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GIUGNO 2012

     

Europa  cristiana:conclusioni

 

 

            In questa rubrica abbiamo cercato di esaminare alcuni (solo alcuni!) aspetti della storia dell’Europa  e abbiamo messo in evidenza l’apporto grandissimo del cristianesimo al formarsi della società e della cultura europee.

Nell’articolo di ottobre avevamo scritto: “Valori come, ad esempio, la dignità della persona, il carattere sacro della vita umana, la libertà di coscienza  fanno indiscutibilmente parte della nostra cultura e hanno radici profonde che vanno ricercate molto lontano nel tempo, nella storia di tanti popoli (greco, romano, ebraico), ma soprattutto sono stati espressi dalla  grande tradizione cristiana che  li ha vivificati, consolidati e portati in ogni terra in cui il cristianesimo si è diffuso. La storia della cultura della quale facciamo parte, quella europea ed occidentale in generale, dimostra, a chi la legge senza pregiudizi, quanto il cristianesimo abbia contribuito alla sua formazione, radicando negli uomini e nelle società quei valori che, oltre che cristiani, sono anche semplicemente umani, tanto che sono in gran parte condivisi anche da chi non è credente e sono stati posti a fondamento delle leggi e delle istituzioni”. Questo concetto va oggi ribadito con forza, perché viviamo in un periodo storico in cui spesso si guarda alla religione cristiana con fastidio, come se fosse di ostacolo al progresso civile della società. Non è così: al contrario, nei secoli in cui  il cristianesimo si è diffuso in tutta Europa e in particolare dal IV secolo in poi “la cultura greco romana era giunta alla fine del suo cammino: sarebbe stata sradicata e dimenticata se il cristianesimo non avesse saputo mantenerla viva reinterpretandola alla luce dei principi evangelici”(Rino Fisichella, Identità dissolta, Mondadori, 2009, pag. 38) E ancora: “I principi del diritto romano furono assimilati e riletti alla luce della  dignità della persona, chiamata ad essere libera in forza della verità che a tutti era stata donata con la rivelazione di Gesù Cristo” (id., pag 39, il corsivo è mio)

Proprio lo studio del significato della parola “persona” risulta particolarmente interessante e significativo: nel mondo precristiano, la parola ‘persona’ aveva un significato molto lontano da quello che oggi ha in tutte le culture . Questo termine stava ad indicare il ruolo svolto dall’attore sulla scena e, per estensione, la maschera teatrale che egli indossava per recitare la sua parte. Non indicava quindi un uomo reale, vero, in carne ed ossa, bensì la sua rappresentazione, mediante la finzione teatrale. Il concetto di persona come lo intendiamo oggi è stato fissato nel IV secolo dell’era  cristiana, soprattutto in seguito alla riflessione di sant’Agostino. In quell’epoca i teologi erano impegnati a definire  il dogma della Trinità e quindi a spiegare la relazione che intercorre tra Padre, Figlio e Spirito Santo: tre ‘persone’ in una sola natura.

Questo argomento è affrontato da mons. Fisichella nel capitolo L’impronta cristiana dell’Europa del suo libro Identità dissolta, dove a pag 28 leggiamo: “Nell’unità della natura divina... le Tre  Persone si qualificano e differenziano come Padre, Figlio e Spirito Santo; ognuna vive solo in relazione con l’altra in una forma di  donazione e accoglienza totale che permette loro di essere identificate come Padre che tutto dona, Figlio che tutto riceve e Spirito Santo come Frutto del tutto dare e tutto ricevere”: Di conseguenza “sulla base della fede cristiana, la persona possiede un significato e un’identità propria, che si qualifica nella sua relazione con l’altro” (pag. 27). Come dire: io sono quello che sono in quanto c’è accanto a me un altro (o diversi altri) con il quale io mi rapporto in una relazione di (ri)conoscenza, di solidarietà, d’amore; sono quello che sono in riferimento agli altri. E’ così che si venne consolidando per la  parola ‘persona’ un significato diverso, per cui ad un certo punto questo termine passò ad indicare non più soltanto un  uomo (o comunque un individuo umano), ma anche la relazione che lo unisce agli altri. La cosa straordinaria è che questo concetto di persona ha completamente cancellato il primitivo significato che è stato del tutto dimenticato. Ecco quindi un esempio di come il linguaggio che usiamo tutti i giorni rechi l’impronta indelebile e significativa del cristianesimo e testimoni il cambiamento di mentalità che la religione cristiana nel suo diffondersi ha provocato. Cambiamento di mentalità: sì, perché questo nuovo significato del termine ‘persona’ contiene la radice del solidarismo cristiano, del ‘prendersi cura’ dell’altro che in qualche modo è anche me stesso, perché è anche a causa del mio rapporto con lui che io sono quello che sono (“Ama il prossimo tuo come te stesso”). Il riconoscimento della ‘dignità’ della persona, di ogni persona per quanto piccola, debole e indifesa essa sia, è conseguenza anche della consapevolezza di  questa stretta relazione che ci unisce gli uni agli altri.

Al concetto di persona così inteso si oppone il concetto di ‘individuo’ che invece ci porta in tutt’altra direzione: ci induce cioè al rinchiudersi in noi stessi (la solitudine) e al considerare gli altri come altrettanti individui che sono in concorrenza con noi, dei quali dobbiamo diffidare, contro i quali dobbiamo difenderci; ci spinge, in altri termini, a quell’individualismo nei confronti del quale  Benedetto XVI ci ha tante volte messo in guardia.

C’è un altro concetto – a ben vedere strettamente collegato a quanto detto prima – sul quale vorrei soffermarmi: è il concetto dell’uguaglianza delle persone. Al giorno d’oggi, nella cultura occidentale, nessuno metterebbe in dubbio l’idea che tutti gli uomini sono uguali (anche se poi, nella realtà di tutti i giorni, verifichiamo continuamente che a livello sociale continuano ad esistere  discriminazioni e disuguaglianze), ma non è sempre stato così.  Nel mondo greco, ad esempio, il concetto di uguaglianza –pur presente- riguardava solo una parte della società (e, all’interno di essa, si applicava solo agli uomini, non alle donne): gli schiavi ne erano esclusi e solo un atto di generosità del loro padrone poteva liberarli dalla loro condizione. In altre società precristiane, il problema dell’uguaglianza giuridica e sociale non si poneva neanche. Era presente, invece, nel giudaismo perché collegato alla fede in un Dio creatore,  che ha dato origine ad ogni singolo uomo  e ai cui occhi tutti gli uomini sono ugualmente rivestiti di dignità, qualunque sia la loro condizione sociale. Il cristianesimo aggiunge all’idea di un  Dio creatore, la fede nell’Incarnazione: con Gesù, Dio si è fatto uomo, incarnandosi nel grembo di una donna, in un particolare tempo ed in una precisa comunità; il suo farsi uomo riconosce ed esalta la dignità di ogni singola creatura umana che in qualche modo partecipa della divinità di Cristo. La rivelazione di cui Gesù è portatore è rivolta a tutti: il cristianesimo ha quindi indirizzato a tutti il suo messaggio di verità e libertà, al di là e al disopra delle differenze culturali, linguistiche, sociali ed è stato perciò un elemento di uguaglianza e di unificazione. In Europa, in particolare, questa forza unificante del cristianesimo ha profondamente agito: abbiamo visto come essa si sia coperta di cattedrali e monasteri, come sia stata per secoli (e tuttora lo sia)  percorsa da pellegrini, come siano nati ospedali e ricoveri per malati e bisognosi, come insomma lo spirito cristiano ne abbia modellato la società, la cultura e influenzato le espressioni artistiche.

L’Europa, quindi, se vuole continuare ad essere sé stessa, non può dimenticare le radici da cui è nata; non può, cioè, disconoscere che è nata cristiana e che al cristianesimo deve una grande e importante parte della sua identità: le nazioni germaniche, slave e baltiche si sentivano ed erano riconosciute parte dell’Europa quando si convertivano al cristianesimo. È compito di noi cittadini europei, uomini e donne, continuare a far vivere i valori fondamentali della nostra cultura, recuperare le tradizioni, difendere e sostenere la famiglia, educare i giovani all’amore per la verità e al rispetto della sacralità della vita, testimoniando senza falsi pudori la nostra concreta adesione alla fede cristiana.

                                     Antonella   

     

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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