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APRILE 2007

     

La coscienza del mondo Jaroslav Smeljakov

  da “…come una volta mi darai la mano” di Luigi cantucci Ed Mursia

 

Mia buona mamma, buona e generosa.

Tu prova un giorno, coronato o storpio,

a preservarti a lei

per vantare fortuna od affogare

la tua tristezza,

Ti darà il tè, ti appresterà la cena,

saprà ascoltarti:

e per la notte ti sistemerà

tu nel suo letto, lei là sul baule.

 

Vecchia mia! Ne ha vedute

d'ogni colore.

Offese inganni insulti ha conosciuto:

ma la lezione non l'è valsa a niente,

Spenti i fanali, le finestre buie,

da noi soltanto, fino a notte tarda,

ancora splende un lumicino allegro.

 

E' lei, sopra una lettera

curva. Niente si scorda.

Non sa cos'è pigrizia,

risponde a tutti in ogni direzione.

Con uno pena, con l'altro gioisce.

La coscienza del mondo è la mia mamma.

 

Veglia a lungo sui fogli, scostando il ciuffo grigio

(per riposare è sempre troppo presto),

non chiude gli occhi stanchi,

per riscaldare i vicini e i lontani

col vispo fuoco della sua bontà.

 

Ha un saluto per tutti, vorrebbe tutti amici

e combinare nozze fra quelli che conosce.

Sogna di averli tutti intorno alla sua tavola

e lei, come di troppo,

silenziosa in un angolo a seguire

il chiasso della festa.

 

Vorrei trovare sempre

un'intesa con te; vorrei lisciare

le tue piccole rughe.

Ed è per questo forse

che scrivo poesia,

mamma: perché nella mia forza d'uomo

ti porto dentro al cuore

come tu m'hai portato

dentro di te.

 

 

 

 

 

 

 

   Respiro (da “Stupore” di Mariella Teti

 

  Tu dormi, il tuo petto

  obbedisce al respiro,

  s'innalza e si abbassa

  come onda,

  come l'onda muove il mare,

  come il vento scuote

  le chiome della foresta.

  Lo Spirito di Dio

  aleggiava sulle acque,

  dava vita alla terra,

  il soffio vitale è nell'uomo.

  Tu dormi tranquillo,

  il tuo respiro

  ora lieve, ora pesante

  canta la sua canzone alla

  vita.

 

   Fata (da “Incompiutoggini di Dominck Ferrante)

 

   Vieni, vieni con me.

  Ti offrirò sandali zuccherati su sentieri di pace.

  Il profumo del mare e la schiuma dell'onda,

  la calma, la sabbia che tutto circonda…

  ti offrirò quadri di uccelli

  e il loro canto ancora più alato, lieve

  scioglierà miele nel tuo sangue greve.

  Non più pene né domande

  libera! Palmi aperti che non stringono niente;

  leggera accarezzi: soffice respiro.

  Sei tu il vento. Vieni, volerò con te,

  impareremo ad alzare la testa

  nessuno sopra di noi,

  da quassù tutte mosche quegli eroi.

  Scale dorate di montagne incantate

  il fumo bianco delle cascate

  per i nostri occhi condotti, sedotti.

  Vieni, vieni con me.

  Ti offrirò solo i sogni più belli,

  quelli che non si ricordano mai.

  

   Il ritorno del mendico (Heinrich Heine)

 

   Illuso folle, un dì ti abbandonai,

  volevo andare fino in capo al mondo

  tentando se trovassi mai l'amore

  per abbracciarlo con tutto il mio amore.

 

  Cercai l'amore per tutte le strade,

  tesi le braccia ad ogni porta chiusa

  mendicando elemosina d'amore,

  ma non ebbi che beffe, odio, disprezzo.

 

  E sempre erravo in cerca dell'amore,

  in cerca dell'amore, e sempre invano,

  finché tornai a casa, triste e stanco.

 

  Ed ecco, mi venisti incontro, e vidi

  brillare nei tuoi occhi il dolce amore

  che così a lungo ero andato cercando.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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