CORDIALITA', SORRISO E COMUNICAZIONE Dada
“Viviamo oggi in un mondo sempre più faticoso e frenetico, dove la nostra intelligenza serve soprattutto, se non solamente, a tenere sotto controllo un infinito numero di incombenze pratiche, banali, a volte meschine. Eppure culture lontane dalla nostra, come quelle orientali, hanno già sviluppato un efficace antidoto contro questo impoverirsi dell'esperienza quotidiana: è quella capacità di entrare in un diverso stato di coscienza nota con il nome di meditazione, che ci permette di sviluppare l'affettività e le facoltà irrazionali, amplificando le nostre capacità percettive nei confronti della realtà” (D. Goleman “La forza della meditazione” ed. Rizzoli)
Vorrei riuscire a parlare più ampiamente e con maggior competenza del libro che ho iniziato a leggere soltanto qualche giorno fa, e che ho trovato in libreria, dove in verità stavo cercando tutt'altra cosa. Tuttavia sono felice di aver fatto infine questa scelta, perché la lettura di “Incontro con Gesù – una lettura buddista del Vangelo” mi ha fatto comprendere meglio come sia stata importante l'intuizione di Papa Giovanni Paolo II nel volere l'incontro interreligioso di Assisi nel 1986. Sua Santità il Pontefice invitò i capi religiosi di tutto il mondo ad incontrarsi ad Assisi e a pregare per la pace. Erano presenti tutti i leaders più importanti, compreso il Dalai Lama. Si è trattato di un avvenimento memorabile, e da allora, in diverse occasioni, ci sono state riunioni di questo tipo, a Roma, in Polonia e in Asia.
Il libro, edito da Oscar Mondatori, ha un'introduzione (cui faccio riferimento in questo articolo) di Padre Laurence Freeman, OSB, ed il testo è a cura di Robert Kiely.
Nella mia lettura sono purtroppo ancora alle prime pagine; pertanto il mio intento si limita ad estrapolare solo quanto concerne il modo di comunicare del Dalai Lama; invitato nel 1994 a Londra a commentare per la prima volta i Vangeli in pubblico. Faceva gli onori di casa Dom Laurence Freeman benedettino olivetano di Cockfosters, a Londra. Al Dalai Lama erano stati indicati in anticipo otto brani delle scritture cristiane, fra cui il discorso della Montagna e le Beatitudini (Mt 5), la parabola del seme di senapa e il regno di Dio (Mc 4), la Trasfigurazione (Lc 9) e la Resurrezione (Gv 20).
Lo avevano invitato a commentare questi testi nel modo che riteneva più opportuno.
Il suo pubblico era costituito da cristiani (cattolici romani, anglicani e protestanti), originari di tutti i continenti, e che più o meno tutti nella vita privata praticavano quotidianamente la meditazione silenziosa. Poiché il Dalai Lama è capo di stato oltre che un leaders religioso, molti dei presenti, sebbene ansiosi di ascoltare le sue osservazioni, si chiedevano se sarebbe riuscito a infrangere le inevitabili barriere costituite dalla stampa, dalle telecamere e dai presenti, e a COMUNICARE davvero quello che aveva nella mente e nel cuore.
La risposta è arrivata in fretta e con estrema facilità: tutti i giorni, la mattina presto, prima della colazione, prima di qualsiasi altra cosa che fosse prevista nel nutritissimo programma della conferenza, Sua Santità entrava con i suoi monaci nel salone oscurato, sedeva perfettamente immobile insieme ai cristiani riuniti e MEDITAVA per una mezz'ora. Nel silenzio l'ANSIA SVANIVA, cedendo il posto a un RAPPORTO DI FIDUCIA E DISPONIBILITA' per quanto sarebbe accaduto. Quindi alla fine, il Maestro chinava il capo rasato sul testo e, scorrendo lo scritto col dito come un rabbino, leggeva: “Beati i miti…. Beati i puri di cuore…. Beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia…”.
L'organizzazione pratica del Seminario era abbastanza SEMPLICE E FLESSIBILE, tale da creare durante i lavori un CLIMA INFORMALE. Si cominciava con la meditazione, si passava alla lettura dei brani della Sacra Scrittura, seguivano poi il commento, il dibattito, canti e preghiere. L'ATMOSFERA E LA DISPOSIZIONE DI SPIRITO degli astanti, conferivano una grande ARMONIA all'ambiente e portavano in modo naturale ad una profonda attenzione verso le parole del Maestro, che commentava con viso sereno e spesso atteggiato a sorriso, benevolo ed appagato, la parola del Cristo, l'unto di Dio, di Gesù il Salvatore.
Ciò che sembrava un monologo era in realtà un dialogo , perché il Dalai Lama con la sua vivacità intellettuale, il suo gestire armonioso , la sua risata schietta e disarmante , il suo calore umano e la sua SIMPATIA è veramente un grande comunicatore, che sa entrare in modo assolutamente autentico e naturale in empatia con il prossimo, di qualsiasi provenienza, cultura, estrazione sociale e razza egli sia. Robert Kiely (1) a proposito del Dalai Lama: “Nel discutere di questioni spirituali ha tre qualità, talmente rari in alcuni ambienti cristiani contemporanei da provocare tra il pubblico esclamazioni di gratitudine e di sollievo: LA GENTILEZZA, LA CHIAREZZA, IL RISO.
Se possiede qualcosa di benedettino, ha anche un lato francescano e una sfumatura gesuita”.
CORTESIA E CALMA sono altre due qualità del suo modo di comunicare consigliando più volte agli astanti di studiare e valutare più a fondo le proprie tradizioni, e osservando che le sensibilità e le culture umane sono troppo variegate per giustificare un'unica “via” alla verità. Disse che studio, meditazione e pellegrinaggi devono essere comuni a tutti. Egli stesso fece un pellegrinaggio a Lourdes; inginocchiatosi disse di aver pregato “tutti gli essere santi” perché preservassero i poteri curativi del luogo. Questa dimostrazione di pura riverenza e di AMORE AUTENTICO verso il prossimo, pur rimanendo fedele alla tradizione buddista da cui trae origine, commossero profondamente il pubblico.
TENEREZZA – MISTERO E BELLEZZA accompagnarono il commento all'incontro tra Maria Maddalena e Gesù nel racconto della Resurrezione (Gv), che toccò il cuore di tutti gli astanti fino alla commozione.
Verso la fine del seminario, quando quasi tutti iniziavano a sentire la stanchezza per tanta emozione concentrata, il giovane monaco Jinpa, interprete eccellente, scoppiò in una risata contagiosa nel tradurre l'aneddoto che il Dalai Lama andava raccontando. Ecco, anche in questo frangente Sua Santità seppe tenere un comportamento in ARMONIA con lo stato d'animo del momento, ritenendo necessaria una pausa di relax mentale. Riporto alla lettera l'aneddoto: “Sua Santità raccontò la storia di un monaco che continua a promettere al suo pupillo di portarlo a un picnic, ma è sempre troppo occupato per farlo. Un giorno vedono una processione che segue un cadavere. “Dove sta andando?” chiede il monaco al suo pupillo. La battuta finale, rimandata almeno di cinque minuti, dopo che il traduttore, il pubblico e il quattordicesimo Dalai Lama smisero di ridere, era: “A un picnic!”.
Per molti cristiani, partecipare alle conferenze ecumeniche, come andare in chiesa, non è certo un “picnic”. Ma senza dubbio le feste e le cerimonie sono una parte importante del simbolismo e della realtà cristiana, come di tutte le religioni. Ascoltare il commento del Dalai Lama sui Vangeli è stata decisamente un festa. Tutti sono stati colpiti e sorpresi che quell'”estraneo”, li commuovesse tanto. L'esiliato, la persona senza alcuna autorità sui cristiani, a parte quella conferitagli dallo Spirito, è riuscito a rivelare a gente di ogni fede quanto sia ricco il loro banchetto.
(1) Robert Kiely, titolare della cattedra Donald P. e Katherine B. di letteratura inglese e americana e Master dell'Adams House all'università di Harvard. Studia in particolare la narrativa in rapporto alla teoria narrativa e alla comunicazione. E' oblato benedettino, presiede il consiglio direttivo della “Comunità mondiale per la Meditazione Cristiana”.
Invito alla lettura di quanto segue sul valore sociale del sorriso e della risata tratto da: “Essere leaders” di Daniel Goleman. Richard E.” Boyatzis _ Annie Mckec – Ed. Bus. (Pagg. 33-34)
IL CIRCUITO APERTO E IL VALORE SOCIALE DEL SORRISO E DELLA RISATA
Le emozioni possono propagarsi come virus, ma non tutte si diffondono con la stessa facilità. Uno studio condotto alla School of Management della Yale University ha riscontrato che, all'interno di gruppi di lavoro, l'allegria e la cordialità hanno una notevole capacità di diffusione, mentre l'irritabilità è meno contagiosa e la depressione tende a non diffondersi affatto. La maggiore propagazione degli stati d'animo positivi ha implicazioni dirette sui risultati professionali. Gli stati d'animo – sempre secondo la ricerca di Yale – possono influenzare l'efficacia del nostro lavoro; un atteggiamento ottimista favorisce la collaborazione e la correttezza dei rapporti, nonché la qualità delle prestazioni.
Il riso, in particolare, dimostra tutta la potenza del circuito aperto, e quindi la natura contagiosa di tutte le emozioni. Quando sentiamo qualcuno ridere, automaticamente sorridiamo o ci uniamo alla risata, creando una reazione a catena spontanea che si propaga in tutto il gruppo. L'allegria si diffonde tanto rapidamente proprio perché il nostro cervello contiene i circuiti aperti, appositamente cablati per rilevare sorrisi e risate che provocano in noi risposte analoghe. Il risultato è un sequestro emozionale in chiave positiva.
Allo stesso modo, tra tutti i segnali emozionali , il sorriso è uno dei più contagiosi ; la vista di un volto sorridente ci costringe in modo irresistibile a ricambiare con la stessa moneta. La potenza del sorriso deriva probabilmente dal suo ruolo benefico nel corso dell'evoluzione: secondo le ipotesi degli scienziati, il sorriso e il riso si sono evoluti come mezzo di comunicazione non verbale per cementare alleanze, comunicando un atteggiamento rilassato e amichevole, piuttosto che circospetto e ostile . Il riso costituisce un segnale di disponibilità e amicizia del tutto attendibile. Diversamente da altri segnali emozionali – in particolare il sorriso che può essere simulato – il riso coinvolge sistemi neurali altamente complessi, in larga misura involontari: è più difficile da controllare . Perciò se un sorriso ipocrita può facilmente sfuggire alle maglie del nostro radar emozionale, una risata forzata suona subito falsa.
A livello neurologico, la risata rappresenta la distanza minima tra due persone, giacché mette istantaneamente in collegamento il loro sistema limbico. Secondo un ricercatore, questa reazione immediata e involontaria comporta “la comunicazione più diretta possibile tra due individui – da cervello a cervello – mentre il nostro intelletto partecipa in modo passivo, immobilizzato in quello che potremmo definire una sorta di “blocco limbico”. Nessuna sorpresa quindi se le persone che godono della compagnia reciproca ridono spesso e con facilità, mentre chi diffida del proprio interlocutore o lo trova antipatico ride poco, ammesso che lo faccia. In qualsiasi ambiente di lavoro, quindi, il suono di una risata segnala la temperatura emotiva del gruppo, indicando senza possibilità di errore un coinvolgimento non solo intellettuale, ma anche emotivo. Spesso, inoltre, le risate hanno poco a che fare con le barzellette insipide: uno studio condotto su 1200 episodi di ilarità durante interazioni sociali, è stato riscontrato che il riso rappresentava quasi sempre una reazione amichevole a una battuta del tutto comune, come potrebbe essere “piacere di conoscerla”, e non alla gag finale di una storiella. Una bella risata invia un messaggio rassicurante : siamo sulla stessa lunghezza d'onda, stiamo bene insieme. Essa segnala fiducia, distensione e una visione del mondo condivisa; finché una conversazione è punteggiata dalle risate, significa che tutto è a posto.
A Madre Speranza Giovanna
Madre Speranza di Gesù
prendimi per mano e guidami tu
fino al cospetto del Buon Gesù
comunicando amore pace e serenità
che solo una mamma ti sa donar.
All'Amore Misericordioso Giovanna
Mio dolce Gesù, ti trovai lassù
dopo un passato tremendo quaggiù.
Venni da Te per starti vicino
e poi riprendere il mio cammino.
A Madre Speranza mi aggrappai
e insieme a Lei t'invocai,
cercai il tuo aiuto e me il desti
a braccia aperte mi accogliesti.
O mio buon Gesù, non mi abbandonare
anche se indegna ti posso sembrare.
Nella battaglia della mia vita,
so di contare sulla tua misericordia infinita.