IL PAPA A NAPOLI
Il 21 ottobre papa Benedetto XVI si è recato in visita pastorale a Napoli: il maltempo ha fortemente disturbato l’intera mattinata, ma non ha comunque modificato il programma previsto. Il Papa ha celebrato l’Eucaristia all’aperto, in quella Piazza Plebiscito che è dominata dalla grandiosa basilica di San Francesco di Paola. All’omelia, il Pontefice – oltre che commentare i testi della liturgia del giorno – ha dedicato alcune riflessioni alla realtà sociale della città di Napoli pronunciando parole intense sulle quali tutti - semplici cittadini credenti o uomini di potere - devono riflettere e dalle quali è doveroso farsi interpellare. “ Per molti vivere non è semplice:” – ha detto il Papa – “sono tante le situazioni di povertà, di carenza di alloggio, di disoccupazione o sottoccupazione, di mancanza di prospettive future. C’è poi il triste fenomeno della violenza. Non si tratta solo del deprecabile numero dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi. Quanto è importante allora intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero. E’ necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni.”
Pur essendo ispirate dalla particolare situazione della città nella quale si trovava in visita, queste parole di Benedetto XVI possono purtroppo essere riferite a molte altre situazioni simili, di cui ciascuno di noi è sicuramente a conoscenza. E’ proprio vero: la violenza si insinua ogni giorno di più nelle pieghe della vita sociale, diventa ‘mentalità diffusa ’ e si rende evidente, come dice il Papa, nei “comportamenti di tutti i giorni”. Essa si manifesta, ad esempio, con la prepotenza del più forte ( o del più maleducato) con la quale dobbiamo quotidianamente fare i conti, anche nelle situazioni più semplici ( la fila in autostrada, lo spintone quando saliamo in autobus…), con il bullismo nelle strade e nelle scuole, con le risse sui campi di calcio o nei dopopartita, con l’imperversare senza freni della parolaccia volgare ( o addirittura della bestemmia) di cui i discorsi di troppe persone sono infarciti. Noi cittadini ‘normali’, lontani dalla stanza dei bottoni e dalle leve del potere, poco possiamo fare per risolvere i problemi della povertà, della carenza di alloggi, della mancanza di spazi nei quali i giovani possano vivere in maniera sana il loro tempo libero; tuttavia, è chiaro che le parole del Papa sono rivolte anche a noi. Noi infatti possiamo controllare il nostro stile di vita, i nostri quotidiani comportamenti, esercitando con passione le virtù ormai poco di moda della ‘gentilezza’ e della ‘moderazione’; possiamo – dobbiamo – rifiutare di adeguarci alla mentalità del sotterfugio, dell’inganno o della cosiddetta ‘furbizia’, dando anche così testimonianza del nostro essere seguaci di Colui che si è definito “mite ed umile di cuore”.
E possiamo anche cercare di sostenere quelle associazioni e quei movimenti ( e nel mondo cattolico ce ne sono veramente tanti) che operano concretamente per prevenire e affrontare le innumerevoli situazioni di disagio alle quali il Papa ha fatto riferimento, mantenendo sempre vigile l’attenzione ed esercitando un accurato controllo sul loro operato: perché essere miti non significa essere stolti…
Antonella