IL MATRIMONIO NEL TERZO MILLENIO
matrimonio


GIUGNO 2023

 
LA RELIGIONE DAL PUNTO DI VISTA DEI GIOVANI
 

STATISTICA



Tra gli intervistati, il 56% si ritiene credente ma non praticante; mentre l’altro 44% risulta essere ateo

Giovani ‘privi di fede’ le nuove generazioni credono?

«Mi affido alla scienza: agli studi, alle ricerche. Non sono religiosa. Non credo a nulla di diverso dall’essere umano» (Ilaria,19 anni). Il pensiero di Ilaria è molto comune tra i giovani di questa generazione, infatti, molti di loro non credono più alla religione. Al giorno d’oggi viviamo in una società alla ricerca di certezze che neanche la Chiesa, vista non più come un punto di riferimento per i giovani, riesce a dare. Gli stessi giovani vogliono avere certezze concrete prima di poter credere in qualcosa, certezze che, al giorno d’oggi, non è facile trovare nella religione.

Sempre molti più giovani stanno, infatti, perdendo la fede nella loro religione: il risultato di un sondaggio effettuato in una classe di 21 alunni riporta che solo il 56% di essi si ritiene credente ma non praticante; mentre l’altro 44% risulta essere ateo. Secondo un’analisi (Demos coop 2017) svolta tra gli “under 30”, solo il 7% dei ragazzi si ritiene ancora religioso (18 punti in meno dal 2003).

I nati dopo il 1981 si relazionano in modo diverso con la fede, come spiega Armando Matteo, professore di teologia e autore dei libri “Tutti giovani, nessun giovane” (2018):”I ragazzi di questa generazione non si pongono contro Dio, ma stanno solo imparando a viverne senza. La religione, inoltre, non gioca più un ruolo rilevante nella loro identità”.

Così i giovani tendono sempre più a definirsi atei: quindi il 28% degli atei viaggia contro il 10.5% di giovani credenti e praticanti, la restante parte è la percentuale credente ma non praticante. Ciò dipende anche da un erroneo modo di interpretare la religione.

“Avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli” (Papa Francesco). Molti, infatti, pensano che, attraverso preghiere e invocazioni, Dio debba per forza aiutarli. Dopo aver pregato Dio e non aver ottenuto risultati, essi smettono di credere pensando che, non correndo in aiuto alle loro preghiere, quest’ultimo non esista. Come uno studente che prega Dio per un’interrogazione che alla fine non avrà l’esito sperato e quindi decide di non perdere tempo a pregare una divinità che non esiste e che non aiuta per niente, perdendo così la fede. Papa Francesco, invece, ribadisce che Dio non è uno strumento di alleggerimento della vita che si attiva attraverso preghiere, come un televisore che si accende e si spegne all’impulso di un telecomando, bensì rappresenta la forza capace di superare questi momenti

difficili, pensando di non essere soli.

 

 Perché i giovani si allontanano dalla messa e dalla vita cristiana

Dopo il Christus vivit (Cristo è vivo!), documento pontificio post-sinodale, viene spontaneo pensare e ripensare a loro: i giovani, i ragazzi e i più piccoli.

Un pensare preoccupato, ma non angosciato, né ripetitivo. «C’è (di mezzo) una buona notizia (non inclusa nel documento Christus vivit): i giovani e i ragazzi sono idealisti come noi, goffi come noi (adulti!), teneri come noi, stupidi come noi che (ai nostri tempi) volevamo cambiare il mondo ogni momento. La cattiva notizia è questa: queste nuove generazioni trovano noi. E noi siamo un po’ cambiati» (Pierangelo Sequeri). Gli adulti mostrano ignoranza o di non aver capito il valore fondamentale della Parola di Dio nella vita di fede e quindi nell’educazione dei figli. Possiamo dire, perciò, che come cristiani in Italia abbiamo perso tre generazioni e stiamo perdendo la quarta. Così crescono piccoli atei! Anche se è bene e doveroso distinguere la situazione dal punto di vista sociologico e dal punto di vista spirituale.

Dal punto di vista sociologico possiamo confermare che nel mondo europeo si può parlare di crisi con questi cinque indicatori più gravi: la crisi della famiglia (instabilità nel legame matrimoniale, incapacità educativa, calo delle nascite), insignificanza della fede cristiana nel mondo giovanile, comunicazione mediatica superficiale e deformata (don Cesare Bissoli); forme di violenza e conflitti nel mondo, evidente abbassamento di credibilità nella Chiesa.

Dal punto di vista spirituale; cioè dal punto di vista dello Spirito Santo, dai segni del Vangelo che, nel nome di Gesù, Egli (Spirito Santo) va spargendo per il mondo: «la ricerca della verità da parte di tante persone in tutto il mondo non solo cattolico, e il dialogo tra le religioni; l’impegno coraggioso per il rinnovamento radicale della Chiesa alla luce del Vangelo; la disponibilità di tanti giovani a dire sì a Gesù Cristo; la loro opera di carità e solidarietà» (papa Francesco).

Non dobbiamo cadere nella trappola del pessimismo, della delusione e dello scoraggiamento. E, soprattutto, non possiamo dubitare che Dio si è dimenticato dell’uomo!  All’oratorio Spazio, da sempre (43 anni!) corriamo sui binari sempre tenuti lucidi, forti e aggiornati con i segni dei tempi intuiti, conosciuti, interpretati, con progetti nuovi (innovativi), con programmi formativi in sincronia con le domande evolutive della base per aiutarla a darsi risposte, in tempo giusto, per aiutarla a farsi altre domande… e, così, orientarsi verso il Pianeta della Verità e dell’Amore infinito.

Da sempre, noi educatori abbiamo denunciato le ragioni e le cause della lontananza dalla vita cristiana dopo la cresima: assenteismo come trascuratezza dei genitori; mentalità che, ricevuti i sacramenti: comunione e cresima, il fanciullo/la fanciulla è “a posto”. Non pensiamo che con l’adolescenza si acuiscono i problemi morali e di fede. A messa, i nostri ragazzi non vanno più perché, “la messa, non mi dice niente, mi annoia…”. Manca una pedagogia eucaristica, liturgica per minorenni. Ancora: la catechesi è concepita come un avvenimento di “passaggi” e non aggiornabile nel contenuto, nel tempo, nel metodo e nel ritmo dei segni dei tempi. Eppure, in Italia sono in atto tantissime esperienze positive di cambio. Bisognerebbe che venissero fatte conoscere tra le diocesi, nella singola diocesi, nelle comunità… con la loro singolarità e con pregi e limiti.

Salvatore Mercorillo

Ecco quanto dice l’Esortazione apostolica “Cristus vivit”

L’accompagnamento da parte degli adulti

242. I giovani hanno bisogno di essere rispettati nella loro libertà, ma hanno bisogno anche di essere accompagnati. La famiglia dovrebbe essere il primo spazio di accompagnamento. La pastorale giovanile propone un progetto di vita basato su Cristo: la costruzione di una casa, di una famiglia costruita sulla roccia (cfr Mt 7,24-25). Quella famiglia, quel progetto, per la maggior parte di loro si concretizzerà nel matrimonio e nella carità coniugale. Per questo è necessario che la pastorale giovanile e la pastorale familiare stiano in una continuità naturale, operando in modo coordinato e integrato per poter accompagnare adeguatamente il processo

vocazionale.

243. La comunità svolge un ruolo molto importante nell’accompagnamento dei giovani, ed è la comunità intera che deve sentirsi responsabile di accoglierli, motivarli, incoraggiarli e stimo-larli. Ciò implica che i giovani siano guardati con comprensione, stima e affetto, e che non li si giudichi continuamente o si esiga da loro una perfezione che non corrisponde alla loro età.

244. Nel Sinodo «molti hanno rilevato la carenza di persone esperte e dedicate all’accom-pagnamento. Credere al valore teologico e pastorale dell’ascolto implica un ripensamento per rinnovare le forme con cui ordinariamente il ministero presbiterale si esprime e una verifica delle sue priorità. Inoltre il Sinodo riconosce la necessità di preparare consacrati e laici, uomini e donne, che siano qualificati per l’accompagnamento dei giovani. Il carisma dell’ascolto che lo Spirito Santo fa sorgere nelle comunità potrebbe anche ricevere una forma di riconoscimento istituzionale per il servizio ecclesiale».[132]

245. Inoltre, bisogna accompagnare specialmente i giovani che si presentano come potenziali leader, in modo che possano formarsi e prepararsi. I giovani che si sono riuniti prima del Sinodo hanno chiesto che si sviluppino «nuovi programmi di leadership per la formazione e lo sviluppo continuo di giovani guide. Alcune giovani donne percepiscono una mancanza di figure di riferimento femminili all’interno della Chiesa, alla quale anch’esse desiderano donare i loro talenti intellettuali e professionali. Riteniamo inoltre che seminaristi e religiosi dovrebbero essere ancor più capaci di accompagnare i giovani che ricoprono tali ruoli di responsabilità».[133]

246. I giovani stessi ci hanno descritto quali sono le caratteristiche che sperano di trovare in chi li accompagna, e lo hanno espresso molto chiaramente: «Un simile accompagnatore dovrebbe possedere alcune qualità: essere un cristiano fedele impegnato nella Chiesa e nel mondo; essere in continua ricerca della santità; essere un confidente che non giudica; ascoltare attivamente i bisogni dei giovani e dare risposte adeguate; essere pieno d’amore e di consapevolezza di sé; riconoscere i propri limiti ed essere esperto delle gioie e dei dolori della vita spirituale. Una qualità di primaria importanza negli accompagnatori è il riconoscimento della propria umanità, ovvero che sono esseri umani e che quindi sbagliano: non persone perfette, ma peccatori perdonati. A volte gli accompagnatori vengono messi su un piedistallo, e la loro caduta può avere effetti devastanti sulla capacità dei giovani di continuare ad impegnarsi nella Chiesa. Gli accompagnatori non dovrebbero guidare i giovani come se questi fossero seguaci passivi, ma camminare al loro fianco, consentendo loro di essere partecipanti attivi del cammino. Dovrebbero rispettare la libertà che fa parte del processo di discernimento di un giovane, fornendo gli strumenti per compierlo al meglio. Un accompagnatore dovrebbe essere profondamente convinto della capacità di un giovane di prendere parte alla vita della Chiesa. Un accompagnatore dovrebbe coltivare i semi della fede nei giovani, senza aspettarsi di vedere immediatamente i frutti dell’opera dello Spirito Santo. Il ruolo di accompagnatore non è e non può essere riservato solo a sacerdoti e a persone consacrate, ma anche i laici dovrebbero essere messi in condizione di ricoprirlo. Tutti gli accompagnatori dovrebbero ricevere una solida formazione di base e impegnarsi nella formazione permanente».[134]

247. Senza dubbio le istituzioni educative della Chiesa sono un ambiente comunitario di accompagnamento che permette di orientare molti giovani, soprattutto quando «cercano di accogliere tutti i giovani, indipendentemente dalle loro scelte religiose, provenienza culturale e situazione personale, familiare o sociale. In questo modo la Chiesa dà un apporto fondamentale all’educazione integrale dei giovani nelle più diverse parti del mondo». Ridurrebbero indebitamente la loro funzione se stabilissero criteri rigidi per l’ammissione degli studenti o per la loro permanenza, perché priverebbero molti giovani di un accompagnamento che li aiuterebbe ad arricchire la loro vita.

 

RIFLETTIAMO INSIEME

            Le strutture per accompagnare i giovani anche nel vivere la fede, ci sono, sono quelle di sempre: la famiglia, la scuola la Chiesa ma queste strutture sono deboli e non incidono significativamente sui giovani per incoerenza, per relativismo, per contro testimonianza, per incapacità di dialogare sui valori.

            Le famiglie sono fragili, instabili, insicure anche di sussistere come istituzione perché insidiate da crisi continue che, invece di sfociare in dibattiti seri, che anche i giovani capirebbero, i

coniugi si umiliano l’un l’altro, gettando insicurezza e sofferenza nei giovani.

            Il primo impegno, a mio parere è quello di tonificare la famiglia con l’amore fedele e misericordioso, coerente nella fede e nella pratica religiosa, proprio perché il giovane possa capire il grande valore della religiosità. I figli vanno coinvolti non tanto con l’obbligo domenicale ma con la presa di coscienza che Dio nei cuori dei genitori, garantisce anche la loro fedeltà nell’amore e perciò la stabilità della famiglia. Dio sta nella famiglia se la famiglia riesce ad amarsi nella buona e nella cattiva sorte. Certamente se noi preghiamo quando abbiamo bisogno di qualcosa e se questo qualcosa non avviene secondo i nostri schemi ci allontaniamo da Lui, sdegnati, i figli imparano da noi che Dio è il pulsante dei casi impossibili, e faranno quello che noi stessi abbiamo fatto, si allontaneranno. Forse si sono già allontanati per questa falsa idea di Dio che abbiamo loro comunicato.

            La scuola sta nelle stesse condizioni perché gli insegnanti oltre che istruirli sulle materie erano e sono chiamati ad essere maestri di vita, proprio perché operano per i giovani in formazione; ma anche loro vivono rapporti disordinati e lontani dal Vangelo seguendo ideologie relativiste, atee e spesso immorali. Questi insegnanti sicuramente non sono in grado di comunicare il senso della fede nella vita quotidiana, anche attraverso ragionamenti sapienti. Alcuni insegnanti addirittura ridicolizzano i ragazzi che ancora vanno al catechismo per ricevere i sacramenti e ci sono insegnanti che addirittura si offrono per accompagnare ad abortire adolescenti di scuola media che rimanessero incinte.

            Non parliamo della società; Essa gestisce i mezzi di comunicazione di massa, e attraverso essi materializza la felicità e la vita sul piano del fare e dell’avere, l’essere è completamente assente. Il consumismo utilizza i difetti giovanili per il proprio utile, presentando come attraente ed interessante ogni perversione. Ovviamente presentano una realtà estranea completamente ai valori morali e alla religiosità.

            La stessa Chiesa si è intimidita di fronte al mondo e non ha il coraggio di porre un argine al male, vorrebbe capire, dialogare col mondo, ma quello che ne ricava è un grande impoverimento, una evidente mancanza di identità.

 

E allora? Ecco il programma:

            E allora, con questo quadro catastrofico bisogna disperare? Assolutamente! Dio c’è ed opera nel nostro  mondo, Dio ama noi e i nostri giovani e vuole aiutarci, dobbiamo solo svegliarci da questo sonno narcotico e afferrare l’unica ancora di salvezza che ci viene offerta. La Madre Speranza dice: “Nessuno può cadere più in basso delle mani di Dio, perché dovunque l’uomo voglia cacciarsi con i suoi disordini, là trova la mano di Dio pronta a rialzarlo, ma deve afferrarla, per essere messo in salvo”. Si direbbe che Dio ci precede nei nostri disordini per non toglierci la speranza. Ci ama troppo per disinteressarsi di noi ma noi non dobbiamo essere ingrati verso di Lui, dobbiamo sceglierlo come nostro compagno di viaggio, come nostro confidente interiore, come punto di riferimento sicuro. Se faremo questo, saremo ottime guide per i nostri giovani.

            Voi famiglie avete l’obbligo di rinnovare la famiglia con la fedeltà al Vangelo e con l’amore vero che è dono di sé nella buona e nella cattiva sorte; avete l’obbligo di scegliere per i vostri figli scuole che completino e continuino il vostro impegno familiare; avete il dovere di stimolare anche i vostri sacerdoti perché possiate affidare loro i vostri tesori e soprattutto avete l’obbligo di scegliere governanti che promuovano la giustizia, l’onestà, e siano loro stessi impregnati di sapienza divina.



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