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APRILE 2021

     

San Giuseppe e i Papi: da Pio IX a papa Francesco  (terza  parte)

 

1989,15 agosto  -  Giovanni Paolo II

            Sono trascorsi esattamente 100 anni dal documento Quemadmodum Deus di Leone XIII che abbiamo rapidamente esaminato nel numero di gennaio di questo giornalino. Il pontefice Giovanni Paolo II in  questa occasione emana l’Esortazione Apostolica Redemptoris custos (Custode del Redentore) sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e nella Chiesa. Il suo intento è quello di aiutare la Chiesa a  ritrovare  la propria identità nell'ambito del disegno redentivo, che ha il suo fondamento nel mistero dell'Incarnazione  al quale Giuseppe «partecipò» come nessun'altra persona umana, ad eccezione di Maria, ...coinvolto nella realtà dello stesso evento salvifico.

Il documento è piuttosto ampio (ma di scorrevole lettura): ne riassumiamo qui i tratti principali, invitando tutti alla sua lettura integrale  (http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it.html).

 

I – Il quadro evangelico: il matrimonio con Maria

            Che cosa ci dicono i Vangeli di Giuseppe? Gli evangelisti Luca e Matteo non riportano nessuna frase di San Giuseppe, ma raccontano ciò che concretamente fece.

Luca ci racconta l’Annunciazione e il sì di Maria, Matteo ci racconta il sogno di Giuseppe, uomo giusto che non voleva ripudiarla e perciò pensava di licenziarla in segreto. L’angelo che gli appare in sogno scioglie i suoi dubbi:non temere di prendere con te, Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati"» (Mt1,20-21). In questo modo, l’Angelo sottolinea il fatto che Giuseppe è lo sposo di Maria: come tale dovrà accoglierne il Figlio e dargli il nome di Gesù. Giuseppe   fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore  e – sottolinea Giovanni Paolo II - dimostrò in tal modo una disponibilità di volontà, simile a quella di Maria.

 

II – Il depositario del mistero di Dio 

            Dunque Giuseppe non ha ricevuto un vero annuncio come Maria, ma fece come gli aveva ordinato l’Angelo. Dice il Papa: la sua è purissima obbedienza nella fede, poiché  ha accettato  come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell'Annunciazione: questo pieno assenso dell’intelletto e della volontà è l’essenza stessa della fede.  Come Maria, Giuseppe diventa depositario del mistero «nascosto da secoli nella mente di Dio»; fin dall’inizio partecipa a questa fase culminante dell'autorivelazione di Dio in Cristo  e così facendo, sostiene la sua sposa nella fede della divina Annunciazione. Insieme con Maria, egli percorre la via della peregrinazione della fede. La sua via si concluderà prima, mentre Maria continuerà a percorrerla fino alla Croce, alla Resurrezione, alla Pentecoste.

Questa peregrinazione della fede nella vita di Giuseppe si esplicita anzitutto attraverso l’esercizio del 

 

Servizio della paternità.

            Come abbiamo già detto, San Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù, in virtù del suo matrimonio con Maria, con la quale ha formato una famiglia.  Giovanni Paolo II cita, tra l’altro, Sant’Agostino: A motivo di quel matrimonio fedele meritarono entrambi di essere chiamati genitori di Cristo, non solo quella madre, ma anche quel suo padre, allo stesso modo che era coniuge di sua madre, entrambi per mezzo della mente, non della carne» (S. Augustini, «De nuptiis et concupiscentia» I, 11, 12 

Il testo della Redemptoris custos esamina ora alcuni momenti salienti nella vita di san Giuseppe, momenti nei quali egli ha concretamente esercitato il suo servizio della paternità. Già prima ancora che Gesù nascesse, Giuseppe, obbedendo alle disposizioni della legittima autorità, si è recato a Betlemme per il censimento, ben sapendo che così adempiva nei riguardi del Bambino il compito importante e significativo di inserire ufficialmente il nome «Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret» (cfr.Gv1,45) nell'anagrafe dell'impero. Questo è un fatto storico che ha anche una forte rilevanza teologica, come ha spiegato Origene (teologo cristiano, vissuto nel terzo secolo): con tutti registrato, tutti egli poteva santificare, con tutta la terra inscritto nel censimento, alla terra offriva la comunione con sé, e dopo questa dichiarazione tutti gli uomini della terra scriveva nel libro dei viventi, onde quanti avessero creduto in lui, fossero poi inscritti nel cielo con i SantiA Betlemme poi Giuseppe fu testimone della nascita di Gesù, dell’adorazione dei pastori e di quella dei Magi.

Qualche tempo dopo, essendo la circoncisione del figlio il primo dovere religioso del padre, Giuseppe con questo rito (cfr.Lc2,21) esercita il suo diritto-dovere nei riguardi di Gesù. In questa occasione Giuseppe impone al bambino il nome di Gesù. ..Imponendo il nome, Giuseppe dichiara la propria legale paternità su Gesù e, pronunciando il nome, proclama la di lui missione di salvatore: in ebraico, infatti, il nome Gesù vuol dire: il Signore salva)

Altri momenti importanti sono:

 La presentazione di Gesù al tempio, rito che include il riscatto del primogenito, un altro dovere del padre, che è adempiuto da Giuseppe. Nel primogenito infatti era rappresentato il popolo dell'alleanza, riscattato dalla schiavitù per appartenere a Dio. 

La fuga in Egitto: è l’evangelista Matteo che ci racconta questo episodio: ancora una volta un sogno che mette in guardia Giuseppe dai soldati di Erode che cercano Gesù per ucciderlo e gli indica che cosa fare: Giuseppe allora «prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Dall'Egitto ho chiamato mio figlio"» (Mt 2,14-15; cfr. Os 11,1).

In tal modo – commenta Giovanni Paolo II - la via del ritorno di Gesù da Betlemme a Nazaret passò attraverso l'Egitto. Come Israele aveva preso la via dell'esodo «dalla condizione di schiavitù» per iniziare l'antica alleanza, così Giuseppe, depositario e cooperatore del mistero provvidenziale di Dio, custodisce anche in esilio colui che realizza la nuova alleanza.

La permanenza di Gesù nel tempio: il momento dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù nel tempio (che ci viene narrato da Luca), è l’unico momento in cui la Sacra Famiglia si sottrae al nascondimento. Soffermiamoci sulle parole  con cui Gesù risponde ai genitori che gli chiedono “Perché ci hai fatto questo?”: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49-50). Questa risposta di Gesù, udita da Giuseppe che Maria aveva appena definito ‘tuo padre’, rafforza in lui la consapevolezza nata nel suo cuore dodici anni prima quando l’Angelo gli aveva detto: Non temere di prendere con te Maria….Già da allora – sottolinea il Papa - egli sapeva di essere depositario del mistero di Dio, e Gesù dodicenne evocò esattamente questo mistero: «Devo occuparmi delle cose del Padre mio». 

 

Il sostentamento e l'educazione di Gesù a Nazaret :La crescita di Gesù «in sapienza, in età e in grazia» (Lc 2,52) avvenne nell'ambito della santa Famiglia sotto gli occhi di Giuseppe, che aveva l'alto compito di «allevare», ossia di nutrire, di vestire e di istruire Gesù nella legge e in un mestiere, in conformità ai doveri assegnati al padre. 

 

III – L’uomo giusto – Lo sposo

 

I Vangeli, che non riportano alcuna parola di Giuseppe, lo definiscono con semplicità e fermezza “giusto”. Il ‘giusto Giuseppe obbedisce alla parola di Dio ed è fedele alla sua vocazione che è fondamentalmente quella di essere lo Sposo di Maria. Dello sposo egli ha tutte le caratteristiche. Dio stesso, attraverso le parole dell’Angelo, si rivolge a lui come allo sposo di Maria  e contemporaneamente attesta il mistero della Sposa  che è vergine nella sua maternità :« perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20) . Dio stesso chiarisce che la vocazione di Giuseppe – uomo giusto- è quella di essere sposo di Maria che lui già amava e il cui amore è nuovamente oggetto della chiamata che Dio gli rivolge: anche il suo amore cioè viene rigenerato dalla Spirito Santo. Ciò ci autorizza a pensare – come dice Giovanni Paolo II - che l'amore di Dio, che è stato riversato nel cuore umano per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rm 5,5), forma nel modo più perfetto ogni amore umano? Esso forma anche - ed in modo del tutto singolare - l'amore sponsale dei coniugi, approfondendo in esso tutto ciò che umanamente è degno e bello, ciò che porta i segni dell'esclusivo abbandono, dell'alleanza delle persone e dell'autentica comunione sull'esempio del mistero trinitario. 

 

IV -  IL LAVORO ESPRESSIONE DELL'AMORE 

 

Nella casa di Nazareth, Gesù vive ‘sottomesso’ a Giuseppe e a Maria e quindi naturalmente partecipa- e impara – il lavoro Giuseppe, quello di carpentiere.

 Si tratta, in definitiva, della santificazione della vita quotidiana, che ciascuno deve acquisire secondo il proprio stato e che può esser promossa secondo un modello accessibile a tutti: «San Giuseppe è il modello degli umili che il cristianesimo solleva a grandi destini; San Giuseppe è la prova che per essere buoni ed autentici seguaci di Cristo non occorrono "grandi cose", ma si richiedono solo virtù comuni, umane, semplici, ma vere ed autentiche» («Insegnamenti di Paolo VI», VII [1969] 1268).

 

 V - IL PRIMATO DELLA VITA INTERIORE 

 

Il silenzio che nei Vangeli accompagna tutta la vita di Giuseppe svela in modo speciale il profilo interiore di questa figura. Dice Giovanni Paolo II, citando ancora Paolo VI: . Il sacrificio totale, che Giuseppe fece di tutta la sua esistenza alle esigenze della venuta del Messia nella propria casa, trova la ragione adeguata nella «sua insondabile vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi, e derivano a lui la logica e la forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando della famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso, e rinunciando per un incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la alimenta» («Insegnamenti di Paolo VI», VII [1969] 1268). 

 E ancora, riflettendo sulla  comunione di vita tra Giuseppe e Gesù: ... possiamo dire che Giuseppe ha sperimentato sia l'amore della verità, cioè il puro amore di contemplazione della verità divina che irradiava dall'umanità di Cristo, sia l'esigenza dell'amore, cioè l'amore altrettanto puro del servizio, richiesto dalla tutela e dallo sviluppo di quella stessa umanità. E dunque: ... le anime più sensibili agli impulsi dell'amore divino vedono a ragione in Giuseppe un luminoso esempio di vita interiore. 

VI - PATRONO DELLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO 

 

San Giuseppe, prega per noi

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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