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MARZO 2008

 

 

 

LA STORIA DELLA VIA CRUCIS

 

Da “La Via Crucis di Gerusalemme” ed. Centro Studi Leopardiani

 

LE SACRE RAPPRESENTAZIONI IN ITALIA (continua dal numero precedente)

 

                In Italia si mettevano in scena sacre rappresentazioni quasi in ogni città: a Palermo, Caltanissetta, Sciacca in provincia di Agrigento, Napoli, Bari, Gallipoli in provincia di Lecce, Sorrento in provincia di Napoli, Eboli in provincia di Salerno, Avellino, Sulmona in provincia de L'Aquila, Campobasso, Benevento, Civitavecchia in provincia di Roma, Priverno in provincia di Latina, Frascati in provincia di Roma, Chieti, Prato, Arezzo, Parma, Bologna; in alcune località costiere dei laghi di Como, di Orta e Maggiore, sui Colli Euganei, nel Trentino, a Vercelli, Alessandria, Torino.

                La fama di alcune si è conservata nel tempo per la grandiosità della scenografia, o per la complessità del testo, o per il numero degli attori: nel 1490 in Piemonte apparve quella di Revello (CN) (In questa Sacra rappresentazione viene evidenziato il concetto che la Passione non è fine a se stessa, ma sfocia nella resurrezione, e quindi nel dono della redenzione all’umanità), che in circa tredicimila versi, suddivisi in tre giornate e interpretati da più di 200 attori, illustra tutta la vita di Cristo.

                E’ interessante anche quella che nello stesso secolo XV veniva rappresentata a Roma nel Colosseo la notte del Venerdì Santo: lo spazio grandissimo dell'anfiteatro FIavio permetteva di realizzare un'ambientazione paesaggistica imponente, che comprendeva tra l'altro il Calvario, il Monte Oliveto, il Sepolcro, il Paradiso, l'Inferno, il tribunale di Pilato e quello di Erode.

                Purtroppo non ci è giunta la versione originale, ma una del secolo XVI.

                In alcuni luoghi le sacre rappresentazioni della Passione si svolgono ancora oggi, seguendo testi e tradizioni molto antiche.

                Lungo le strade di Laino Borgo in provincia di Cosenza il Venerdì Santo si esegue “La Giudaica”, il cui testo risale al XVII.

                Durante la Settimana Santa a Romagnano Sesia in provincia di Novara si svolge il Santo Interro, la cui origine si perde nella notte dei tempi; a Belvedere Langhe in provincia di Cuneo si rappresenta una Passione secondo una usanza risalente al XIII secolo; a Sordevolo in provincia di Biella si segue una tradizione del XVI secolo.

                Anche a Garessio, in provincia di Cuneo, viene ancora rappresentato Il Mortorio di Nostro Signor Gesù Cristo. Il testo originale del 1541, purtroppo perduto, è stato sostituito nell'Ottocento con uno molto garbato che ricalca da vicino le espressioni antiche, tanto da poter armoniosamente contenere i pochi versi rimasti di una versione settecentesca, pur avendo adottato un linguaggio comprensibile oggigiorno anche per chi non ha particolare dimestichezza con la parlata del passato.          

                Avendo l'opportunità di leggere il testo sia della Passione di Ravello che di quella del Colosseo, che del Mortorio di Garessio, potremo notare le somiglianze con la Via Crucis ed evidenziare gli episodi comuni alle tre devozioni.

La Passione e Resurrezione del Colosseo

 

                Non si è conservata la prima parte della rappresentazione che infatti, inizia dal momento in cui Cristo è condotto alla presenza del sommo sacerdote Anna.               :

                Cristo viene condotto davanti ad Anna; un'ancella chiede a Pietro se è discepolo del Nazareno; e l'apostolo nega.

                Anna chiede a Cristo quale dottrina abbia trasmesso al popolo, ed Egli risponde che i suoi insegnamenti sono noti a tutti perché predicò pubblicamente.

                L'ancella riferisce ad Anna che Pietro è discepolo di Gesù, ma egli nega nuovamente. Il capo dei Farisei afferma di averlo visto nell'orto degli ulivi assieme al Maestro, ma Pietro nega ancora: allora il gallo canta ed egli si pente del suo comportamento.

                Anna manda Cristo da Caifa, il quale gli chiede se è veramente figlio di Dio. Avendo Gesù risposto affermativamente, Caifa lo accusa di bestemmia; pertanto merita la condanna a morte. I Farisei lo scherniscono. Caifa lo manda da Pilato, affinchè sia lui a condannarlo. Pilato non lo ritiene reo di colpe tali da doverlo condannare a morte e lo manda da Erode; ma costui lo rimanda a Pilato. Questi allora, sperando di salvarlo, chiede ai Farisei se preferiscono che, in occasione della Pasqua, sia liberato Cristo o Barabba; ma essi scelgono il secondo. Pilato allora comanda che sia flagellato, pensando poi di rilasciarlo.

 

Li ministri spogliano Cristo e lo legano alla colonna.

Cristo, essendo battuto, dice: Popolo mio, in che t'ho contristato?  

E che t'ho fatto che mi dai dolore? Io sono amar amen tè flagellato!

Popol d’Egitto, sol per tuo amore e per merito ho questo ricevuto:

rispondi a me: perché m'hai battuto?

 

Gli ministri battono un'altra volta Cristo e lo incoronano di spine, e il Cavaliere dice:

Trovale una corona prestamente, che il vostro Re vogliamo incoronare.

La qual di spine sia aspra e pungente, ed una canna in man per scettro dare,

e l'occhi gli coprite con la benda e poi ciascun di voi diletto prenda.

 

Cristo, posto a sedere incoronato di spine, con gli occhi bendati e la canna in mano dice:

Popol che m'hai di spine incoronato, t'ho dato il regal scettro con amore;

tu sai con quanta grazia io te l'ho dato; or mi condanni e dai tanto dolore.

battendomi schernendomi con la canna, menandomi a Pilato, Erode ed Anna,

 

Pilato, credendo di avere soddisfatto i Farisei, consegna loro Gesù; ma essi gli chiedono ancora di crocifìggerlo. Allora Pilato annuncia di volersene lavare le mani e che essi saranno i responsabili del sangue di quest'uomo giusto. A queste parole, Giuda si dispera, rende i denari ai Farisei e si impicca.

 

Vedendosi Pilato astretto dalli Farisei, dice:

Io son forzato ormai di consentire a vostra volontà cruda e feroce,

presto si debba ognun di qui partire, e Giesù Cristo muora in su la croce:

poichè ciascun di voi sarà contento, mora fra due ladron con grave stento.

 

Dopo che Filato ha sentenziato, i Farisei dicono:

Pigliatel, cavalier, su. carne, carne! Chè così vuol Pilato che si faccia!

Che intendiamo di questo saziarne; orsù, cavaliere, spaccia, spaccia!

Più non potrà costui, con sua malizia, far che non si eseguisca la giustizia.

Il Cavaliere fa portare la croce a Cristo:

Ecco. Giesù, la catedra Reale dove deve seder tua Celsitudine;

sopra di questo alto tribunale ragion farai alla tua moltitudine;

or sottoponi a questa ormai le spalle che non ti seguitiamo per tal calle.

 

Cristo si inginocchia ed abbraccia la croce:

O croce santa, dolce mio sostegno, dove che col morir trovarò vita;

orbor da Dio eletto sacro legno o ardor di virtù, bontà infenita,

scala del Ciel e mio desir acceso sostieni volentier tuo dolce peso!

 

Il Cavaliere dice a Cristo:

Non più parole! Su, prendi il camino verso il solito luogo di giustizia!

Convienti andar per forza a capo chino, non ti val simular tanta tristizia.

 

Il Cavaliere si mette in via, menando Cristo con la croce in collo, e cascando in terra dice:

Pietà, pietà oimé, ch’io son sì stanco onde cader mi sento e venir manco!

 

Il Centurione trova Simon Cireneo, e dice

Simon Cireneo, deh. ferma il passo, aiuta questo pover sventurato;

per troppo carco egli è sì stanco e lasso che più non può quel corpo lacerato;

accio che muora in croce il temerario, fa che non sii al mio voler contrario.

 

Camminando Cristo verso il monte Calvario incontra la Veronica, dice:

Donna, se hai pietà, ti vo pregare,  però che mesto sono e pien d'affanno,

tal dolor sento che mi fa sudare: onde per carità prestami un panno.

 

La Veronica, dando il panno a Cristo, dice:

Ecco, Signor, il panno ch'io tel dono  e d'ogni mio fallir chieggo perdono.    

 

Cristo pigliò il panno ed asciugossi il viso; poi lo rese alla Veronica, dove per miracolo lasciò la sua figura; la Veronica mostrando il velo impresso, dice:

Popol, guardate e ponete ben cura  se questo è santo, giusto e ver Signore,  

che in questo panno sua santa impressura lasciato ha di suo viso ogni colore.

vedendogli sudar sua faccia pura gli porsi il panno, ed ecco sua figura.

 

Il popolo grida misericordia. Ed intanto Cristo arriva sul monte Calvario.

Spogliato ignudo, sopra la croce inginocchioni dice:                                 

Accetta, o Padre Eterno, il sacrificio di me, tuo figlio unico e diletto,          

e per tal ostia sii anco propizio all'uom, che purgar possa il suo difetto,

acciò col sangue mio sue colpe lavi e poi nel Ciel trovi ambedue le chiavi.

 

Cristo avendo fatto l’orazione, li Farisei dicono al Cavaliere ministri:

Non gli date più tempo di pregare!  “Orsù, mettilo in croce! “ ciascun grida.

e vedremo se, con quel suo chiamare, potrà far che la morte non l'uccida,    

con fargli ben intender quanti ostacoli ci sono ad esser santo e far miracoli.  

 

Cantano i cori: dapprima quello dei pastori poi quello dei rè. Successivamente san Giovanni reca la notizia alla Madonna: le racconta che i Giudei hanno preso Gesù nel Getsemani, tradito da  Giuda; lo hanno picchiato, incoronato di spine; dato schiaffi e pugni, e gli hanno sputato in faccia. A questo racconto, la Madonna sviene; quando assieme a san Giovanni alle altre Marie

 

Camminano la Madonna, san Giovanni e fa alzare la croce con Cristo:

Orsù, o la alzate questa croce? Acciò sia manifesta la giustìzia,

gli è ben ragion che pota pena atroce e resti ancor punita sua malizia;

fate si vegga ormai questo ladrone infra due ladri a sua confusione.

 

Elevato Cristo in croce, si grida misericordia

Eccovi crocifisso il malfattore or castigato de’ suoi falli rei!

Ecco del sacro impero il traditore! Eccovi la ruina degli Ebrei!

Or eccovi il trionfo e la vittoria del mendace figliuol del Re di gloria!

 

Essendo Cristo crocifisso, li ministri portano i vestimenti

Compartiamo, fratelli, queste vesti con nostra doglia di sua morte oscura.

 

[Tra la Madonna e il Figlio avviene un bacio affettuoso, poi Cristo affida Giovanni alla Madonna; gli viene dato dell'aceto e del fiele.)

 

Cristo, gionto al punto della morte, grida:

Altissimo mio Padre Onnipotente, al tutto è consumato ogni scrittura;

il tuo volere sono stato obbediente fino nel tempo della morte oscura;

lo spirito mio stanco e tormentato nelle tue man l'ho, Padre, commendato.

 

Spirato Cristo, s'apre il cielo con folgori e tuoni; e risuscitano i morti

e s'apre il velo del Tempio, e gli Angeli vengono alla croce:

Ecce Agnus Dei qui abstulit peccata mundi, qui mortem moriendo destruxit, et vitam resurgendo reparavit.

Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

 

[Longino ferisce il costato di Cristo con la lancia e, vedendone sgorgare il sangue, si converte. Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo chiedono a Pilato il permesso di togliere Gesù dalla croce.]

 

Giosef e Nicodemo saliscono sulla croce e cominciano a ischiodar Cristo. E Nicodemo, schiodando il braccio destro, dice:

Ecco la destra mano, il braccio invitto che il ciel formò con ogni ornato alloro.

ed or su questo legno sta confìtto con aspra doglia e con grave martora;

dur chiodo, com'hai fatto tant’errore perforando le man del tuo fattore?

 

Giosef, schiodando l'altra mano, dice a Nicodemo:

O Nicodemo, è questo quel bel volto? È questo il dolce aspetto di Gesù?

O infinito ben, chi mi t'ha tolto che meco, come già, non parli più?

Abracciami, Signor, con dolce modo, dapoich'ho sconficcato l'altro chiodo,

 

Giosef e Nicodemo finiscono di schiodar Cristo, e così morto lo posano in grembo alla Madonna:

È guasto il gaudio che annunciaro tanto gli Angeli del Cielo nel tuo nascimento;

il tutto è convertito in doglia e in pianto ond'è il mio core pieno di spavento:

sol resta che il Signor della natura oggi si ponga in breve sepoltura.

Non poteva patir più crudel morte, morte che mi sarebbe un morir lieto,

poiché non odo le parole accorte né veggio l'opre fatte per l'addietro;

e tal che teco, nell'oscura fossa, vorrei che si posassero quest 'ossa.

 

(Le Marie compiangono Cristo e consolano la Madre, dicendole dì sopportare questa Passione» confidando nella resurrezione del Figlio.]

 

Ne La Passione e Resurrezione del Colosseo è presente il motivo degli improperi:

Popolo mio, in che t'ho contristato?...

Vi figura anche il concetto che la morte di Cristo è fonte di salvezza per l'uomo:

E per tal ostia sii anco propizio all’uom, che purgar possa il suo difetto...

Anche qui» come ne La Passione di Rovello è presente la certezza della resurrezione.

Le parole di Gesù richiamano l'adorazione della croce:

O croce santa...

È degno di nota anche il fatto che contiene l'invocazione:

Adoramus tè Christe, et benedicimus tibi quia per sanctam cmcem tuam redemisti mundum, che verrà poi inserita nella Vìa Crucis".

 

 

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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