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DICEMBRE 2008

     

 

Diario di una vera Laica dell’Amore Misericordioso

dal 23 settembre ormai presso Dio

 

                Lucia Interlandi Valente è una Laica dell’Amore Misericordioso della comunità di Roma Spinaceto. Psicoterapeuta per professione, coniugata con tre figli, moglie del dott. Valente, Diacono permanente, deceduto alcuni anni fa. Dopo la morte del marito ha sentito forte la chiamata a consacrarsi al Signore nella Famiglia dell’Amore Misericordioso come Ancella, ma, avendo ancora figli a carico, non le fu concessa la vita comunitaria ma le fu consigliato di consacrarsi al Signore nell’Ordo Virginis, magari con la formula di consacrazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Dopo un’attenta preparazione così ha fatto, aggiungendo alla consacrazione la particolarità dell’offerta vittimale, vissuta e tanto raccomandata da Madre Speranza.

                Lucia ha vissuto santamente questi anni di consacrazione e, quando la malattia l’ha visitata, ha saputo viverla in unione con Gesù, come risulta da questo breve diario, scritto su richiesta di madre Mediatrice, allora Madre Generale della Congregazione.

                E’ una vita edificante, che ci fa capire a quail risultati può far giungere il perfetto dono di sé all’Amore Misericordioso, secondo la spiritualità che si evince dall’esperienza mistica di Madre Speranza.

                Ho pensato di pubblicarlo intanto nel nostro giornalino, perché sia di stimolo ai LAM in cammino, in attesa magari di raccogliere altri dati per scrivere qualcosa di più completo.

 

 

TUTTO PER AMORE

 

Roma, 30 aprile 2008

            Nella sua visita – che mi ha dato tanta gioia – Madre Mediatrice mi ha invitato a scrivere le mie esperienze. Accolgo volentieri l'invito, anche se con un po' di pudore e il dubbio che possano servire ad altri se non a me stessa.

 

Roma, 1 maggio 2008

 

            “Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema, la mia lingua è stilo di scriba veloce. Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo...” (Sal 44)

            Pensando alla mia vita, non posso che esultare e provare stupore per il grande Amore che il Signore vi ha riversato. Immeritatamente da parte mia.

            Vedo come il Signore, sin da bambina, ha intessuto la mia vita come con un filo che la percorre e raccoglie avvenimenti, a volte tristi, mille inviti, occasioni, persone buone. Nulla mai è avvenuto per caso: tutto ha fatto parte di un progetto d'Amore per me: per chiamarmi alla salvezza.

            Tra le persone buone ricordo la Suora che mi fece il catechismo della Prima Comunione. Una suora trinitaria, Suor Matilde, un po' brusca.

            Da lei ho appreso la ricerca della Messa. Il suo metodo? Prese un libro illustrato e mi spiegò passo passo la S. Messa. Da allora ho sempre avuto il desiderio di partecipare a Messe nelle quali si pregava veramente e la gratitudine e preghiera per quei sacerdoti che veramente pregavano e comunicavano il grande Mistero che si stava realizzando.

            Ripeto, vedo la mia vita intessuta da un filo prezioso, che raccoglie e unisce tutte le occasioni e i richiami che il Signore ha voluto porgermi e – ahimè – anche le molte volte che non ho capito, non ho voluto o comunque ero troppo distratta per darGli una risposta.

            Anche oggi la mia malattia mi sembra un dono del Signore. Sento la Sua presenza anche nell'affetto dei miei cari e di tutte le persone che pregano per me.

            Ma il dono più bello in questa malattia è riscoprire la dipendenza da Lui e il tempo. Ho più tempo per pregare, meno distrazioni. I ritmi sono più calmi e veramente il mio cuore può confidare e riposare in Lui.

            Direi che il tempo della malattia è un tempo liturgico, intendendo la liturgia come tempo che il Signore ci dona per lodarlo e ringraziarlo.

                        “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?

                        Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.” (Sal 116, 12)

            L'amore all'Eucarestia, la sua centralità nella nostra vita si può spiegare razionalmente ma non si   può spiegare emotivamente. Si entra nel mistero.

            Una volta ho detto ai miei figli: “Se vi mancherò cercatemi nell'Eucarestia. Là ci sarò. Non porterò niente con me nella tomba.”

                        “...Se vedi un uomo arricchirsi, non temere,

                        se aumenta la gloria della sua casa.

                        Quando muore con sè non porta nulla nè scende con lui la sua gloria.” (Sal 49, 17)

            E' vero, quando si scende nella tomba non si porta nulla, beni, cultura, nulla, si lascia tutto. Ma io invece porterò con me certe gioie profondissime provate durante l'Eucarestia, durante le Adorazioni. Queste gioie sì, scenderanno con me nella tomba, sono incise nella mia carne, fanno parte della mia persona.

 

Le mie preghiere

            Le uniche preghiere decise, programmate sono:

  1. per i FAM e per le EAM. Chiedo sempre che diano tanta gloria al Signore così come desiderava la Madre. So che chiedere questo significa chiedere sacrificio, abnegazione...   E per loro a volte ci sono preghiere estemporanee, che non so da dove vengano, di amore, protezione, sollecitudine e poi dopo, ripensandoci, mi sembrano quasi suggerite da un'intima unione con la madre oppure non so, da una particolare sintonia con lei, Madre Speranza, questa carissima Madre che ho incontrato una sola volta e mi ha segnato tanto da farmi sentire sua figlia;
  2. per i miei figli. Che il Signore dia loro una vita santa, sana, serena, li mantenga nel Suo Amore, fedeli alla Sua Parola e ai Sacramenti.

 

L'errore

            Non bisogna mai perdere il contatto con la nostra pietra angolare. Ogni volta che si concede agli uomini tanta importanza da turbarci, li mettiamo al posto di Gesù.

            In questi giorni ho provato molta pena a causa di persone moleste, quasi diaboliche.

            Cosa avrei dovuto fare. Invece di farmi turbare – ricordando che Gesù mi aveva preceduto nel soffrire un odio gratuito – avrei dovuto stringermi a Lui e dirgli: “Gesù, è un brutto momento per me, pensaci tu”.

            La madre pregava: “Fa che nei momenti di dolore non cerchi conforto nelle creature, ma solo in Te”.

            E così, le persone buone o cattive non possono assolutamente prendere il posto di Gesù.

            Certo, ho pensato che neanche Gesù amava la compagnia degli ipocriti, perciò mi sono sentita autorizzata a stare riservata con questo genere di persone molto moleste.

            Fa o Gesù che io non smetta mai di guardare a Te, di cercare la Tua Parola. Solo alla luce della Tua Parola si può avere la pace e vedere la salvezza.

            Il Cantico di Simeone lo mostra chiaramente: “(...) che io vada in pace secondo la Tua Parola, perchè i miei occhi hanno visto la salvezza (...)”.

            Senza di Te, Gesù, Parola di vita, non c'è pace, non c'è salvezza.

            Forse il dolore e l'abbattimento provati in questa circostanza, oltre a derivare dal mio errore, erano una rata da pagare del conto totale “soffrire e non morire”?

 

Una vanità

            Ho chiesto a Elena che oltre al rosario metta nella cassa la poesia che mi ha dedicato. La considero il più bel “diploma”. Infatti termina dicendo “il suo amore mi libera ogni giorno”.

            Mi rende molto felice il pensiero che io sia riuscita a donare a un'altra creatura un amore liberante. Mi fa sentire vicina a Gesù. Gesù di Nazaret viveva in uno spazio di Amore, Libertà e Verità.

            Grazie Gesù di avermi dato questa gioia.     

  

  (Continua al numero successivo)  

        

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L’incontro con la samaritana (Gv 4,1-42) Renzo

 

Gv 4,7 “Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere».”

 

            Gesù è il Figlio di Dio; Gesù è onnipotente: non ha bisogno di nulla, anzi è Lui che ci dona tutto. Eppure chiede da bere. Perché?

            Perché Lui è così misericordioso che prende l’iniziativa e offre alla samaritana un’opportunità di guadagnarsi il regno dei cieli.

            “Ho avuto sete e mi avete dato da bere” (Mt 25,35)

            “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno” (Mt 25,34)

 

            La misericordia di Dio si manifesta ogni volta che ci offre l’opportunità di servirlo nei fratelli che ci presenta davanti, l’opportunità di essere a nostra volta misericordiosi.

            Mi convinco sempre più che nulla succede per caso: gli incontri che facciamo, le vicende che capitano a noi o a quelli che ci sono vicini, sono delle grandi occasioni che il Signore ci offre. Sta a noi saperle riconoscere, capire e accogliere come un dono d’amore da parte di un Padre che ci cerca continuamente “come se non potesse fare a meno di noi”.

 

            Chiedo a Gesù Amore Misericordioso la grazia di essere attento a ciò che mi succede e il coraggio di rispondere con generosità.

 

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SULL'ESEMPIO DI GESU' PER RESISTERE ALLE TENTAZIONI

 

            Il battesimo è il dono supremo di Dio, il gesto con cui segna il nostro ingresso nella Sua famiglia, il momento in cui ci chiede di accettare la missione che vorrebbe affidarci: di seguirlo e diffondere sempre e ovunque la Sua parola.

            Dio non ci sceglie per i nostri meriti ma solo perché ci ama, donandoci la libertà di essere suoi figli. Questo il principio del Suo progetto su di noi.

            In questo nostro cammino però il male attua la sua azione malefica, opera in noi con gradualità ed in modo subdolo ci lega a quelli che crediamo essere i valori più importanti: i beni materiali; la vana gloria; insinua in noi la poca voglia d'essere reali testimoni di combattere la controcorrente con cui ci scontriamo ogni giorno e ci conduce a preferire l'arroganza, la superbia, all'umiltà e alla disponibilità verso il nostro prossimo.

            Ma Dio non ci lascia soli in tutto questo. Anche Lui attua delle sue “strategia” su di noi: ci invita alla povertà del cuore che conduce all'umiltà e alla rinuncia, per farci crescere spiritualmente e poter essere così capaci di accettare le umiliazioni nella pace; ci suggerisce di prendere le giuste distanze dai beni materiali per usarli e saperli gestire per delle rette finalità.

            Ci indica anche le diverse vie per giungere al fine che Lui ha destinato ad ognuno di noi, sin dal principio, dal giorno del nostro battesimo: l'intima preghiera che ci tenga in continuo contatto con il Suo amore, da cui attingere la forza per affrontare le difficoltà di ogni giorno; il continuo esercizio nel discernimento che ci conduca al giusto grado di umiltà che ci renda capaci di accettare l'altro, il suo pensiero ed il suo diverso modo di essere.

            Ci chiede così di essere Suoi gioiosi testimoni, nelle difficoltà che ognuno di noi inevitabilmente incontra, ma che non dovremmo aver paura d'affrontare perché forti nella fede e nella suprema convinzione che Dio ci ama, pur con le nostre umane debolezze.

                                                           

                                                                         Laici dell'Amore Misericordioso

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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