Tra me e me (Francesco)
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Mi sto accorgendo, mentre parla Sr. Rifugio di quello che sto perdendo o non tengo più a mente; mi sto risvegliando dal torpore che mi stava assalendo e prendendo in modo indolore quasi senza rendermene conto. Dove stavo andando? verso quale china stavo scivolando, in modo inconscio, senza rendermene conto, vivendo in una specie di torpore? Chi mi ha illuminato mentre parla Sr. Rifugio? E’ sicuramente lo Spirito Santo. Può essere che mi stia rivitalizzando la parte moribonda di me. Il non capire, di cui ci parla Sr. Rifugio, è il non voler comprendere un messaggio che va a nostro discapito.
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Ho appena aperto il mio libricino delle preghiere e ho sentito la voglia di scrivere per lasciare un segno di quello che mi è capitato questa mattina intorno alle tre o alle 4, svegliandomi, come capita spesso, con il solito turbinio di pensieri, sempre focalizzato nelle cose che più mi angustiano e mi creano tensioni. Così è iniziato il mio primo risveglio. Poi una fiammella, una luce, una nuova speranza … sì, credo sia stata proprio l’immagine di Madre Speranza che mi è rimasta impressa, quella del santino che ho lasciato alla persona che sta da Simona; come per incanto sono cambiati i miei pensieri, qualche cosa di magico, di meraviglioso. Un miracolo non è di sicuro, perché io sono un peccatore e sto cercando la via che mi sta dando nuova linfa, mi sta facendo riaprire il cuore all’amore di una nuova misericordia.
Che bello! è come riconoscere, riscoprire la vita, vedere gli altri sotto una nuova luce, con nuovi volti…
Certo, è la prima volta che mi capita qualcosa del genere ma devo essere io a coltivarla, a mantenerla viva questa speranza che mi può cambiare le giornate. So che da solo non vado da nessuna parte: “Chiedi e ti sarà concesso, apri il cuore e ti sarà riempito di amore e di misericordia”. Ho spesso quell’immagine davanti ai miei occhi: che bello!! Ora vorrei dare una nuova luce a Maria Mediatrice, è questo che sto pensando in questi giorni…
Sono le 7,59, il fiume in piena sta ritrovando la quiete, mi sento appagato, non ho né fame né sete, ora vado a prendere il caffè come da rituale, vado da solo, nessun invito, è un altro strappo, una nuova determinazione!!
Andare a prendere il caffè o il pranzo da solo, da un po’ di tempo lo preferisco, perché mi sono accorto che cercavo l’amicizia per far vedere agli altri che non ero solo. Ormai questo non ha proprio senso per me. Ho riflettuto: dopo che passo tante ore al giorno, per mesi e mesi, per anni … ma che cosa mi cambia stare anche qui al bar con le stesse persone? Sicuramente è una mia povertà cercare di dare di me un’immagine. Quello che vale è la verità.
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Mi ha chiamato Federico: è venuto a Roma (lui abita ad Acilia) è un collega in pensione, è l’unica persona che ha lavorato in banca con la quale ancora intrattengo una relazione magari sporadicamente. Per me ha già un suo peso il fatto che quelle poche parole che ci scambiamo sono all’insegna della stima reciproca, della cordialità e soprattutto della massima sincerità. Senza giri di parole, senza timore di offendere l’altrui suscettibilità; ci parliamo a cuore aperto, altrimenti evitiamo l’argomento. Questo tipo di relazione mi fa sentire leggero, con la mente libera e soprattutto mi fa sentire pulito. Forse è questa la sensazione che più mi gratifica. Anch’io vorrei essere una persona che libera la mente dalle formalità, una persona dai gesti e dagli sguardi liberi e diretti, che suscitano pensieri belli.
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