PIERO DELLA FRANCESCA
Dada
Grandi critici della storia dell’arte sono d’accordo nel dire che Piero della Francesca è un artista moderno, affermando che la sua pittura arriva alla metafisica di De Chirico e al cubismo di Braque e di Picasso.
Piero della Francesca non si abbandona ai sentimenti né agli affetti, ma si può dire che la sua pittura è architettura dipinta, in cui i volumi sono rappresentati non solo dagli edifici, dalle colonne, ma si notano evidenti anche nella disposizione dei gruppi di personaggi, collocati in modo da costituire loro stessi un volume, un corpo unico.
Per esempio nell’opera “Incontro di Salomone e la Regina di Saba”, (conservato nella chiesa di San Francesco ad Arezzo, e facente parte di un ciclo di affreschi), l’ambiente in cui si svolge la scena e la disposizione dei dignitari del re, da una parte, e delle ancelle della regina dall’altra, i marmi a riquadri, gli atteggiamenti dei gruppi di personaggi, tutto richiama al pensiero architettonico di Piero, che vediamo attento alla descrizione biblica (vedi 1° libro dei Re – cap. 7 e 10). L’autore dell’opera è fedele alla descrizione biblica, infatti colloca i suoi personaggi in un ambiente aulico e solenne, dove l’architettura ha la stessa dignità dei personaggi.
Un’altra opera d’impronta evidentemente moderna è “Il sogno di Costantino”. Dipinto pieno di fascino, dove il gioco prospettico è dato su tre piani. In primo piano ci sono gli armigeri di guardia alla tenda aperta, che ospita Costantino dormiente all’interno è illuminato dalla luce dell’angelo; luce che crea nell’opera un gioco di penombre assai suggestivo. La tenda ha forma conica nella parte superiore, e dietro ad essa, nell’oscurità, s’intravvedono altri “triangoli che sono altre tende dell’accampamento.
Solo gli abiti degli armigeri ci richiamano al tempo in cui fu dipinta l’opera; se così non fosse si potrebbe pensare ad un dipinto dei nostri tempi.
Quanto detto ci porta infine ad un’opera molto conosciuta. La “Resurrezione”, conservava nel museo civico di Sansepolcro. Il Cristo è collocato al centro del dipinto; lo si vede uscire dal sepolcro, sullo sfondo di un paesaggio toscano, verdeggiante, arioso, ricco di alberi. Il cielo è azzurro e tutto infonde un senso di pace. La figura del Cristo si colloca tra il primo piano degli armigeri addormentati e questo paesaggio. Gesù appoggia un piede sul bordo del sepolcro e una mano sul ginocchio, mentre con l’altra mano egli regge, in atteggiamento maestoso, il vessillo della pace, ottenuta da vincitore assoluto. E’ il Cristo trionfante. E’ il Dio che ha vinto la morte tornando sulla Terra, da dove non si muoverà più. E’ il Cristo immanente di Piero della Francesca, che governa e governerà per l’eternità il nostro mondo.
L’espressione di Gesù risorto è autorevole; è lo sguardo di chi sa guardare lontano, oltre la realtà delle cose contingenti, ma che va verso l’Infinito. Questo volle rappresentare il grande Piero della Francesca.
Dunque lo spirito di questa “Resurrezione” è tutto nella energia interiore del Cristo trionfante, che ha vinto la morte e che torna fra di noi, dandoci la certezza che egli vive nelle cose, nella natura, nelle nostre coscienze. Tutto muove in virtù di quell’amore che l’ha tolto dalla Croce e lo ha riportato fra di noi, per sempre