La famiglia Anna (continuazione)
Una settimana era già trascorsa dal giorno che sperando in un miracolo feci con fede il mio piccolo pellegrinaggio al santuario, e io continuavo a trascorrere le mie giornate di ventiquattro ore, attanagliata dall'angoscia del mio futuro. Avevo sperato di ricevere quel miracolo tanto desiderato, chissà, forse immaginavo che i miracoli avvenissero come si può vedere nei film, ma ciò non accadeva ed io ero sempre più disillusa e depressa, senza tralasciare i dolori sempre più violenti, seguiti dalle scariche elettriche che si susseguivano nella mia pancia.
Le vie che il Signore percorre non sono comprensibili ai più, figuriamoci se potevo capire io il suo disegno, ma Lui decise di mostrarmi la via della guarigione in modo diverso.
Mai in passato avrei pensato che proprio grazie dalla malattia di cui sono vittima da circa dieci anni, avrei trovato la giusta soluzione per risolvere l'attuale problema.
Ebbi l'ispirazione Divina, di far richiesta per un consiglio, al professore che mi teneva in cura da molti anni. Questi, ascoltato il mio caso, con sicurezza mi disse: “L'unico specialista che forse può risolvere il suo problema, è un professore primario di una cattedra al policlinico e, aggiunse, - se lui non può risolvere il problema, si rassegni e non spenda altri soldi, perché nessun altro sarà in grado di aiutarla”.
Con il cuore gonfio d'angoscia e di speranza, fissai un appuntamento con questo luminare, specializzato in microchirurgia. Il giorno che il professore mi ricevette, ero davvero spaventata dall'idea che poteva darmi un esito negativo, sapendo che in lui erano riposte le mie ultime speranze, ma poi, con le sue parole ed i modi sicuri, riuscì ad infondermi un certo ottimismo.
Dopo avermi visitata, mi disse che l'unico sistema era di eseguire un piccolo intervento in cui avrebbe incapsulato il nervo, in modo che non avrebbe più riprodotto le escrescenze, causa dei dolori, però mi consigliò di fare prima un tentativo, devitalizzando il nervo che tanto dolore mi provocava, ciò sarebbe stato possibile iniettandomi un insieme di farmaci direttamente nell'estremità del nervo reciso. Lui, con sicurezza preparò il medicinale ed eseguì il piccolo intervento, mi salutò chiedendomi di dargli mie notizie l'indomani.
Al rientro a casa, riuscii a scendere dall'automobile con facilità ed anche i pochi passi per raggiungere il portone, non mi restarono difficoltosi.
L'indomani informai il professore e questi mi disse che era molto ottimista, certamente non avrei avuto bisogno dell'intervento chirurgico.
In quei giorni ricorreva il mio compleanno e mia cognata mi disse che intendeva festeggiarlo, sicché si offrì di occuparsi del pranzo e la mia unica nipote s'impegnò a preparare una torta con sopra scritto, “Auguri Zia”.
Dopo circa quindici anni di stupidi rancori e incomprensioni, io ho festeggiato il mio compleanno insieme a tutta la mia cara famiglia. Quel giorno è avvenuto il miracolo della nostra riconciliazione e, non c'è al mondo gioia più grande, che io possa provare.
Da allora sono trascorsi molti mesi, in cui ho dovuto eseguire lo stesso procedimento medico, ad intervalli di circa trenta giorni, avendone sempre dei miglioramenti.
(Continua al N° successivo)
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Alle coppie che hanno partecipato all'ultimo Incontro,
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