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GIUGNO 2021

     

LA DEVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESÙ

 

            La festa del Sacro Cuore di Gesù ricorre quest’anno il giorno 11 giugno, venerdì successivo al Corpus Domini che sarà celebrato domenica 6 giugno.  Questo mese è tradizionalmente dedicato nella Chiesa cattolica alla devozione del Cuore di Gesù. Di questo culto parliamo in questo articolo, ripercorrendone la storia e cercando di illustrarne il significato.

            La devozione al Sacro Cuore di Gesù ha avuto inizio nel Medioevo con Santa Gertrude di Hefta (1256- 1302), una monaca benedettina   che, dopo una grave crisi spirituale, ebbe profonde esperienze mistiche, la più rilevante delle quali fu la visione di un giovinetto che le tendeva la mano per aiutarla ad uscire dal suo stato di grande tribolazione. In quella mano Gertrude riconobbe le piaghe sanguinanti della Croce e comprese che il giovinetto era Gesù che le manifestava il suo amore e la sua misericordia: il sangue di Gesù, effuso dalla piaghe che avevano redento gli uomini, era il segno del suo immenso amore, simboleggiato dal suo  Cuore di cui si parla spesso negli scritti di questa santa. Santa Gertrude, infatti,  viene spesso raffigurata con un cuore ardente sul petto, al centro del quale c’è l’immagine di Gesù Bambino.

            Di straordinaria intensità fu anche l’esperienza mistica di Santa Caterina da Siena (1347-1380): di lei il Beato Raimondo da Capua che fu suo confessore e padre spirituale, ha scritto una biografia  nella quale racconta  una esperienza tutta particolare della quale la Santa fu protagonista. Dice Raimondo che una volta mentre Caterina con grande fervore  pregava con le parole “Crea in me o Dio un cuore nuovo”, ebbe una visione nella quale  “ le parve che l’Eterno Sposo fosse venuto come al solito a trovarla, le avesse aperto il petto dalla parte sinistra e, presole il cuore, se ne fosse tornato via”. Qualche giorno dopo in una grande luce le apparve nuovamente il Signore, che “teneva nelle sue sante mani un cuore umano, vermiglio e splendente”il Signore le si avvicinò, aprì nuovamente il petto di lei dalla parte sinistra e, introducendovi lo stesso cuore  che teneva nella mani, le disse:« Carissima figliuola: come l’altro giorno presi il tuo cuore, ecco che ora ti do il mio, col quale sempre vivrai». Ciò detto, egli richiuse l’apertura che aveva fatto nel costato di lei, e, in segno del miracolo, rimase in quel punto della carne una cicatrice.”(Santa Caterina da Siena, Vita scritta dal beato Raiomodo da Capua, ed. Cantagalli, 1978). Questo ‘scambio dei cuori’ indica la profonda intimità di Caterina e Gesù, dimostra cioè come i sentimenti e le disposizioni dell’animo   di Caterina fossero ormai in tutto simili a quelli di Gesù.

            La devozione al cuore di Gesù si diffuse ampiamente alcuni secoli più tardi ad opera di San Giovanni Eudes  (1601-1680) che visse in Francia, in un periodo di grande crisi della Chiesa,  attaccata dalle dottrine gianseniste che inducevano a guardare a Dio con timore e non con amore e speranza.  Parlando di lui, Benedetto XVI, nell’udienza di mercoledì 19 agosto 2009, definisce questo religioso e sacerdote “apostolo infaticabile della devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria”, e aggiunge: “Il cammino di santità, da lui percorso e proposto ai suoi discepoli, aveva come fondamento una solida fiducia nell’amore che Dio ha rivelato all’umanità nel Cuore sacerdotale di Cristo e nel Cuore materno di Maria” . I sacri Cuori di Gesù e di Maria sono quindi da lui presentati come la manifestazione esterna e concreta dell’amore di Dio. Si adoperò molto inoltre per la preparazione  dei sacerdoti, promuovendo la fondazione di seminari che si occupassero della formazione spirituale del clero e fossero  diffusori zelanti dell’amore incessante di Dio, simboleggiato nelle immagini del Cuore di Gesù e di Maria.

            Quasi contemporanea di San Giovanni Eudes è Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), il cui nome è particolarmente legato alla devozione del Sacro cuore di Gesù. Era una monaca visitandina  e, come dice Piero Bargellini in www.Santiebeati.it   “fu colei che rivelò in tutta la loro mirabile profondità i doni d'amore del cuore di Gesù, traendone grazie strepitose per la propria santità, e la promessa che i soprannaturali carismi sarebbero stati estesi a tutti i devoti del Sacro Cuore.” Fin dall’inizio della sua vita religiosa, Margherita si era  offerta ‘vittima al Cuore di Gesù’: fu incompresa prima dai suoi genitori, poi dai suoi superiori, ma fu colmata di grandi grazie e destinataria di mirabili visioni. Tra il dicembre del 1673 e il giugno del 1675 Gesù le apparve quattro volte. Durante la prima apparizione, dopo averla invitata a poggiare la testa sul suo petto, come aveva fatto Giovanni durante l’Ultima Cena, le disse : “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.  Nella seconda visione Margherita vide il divin Cuore su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce”. Nelle successive apparizioni ella vide Gesùtutto sfolgorante di gloria con le sue cinque piaghe, brillanti come soli”: il suo petto somigliava ad una fornace all’interno della quale vide il Cuore, dal quale scaturivano fiamme ardenti. In queste visioni Gesù le chiese di fare la Comunione il primo venerdì di ogni mese e di praticare  un’ora di adorazione nella notte precedente. Durante l’ultima visione, Gesù le chiese infine che il venerdì successivo all’ottava del  Corpus Domini, fosse istituita una festa dedicata al Cuore di Gesù. Con l’aiuto del beato Claudio La Colombière che fu la sua guida spirituale e che la esortò a mettere per iscritto  il contenuto delle sue visioni, (https://www.cristianitoday.it/storia-delle-apparizioni-di-gesu-a-santa-margherita-maria-alacoque/)  Margherita riuscì a diffondere la pia pratica dei primi venerdì e dell’ora di adorazione, finché quasi due secoli dopo, nel 1856,  papa Pio IX estese a tutta la Chiesa cattolica la festa del Sacro Cuore che già si celebrava in alcune Diocesi. 

            Il 25 maggio 1899 papa Leone XIII nell’enciclica Annum Sacrum dispose che il successivo 11 giugno, nelle Chiese di tutto il mondo, si recitasse l’atto di consacrazione  al Cuore di Gesù : “Poiché il sacro Cuore è il simbolo e l’immagine trasparente dell’infinita carità di Gesù Cristo, che ci sprona a rendergli amore per amore, è quanto mai conveniente consacrarsi al suo augustissimo Cuore, che non significa altro che donarsi e unirsi a Gesù Cristo. Ogni atto di onore, di omaggio e di pietà infatti tributati al divin Cuore, in realtà è rivolto allo stesso Cristo .(https://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals.index.html

            Qualche decennio più tardi, nel 1928, un altro pontefice, il Papa Pio XI nell’enciclica Miserentisssimus Redemptor, scriveva che, poiché l’amore del Creatore  viene dimenticato e oltraggiato, abbiamo  il dovere di risarcire le ingiurie che gli vengono recate.  La riparazione più grande l’ha fatta Gesù, il Redentore. Tuttavia, dice il Pontefice, è richiesta anche la nostra riparazione che si unisce al sacrificio di Cristo:  “Stabiliamo perciò e ordiniamo che tutti gli anni, nella festa del Cuore Sacratissimo di Gesù... in tutte le Chiese del mondo si reciti solennemente, con la formula di cui uniamo esemplare in questa Lettera, la preghiera espiatrice o ammenda onorevole, com'è chiamata, per esprimere con essa il pentimento delle nostre colpe e risarcire i diritti violati di Cristo sommo Re e Signore amatissimo”.( https://www.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19280508_miserentissimus-redemptor.html

            Giungiamo così al 1956: il papa Pio XII vuole solennizzare la ricorrenza dei cento anni dalla istituzione della festa del sacro Cuore, in un momento storico in cui questa devozione era piuttosto in crisi. Il papa se ne rende conto e il 5 maggio di quell’anno pubblica l’enciclica Haurietis aquas. (https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_15051956_haurietis-aquas.html)   Prende l’avvio dal versetto biblico “Voi attingerete con gaudio le acque dalle fonti del Salvatore”(Is. 12,3) confermato dalle parole di Gesù pronunciate durante la preghiera sacerdotale  quando era ormai imminente la sua Passione e Morte: “Se qualcuno ha sete venga a me e beva” (Gv. 7,37) . L’acqua viva che ci disseterà per sempre sgorga dal costato aperto di Gesù trafitto dalla lancia: è il suo Cuore che ci dà vita e ci salva con la forza dell’amore che da esso si effonde. Ecco quindi che la devozione al Cuore di Gesù, non solo ha solide fondamenta bibliche (come nel resto del documento papale è ampiamente dimostrato), ma  è strettamente collegata al mistero pasquale. Non è quindi, spiega il Papa, una devozione superflua o sentimentalista e non va trascurata  come se, ad esempio, fosse più importante la diffusione della dottrina sociale della Chiesa o altre pratiche religiose che possano apparire più adeguate ai tempi. Il Papa dimostra poi che i Vangeli ci fanno capire come e quanto il Cuore di Gesù fosse pieno d’amore, di compassione, di pietà, nei vari momenti della sua vita: quando era fanciullo nella casa di Nazareth e intesseva celestiali colloqui con la sua dolcissima Madre...e col suo padre putativo Giuseppe, cui obbediva prestandosi come fedele collaboratore nel faticoso mestiere del falegname; o quando predicava alle genti e provava compassione per le madri che avevano perso un figlio, per i malati, per tutti i sofferenti nel corpo e nello spirito, e si preoccupava di sfamare coloro che era venuti ad ascoltarlo (Ho compassione di questo popolo, Marc., VIII, 2.) . Era espressione d’amore anche il santo sdegno che lo indusse a scacciare i mercanti dal tempio come anche l’invito che rivolse alle pie donne: Figlie di Gerusalemme, non piangete su me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figliuoli… Perché, se si tratta così il legno verde, che ne sarà del secco? (Luc., XXIII, 28, 31).  Amore e timore prova Gesù al momento della passione, quando prega:  Padre mio: se è possibile passi da me questo calice! (Matth., XXVI, 39 ).  Amore e dolorosa compassione  prova Gesùquando si rivolge a Giuda che lo ha appena baciato:Amico, a che sei venuto? Con un bacio tradisci il Figliuol dell’uomo?(Matth., XXVI, 50;Luc., XXII, 48 ) . Ma è soprattutto sulla croce che il Divin Redentore sente il suo Cuore, divenuto quasi torrente impetuoso, ridondare dei sentimenti più vari; cioè di amore ardentissimo, di angoscia, di compassione, di acceso desiderio, di quiete serena, come ci manifestano apertamente le seguenti sue memorande parole: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno (Luc., XXIII, 34 ); Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?(Matth., XXVII, 46 ); Ti dico in verità: oggi sarai meco in paradiso (Luc., XXIII, 43 ); Ho sete(Ioann., XIX, 28 ); Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio (Luc., XXIII, 46 ).  

 Sottoponendo alla nostra attenzione e meditazione questi momenti della vita di Gesù, Pio XII ci fa capire che il Cuore di Gesù, vero Dio ma anche vero Uomo, ha amato, sofferto, provato sentimenti come la paura e la compassione, esattamente come  i cuori di ciascuno uomo  e che quindi la devozione al Cuore di Gesù è devozione rivolta all’intera Sua Persona, all’intero Suo Corpo,  che ha patito, è morto ed è risorto, quel Corpo che, come supremo segno d’amore, ci ha lasciato in dono nell’Eucarestia.

            In una lettera indirizzata ai gesuiti,in occasione del 50o anniversario dell’enciclica Haurietis aquas, Benedetto XVI ha scritto parole che mirabilmente esprimono il significato della devozione al Cuore di Gesù: Quando pratichiamo questo culto, non solo riconosciamo con gratitudine l'amore di Dio, ma continuiamo ad aprirci a tale amore in modo che la nostra vita ne sia sempre più modellata. Dio, che ha riversato il suo amore “nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (cfr Rm 5,5), ci invita instancabilmente ad accogliere il suo amore. L'invito a donarsi interamente all'amore salvifico di Cristo e a votarsi ad esso (cfr ibid., n. 4) ha quindi come primo scopo il rapporto con Dio. Ecco perché questo culto, totalmente rivolto all'amore di Dio che si sacrifica per noi, è di così insostituibile importanza per la nostra fede e per la nostra vita nell’amore.(https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/letters/2006/documents/hf_ben-xvi_let_20060515_50-haurietis-aquas.html

            In questo mese di giugno teniamo quindi lo sguardo rivolto al cuore trafitto di Gesù dal quale scorrono sangue ed acqua, per essere pronti a riconoscere e amare gli infiniti doni di grazie che da lì provengono. Questo cuore trafitto - dice ancora Benedetto XVI  -  è un cuore che salva donandosi… e invoca il nostro cuore. Ci invita ad uscire dal vano tentativo di autoconservazione e di trovare nell’amore reciproco, nella donazione di noi stessi a Lui e con Lui, la pienezza dell’amore che sola è eternità e che sola mantiene il mondo.(Joseph Ratzinger, Mistero pasquale e devozione al Cuore di Gesù, ediz. AdP, 2010).


                                                                                          A cura di Antonella

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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