IL “SUCCESSO” NELLA COMUNICAZIONE Dada
“Ridere spesso e di gusto; ottenere il rispetto di persone intelligenti e l'affetto dei bambini; prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare il tradimento di falsi amici; apprezzare la bellezza: scorgere negli altri gli aspetti positivi; lasciare il mondo un pochino migliore, si tratti di un bambino guarito, di un'aiuola o del riscatto di una condizione sociale; sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sei esistito. Ecco questo è avere successo”.
(Ralph Waldo Emerson)
L'estate scorsa ho provato a fare un certo numero di sedute da un medico neuropsichiatra. Ero molto incuriosita e volevo fare questa insolita esperienza, certa che chiunque, anche la persona più sana, può trovare giovamento da un incontro di questo tipo.
In fondo, a pensarci bene, il mondo può essere diviso in due grandi categorie: coloro che hanno i problemi e non lo sanno, e coloro che hanno dei problemi e ne sono consapevoli. Nel corso specifico volevo capire bene a quale delle due categorie potevo (o volevo?) appartenere.
Il primo approccio è stato per me stimolante. Ho trovato subito che il medico in questione cercava di riprodurre gestualità e tono di voce che mi appartengono, mentre ripeteva (non so fino a che punto per abitudine), con una certa frequenza, due atteggiamenti: toccarsi spesso i capelli e alzarsi dalla poltrona per fare due passi nello studio. (Vedremo più avanti, in questa rubrica, l'importanza dell'empatia nei rapporti umani e quindi nell'arte di comunicare).
Dopo qualche seduta, mi è parso di capire che il medico non aveva esattamente messo a fuoco la ragione della mia presenza nel suo studio; ha perciò cominciato a formulare domande talvolta provocatorie per valutare la mia reazione. Nonostante tutto, comunque, c'era da parte mia comprensione e disponibilità. Una delle prime risposte che gli ho dato aveva come significato profondo un grande desiderio di comunicare. Alla sua domanda, poi: “Ma lei, cosa vorrebbe più di ogni altra cosa?”, ho avuto un momento di silenzio dentro di me, perché nell'immediato, mi sono affiorate alla mente solo risposte piuttosto scontate, che non rappresentavano realmente ciò che nel mio intimo avrei voluto. Il significato profondo finalmente mi ha aiutato a formulare una risposta molto semplice, che ritengo tuttavia densa di significati. Gli ho detto: “Vorrei capire”.
Tornata a casa ho pensato a lungo ai due verbi proferiti: capire e comunicare ed ho concluso che in fondo dovevano avere fra di loro un nesso molto stretto. Mi sono informata. Dovendo scrivere una serie di articoli per questa rubrica sull'arte di comunicare, in pratica ho gradatamente avuto delle dritte che hanno aperto alla mia esistenza nuovi orizzonti e stanno dando le risposte che da tempo andavo cercando.
Questi due verbi infatti costituiscono l'essenza della comunicazione riuscita, perché capire significa anche ed essenzialmente cambiare il nostro modo di comunicare. Nella misura in cui noi ci rendiamo capaci di rendere sempre migliore il nostro modo di comunicare, avremo un radicale cambiamento della qualità della vita nostra e del nostro prossimo. E' importante intanto sapere che tutti noi produciamo due forme di comunicazione che plasmano le nostre esperienze esistenziali:
- le comunicazioni interne, ovvero ciò che immaginiamo, diciamo e sentiamo nell'intimo;
- le comunicazioni esterne, ovvero le parole, la tonalità della voce, le espressioni facciali, i portamenti corporei e le azioni fisiche.
Da ciò che diciamo a noi stessi e da ciò che pensiamo, da come ci muoviamo dipenderà la qualità dei nostri rapporti con il prossimo e con noi stessi e capiremo fino a che punto siamo in grado di servirci di ciò che sappiamo.
Se impariamo a servirci in maniera efficace dei mezzi, che chiunque può avere a disposizione, per una comunicazione eccellente con noi stessi e con il mondo esterno, saremo in grado di mutare la nostra esperienza del mondo e quella che il mondo ha di noi, perché non c'è comportamento e sentimento che non abbia le proprie originarie radici in una forma di comunicazione.
Intanto si può cominciare ad attribuire alle parole “ successo ” e “ potere ” un significato “alternativo” e positivo, rispetto a quello che comunemente siamo abituati a dare a questi due termini. Infatti il primo e più importante successo nelle vita di una persona è quello di arrivare ad una padronanza della comunicazione, perché da essa dipenderà il livello del nostro “ successo ” con gli altri sul piano personale, emozionale, sociale e finanziario. Ma la cosa più importante è il livello di successo cui si perviene interiormente , che comporta felicità, amore, gioia e ci rende positivi nel nostro approccio col mondo esterno.
Proviamo a chiederci che cosa abbiamo da offrire ai nostri figli, al familiare, nel mondo del lavoro, nelle ore di relax, nei giorni di riposo ai nostri cari, ai colleghi di lavoro, ai nostri clienti, ai figli, a noi stessi. Che risposta siamo in grado di dare a queste istanze? In ultima analisi: la sostanza della nostra esistenza è comunicare ciò che si ha da offrire.
Tutte le persone che incontriamo nella nostra vita, nel nostro quotidiano sono infatti per noi e per la nostra “crescita” la risorsa principale ed il rapporto che stabiliremo è lo strumento che si ha per attingere a tale risorsa.
Mettersi pertanto in buon rapporto con il prossimo utilizzando molta elasticità, tanta flessibilità, è un passo importantissimo per comunicare nel migliore dei modi. Quindi l'essenza della comunicazione riuscita sta nella capacità di passare senza esitare dalla nostra visione del mondo a quella che hanno le persone con le quali impostiamo una certa forma di comunicazione.
La domanda successiva del mio medico fu: “In che senso intende cambiare?”. Questa fu per me più difficile da soddisfare, perché spinge all'azione, e questo agire va miratamente organizzato. Lì per lì si rimane spiazzati, perché l'interlocutore può essere affetto da mali di ogni genere: emozionali, mentali, fisici, che lo bloccano. Ora, per ottenere il famoso “ successo ” e un certo “ potere ” bisogna non solo cambiare il nostro atteggiamento verso noi stessi, ma anche i risultati che si ottengono da atteggiamenti comunicativi errati! Bisogna chiarire subito che per “ potere ” non si deve intendere, come si è comunemente abituati a credere, qualcosa di conquistato con la forza e imposto, ma come termine gravido di emozioni, ovvero un potere da utilizzare come mezzo di crescita dal punto di vista sociale, emozionale, fisiologico, finanziario, intellettuale dando, in pari tempo, concretamente una mano agli altri.
Si è detto che esistono tecniche, strategie ed esperienze per ben esercitare questo tipo di potere, questa “arte di comunicare”, condividendo e conferendo a noi stessi e agli altri nuove capacità; questo vedremo nelle prossime puntate.
Messaggio di Medugorje del 25 novembre 2005
Cari figli,
anche oggi vi invito: Pregate, pregate, pregate, pregate
fino a che la preghiera diventi vita.
Figlioli, in questo tempo in modo particolare prego davanti a Dio,
affinché vi conceda il dono della fede.
Solo nella fede scoprirete la gioia del dono della vita che Dio vi ha dato.
Il vostro cuore sarà gioioso pensando all'eternità!
Io sono con voi e vi amo con tenero amore.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.