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Il Papa e Ratisbona Antonella
Ce lo siamo sicuramente chiesto tutti: che cosa ha detto il papa nell'ormai famoso (e assai poco letto anche dagli addetti ai lavori) discorso di Ratisbona che ha provocato tante reazioni negative in un certo settore del mondo musulmano? E' dovere di ognuno di noi cercare di capire come sono andate veramente le cose. E' quello che ho cercato di fare: i risultati di questa mia lettura e le conseguenti riflessioni sono l'argomento del mio intervento di questo mese.
Nel discorso da lui tenuto nell' Aula Magna dell'Università di Regensburg (=Ratisbona) il 12 settembre 2006 Benedetto XVI ha inteso far vedere come il dialogo fra le diverse culture, così essenziale nel mondo di oggi, deve essere basato sulla convinzione che la ragione può e deve estendere la propria azione alla sfera religiosa: deve cioè, ascoltare le grandi tradizioni religiose dell'umanità – quella cristiana, ma anche le altre – allo scopo di conoscerle veramente in modo che su questa sempre più approfondita conoscenza si possa basare un autentico confronto tra religioni e culture. Il Papa si sforza di dimostrare (1) che la ragione non deve limitarsi a studiare solo quello che è oggetto delle scienze naturali, quello che è dimostrabile con esperimenti scientifici; al contrario, è pienamente legittimo che essa allarghi il proprio orizzonte, si chieda non solo il “come” delle cose, ma anche il “perché” di esse. Ci si può, quindi, avvicinare a Dio, utilizzando lo strumento “ragione”: questa idea è da sempre presente nella tradizione cristiana e deriva dal pensiero greco. L'evangelista Giovanni inizia il suo Vangelo appunto dicendo: “In principio era il Logos ”. Questa parola greca viene tradotta abitualmente con il termine “Verbo” (cioè “parola”), ma vuol dire anche “ragione”. In principio era il logos (cioè la ragione che comunica con noi attraverso la parola -il Verbo- che poi si fa carne) e il logos è Dio, ci dice l'evangelista. Per questo l'imperatore bizantino Manuele II nel 1391, da cristiano consapevole e colto, poteva affermare: "Non agire secondo ragione, non agire con il logos , è contrario alla natura di Dio".
Questo è il nucleo portante del discorso del papa a Ratisbona: per quale motivo dunque esso ha suscitato tante polemiche? Semplicemente per un equivoco, una interpretazione superficiale e assolutamente incompleta delle sue parole. Cercherò di spiegarlo. Nel riferire le parole dell'imperatore Manuele II sopra citate, il Papa racconta l'episodio nel corso del quale l'imperatore le ha pronunciate. Si trattava di un colloquio tra lui e un persiano colto avvenuto presso Ankara, nell'inverno del 1391. I due dialogavano su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue le religioni. Ad un certo punto, parlando di “guerra santa”, l'imperatore dice al suo interlocutore: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava ". L'imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, continua il suo ragionamento spiegando minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole; dimostra cioè che la violenza è contraria alla natura stessa di Dio: ogni volta che la si usa, sia pure allo scopo di diffondere la fede, si agisce contro la ragione e quindi contro Dio. La frase ( si badi: non del papa! ma dell'imperatore Manuele II) scritta sopra in corsivo è quella che ha dato fastidio a certi musulmani, anche perché irragionevolmente amplificata dalla stampa e dalle televisioni: i giornalisti cioè hanno spesso riferito solo quella frase, senza inserirla nel contesto nel quale era stata pronunciata; viene addirittura il sospetto che la maggior parte di essi non abbia neanche letto il discorso nella sua interezza, né tanto meno se lo sia fatto spiegare, visto che in realtà è un testo che presenta difficoltà. Si chiederà: perché il Papa ha parlato in modo così complicato? La risposta è semplice: perché quel discorso è stato pronunciato in una università ed era rivolto a dei professori universitari: logico quindi che il linguaggio fosse adatto alle circostanze.
Tutta questa vicenda dimostra, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che occorre essere molto prudenti quando ci si informa: i mezzi di comunicazione di massa, spesso (per fortuna non tutti!) sono interessati più a suscitare clamore, a sollevare polveroni, a creare zizzania, che alla verità.
Questo non significa, ovviamente, che non dobbiamo più leggere i giornali o ascoltare i vari TG: semplicemente occorre essere particolarmente attenti, confrontare le informazioni, cercare di verificarle utilizzando fonti sicure, leggere e far leggere anche la stampa cattolica: Avvenire, Famiglia cristiana, ecc.
A questo proposito, vorrei segnalare anche un sito internet molto interessante e ricco: www.totustuus.it
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