DA UNA SEMPLICE STORTA Anna
Tutto ebbe inizio un giorno di gennaio.
Quel pomeriggio, nel decidere di uscire di casa per fare una visita di cortesia ad una mia cara amica, che da mesi é immobilizzata a letto per un infortunio accadutole, certo io non avrei mai potuto immaginare, che da quel momento, la mia vita sarebbe letteralmente cambiata.
Trascorsi circa un'ora in compagnia di questa cara amica, lei, mi raccontò come le accadde l'incidente e tutte le spese che dovette sostenere e che ancora si trova ad affrontare.
Io, ebbi un brivido di terrore e, ad alta voce, dichiarai il mio pensiero: come avrei potuto io sostenere tutte quelle spese se a malapena riesco a coprire il fabbisogno quotidiano?
Infine, saluto la mia amica, con la promessa che tornerò presto a trovarla.
M'incammino di buon passo verso casa ma metto un piede in fallo, per via di una buca sul marciapiede e mi ritrovo in terra. Il dolore che provo al piede sinistro è lancinante, cerco di rialzarmi ma non trovo appigli; intervengono una coppia di passanti che generosamente mi aiutano. Ringrazio e tento di riprendere il cammino ma, il dolore è insopportabile, sicché i due generosi soccorritori si offrono di accompagnarmi con la loro macchina ed io accetto non potendo fare diversamente. Giunti davanti il portone, i due improvvisati soccorritori mi sollevano letteralmente da terra e mi portano sino sul pianerottolo della mia abitazione, poi mi salutano ed io non posso far altro che ringraziarli per la loro sollecita disponibilità.
Io sono una donna che vivo da molti anni sola, sono abituata a cavarmela ma, mi rendo conto che il problema è più grave del previsto, sicché chiamo in aiuto la mia vicina di casa, proviamo a mettere del ghiaccio sul piede dolorante ma non trovo giovamento. Dopo qualche ora, nonostante la mia avversione, mi decido ad andare al Pronto Soccorso ospedaliero. E penso: “Che bella fortuna, è situato a due passi dalla mia abitazione”. I miei vicini di casa, generosamente si offrono di accompagnarmi. Dopo più di un'ora d'attesa, mi fanno una radiografia, in cui si riscontra la frattura del quinto metatarso, il dottore mi dice che il piede e la gamba sino al ginocchio mi saranno ingessati, dovrò avere il gesso per un mese e per i primi quindici giorni non dovrò alzarmi dal letto e camminare. Il rientro a casa non è allegro: la paura del domani mi assale e, con l'angoscia di questo pensiero, non riesco a chiudere occhio per tutta la notte. Le domande che mi pongo, sono infinite, il peso che sento gravare sulle mie spalle, sembra schiacciarmi. Non trovando una soluzione possibile, mi rivolgo a tutti i Santi, perché mi vengano in aiuto.
L'indomani mattina tento di avviarmi nel bagno con l'intento di lavarmi, questo pensiero mi aveva assillato per tutta la notte, avevo paura di non riuscire, invece, grazie a Dio, sono stata in grado di farcela e questo già mi ha dato conforto.
Nella tarda mattinata, ha inizio una gara di solidarietà, che allora io non pensavo che sarebbe andata avanti per oltre nove mesi. I primi quindici giorni, lentamente trascorrono fra i miei umori alquanto mutevoli, ma con l'aiuto di molte persone, riesco ad attrezzarmi e cavarmela in modo dignitoso. Il computer mi è d'enorme aiuto, infatti, gran parte delle mie giornate e delle lunghe notti insonni, lui mi dà la compagnia ed a lui confido le mie angosce. Ogni giorno ed ogni notte conto le ore che mi separano dal giorno tanto atteso, in cui mi toglieranno il gesso, il conforto delle care persone che mi dimostrano la loro disponibilità, mi è di grande aiuto ed è per loro che io, a distanza di nove mesi, provo un sentimento di affetto e gratitudine illimitata. Ringrazio le nostre dolcissime suore che, con amore e infinita sensibilità, mi hanno sostenuta, la nostra Suor Rifugio che nonostante i suoi molteplici impegni, ha fatto di tutto per manifestarmi la sua presenza, la nostra Rita, per la quale non ci sono aggettivi che la possano definire, tanta è la sua sensibilità umanitaria. Ogni giorno, per tutti i mesi che si sono succedute le mie peripezie, ho avuto la gioia di vedere arrivare Anna Maria in casa mia. Dada, con la sua discreta sensibilità, mi è stata vicina, telefonicamente e Rossana non è stata da meno, forse dimentico qualcuna, le chiedo scusa, spero di ricordarla in seguito, mentre andrò avanti, narrando i miei piccoli passi.
OMBRE Anna 13/8/05
Lunghe ombre s'addentrano
nelle fenditure dei tetti,
resi arsi dal sole d'agosto.
E come loro l'animo
nella malinconica sera,
s'imbrunisce d'oscura mestizia.
Timore; dà l'infida notte
avvolgendo ogni cosa
con il suo nero mantello,
ed ogni cosa
avvolge la mia notte.
L'Alba tornerà puntuale,
illuminerà ancora le nere
fenditure dei tetti,
cagionate dalle
bassezze umane.
La sua luce abbagliante,
s'infiltrerà
nelle cavità più profonde,
alla ricerca di verità.
Quale verità?
Dov'è che ha inizio la notte?
Dov'è che termina il giorno?
Il tempo è
inesorabile e và,
Tic Tac, Tic Tac,
è ancora giunta la sera;
sì! E' una nuova notte.
Ma, quale notte fu più nera?
Attenzione!
IL 26 – 27 – 28 NOVEMBRE SITERRA' IL
RILANCIO
CHI PENSA DI POTER PARTECIPARE SI PRENOTI PER TEMPO.
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