LA “FINE” DI UN MATRIMONIO E’ MOLTO DI PIU’ DEL SOLO DIVORZIO
Gabriele Soliani
La “fine” di un matrimonio è molto più del solo divorzio.
Alcuni affermano che la struttura della famiglia non ha importanza, e che sia sufficiente l’affetto.
Tuttavia la “struttura familiare” non è solo questione di scelta dei singoli, e, considerato l’impatto anche economico di tali scelte, è legittimo che lo Stato si interessi del futuro della famiglia.
E’ facile capire come queste scelte vanno di là della sfera meramente privata, toccando aspetti essenziali della stessa società.
La dimensione pubblica del fallimento matrimoniale è stato l’argomento di un recente rapporto dell’Institute of Marriage and Family (Canada), in cui è stato evidenziato l’impatto economico che deriva dalla separazione delle famiglie.
Lo studio fornisce una stima sul costo dei fallimenti matrimoniali, in termini di spesa pubblica, per l’anno finanziario 2005/2006 in Canada. L’impatto sul bilancio delle misure dirette ad aiutare queste famiglie ammonta a circa 7 miliardi di dollari canadesi (4,5 miliardi di euro) l’anno.
Il rapporto evidenzia anche come i fallimenti matrimoniali abbiano un impatto economico particolarmente negativo per le donne, tanto da parlare di “femminizzazione della povertà”.
Quale che sia il motivo, è certo che un impatto economico esiste, e sebbene le politiche pubbliche possano offrire qualche sostegno, esse non possono sostituirsi a ciò che può dare una salda vita familiare.
Un altro rapporto del Centre for Social Justice di Londra, stima i costi derivanti dai fallimenti familiari nel Regno Unito pari a 20 miliardi di sterline (23 miliardi di euro) l’anno.
Sebbene lo studio si concentri sui costi economici dei fallimenti familiari, esso prende atto anche del loro impatto sui figli. Il divorzio, infatti, non solo è associato alla povertà, ma una gran parte della ricerca dimostra che i figli si trovano in condizioni migliori se cresciuti in una famiglia con due genitori sposati.
Tanta parte della mentalità corrente ritiene che ciò che è “un bene” per i genitori deve esserlo altrettanto per i bambini, ma la ricerca empirica invece ha dimostrato che non è così. Se la separazione e il divorzio possono sembrare “un bene” per i genitori, non lo è per i figli.
Che le coppie siano sposate oppure no è un elemento fortemente indicativo per prevedere le condizioni future dei bambini, e che la stabilità matrimoniale offra maggior benessere a figli e genitori è ormai un dato confermato.
I governi dovrebbero capire la differenza tra il matrimonio e le altre convivenze, e promuovere il matrimonio per tutti i benefici che esso offre. Ci sono validi elementi, fondati su solidi dati empirici.
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E’ più facile distribuire preservativi che far capire la profondità e la valenza del sesso nelle relazioni tra uomo e donna. Però forse chi ha preso questa decisione non lo sa neanche lui e certo questa cultura che gira non aiuta.
20 centesimi x "USCIRE COPERTI"
In Francia, dopo i licei, anche nelle università ci saranno distributori di profilattici a "prezzo politico".
Preservativi in facoltà a 20 centesimi.
Via libera dal governo Sarkozy all'«operazione condom»: firmato l'accordo con campus e Università. in tutti i licei ci sono già i distributori
PARIGI - Preservativi negli atenei francesi a soli 20 centesimi l'uno. È l'ultima novità del governo Sarkozy che ha dato il via libera all'operazione «Sortez-couverts» ('Uscite coperti', ndr.) firmando un accordo per la localizzazione in tutte le università e i campus di Francia di 1000 distributori di profilattici, disponibili al prezzo di un caffè agli studenti.
«OPERAZIONE CONDOM» - Uno studente su due - ha detto il ministro per l'insegnamento superiore, Valerie Pecresse - ha affermato di non usare sistematicamente il preservativo». Una situazione a cui l'Università ha deciso di far fronte. L'operazione “condom a 20 centesimi” era stata già lanciata in Francia dall'ex ministro della Salute, Xavier Bertrand, nel 2006, ma solo per farmacie e chioschi. Ora è stata estesa anche alle università.
L'obiettivo e' dotare di distributori tutte le facolta'. Nel quadro delle iniziative contro l'Aids, gia' nel 2006 l'allora ministro della Sanità, Xavier Bertrand, aveva annunciato l'ampliamento di una operazione pilota per la distribuzione di preservativi a 20 centesimi nelle edicole, nelle farmacie, nei licei e negli uffici. Ma le università non erano ancora state incluse.
adn
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...E se Eluana avesse sentito e capito tutto? Gabriele Soliani
La vicenda di Rom Houben, il ragazzo belga la cui diagnosi di stato vegetativo persistente (SVP) è risultata sbagliata, costringe a rivedere alcune delle certezze scientifiche ed anche etiche che sembravano scontate. Il caso della povera Eluana Englaro e di Terri Schiavo sono i più recenti e drammatici. La prima difficoltà è la diagnosi dello SVP. Nel Convegno della Società Europea di Neurologia, tenutosi a Milano, era stato comunicato che le diagnosi errate “sfioravano il 40%”. A simili conclusioni arrivava anche uno studio dell’Università di Tubinga, e un altro svolto da ricercatori belgi pubblicato recentemente in BMC Neurology. Per Rom Houben la scoperta della diagnosi sbagliata è stata rivelata dalla risonanza magnetica funzionale (RMNf), che consentiva di “vedere” come le diverse aree del cervello di Rom comunicavano in modo quasi identico a quelle di un soggetto normale. Il primo studio è stato quello di Adrian Owen, a Cambridge, che ha mostrato come un paziente in “stato vegetativo” sappia giocare… una partita di tennis immaginandola con la sua mente. In un convegno alla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo “Regina Apostolorum” nel mese di settembre sono stati presentati da Andrea Soddu, membro del Coma Study Gruop di Liegi, incoraggianti risultati sull’uso della RMNf per la diagnosi differenziale degli stati di coscienza alterata. Infatti, dal punto di vista clinico, è molto difficile distinguere lo SVP da altri stati, quali soprattutto lo Stato di Coscienza Minima e la sindrome del “Locked-in” o del “Chiavistello”, che era appunto la situazione di Rom Houben, scoperta grazie alla RMNf. Sembra dunque arduo prendere decisioni “di vita o morte”, come la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione, in casi di così grande incertezza sulla vera situazione del paziente. Non è fuori luogo porsi la domanda: “… Eluana potrebbe aver capito e sentito tutto?”.
Non si vede come possa essere ragionevole il disporre o rigettare in anticipo determinate misure tramite un testamento biologico, quando neanche si è certi della diagnosi.
«Signora, suo figlio è come un vegetale, non sente nulla, non pensa nulla. Di suo figlio non è rimasta più traccia», si è sentita dire la mamma di Rom.
Ora suo figlio Rom dice: “Mi chiamo Rom. Non sono morto. Sentivo tutto, urlavo ma non mi sentivano. E devo la vita alla mia famiglia”. Chi può contraddire questa verità che va ben di là della scienza?
E’ molto difficile ritenere che l’alimentazione e l’idratazione possano costituire accanimento terapeutico in casi di questo genere. Come può essere ritenuto sproporzionato fornire loro ciò di cui ogni persona ha bisogno? Poi, non si tratta di staccare nessuna “spina”, semplicemente di frullare il cibo normale per renderlo abbastanza fluido da essere ingerito tramite una sonda.