Massoneria e corruzione dei costumi
di Angela Pellicciari 30-03-2012
Collen Hammond, ex modella e attrice diventata cattolica, in un libro autobiografico di recente pubblicazione racconta come la totale perdita di pudore nell’abbigliamento femminile sia stato uno degli obiettivi tatticamente perseguiti dalla massoneria nell’intento di sradicare la religione.
La signora, madre di quattro figli, cita fra l’altro un numero della International Review on Freemasonry pubblicato nel 1928 in cui si legge: “La religione non teme i colpi di spada; ma può estinguersi sotto i colpi della corruzione. Non stanchiamoci mai della corruzione: usiamo un pretesto come lo sport, l’igiene, la cura della salute. E’ necessario corrompere: che i nostri giovani pratichino il nudismo.
Per scongiurare una reazione eccessiva, bisogna procedere metodicamente: bisogna cominciare con lo scoprire il gomito; poi passare alle ginocchia; quindi a gambe e braccia completamente scoperte; poi la parte superiore del torace, le spalle, ecc. ecc.” (Dressing with dignity, Rockford 2005, p. 53).
Un secolo prima della rivista citata dalla Hammond la strategia delle sette era la stessa. Regnante Gregorio XVI (1831-46) la polizia pontificia scopre documenti e corrispondenza fra carbonari in cui si teorizza che, per ottenere il potere, bisogna passare per la corruzione dei costumi.
Qualche saggio dei documenti resi pubblici per volontà del papa: “Abbiamo deciso che non vogliamo più cristiani; evitiamo dunque di fare martiri: pubblicizziamo piuttosto il vizio presso il popolo”; “L’essenziale è isolare l’uomo dalla famiglia, è fargliene perdere le abitudini”; “L’uomo ama le lunghe chiacchiere al caffè e assistere ozioso agli spettacoli. Intrattenetelo, lavoratelo con destrezza, fategli credere di essere importante; insegnategli poco a poco ad avere disgusto delle occupazioni quotidiane, e così, dopo averlo separato da moglie e figli e dopo avergli mostrato quanto è faticoso vivere adempiendo ai propri doveri, inculcategli il desiderio di una vita diversa”.
Perché la massoneria promuove la corruzione morale della società? Vale la pena di analizzare due risposte, la prima della Civiltà Cattolica, la seconda di Leone XIII, perché entrambe interessanti. A parere della rivista dei gesuiti, che ne parla in un articolo del 1852, lo scopo delle sette “è generalmente antireligioso e antisociale. Esse agognano lo sperperamento e il taglio d’ogni vincolo più sacro, che lega uomo con uomo, nella Chiesa, nella società, nella famiglia, per ricostruire l’umanità sotto una nuova forma di totale servaggio, in cui lo Stato sia tutto, e i capi della setta siano lo Stato”.
Nell’enciclica Humanum genus composta nel 1884 per chiarire ai cattolici la natura della massoneria (che, detto fra parentesi, all’epoca dominava la vita politica e culturale italiana), Leone XIII individua nella promozione del vizio l’arma principale delle sette massoniche: a giudizio del papa solo così, e cioè fiaccando la volontà delle persone col renderle schiave delle passioni, uomini “scaltriti e astuti” avrebbero potuto imporsi e dominare incontrastati. Queste le parole del pontefice: “poiché quasi nessuno è disposto a servire tanto passivamente uomini scaltriti e astuti come coloro il cui animo è stato fiaccato e distrutto dal dominio delle passioni, sono state individuate nella setta dei Massoni persone che dichiarano e propongono di usare ogni accorgimento e artificio per soddisfare la moltitudine di sfrenata licenza; fatto ciò, esse l’avrebbero poi soggiogata al proprio potere arbitrario, e resa facilmente incline all’ascolto”.
Che questi echi lontani di polemiche otto-novecentesche abbiano qualcosa a che fare con la forsennata campagna a favore del matrimonio omosessuale, in un tempo, per di più, in cui l’istituzione matrimoniale giace in stato comatoso?