volta. Sempre in Gran Bretagna fra le donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni le cosiddette “recidive”, come si chiamano in gergo statistico, sono state più di 15.000. Queste sono alcune delle cifre snocciolate questa settimana dal dipartimento della Sanità in risposta a un’interrogazione parlamentare del ministro ombra della Salute, la conservatrice Anne Milton. La quale, dopo aver letto a novembre che la Gran Bretagna è al primo posto in Europa per aborti, soprattutto fra le più giovani, ha chiesto al governo di entrare nel dettaglio.
Sono più di 62.000 le donne che nel 2008 hanno interrotto una gravidanza almeno per la seconda volta nella loro vita, ben un terzo del numero totale degli aborti. La maggior parte di loro (oltre 46.000) erano single di tutte le età e altre 9.500 erano sposate, cui si aggiungono le oltre 6.000 di cui non si conosce lo stato civile. Stando alle statistiche del sistema sanitario nazionale, in 3.800 lo avevano già fatto almeno altre quattro volte.
«È ampiamente dimostrato – ha commentato Milton – che abortire danneggia la salute mentale della donna. Come è possibile che non siamo in grado di ridurre il numero delle ragazze giovani che non soltanto mettono fine a una gravidanza indesiderata, ma che oltretutto tornano e lo fanno di nuovo?». Nonostante le campagne martellanti sulla contraccezione, le ragazzine inglesi continuano a restare incinte e ad abortire. «Questi numeri dimostrano che i tentativi di dare ai giovani più contraccettivi per cercare di ridurre le gravidanze indesiderate – ha detto il direttore del gruppo British Right to Life, Phyllis Bowman – porta soltanto ad avere sempre più aborti. Le ragazzine sono più pronte a far sesso perché sanno che possono sempre abortire».
Oggi in Gran Bretagna finisce così metà delle gravidanze delle teenager. A giugno il Ministero della Sanità ha reso noto che, fra il 2005 e il 2008, hanno abortito 450 bambine con meno di 14 anni e 23 non avevano ancora compiuto dodici anni. Stando ai dati dell’Eurostat, nel 2007 l’Inghilterra non soltanto si è piazzata prima in Europa per numero di aborti e sesta nel mondo (dopo Cina, Russia, Stati Uniti e Giappone), ma ha guadagnato il primato assoluto anche negli aborti fra adolescenti. Non convinto che queste cifre siano già sufficienti a decretare il fallimento di un programma nazionale che puntava a dimezzare le gravidanze fra adolescenti entro l’anno prossimo, costato già più di 300 milioni di sterline, il governo britannico va avanti con il suo piano di battaglia, quella Teenage Pregnancy Strategy (che i pro life locali hanno ribattezzato Teenage Abortion Strategy). Dopo spot cruenti per scoraggiare le gravidanze al liceo e quintali di pillole e preservativi distribuiti, ha riposto ogni speranza nel programma di indottrinamento sessuale scolastico al quale dal 2011 tutti i bambini dovranno essere sottoposti a partire dai cinque anni.