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MAGGIO 2021

     

LORENZO LOTTO

 

(Ricerca a cura di Dada)

            Il Rinascimento fu un vero miracolo italiano. Nell’arco di circa 200 anni vediamo avvicendarsi sulla scena italiana un numero enorme di talenti della pittura, della scultura e dell’architettura, molti di essi veramente geniali. Si pensi, per esempio a Michelangelo, a Raffaello, a Leonardo. Pare che lo spirito dell’arte si sia concentrato tutto lungo la nostra piccola Penisola. Uno spirito creativo, che non ha uguali altrove, sembra felicemente concentrarsi nelle varie scuole ed espandersi da quella veneta alla lombarda, dalla ferrarese alla marchigiana. Dalla toscana all’umbra, fino a toccare la Sicilia con Antonello da Messina, che si spingerà fino a Venezia, “dove si presenta come un profeta del nuovo e tutti gli artisti veneti dell’epoca fanno a gara per dialogare con lui” (Sgarbi)

            Il terreno fertile rinascimentale è – dicevo- un miracolo; pare che la mano di Dio abbia guidato quelle di tanti artisti, il cui estro creativo non poté non fare riferimento anche al grande maestro Giotto, che pure lavorò a Padova, mettendo mano ai famosi affreschi nella Cappella degli Scrovegni. Giotto, dunque, con la sua arte e la sua genialità, ispirò tanti talenti del Rinascimento, aprendo per primo alla modernità. Circa 200 anni dopo di lui, un pittore veneziano “eccentrico, irregolare, irriducibile”(Sgarbi), che operò per lo più in terra bergamasca e nelle Marche, eseguì un quadro originale ed anticonformista, che destò perplessità in alcuni colleghi e ironie in Tiziano, suo coevo; Lorenzo Lotto.

            Si tratta di una “Annunciazione” del tutto particolare. L’autore ambienta la scena nella stanza di una casa gentilizia, aperta su una loggia attraverso un ampio arco, prospiciente un giardino, con pergolati e conifere. L’interno ha un arredo elegante nella sua semplicità: uno sgabello, un inginocchiatoio, un letto a baldacchino, che si intravvede nella penombra, una lampada, una candela, dei libri, la Sacra Scrittura sull’inginocchiatoio. La Madonna è in primo piano, sul lato sinistro, volta verso lo spettatore, e pone le mani con le palme in avanti, quasi per difendersi da chissà quale aggressione. Il viso esprime una composta umiltà (Vedi in alto a sinistra) e pare nel contempo volerci trasmettere un certo turbamento. Alla destra del dipinto è inquadrato l’Angelo, che irrompe improvvisamente nel silenzio della stanza, turbando la calma di una giornata serena. Tutto cambia. La Madonna subito pare non capire, voltando le spalle all’Angelo, che indica col braccio verso l’Alto, essere mandato da Dio a darle  l’Annuncio. Proprio sotto la copertura della loggia, un improbabile Padre Eterno, vecchio e barbuto fra le nuvole, che guarda la scena e indica benedicente la Madonna, come per dire all’Angelo che è proprio lei, Maria, l’eletta cui si dovrà rivolgere.

            Le tre figure formano un ideale triangolo, alla cui base, ma di sbiego, improvvisamente attraversa di corsa un gattino, che inarca la schiena e scappa con diffidenza nei confronti di quell’estraneo, arrivato da chissà dove. Proprio lui, quel gatto spaventatissimo, conferisce un certo dinamismo a tutta la scena, la cui mobilità dei personaggi è tutta interiore, e carica di naturalezza e di spontaneità tutta l’opera del Lotto.

            Lo Spirito Santo entra nel grembo di Maria, concretizzando l’Annuncio, non in un ambiente aulico, come siamo abituati a vedere in tante Annunciazioni della tradizione, ma in una stanza semplice ed elegante, dove gli oggetti rappresentati indicano il carattere e il modo di vivere di chi la occupa, nella naturalezza anche di un fuggevole gatto, pure lui reso partecipe in un certo qual modo, di ciò che sta accadendo, ma senza che ne capisca il significato.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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