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OTTOBRE 2012

     

 

Primo: IO SONO IL SIGNORE DIO TUO,

"Non ti farai degli dèi nel mio cospetto".

al II° Vol. di M. Valtorta: L’Evangelo come mi è stato rivelato” -Ed.CEV

 

GESUD

 

«É detto: "Non ti farai degli dèi nel mio cospetto. Non ti farai nessuna scultura, né rappresentazione di quello che è las­sù nel cielo o quaggiù in terra o nelle acque sotto la terra. Non adorerai tali cose, né presterai loro culto. Io sono il Signore Id­dio tuo, forte e geloso, che punisco l'iniquità dei padri sopra i figli fino alla terza e quarta generazione di quelli che mi odiano, e faccio misericordia fino alla millesima di quelli che mi ama­no e osservano i miei comandamenti"». 

La voce di Gesù rimbomba nello stanzone pieno di folla, perché piove e tutti sono rifugiati in esso. In prima linea quat­tro sofferenti, ossia un cieco condotto da una donna, un bam­bino tutto crostoso, una donna gialla per itterizia o per mala­ria, e uno portato su una barellina. Gesù parla appoggiato alla greppia vuota. Giovanni e i due cugini, insieme a Matteo e Filippo, sono presso a Lui, mentre Giuda con Pietro, Bartolomeo, Giacomo e Andrea sono sull'uscio e regolano l'entrata di quelli che ancora arrivano, mentre Tommaso con Simone girano fra la gente facendo tacere i bambini, raccogliendo gli oboli, ascoltando richieste.

«"Non ti farai degli dèi nel mio cospetto. Avete udito come Dio sia onnipresente col suo sguardo e la sua voce. In verità sempre siamo al suo cospetto. Chiusi nell’­terno di una camera o fra il pubblico del Tempio, ugualmente siamo al suo cospetto. Benefattori nascosti che anche al benefi­cato celiamo il nostro volto o assassini che assaliamo il vian­dante in una gola solitaria e lo trucidiamo, ugualmente siamo al suo cospetto. Al suo cospetto è il re in mezzo alla sua corte, il soldato sul campo di battaglia, il levita nell'interno del Tempio, il saggio curvo sui libri, il contadino sul solco, il mercante al suo banco, la madre curva sulla cuna, la sposa nella camera nuzia­le, la vergine nel segreto della paterna dimora, il bimbo che stu­dia nella scuola, il vecchio che si stende per morire. Tutti al suo cospetto e tutte le azioni dell'uomo ugualmente al suo cospetto. Tutte le azioni dell'uomo! Tremenda parola! E consolante parola! Tremenda se azioni di peccato, consolante se azioni di santità. Sapere che Dio vede. Freno al mal fare. Conforto al ben fare. Dio vede che bene agisco. Io so che Egli non dimenti­ca ciò che vede. Io credo che Egli premia le buone azioni. Per­ciò sono certo di avere di queste premio e su questa certezza mi riposo. Essa mi darà serena vita e placida morte, perché in vita e in morte sarà la mia anima consolata dal raggio stellare dell'amicizia di Dio. Così ragiona colui che agisce bene. Ma colui che agisce male, perché non pensa che fra le azioni proibite sono i culti idolatrici? Perché costui non dice: "Dio vede che, mentre fingo culto santo, adoro un dio o degli dèi bu­giardi, ai quali ho eretto un altare segreto agli uomini ma noto a Dio"?

Quali dèi, direte, se neppure nel Tempio è figura di Dio? Quale volto hanno questi dèi, se al vero Dio ci fu impossi­bile dare un volto? Sì. Impossibile dare un volto, perché il Perfetto e il Purissi­mo non può essere degnamente raffigurato dall'uomo. Solo lo spirito intravede la sua incorporea e sublime bellezza e ne ode la voce, ne gusta la carezza quando Egli si effonde presso un suo santo meritevole di questi contatti divini. Ma l'occhio, l'udito, la mano dell'uomo non possono vedere e udire, e perciò ripetere con il suono sulla cetra, col mazzuolo e lo scalpello sul marmo, ciò che è il Signore. Oh! felicità senza fine quando, o spiriti dei giusti, vedrete Iddio! Il primo sguardo sarà l'aurora della beatitudine che nei secoli e dei secoli vi sarà compagna.

Eppure ciò che non potemmo fare per il vero Dio, ecco che l'uomo fa per gli dèi bugiardi. Ed uno erige l'altare alla donna; l'altro all'oro; l'altro al potere; l'altro alla scienza; l'altro ai trionfi militari; l'uno adora l'uomo potente, suo simile in natu­ra, solo superiore in prepotenza o fortuna; l'altro adora se stes­so e dice: "Non c'è altri pari a me". Ecco gli dèi di coloro che sono del popolo di Dio. Non stupitevi dei pagani che adorano animali, rettili ed astri. Quanti rettili! Quanti animali! Quanti astri spenti adora­te nei vostri cuori! Le labbra pronunziano parole di menzogna per adulare, per possedere, per corrompere. E non sono queste le preghiere degli idolatri segreti? I cuori covano pensieri di vendetta, di mercimonio, di prostituzione. E non sono questi i culti agli dèi immondi del piacere, dell'avidità, del male?

É detto: "Non adorerai nulla di ciò che non è il tuo Dio ve­ro, unico, eterno". É detto: "Io sono il Dio forte e geloso Forte: nessuna altra forza è più forza della sua. L'uomo è li­bero di fare, Satana è libero di tentare. Ma quando Dio dice: "Basta", l'uomo non può più male agire e Satana non può più tentare. Respinto questo nel suo inferno, abbattuto quello dal suo abuso nel mal fare, perché vi è un limite ad esso, oltre il quale Dio non permette si vada.

Geloso. Di che? Di quale gelosia? La meschina gelosia dei piccoli uomini? No. La santa gelosia di Dio sui suoi figli. La giusta gelosia. L'amorosa gelosia. Vi ha creati. Vi ama. Vi vuo­le. Sa ciò che vi nuoce. Conosce ciò che è atto a separarvi da Lui. Ed è geloso di questo "che", che si intromette fra il Padre ed i figli e li svia dall’unico amore che è salute e pace: Dio. Comprendete questa sublime gelosia che non è gretta, che non è crudele, che non è carceriera. Ma che è amore infinito, che è infinita bontà, che è libertà senza limiti, che si dà alla creatura finita per aspirarla nell'eternità a Sé e in Sé e farla comparte­cipe della sua infinità. Un padre buono non vuole godere le sue ricchezze da solo. Ma vuole che i figli con lui le godano. In fon­do, più per i figli che per sé le ha accumulate. Ugualmente Dio.

Ma portando in questo amore e desiderio la perfezione che è in ogni sua azione. Non deludete il Signore. Egli promette castigo sui colpevoli e sui figli dei figli colpevoli. E Dio non mente mai nelle sue promesse. Ma non abbattete l'animo vostro, o figli dell'uomo e di Dio. Udite, ed esultate, l'altra promessa: "E faccio miseri­cordia fino alla millesima di quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti". Fino alla millesima generazione dei buo­ni. E fino alla millesima debolezza dei poveri figli dell'uomo, i quali cadono non per malizia ma per sventatezza e per tranello di Satana. Più ancora. Io vi dico che Egli vi apre le braccia se col cuore contrito e col volto lavato dal pianto voi dite: "Padre, io ho peccato. Lo so. Me ne umilio e a Te mi confesso. Perdona­mi. Il tuo perdono sarà la mia forza per tornare a 'vivere' la ve­ra vita". Non temete. Prima che voi peccaste per debolezza Egli sa­peva che avreste peccato. Ma solo il suo Cuore si chiude quan­do persistete nel peccato volendo peccare, facendo di un dato peccato o di molti peccati i vostri dèi d'orrore.

Abbattete ogni idolo, fate posto al Dio vero. Egli scenderà con la sua gloria a consacrare il vostro cuore quando si vedrà Lui solo in voi. Rendete a Dio la sua dimora. Non nei templi di pietra, ma nel cuore degli uomini essa è. Lavatene la soglia, liberate l'in­terno da ogni inutile o colpevole apparato. Dio solo. Solo Lui. Tutto è Lui! E per nulla è inferiore al Paradiso il cuore di un uomo in cui sia Dio, il cuore di un uomo che canti il suo amore all'Ospite divino. Fate di ogni cuore un Cielo. Iniziate la coabitazione con l'Eccelso. Nel vostro eterno domani essa si perfezionerà in po­tenza e gioia. Ma qui sarà già tale da superare il tremebondo stupore di Abramo, Giacobbe e Mosè. Perché non sarà più l'in­contro folgorante e spaurente col Potente, ma la permanenza con il Padre e l'Amico che scende per dire: "La mia gioia è sta­re fra gli uomini. Tu mi fai felice. Grazie, figlio"».

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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