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MAGGIO 2004

     

"PREPARATI ALLA TENTAZIONE"
da "Amerai il Signore Dio tuo" Psicologia dell'incontro con Dio A. Cencini

….Siamo allora nel deserto e camminiamo verso Dio. Tutti, anche chi non lo sa o non lo vuole, e sta decidendo o ha già deciso di….. tornare in Egitto.
Incontrare Dio, infatti, poterlo conoscere e amare è un'aspirazione che, consapevolmente o no, sta al fondo del cuore di ogni uomo. Un'aspirazione sentita oggi come non mai in un mondo in crisi e disorientato, e perciò tanto più assetato di certezze "verificabili" e significative per la vita, e per nulla propenso a inseguire uno spiritualismo arido e disincarnato, che non tenga in sufficiente considerazione la componente affettiva ed emozionale dell'uomo.
Eppure questo termine, "esperienza", applicato alla ricerca di Dio, ha un suono e un'interpretazione diversi. Dio, infatti, non è un oggetto di consumo che si possa possedere e manipolare a piacimento, non è misurabile né controllabile da mezzi umani. E se anche si può parlare di un' "esperienza" di Lui, si tratterà sempre di qualcosa di profondamente diverso da ciò che indichiamo a livello umano con questa parola. Tutto ciò - e in ultima analisi l'infinita trascendenza e santità di Dio - rende il discorso dell'esperienza spirituale di Dio tutt'altro che ovvio e scontato. Non per nulla la tradizione spirituale della Chiesa ha sempre insistito molto sull'importanza del "discernimento degli spiriti" per poter distinguere la vera dalla falsa esperienza di Dio.
Cosa mi aspetto che mi riserverà questo cammino misterioso alla ricerca di Dio?
E' importante chiarire a se stessi qual è il senso delle proprie aspettative, perché il deserto è un luogo impietoso, che rimanda inesorabilmente in dietro chi vi è entrato impreparato o con false attese. Se poi chiediamo lumi alla Bibbia e all'esperienza dei nostri padri nella fede, c'è da restare sorpresi: "Preparati alla tentazione" (Sir 2,1), ci ammonisce la Parola!!
Cos'è questa tentazione e perché la tentazione? "Dio ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri" (Gdt 8,25).
E' la prima sorpresa del deserto, come un frutto che si può cogliere solo lì: non è l'uomo che fa esperienza di Dio, è piuttosto Dio che "sperimenta" l'uomo, lo cerca, lo scruta, lo mette alla prova.
La categoria "esperienza di Dio" è categoria moderna che non esiste nella Bibbia (Von Balthasar). Nella prospettiva biblica il protagonista è Dio non l'uomo. Ed è quello che emerge con particolare evidenza nella fase sub-liminale: chi ha il coraggio di attraversare questa fase (senza fretta d'uscirne) sperimenta un po' alla volta e sempre più lucidamente come sia Dio a venirgli incontro. E' Lui il Padre, che ha l'iniziativa. Ecco perché l'uomo ha dovuto fare l'esperienza, pur sofferta, di perdere progressivamente il controllo della situazione, di non vederci chiaro, di non capire bene…. Proprio per decidersi a lasciare a Dio l'iniziativa, per imparare quell'atteggiamento che viene così difficile all'uomo, L'ABBANDONO.
Ma è necessario che la creatura s'abbandoni al Creatore. Lui sa come fare perché desidera ardentemente incontrare la sua creatura, molto più di quanto essa stessa desideri incontrare Lui. Se dunque si può parlare di un'esperienza di Dio, essa non appare tanto come il risultato di tentativi umani, quanto piuttosto dell'azione divina. Misteriosamente ed in modo concretissimo è Dio che cerca l'uomo.
Ma, come per superare una distanza, che non può non essere infinita, egli lo strappa ai suoi calcoli e alle sue abitudini, brucia i suoi sogni, si rivela inaspettatamente con proposte e messaggi che sconvolgono la sua vita.
Insomma, inevitabilmente, lo mette alla prova. "Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe…." (Gdt 8,26).
Quando invece è l'uomo che mette Dio alla prova pretendendo conferme ai suoi progetti o garanzie previe o dimostrazioni della sua presenza e fedeltà, allora la Parola di Dio assume toni di volta in volta violenti e severi: "Non indurite il cuore come a Meriba, come il giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri" (Sal 95,8); oppure toni velati di ironia: "Chi siete voi dunque - domanda Giuditta ai capi del popolo che hanno dubitato dell'aiuto di Dio e hanno osato porgli delle condizioni - chi siete voi che avete tentato Dio e vi siete posti al di sopra di Lui, mentre non siete che uomini? Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non ci capirete niente, né ora né mai…. Non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si possano fare minacce e pressioni come a uno degli uomini….". Anzi, conclude splendidamente Giuditta, "ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri" (Gdt 8,12.16.25).
Perché "ringraziare"?
Che cos'è la prova perché dobbiamo esserne grati al Signore quando ce la manda?
"L'attirerò a me… e parlerò al suo cuore" (Os 2,16) Dio è Padre e creatore. Ci ama infinitamente perché in noi ritrova l'immagine del Figlio. E' geloso di noi. Ci conosce fino in fondo, "Lui che solo ha plasmato il nostro cuore e conosce tutte le nostre opere". Perciò sa anche che questo nostro cuore, per quanto "offerto e consacrato", è spesso un guazzabuglio di interessi, preoccupazioni, affetti i più diversi e contrastanti.
C'è anche Lui, il Signore, certamente, ma non è il solo e neppure necessariamente il più grande amore della nostra vita. Abbiamo bisogno di essere purificati perché lo diventi ed è per questo che Egli, Padre buono e misericordioso, ci visita con la prova. Crea in noi, cioè quelle situazioni di deserto, di solitudine affettiva, di rifiuto da parte di qualcuno, di lotta e tribolazione, di fallimento e delusione…., di cui abbiamo bisogno per essere liberati dai nostri idoli. E' nella prova, infatti, che viene a galla che cosa abbiamo veramente in cuore, che cosa c'è di autentico e che cosa no. Si rivela cioè il nostro vero volto: i nostri attaccamenti a noi stessi, alla nostra buona reputazione, ai risultati di quel che facciamo, alle creature e alle cose. In questa conoscenza di noi più vera e realistica nella quale le illusioni cadono e non ci disorientano più, anche la voce di Dio risuona più chiara. Si è fatto finalmente un po' di silenzio, il Signore parla e noi lo possiamo ascoltare. Che cos'è l'esperienza di Dio nella fede se non ascoltare la sua voce, mettendosi nudi e senza difese davanti a Lui che si rivela?
Facciamo esperienza di Dio quando riconosciamo la sua parola e il suo modo inconfondibile di agire, e cominciamo a capire che ci conviene lasciarlo libero di agire come Lui crede, anche se ci fa male. Così come gustiamo la sua intimità quando, ancora attraverso una vita di purificazione e di spogliamento, arriviamo a liberarci da altri amori invadenti.
E' quanto dice Dio stesso a Israele: "Ecco, l'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2,16). Non esiste vera conoscenza di Dio che non nasca nella solitudine di un deserto e non maturi tra le difficoltà della prova. Ma tutto ciò - deserto e prova - è dono dell'amore di Dio, perché "il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto" (Pro 3,11)
A cura di Caterina Civita

MESSAGGI DI MEDUGORJE

Messaggio del 18/3/04 a Mirjana
Cari figli, oggi, guardando a voi, desidero dirvi, col cuore pieno d'amore, che quello che cercate insistentemente, quello a cui anelate, figlioli miei, è qui davanti a voi. E' sufficiente che in un cuore purificato mettiate mio Figlio al primo posto e potrete vedere. Ascoltatemi a permettetemi di condurvi maternamente a questo.




 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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