I diavoli “credono in Dio”, ecco come ragionano.
Di ANTONIO BENVENUTI
“Non credo in un creatore del cielo e della terra”. Oh, che bello se tutti non lo credessero. Cosa ci viene in tasca se riusciamo a convincere gli esseri umani che il cosmo non è opera di un creatore? Molto. Il primo effetto è che le leggi della natura non sono un progetto buono, un libro da leggere per capire l’immensità del disegno divino, ma sono formule da apprendere per poter meglio dominare. Sono solo attrezzi da usare per i propri fini, quali essi siano. Nessun limite all’inventiva. Abusi? Ma quando mai. La seconda conseguenza è che l’uomo stesso è solo un incidente di percorso. Al livello di pulci e canarini. Non è il cocchino di una divinità, non è fatto ad immagine di nessun dio. Nessun bisogno di considerarlo in maniera particolare, è solo una bestia un pochino più astuta. Gli è permesso quello che gli altri animali fanno. Nessuno status privilegiato: tutti gli animali sono uguali. Tranne per il fatto che alcuni animali sono più uguali degli altri. La terza conseguenza è che l’uomo è insignificante. Niente di quello che fa ha senso, o sarà ricordato, perché il tempo è solo una distesa di anni senza significato. Quindi, perché muoversi, impegnarsi, oppure essere buoni? Ogni persona sarà divorata dei vermi, che diverranno essi stessi polvere.
Hai voglia a parlare di cielo stellato. Se tutte le cose visibili ed invisibili non hanno un Signore allora sono di chi se ne impossessa per primo, che fa quel che gli piace finché dura. Ciò vale specialmente per una scimmia astuta e vorace quali i nostri esseri umani. Capite bene perché quindi dobbiamo cancellare dalla mente degli uomini, possibilmente ridicolizzandola, quell’idea di un Essere Supremo che crea ogni cosa, ed in particolare loro. Quando i mortali erano gli ospiti di un mondo pressoché nuovo bastava operare per dimenticanza. Le cose quotidiane sono le stesse ogni giorno; il sole è sorto ieri e sorgerà domani. Gli oggetti, generalmente, rimangono dove sono stati posati. Per un certo tipo di uomo è semplice dare per scontata la propria esistenza. Perché domandarsi da dove arrivi quello che circonda? Sforzo inutile.
Sono d’accordo: individui del genere rientrano a stento nella definizione di essere umano. Ma quello dell’ “inutile domandarselo” è un giochetto che riesce anche con i mortali più sofisticati. Basta elevarlo a dottrina filosofica alla moda: non farsi domande sulla vita non è più sintomo di stolidità, ma di intelligenza raffinata. Comunque sia, il nostro risultato è raggiunto. Per gli altri possiamo servirci di quello che chiamano scienza. È complicata da manipolare: gli uomini rischiano di scoprire più di quello che compete loro e capire troppo. Ma basta fornire loro una teoria abbastanza verosimile e sponsorizzarla adeguatamente per evitare il pericolo.
Va bene, l’Universo è nato in qualche maniera: passate oltre, non fate chiedere loro perché. Sembra fatto su misura per gli uomini? È un caso, o forse ci sono infiniti universi paralleli che non si potranno mai conoscere. Come sia sorta la vita è incomprensibile? Diciamo che basta tirare fulmini in un brodo primordiale, e vedrai come se lo berranno.
La varietà degli esseri viventi? Signori, c’è l’evoluzione: e se poi manca qualche particolare sul come funzioni non importa, chi lo ricorda sia espulso dalla comunità scientifica. Per domare la scienza basta chiamare scienza quello che scienza non è, e screditare tutto il resto. Non ci crederete a quant’è facile finché non avrete provato. Vedete bene: che un creatore ci sia o non ci sia non è per niente dimostrato. Ma confondere dimostrazione con supposizione è tutto quello che ci basta. Le prove mica servono.
Sono sufficienti i professori: e di quelli ne abbiamo quanti volete. In questo gli scienziati vanno a braccetto con i filosofi: certi scienziati materialisti e certi filosofi, ovviamente, del genere che privilegiamo. Gli uni sono tutti per quanto è concreto, gli altri per ogni cosa spirituale. Una divinità che fa tutte le cose visibili e invisibili li sconcerta e delude entrambi, anche se per ragioni opposte. Il fisico perché non concepisce qualcosa di invisibile, dato che crede solo in ciò che può misurare; il filosofo perché non crede che qualcosa di misurabile abbia valore, e lo disprezza con tutto il cuore. Per quest’ultimo tipo di pensatore è repellente anche solo il pensiero della materia, tutto perso dentro schemi mentali ben più alti della mera contingenza; almeno finché lo stipendio non ritarda. Un essere divino che abbia creato le cose concrete (e figuriamoci incarnarsi) è un’idea per lui assolutamente abominevole. Nella migliore delle ipotesi per lui l’essere supremo si occupa solo di regolette morali, non certo di terra e altre sostanze anche meno nobili. Che poi tale disprezzo per quanto è materiale si risolva spesso in un “fa’ con quello che vuoi, sei un essere spirituale” è uno sviluppo che noi abbiamo coltivato sempre con la massima cura. Di questi personaggi una volta ne contavamo ben di più, ma le mode passano: ne teniamo ancora alcuni in attività per poterli riutilizzare quando la moda ritornerà. Ecco, un dio del genere esclusivamente spirituale sarebbe piaciuto anche a noi demoni.
Ancora oggi, a tutto il tempo di distanza, non riusciamo a capire che ragione ci sia stata per creare l’Universo. Non posso negare che certi aspetti della corporeità siano persino piacevoli, ma gli inconvenienti superano di molto i vantaggi. Il vostro umano è il tipo puramente spirituale o il tipo puramente materiale? L’uno o l’altro poco importa, in tutt’e due i casi il risultato sarà che rifiuteranno l’idea stessa di qualcuno che si immischia sia con la carne che con lo spirito, innalzando l’una per mezzo dell’altro. Se il cielo e la terra e ogni cosa visibile e invisibile non hanno origine da qualcosa di più alto potranno farne quello che vogliono. Cioè quello che suggeriamo noi. Dimenticandosi di chi ha creato il loro cuore, e con essa ogni sasso e ogni stella.
Incredibile, no?