MASACCIO
(Ricerca a cura di Dada)
Il Quattrocento nascere sulla scena dell’arte un pittore geniale di nome Masaccio. Agli inizi del secolo, all’età di circa 22 – 23 anni l’artista già si era cimentato in opere importanti, quali: “Sant’Anna Metterza” e “San Pietro distribuisce le elemosine e morte di Anania”.
In quest’ultima opera vediamo raffigurati personaggi tratti dalla vita quotidiana, per lo più poveri e diseredati, appartenenti ad un quotidiano vero, reale, gente che si incontra tutti i giorni oggi, come allora.
Dice Sgarbi: “ Masaccio riesce per la prima volta a portare dentro la pittura il rumore della vita…” Effettivamente lo spettatore si sente coinvolto nell’opera, come fosse anche lui inserito nella scena. La grande capacità di coinvolgimento che Masaccio ci ottiene nasce da un umanesimo dell’autore tutto proiettato, con estremo realismo, verso la miseria umana e la sua conseguente sofferenza. Egli vuole dipingere la quotidianità, esprimendo compassione per la povertà dell’uomo. La sua è una pittura del dolore.
Un’opera emblematica è la “Crocifissione” eseguita da Masaccio venticinquenne. Eco il Cristo in croce, con il corpo deformato dalla postura innaturale e dal dolore conseguente. Il collo sparisce nella cassa toracica dilatata, che cerca il respiro, sempre più soffocato. Sulla scena dove domina la croce centrale, mentre la Madonna e San Giovanni, ai lati di essa, soffrono la tragedia in atto, irrompe una figura femminile, avvolta in un mantello rosso. La si vede di schiena, inginocchiata ai piedi della croce, con le braccia aperte: è la Maddalena, dai capelli sciolti e con il panneggio del manto scomposto: sembra arrivata di corsa, ancora ad implorare pentita il perdono e a piangere la morte del Signore. Questa immagine pare dipinta in modo approssimativo; anche il nimbo è tracciato come un graffio impreciso contro lo sfondo oro.
Sgarbi dice essere “una sgramma-ticatura che, insieme alla postura della Maddalena e alla deformazione dello spazio provocato dal suo arrivo in extremis, sancisce l’eccezionalità dell’opera”.
Questa tensione, creata proprio dal personaggio con manto vermiglio, conferisce all’opera una forte intensità di sentimenti, in maniera che anche l’animo dello spettatore vibra all’unisono con il sensibile pennello dell’autore. Masaccio muore a 26 anni, lasciando il suo spirito vivo e vibrante nelle sue opere, proprio per questo immortali.