MICHELANGELO
Parlare compiutamente di un genio è difficile, se non impossibile. Il genio vede oltre ciò che comunemente si vede: percepisce, intuisce, costruisce mentalmente idee e progetti che contengono la sua capacità di andare oltre. Il genio sente e interpreta il linguaggio delle cose mute. Come dice Baudelaire in una sua bella poesia. E così il nostro Michelangelo fece, captò il linguaggio del marmo, al punto da dire che la sua opera esisteva già nel blocco di marmo, bastava soltanto toglierne la superficie e la “Pietà” era lì, ad attendere i essere finalmente svelata.
Michelangelo scolpisce la “Pietà” in età giovanile, su commissione di Papa Alessandro VI, che la voleva collocare nel proprio monumento funebre in Santa Petronilla. Sicché il Buonarroti si mette al lavoro nel 1498 e consegna l’opera un anno dopo. Aveva 23 anni.
La Pietà non fu mai collocata in Santa Petronilla, perché, data la sua straordinaria bellezza e perfezione, fu considerata degna di essere portata in San Pietro, prima nella sacrestia, per poi essere definitivamente sistemata nella prima cappella della navata destra della Basilica. L‘opera esprime tutta l’umanità che traspare da una madre che tiene in braccio il figlio morto. C’è un silenzio che avvolge le due figure, un silenzio che trasmette il dolore composto di una madre che ha accettato il suo destino e che, tenendo il figlio per l’ultima volta sul suo grembo, inerme e totalmente abbandonato, lo accoglie di nuovo nel suo cuore, è un altro concepimento-
Dopo il Figlio morto della “Pietà”, Michelangelo viene invitato, questa volta da pittore, ad affrescare il muro dietro l’altare nella Cappella Sistina, per rappresentare il Figlio Giudice. Al tempo, il Buonarroti era considerato il massimo artista del suo tempo, godendo pertanto di una notevole libertà di azione. Egli rappresenta un Cristo dalle fattezze apollinee, in atteggiamento da dividere i beati dai dannati.
Al tempo l’artista aveva già affrescato la volta della Cappella Sistina, che richiese 4 anni di lavoro. Dopo ci furono anni in cui finalmente Michelangelo poté dedicarsi alla scultura e all’architettura, le sue più grandi passioni. Dunque arriviamo al 1536, quando il Nostro mette mano ad un altro capolavoro: “Il giudizio universale”, come appare ancora oggi, dopo vari restauri sulla parete dietro l’altare della Cappella Sistina.
L’artista dipinge a fresco, cioè su intonaco umido, rifinendo poi alcune parti con la pittura a secco. Ma cimentatosi, prima dei lavori della Cappella, nella pittura a fresco. E’ la nascita di un capolavoro.
Ci troviamo di fronte al Cristo giudicante, mentre separa i beati dai dannati. Il suo corpo è monumentale: una scultura prestata al pennello di un genio.
Il Cristo torna sulla Terra per compiere con l’autorevolezza che gli è propria, un compito di grande responsabilità. Il suo giudizio è assoluto e abbraccia l’umanità di tutti i tempi. L’espressione del viso di Gesù giudice è severa, a dimostrare la serietà dell’impegno che gli tocca, e le sue braccia muovono – dice Sgarbi – come quelle di un direttore d’orchestra. Dietro la sua figura, un nimbo giallo, che lo colloca nel trascendente (equivalente allo sfondo oro di tante opere del periodo medioevale).
Cristo è tornato sulla terra, ancora per amare, consolare ed allontanare dal male chi vuole vivere alla sua sequela, per farlo entrare poi nel mondo degli eletti.
Egli vuole farci intendere che la misericordia si può accompagnare alla giustizia, perché la giustizia divina è diversa da quella degli uomini.
La Madonna è al suo fianco, alla sua destra fra i beati, e pare insolitamente “remissiva” dice Sgarbi. Il suo destino è compiuto, il suo Sì’, in totale obbedienza al Padre, con le conseguenze profetizzate da Simeone: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima.” (Lc 2,35)
Ora Maria assiste all’opera del Figlio, lasciandogli fare ciò che deve, “nulla potendo contro il virile senso di giustizia del Figlio” (Sgarbi)
Maria assiste beata fra i beati, guardando con il distacco di chi sa amare compiutamente, consapevole che il sui Sì fu volontà dello Spirito, al quale ella si consegnò incondizionatamente. Ora è il Figlio, che con la potenza dello stesso Spirito, ama in giustizia e in misericordia.